Edward
Ero
scappato dalle grinfie di Aro. Sapevo perfettamente cosa mi aspettava
e lo avevo accettato. Meglio morire che piegarmi al suo volere.
La
mia mente si era staccata dal corpo e rinchiusa su se stessa. Avevo
eretto un muro invalicabile tutto intorno per isolarmi da qualsiasi
interferenza fisica o mentale. Speravo infatti d'indebolirmi talmente
fisicamente da annullare il mio istinto.
E
ci sarei riuscito se....
All'improvviso
mi sentii accarezzare dolcemente, mentre un familiare profumo si
apriva un varco nella mia mente, abbattendo le mie difese e
risvegliando i miei sensi assopiti. Cercai di nascondermi ancora
dietro al mio muro, ma una dolce voce conosciuta iniziò a
chiamarmi. Non riuscivo a capire cosa mi dicesse sapevo solo che era
piena di
dolcezza e amore.
Cercai
di scuotermi, di uscire dal mio guscio. Avevo l'esigenza di sapere
cosa stava succedendo, volevo capire, ma facevo fatica. Troppo forte
era il muro che avevo eretto e troppo debole ormai era il mio corpo.
Mi resi subito conto che muovermi era impossibile ma anche un
operazione semplice come aprire gli occhi mi risultava difficile. Ero
senza aria, da troppo avevo bloccato la respirazione, ma con un
ultimo soffio riuscii a pronunciare quella domanda che mi torturava
la mente. “Mamma sei tu?”.. Cosa ci faceva lei qua?.
Cercai
di aguzzare l'udito e dalla nebbia della mia mente sentii la sua
calda voce.
“Edward,
ti prego sono io, sono Esme. Apri gli occhi bambino mio”
“Edward.
Sei libero, Aro ti ha dato il permesso di venire a casa. Bella e
Renesmee ti aspettano, ma devi reagire devi risvegliarti”
questa
invece era la voce di mio padre.
Mi
feci coraggio e con tutta la forza che mi rimaneva aprii gli occhi.
Subito non vidi nulla, c'era troppa luce ed io ero rimasto troppo al
buio. Ma presto li vidi. Vidi i loro volti sorridenti.
“Bravo
così Edward.” mi accarezzò mia madre
chinandosi e baciandomi
sulla fronte.
“Cerca
di respirare Edward.” m'incoraggiò Carlisle
Provai
ma il petto iniziò a bruciarmi. Troppo a lungo avevo
dimenticato di
farlo. Mi agitai infastidito, mentre cercavo di succhiare l'aria
intorno a me. Vidi Carlisle chinarsi su di me con aria preoccupata e
lo sentii schiacciarmi il petto con l'intento di aiutarmi a prendere
aria.
“Così
da bravo. Respira” mi incoraggiava, mentre Esme continuava a
farmi
le coccole. Quando presi il primo respiro il mio corpo fu invaso dai
loro profumi. Sorrisi felice di vederli vicini a me. Quanto mi erano
mancati!
Piano,
piano i miei polmoni ripresero l'automatismo che a lungo mi ero
negato e l'aria, molto lentamente, iniziò a rifluire dentro
di me .
“Bravissimo,
figliolo. Ascolta, adesso devi bere. Avrai sicuramente una gran sete.
Il tuo corpo si è indebolito troppo e devi sforzarti
d'ingoiare il
sangue umano. Il sangue animale non è sufficiente.”
Andai
nel panico. La mia mente si richiuse velocissimamente, non volevo
avere gli occhi rossi, non volevo darla vinta ad Aro. Avevo sofferto
tanto prima di abituarmi al gusto aspro del sangue animale, e se mi
fossi nutrito di quello umano il mostro in me si sarebbe liberato e
sarei tornato indietro ai primi tempi della mia vita di vampiro.
Continuavo a respirare e potevo sentire le loro voci ma avevo di
nuovo chiuso gli occhi mentre cercavo d'isolarmi.
“Edward,
no.! Ti prego, devi bere altrimenti il tuo corpo si
sgretolerà.
Non avere paura, non succederà nulla.” sentivo il
panico nella
voce di mia madre.
“Non
temere figliolo, non sarà dura riabituarti e anche se i tuoi
occhi
diverranno rossi, non è un problema. Noi siamo qui e insieme
ai tuoi
fratelli ti aiuteremo. Ma devi bere. Altrimenti non riusciremo a
portarti a casa.” come al solito Carlisle cercava di farmi
ragionare. Ma io avevo paura. L'immagine di Renesmee morta
dissanguata da me fra le mie braccia mi apparve spaventandomi. Ecco
cosa sarebbe successo se mi fossi abituato nuovamente al sangue
umano!! No, non avrei ceduto! Il mostro dentro di me non si sarebbe
saziato. Voltai la testa, nascondendomi ai loro occhi.
Esme
Perché
aveva reagito così? Aveva aperto gli occhi e iniziato a
respirare,
credevo che il peggio fosse passato e invece... Guardai Carlisle
disperata. Non capivo il perché si rifiutasse di bere. Lui
mi
guardò e lesse sul mio viso la domanda inespressa.
“Temevo
potesse capitare qualcosa del genere. Aro mi ha raccontato che hanno
provato a forzarlo a bere sangue umano, ma non c'è stato
niente da
fare. Dobbiamo convincerlo Esme, è troppo debole e il sangue
animale non è sufficiente per ridargli le forze.”
Annui,
sarebbe stata una lunga battaglia.
Con
calma ripresi a chiamarlo con dolcezza “Edward, va tutto bene
non
ti preoccupare. Se non vuoi non ti obbligheremo.” Si
voltò e mi
sorrise appena. Non aveva più parlato, doveva essere
completamente
senza forze, vedevo che anche solo girare la testa e sorridermi era
uno sforzo non indifferente.
Gli
sorrisi di rimando anch'io, dovevamo per prima cosa
tranquillizzarlo.
Carlisle
gli fece una coccola sulla testa e si allontanò a parlare
con la
Guardia che ci sorvegliava.
Io
iniziai a parlargli della famiglia, delle sua Bella, di Renesmee e mi
accorsi subito che avevo la sua attenzione. Mi stava a sentire,
ovviamente in silenzio, anche se ogni tanto vedevo i suoi occhi farsi
lontani, faceva fatica ad ascoltarmi e a mantenere la concentrazione.
Stava immobile, e con orrore vidi aprirsi un altra piccola fessura
sul collo. Il suo corpo era troppo asciutto, doveva bere e anche alla
svelta.
Alzai
la testa per chiamare Carlisle, sapevo per esperienza che Edward, lo
stava sempre a sentire e speravo che riuscisse a persuaderlo. Quando
mi si avvicinò vidi che aveva un grosso bicchiere e con
timore
sentii il profumo invadere la mia gola. L'istinto si
risvegliò
prepotente. Non ero come il mio compagno, l'odore di sangue umano mi
attirava come non mai. Inghiotti il veleno cercando di calmarmi, non
era destinato a me. Lui mi guardò imbarazzato e preoccupato,
poi mi
sorrise e passò la mano libera dietro la testa di Edward.
“Ragazzo
mio, devi bere, se vuoi tornare dalla tua famiglia, devi sforzarti
.”
e con calma avvicinò il bicchiere alle labbra di nostro
figlio.
Edward,
colpito dall'odore spalancò gli occhi, poi
mormorò un “NO” e
voltò di nuovo la testa di scatto, nascondendola nel mio
petto.
Carlisle sospirò e scosse la testa.
“Non
fare così, è assurdo. Un sorso, soltanto un sorso
ragazzo” provò
a incitarlo. Sapevamo entrambi che la sua sete era enorme e che se
solo avesse assaggiato l'istinto ormai assopito avrebbe avuto la
meglio e non sarebbe stato più capace di rifiutare, anzi il
problema
sarebbe stato quello di fermarlo.
Ma
era troppo debole, e quella debolezza aveva contagiato anche il
mostro che era in lui. Io facevo fatica a non avventarmi al
bicchiere, pur essendo sazia, istigata dal suo profumo, ma l'istinto
di Edward, si era indebolito assieme al corpo.
Provammo
ancora, ma ci accorgemmo subito che invece di tentarlo, lo stavamo
solo spaventando ed agitando aumentando la sua stanchezza .
“Lasciamolo
rilassare un attimo. Ho un idea” mi era venuta in mente una
strategia che poteva funzionare solo se fosse stato pienamente
rilassato.
Carlisle
annui e mi guardò in cerca di spiegazioni. Ma sapevo che
malgrado
Edward avesse chiuso gli occhi mi ascoltava e quindi mi limitati a
sorridergli e fargli un cenno di stare in silenzio.
“Allontanati
pure Carlisle. Non c'è nulla da fare. Lo sai che ha la testa
dura.
Io sto qui a fargli compagnia, fra poco ti raggiungo, il nostro
compito ormai è finito e qui non serviamo
più.” Lui mi guardò
un attimo stupito poi annuì e si allontanò
appena, aveva visto nel
mio sguardo il messaggio silenzioso.
Edward
apri gli occhi di scatto e mi guardò chiaramente agitato.
Per
fortuna essendo stanco non riusciva a leggere nel pensiero.
“Non
andartene... ti prego” le parole uscirono a stento dalla sua
bocca
inaridita. Non riusciva neanche più a produrre veleno. Gli
sorrisi
“Edward, non ha senso rimanere. Ormai hai fatto la tua scelta
ed io
non voglio stare qua a vederti soffrire inutilmente”.
Vidi
il terrore sul suo viso, mentre con coraggio si sforzava di parlare
“No, ti prego... Il mio corpo sta bruciando, stammi vicino
mamma,
non mi lasciare solo, non andartene... Ho paura. Ho bisogno di voi,
di te. Ti prego... non mi abbandonare.” per un attimo
vacillai
travolta dall'amore che sentivo ci legava, ma avevo ottenuto il mio
scopo.
Parlando
aveva buttato fuori troppa aria e adesso doveva inspirare a fondo per
recuperare quella persa.
Veloce
infilai la mano nel bicchiere di sangue e quando lo vidi inspirare
gliela sfregai sul viso, coprendogli il naso e la bocca.
L'odore
forte e pungente penetrò forte in lui e lo vidi sobbalzare
mentre il
suo istinto si risvegliò con prepotenza rompendo i fragili
legami
che lo imbrigliavano.
Con
orrore e gioia sentii che mi stava leccando la mano mentre i suoi
occhi avevano iniziato a brillare di una luce bestiale. Il mostro si
era risvegliato e aveva sete.
Carlisle
capì immediatamente ciò che stava succedendo e
mentre io ritraevo
la mano, lui gli appoggiò il bicchiere alle labbra. Edward
iniziò a bere avidamente quasi strappando quel succulento
contenitore dalle
mani di suo padre.
Feci
un cenno alla Guardia che corse a prendere altri bicchieri. Con
disgusto mi accorsi che questi contenevano del sangue ancora caldo.
Guardai Carlisle che senza indugiò posò il
secondo bicchiere sulle
labbra di nostro figlio. Sembrava impazzito. Cercava di tirarsi su
da solo per prendere il bicchiere, assetato e fuori controllo. Io mi
allontanai, il profumo del sangue caldo era troppo una dolce
tentazione per me, e Carlisle sapeva benissimo come gestire la
situazione senza il mio aiuto. Edward sembrava preso da una bramosia
inarrestabile mentre beveva assetato. Ci vollero diversi bicchieri
prima che fosse in grado di riprendere il controllo di se stesso. Ora
con il volto sporco di sangue a causa mia, le labbra macchiate e gli
occhi spiritati sembrava proprio una Guardia dei Volturi. Quando fu
in grado di riprendere il controllo Carlisle, gli allontanò
il
bicchiere, gli pulì il viso e lo fece sdraiare.
“Per adesso basta
Edward, stai giù e riposati. Più tardi te ne
darò dell'altro.
Lascia che il sangue ridia forza al tuo corpo, poi potrai bere
ancora.” La bramosia dentro i suoi occhi si spense mentre si
appoggiava stanco al morbido materasso. “Scusa, non
volevo”
mormorò “adesso i miei occhi diventeranno rossi ed
Aro non mi
permetterà più di tornare a casa. Ma forse
è meglio così... Come
potrei mai presentarmi da Bella in questo stato? E poi metterei a
rischio la vita di Renesmee, lei è umana e il sangue che
scorre
nelle sue vene... è dolce... e buono.”
Carlisle
scosse la testa. “Tu verrai a casa Edward. Aro ti ha concesso
il
congedo, e quindi puoi partire con noi. Per il resto hai la mia
parola che non ci saranno problemi. Veglieremo noi su di te e ti
impediremo di fare del male a Renesmee o a chiunque altro. Vedrai
che ti riabituerai presto alla nostra dieta. Ma adesso non devi
preoccuparti, chiudi gli occhi e riposati. Il tuo corpo deve guarire
dalle ferite della sete.”
Edward,
annui e poi si voltò per cercarmi. Con un veloce passo andai
di
nuovo vicino a lui e gli presi la mano “Ascolta tuo padre e
stai
tranquillo. Io sto qua vicino a te. Non ti lascio solo.”.
Mi
sorrise finalmente rilassato mentre chiudeva gli occhi e si portava
la mia mano vicino al viso per sentirne l'odore.
Passammo
tutto il giorno successivo con lui, facendolo bere a sazietà
altre quattro volte.
Con
gioia vedemmo chiudersi le crepe che aveva sul corpo, mentre
riacquistava velocemente le sue forze. Quando fu sera, gli demmo per un
ultima volta da bere il sangue, ma contrariamente alle precedenti
riuscì a fare da solo, mentre gli vedevo il veleno colare
dalla
bocca.
Dopo
aver finito rimase seduto sul letto e con finta noncuranza mi chiese
“Di che colore ho gli occhi, mamma?”
“Sono
rossi, Edward. Ma lo sai che non ha importanza”
“Quando
possiamo andare via?” mi domandò nuovamente. Era
infatti la terza
volta nel giro di due ore che me lo chiedeva ed io risposi come le
volte precedenti “Quando Aro ci darà il
permesso”
Annui
per niente soddisfatto. Potevo vedere quanto teso fosse.
Probabilmente aveva paura che Aro si rimangiasse la parola. Anch'io
non ero per niente tranquilla. Solo Carlisle non era agitato, lui si
fidava di Aro.
Era
notte fonda quando Demetri entrò nella stanza portando un
fagotto di
vestiti per Edward.
“Tieni,
immagino che vorrai cambiarti.” gli disse sorridendogli
mentre gli
lanciava un completo della divisa.
Edward
guardò i vestiti preoccupato e gli disse “Devo
mettermi in divisa?
Pensavo di essere libero”
Dietro
c'era Aro che sbucò nella stanza. “Certo che devi
metterli. Sei
ancora una Guardia, ragazzo.
Sei
in congedo ma devi tenere con te una divisa e il medaglione. Presto
ti verranno utili”
Edward
guardò Aro con sguardo interrogativo ma il Signore di
Volterra,
invece che spiegarsi si rivolse a Carlisle
“Arrivederci
amico mio. Ora potete uscire e vi consiglio di allontanarvi
velocemente finché è buio. Demetri vi
mostrerà la strada. Ci
rivedremo presto Edward,.... il colore dei tuoi occhi ti dona
molto”
E
senza più degnarci di un ulteriore sguardo o attendere un
nostro
saluto si voltò e si allontanò.
Carlisle
Ce
l'avevamo fatta. Edward era guarito. Non credevo sarebbe stata
così
dura ma alla fine aveva bevuto il sangue umano così
necessario per
lui.
Quando
finalmente uscimmo nella notte, ci allontanammo per Volterra e con il
cellulare chiamai a casa per farci venire a prendere. All'andata
eravamo andati di corsa io ed Esme, ma adesso non volevo affaticare
Edward. Mi ero accorto infatti che malgrado le ferite superficiali
fossero guarite, il suo corpo era rimasto stanco e debilitato. Ci
sarebbero voluti diversi giorni prima che si riprendesse del tutto e
molto di più per riabituarlo alla dieta animale. Per fortuna
che a
casa avevo una buona scorta di sangue donato che lo avrebbe aiutato
ad abituarsi gradatamente.
Mentre
aspettavamo la macchina, si sedette su un muretto mentre annusava gli
odori della notte felice e rilassato. Per fortuna che non c'erano
umani in giro, altrimenti avremmo rischiato grosso.
Abbracciato
ad Esme, lo guardavo pensieroso. La sua divisa nera della Guardia e
il medaglione dei Volturi gli davano uniti ai suoi occhi rossi un che
di sinistro.
Sapevo
che Aro non avrebbe mollato facilmente, e quello che avevo ottenuto
era già stato un mezzo miracolo, ma non sapevo come dirgli
che non
era libero del tutto.
Aro
infatti non aveva sciolto il giuramento e quindi Edward era rimasto
soggetto ad alcuni vincoli. Il più importante e quello che
lo
avrebbe turbato di più era l'obbligo di riprendere servizio
ogni 15
anni per tre mesi.
“Non
ti preoccupare Carlisle. So tutto. L'ho letto nella mente di Aro,
quando ci ha salutati.”
Mi
colse di sorpresa, mi ero dimenticato della sua capacità di
leggere
nei pensieri.
Ancora
una volta mi sorrise, aveva di nuovo letto la mia sorpresa.
A
prenderci arrivarono Jasper e Bella.
Appena
Bella scese dalla macchina si buttò fra le braccia di suo
marito che
le era corso incontro.
“Edward.
Finalmente. Stavo impazzendo a non avere tue notizie” lui si
limitò
a guardarla come se esistesse solo lei e ci avrei giurato che in quel
momento era così. Poi si chinò e le
posò le labbra sulle sue con
una tenerezza immensa. Dovemmo ricordargli che non erano da soli, e
quando si staccarono da quel lungo e tenero bacio d'amore vidi sul
volto di Edward una gioia che avevo visto solo al suo matrimonio e
quando aveva preso in braccio per la prima volta Renesmee.
“Ti
amo Bella, e mi sei mancata da morire. Sei la mia vita e la mia aria.
Le nuvole di Volterra hanno oscurato il mio cielo ma tu le hai
scacciate con il tuo amore. Mi vergogno di presentarmi con gli occhi
rossi a te, ma sappi che non ho ucciso. Non sono tornato ad essere
un assassino, ho resistito alla tentazione. Perdonami amor mio.
Perdonami per tutto.”
“Ti
amo Edward. E non mi interessa il colore dei tuoi occhi. Ora sei con
me, con noi. Ti aiuteremo a ritornare quello che eri una volta.
Volterra e le sue regole ormai appartengono al passato” e con
gioia
si baciarono nuovamente.
Jasper
gongolava nutrendosi della stessa felicità dei due sposi, ma
io
sapevo in cuor mio che Volterra non apparteneva del tutto al passato.
I signori di Volterra avrebbero di nuovo reclamato Edward.
Lui
percepì i miei pensieri tristi e si voltò
sorridente. “I
temporali esistono e sono sempre esistiti Carlisle. Entrambi sappiamo
che il sole alla fine esce sempre a illuminare la nostra vita,
basta non avere fretta e nutrire la speranza nel nostro
cuore.”
Gli
sorrisi, quello sarebbe stato il nostro piccolo segreto, e c'era
tempo.
Si,
avevamo tutto il tempo che volevamo per festeggiare il suo ritorno a
casa e alla vita.
“Andiamo
a casa” disse prendendo Bella per mano e abbracciando Jasper
“non
vedo l'ora di salutare tutti e abbracciare la mia piccola
Renesmee.”
E mentre salivamo in macchina disse ridendo di gusto “Spero
che
Alice mi abbia visto in qualche visione e mi abbia comprato qualche
vestito colorato. Non sopporto più il nero”
“Credo
proprio di sì, visto che oggi pomeriggio mi ha trascinato a
Firenze
sperperando per negozi di abbigliamento il patrimonio dei
Cullen”
sghignazzò Jasper unendosi alle nostre risate.
Era
finita! Finalmente la famiglia Cullen era di nuovo al completo.
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