Edward
Passarono
altri quattro
lunghi giorni. Lavorai per Aro tranquillo e ubbidiente. Potevo
sentire la soddisfazione nella sua testa per il mio comportamento.
E
quando mi riprendevo
andavo sul mio albero fino all'ora dell'allenamento.
Ero
soddisfatto, facevo
passi da gigante riuscendo a gestire il mio istinto. Il fatto di
essere sicuro di non poter far male a nessuno mi aiutava a spingermi
nel verificare la mia stretta sul mostro.
Strinsi
ottimi rapporti
con tutti e quattro, sebbene Anna mi trattasse con freddezza.
Non
capivo bene il perché
e così decisi di chiedere a Ilmi se sapeva cosa bloccava
Anna nei
miei confronti.
“Anna
era la compagna
di Sirius” mi spiegò lui scuotendo la testa.
Molti
ricordi mi invasero
la mente. Sirius mi detestava ed era morto nella battaglia contro i
licantropi come molte altre Guardie.
“Mi
spiace. Ho cercato
di avvisarli” spiegai a Ilmi mentre i ricordi affluivano
nitidi
nella mia mente.
Lui
annui “Lo sappiamo
tutti. E anche lei lo sa... altrimenti ti avrebbe ucciso. Ma vedi
è
stato Felix a ucciderlo perché era stato morsicato e tuo
padre non
ha potuto fare l'antidoto.” mi spiegò mentre ci
avviavamo
all'interno della Rocca.
“E
quindi le faccio
rabbia ” conclusi leggendo la sua mente.
“Si,
tu sei
sopravvissuto... lui no” finì la frase.
“Già...
grazie a
Rebecca” dissi abbassando la testa.
Lui
annui. “Non gli hai
più parlato?” mi chiese.
Scossi
la testa. Non
l'avevo più vista. Probabilmente mi evitava.
“Ha
sofferto molto
sai... quando sei andato via. E Aro l'ha fatta punire.” mi
disse
abbassando la voce in un sussurro dispiaciuto.
“Come?”
gli chiesi.
Scosse
la testa. “Devi
chiederlo a lei... ma dubito che te lo racconterà mai.
Nessuno lo sa
con precisione. Ma ci è voluto tanto prima che il sorriso si
affacciasse sul suo volto nuovamente.” mi disse.
“Presto
andrò via.
Tornerò a casa e vorrei portarmi lei...” gli
confidai per vedere
la sua reazione.
Sgranò
gli occhi e poi
scoppiò a ridere.
“Edward
non è più il
tuo Simbionte. Dimenticala... è meglio per tutti,
ragazzo” affermò dandomi una pacca sulla testa e
iniziando a pensare al
prossimo allenamento.
Poi
sempre sghignazzando
si allontanò lasciandomi solo a riflettere sul suo
comportamento
inaspettato. Era chiaro che c'era qualche mistero che non aveva
intenzione di svelarmi.
Quando
entrai in camera
la trovai lì.
Per
un attimo mi fermai
bloccato e indeciso poi mi avvicinai e la salutai sorridendole
“Ciao
Rebecca. Temevo
non volessi più vedermi” le confessai.
Lei
mi sorrise “Edward.
Ho pensato a lungo a quello che hai fatto e a quello che mi hai
detto. E ti voglio bene. Ma sono una Guardia, Edward , e voglio
rimanerlo! Voglio rimanere qua... questo è il mio posto come
la tua
famiglia è il tuo.”
La
fissai assorto. Non ci
avevo pensato. Avevo dato per scontato che sarebbe fuggita con me,
che odiasse Volterra come me. Che stupido ero stato.
“Vattene
Edward. Torna
a casa dalla tua famiglia. Hai una moglie e una figlia. Torna da
loro. Qui sei fuori posto, noi non possiamo darti quello di cui hai
bisogno, quello per cui hai sempre vissuto.
Là
sarai di nuovo felice
Edward e forse un giorno ci rincontreremo”.
Poi
si era avvicinata
sorridendomi “Questo credo sia tuo. L'avevi dimenticato
quando sei
fuggito da qua l'ultima volta” mi disse porgendomi lo
zainetto
rosso di Bella che avevo dimenticato a Volterra.
Si
era avvicinata e mi
aveva fatto una carezza sul braccio poi si era voltata
“Pensaci
Edward. Pensa a quello che ti ho detto” ed era uscita.
Rimasi
lì a fissare la
porta... aveva ragione quella non era la mia casa e la vita che
volevo.
Ma
forse era tardi. Forse
Aro non mi avrebbe lasciato partire. Ero stato uno stupido e adesso
ne avrei pagato le conseguenze.
Sospirai
e mi avviai alla
Sala del Trono, mentre nel mio cuore si riapriva una lunga cicatrice.
Jasper
Li
pedinai a lungo. Erano
entrati in città e si muovevano in piena sicurezza
mischiandosi alle
persone comuni. Ma l'alba stava spuntando ed era un giorno di sole.
M'infilai
in un vicolo
stretto e buio ed aspettai la mia preda.
Carlisle
mi avrebbe
rimproverato duramente se avesse saputo le mie intenzioni, ma non
potevo perdere le loro tracce e non potevo girare tranquillamente
sotto il sole.
Aspettai
paziente
pochissimo e quando vidi la persona giusta... attaccai.
Era
un uomo grosso come
me, ma non era un vampiro e svenne subito quando gli strinsi la gola.
Per
un attimo lo fiutai
affamato e tentato dal suo sangue... poi mi limitai a rubargli il
cappotto, la sciarpa, il cappello e gli occhiali da sole. Quando si
fosse svegliato avrebbe pensato di essere stato derubato... non
avrebbe mai saputo quanto fosse stato fortunato che fossi sazio.
Con
il bavaro alzato, le
mani in tasca, la sciarpa stretta intorno al collo, il suo cappello
e gli occhiali da sole per ripararmi dal mio luminoso nemico ripresi
la mia caccia. Il loro odore era inconfondibile ed io dovevo trovare
delle risposte al più presto se volevo salvare quella che
era
diventata a tutti gli effetti la mia famiglia.
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