Edward
Rimasi
fermo sulla soglia
dello studio di Carlisle e lentamente girai la testa per fissarlo.
Dovetti ingoiare il veleno e ricorrere a tutto l'autocontrollo che
possedevo per non rincorrere Alice con l'intento di ucciderla.
Era
pericoloso
stuzzicarmi e la Guardia dentro di me smaniava alla ricerca della sua
vendetta.
A
farne le spese fu lo
stipite della porta a cui mi attaccai e che andò in frantumi
sotto
le mie mani. Meglio quello che il collo di mia sorella.
Lui
in piedi mi guardava.
Guardava lo stipite in frantumi e guardava la porta dalla quale era
sparita Alice seguita da Jasper che provava a calmarla.
“Ecco
di cosa ho paura
Edward. ” mormorò guardandomi con gli occhi
carichi di tristezza.
Io
annui e mi voltai
allontanandomi di corsa nel corridoio.
Senza
una parola uscii di
casa e mi andai ad arrampicare sulla grande quercia che sovrastava il
giardino della grande Villa nelle Ardenne dove eravamo rimasti.
Avevo
bisogno di
riflettere, di capire e di rinchiudere saldamente il mostro che stava
smaniando.
Ero
pericoloso, al limite
del controllo, ma dovevo trovare la forza di stare da solo.
La
mancanza di Bella mi
bruciava come un ferro.
Non
ero più stato capace
di allontanarmi da lei più di qualche metro e adesso mi
sentivo male
come se mi avessero strappato il cuore dal petto. Ma avevo bisogno
di stare da solo, dovevo riprendere il controllo e volevo pensare.
Sapevo
perfettamente il
rischio che avrebbe corso tutta la mia famiglia, ma sapevo anche che
non potevo girare la testa. Non potevo abbandonare Rebecca al suo
destino, forse aveva bisogno di me, ed io senza dubbio avevo bisogno
di lei.
Cosa
fare dunque?
La
testa mi girava,
mentre dentro di me si stava svolgendo una battaglia pesantissima.
Mi
raggomitolai
stringendomi le ginocchia con le braccia. Posai la testa su di esse e
chiusi gli occhi cercando di dominare l'ansia che mi avvolgeva. Presi
un forte respiro e provai a liberare la mente. Dovevo riuscire a
pensare con lucidità.
Mio
padre mi aveva
chiesto di parlarne con Bella, ma lei avrebbe capito?
Come
uscire da quella
situazione? Non lo sapevo.
Non
me la sentivo di
raccontare le cose come stavano, non volevo ferirla... ma non potevo
neanche dirle una bugia.
Non
potevo dirle che
amavo lei ma che forse amavo e avevo bisogno anche di Rebecca.
A
rompere i miei pensieri
fu un grido proveniente da sotto “Edward, scendi, ti devo
parlare!”
la
voce di Bella non
prometteva niente di buono.
Alice
doveva averle
parlato.
Riusciva
mai a stare
zitta mia sorella, ma perché doveva sempre complicare le
cose?
Veloce
mi lasciai
scivolare a terra, ricadendo agilmente ai suoi piedi.
Lei
mi squadrò severa.
“Cosa
stavi facendo
lassù Edward? Siamo già in ritardo, dobbiamo
accompagnare Nessi e
Jacob a ritirare le partecipazioni per il matrimonio. Non ti
ricordi?” mi rimproverò con il sorriso sulle
labbra.
La
guardai sorpreso.
Avevo calunniato Alice.
Mi
affrettai ad
abbracciarla tirando un sospiro di sollievo. Chiusi gli occhi e
aspirai il suo profumo, strofinando il naso contro i suoi capelli,
poi tirai su la testa e le diedi un bacetto in fronte
“Scusa”
mormorai sorridendole felice di quel contatto che tanto mi era
mancato. Le mi guardò e mi sorrise a sua volta posando le
sue
labbra sulle mie e iniziando un dolce e lento bacio.
Adesso
mi sentivo
completo e sicuro.
Mi
sarei potuto
dimenticare del mondo che ci circondava, di Rebecca, di Volterra e di
tutti i miei problemi. Quando ero con lei, quando l'avevo vicina la
mia mente trovava la pace… ma un colpetto di tosse
interruppe le
nostre effusioni.
Mi
voltai attirato dal
profumo di Alice incenerendola con lo sguardo per aver interrotto
quel momento di pace.
Lei
mi stava fissando
silenziosa ed enigmatica “ La tua idea è
pura follia. Non puoi
farlo Edward, non puoi sconvolgere lei e la nostra famiglia. Non
voglio finire a Volterra, non voglio diventare una Guardia agli
ordini di Aro”
Abbassai
gli occhi addolorato e annui “Non finirà
così Alice” la
tranquillizzai, non sapevo ancora come, ma avrei studiato qualcosa.
“Non
finirà così, cosa? Edward?” mi chiese
Bella inclinando la testa
e tendendo le labbra chiaramente irritata dall'essere stata esclusa
da quella discussione silenziosa con mia sorella.
“Niente
di preoccupante” le dissi dandole un bacetto in fronte e
pregando
in cuor mio che Alice mi tenesse il sacco.
Sapevo
mentire bene, e ancora una volta me ne approfittai. Non era certo
quello il momento di parlare di certe cose.
Mia
sorella sbuffò. “A dopo ragazzi” ci
salutò “Non puoi
continuare a mentirle. E devi spiegarle la tua decisione e le sue
conseguenze. Ti do tempo fino a stasera poi... le parlerò
io”
mi intimò mentalmente.
Strinsi
gli occhi e abbassai appena la testa, eravamo diventati esperti in
discussioni silenziose.
Bella
mi guardò inclinando la testa, aveva capito che c'era
qualcosa di
strano ma contrariamente a quanto mi aspettassi lasciò
cadere il
discorso, limitandosi a tirarmi verso la Volvo che ci aspettava.
La
segui con gli occhi bassi sentendomi ancora una volta un verme mentre
mi domandavo come uscire dal vicolo cieco in cui mi stavo infilando.
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