martedì 12 febbraio 2013

CNS Capitolo 18 In cerca di risposte

Edward

Passarono altri quattro lunghi giorni. Lavorai per Aro tranquillo e ubbidiente. Potevo sentire la soddisfazione nella sua testa per il mio comportamento.
E quando mi riprendevo andavo sul mio albero fino all'ora dell'allenamento.
Ero soddisfatto, facevo passi da gigante riuscendo a gestire il mio istinto. Il fatto di essere sicuro di non poter far male a nessuno mi aiutava a spingermi nel verificare la mia stretta sul mostro.
Strinsi ottimi rapporti con tutti e quattro, sebbene Anna mi trattasse con freddezza.
Non capivo bene il perché e così decisi di chiedere a Ilmi se sapeva cosa bloccava Anna nei miei confronti.
“Anna era la compagna di Sirius” mi spiegò lui scuotendo la testa.
Molti ricordi mi invasero la mente. Sirius mi detestava ed era morto nella battaglia contro i licantropi come molte altre Guardie.
“Mi spiace. Ho cercato di avvisarli” spiegai a Ilmi mentre i ricordi affluivano nitidi nella mia mente.
Lui annui “Lo sappiamo tutti. E anche lei lo sa... altrimenti ti avrebbe ucciso. Ma vedi è stato Felix a ucciderlo perché era stato morsicato e tuo padre non ha potuto fare l'antidoto.” mi spiegò mentre ci avviavamo all'interno della Rocca.
“E quindi le faccio rabbia ” conclusi leggendo la sua mente.
“Si, tu sei sopravvissuto... lui no” finì la frase.
“Già... grazie a Rebecca” dissi abbassando la testa.
Lui annui. “Non gli hai più parlato?” mi chiese.
Scossi la testa. Non l'avevo più vista. Probabilmente mi evitava.
“Ha sofferto molto sai... quando sei andato via. E Aro l'ha fatta punire.” mi disse abbassando la voce in un sussurro dispiaciuto.
“Come?” gli chiesi.
Scosse la testa. “Devi chiederlo a lei... ma dubito che te lo racconterà mai. Nessuno lo sa con precisione. Ma ci è voluto tanto prima che il sorriso si affacciasse sul suo volto nuovamente.” mi disse.
“Presto andrò via. Tornerò a casa e vorrei portarmi lei...” gli confidai per vedere la sua reazione.
Sgranò gli occhi e poi scoppiò a ridere.
“Edward non è più il tuo Simbionte. Dimenticala... è meglio per tutti, ragazzo” affermò dandomi una pacca sulla testa e iniziando a pensare al prossimo allenamento.
Poi sempre sghignazzando si allontanò lasciandomi solo a riflettere sul suo comportamento inaspettato. Era chiaro che c'era qualche mistero che non aveva intenzione di svelarmi.

Quando entrai in camera la trovai lì.
Per un attimo mi fermai bloccato e indeciso poi mi avvicinai e la salutai sorridendole
“Ciao Rebecca. Temevo non volessi più vedermi” le confessai.
Lei mi sorrise “Edward. Ho pensato a lungo a quello che hai fatto e a quello che mi hai detto. E ti voglio bene. Ma sono una Guardia, Edward , e voglio rimanerlo! Voglio rimanere qua... questo è il mio posto come la tua famiglia è il tuo.”
La fissai assorto. Non ci avevo pensato. Avevo dato per scontato che sarebbe fuggita con me, che odiasse Volterra come me. Che stupido ero stato.
“Vattene Edward. Torna a casa dalla tua famiglia. Hai una moglie e una figlia. Torna da loro. Qui sei fuori posto, noi non possiamo darti quello di cui hai bisogno, quello per cui hai sempre vissuto.
Là sarai di nuovo felice Edward e forse un giorno ci rincontreremo.
Poi si era avvicinata sorridendomi “Questo credo sia tuo. L'avevi dimenticato quando sei fuggito da qua l'ultima volta” mi disse porgendomi lo zainetto rosso di Bella che avevo dimenticato a Volterra.
Si era avvicinata e mi aveva fatto una carezza sul braccio poi si era voltata “Pensaci Edward. Pensa a quello che ti ho detto” ed era uscita.
Rimasi lì a fissare la porta... aveva ragione quella non era la mia casa e la vita che volevo.
Ma forse era tardi. Forse Aro non mi avrebbe lasciato partire. Ero stato uno stupido e adesso ne avrei pagato le conseguenze.
Sospirai e mi avviai alla Sala del Trono, mentre nel mio cuore si riapriva una lunga cicatrice.


Jasper

Li pedinai a lungo. Erano entrati in città e si muovevano in piena sicurezza mischiandosi alle persone comuni. Ma l'alba stava spuntando ed era un giorno di sole.
M'infilai in un vicolo stretto e buio ed aspettai la mia preda.
Carlisle mi avrebbe rimproverato duramente se avesse saputo le mie intenzioni, ma non potevo perdere le loro tracce e non potevo girare tranquillamente sotto il sole.
Aspettai paziente pochissimo e quando vidi la persona giusta... attaccai.
Era un uomo grosso come me, ma non era un vampiro e svenne subito quando gli strinsi la gola.
Per un attimo lo fiutai affamato e tentato dal suo sangue... poi mi limitai a rubargli il cappotto, la sciarpa, il cappello e gli occhiali da sole. Quando si fosse svegliato avrebbe pensato di essere stato derubato... non avrebbe mai saputo quanto fosse stato fortunato che fossi sazio.
Con il bavaro alzato, le mani in tasca, la sciarpa stretta intorno al collo, il suo cappello e gli occhiali da sole per ripararmi dal mio luminoso nemico ripresi la mia caccia. Il loro odore era inconfondibile ed io dovevo trovare delle risposte al più presto se volevo salvare quella che era diventata a tutti gli effetti la mia famiglia.

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