martedì 12 febbraio 2013

NV Capitolo 1 - “Bentornato Edward”




Edward

Quando entrai nello studio di Aro, sentii un brivido di paura scendere lungo la schiena. L'ultima volta che c'ero stato Jane mi aveva torturato a lungo con il suo potere, e anche adesso potevo sentirla dietro di me pregustarsi la possibilità di colpirmi nuovamente.
L'odiavo profondamente. Così come odiavo Alec il suo bel gemello che fino adesso non si era ancora mostrato. Non avevo infatti dimenticato la loro promessa di uccidermi e quanto mi avessero umiliato e ferito. Volevo vendicarmi e forse ci sarei riuscito, in fondo eravamo immortali e il tempo giocava a mio favore.
Raddrizzai le spalle mostrandomi più sicuro di quanto non fossi e salutai Aro che mi stava fissando come se fossi stato un regalo di compleanno.
“Che piacere vederti Edward. Sapevo che avresti mantenuto la tua parola e osservato il tuo giuramento. Peccato per gli occhi. Ti preferivo quando erano rossi. Comunque fa lo stesso. L'importante che tu sia qui”.
Entrai veloce nella sua testa, e rimasi stupito nel constatare quanta felicità ci fosse. Mi squadrò e poi sorridendomi si avvicinò e afferrò la mia mano destra.
Sul polso era chiaro il segno del braccialetto di famiglia che avevo consegnato ad Esme, per evitare guai.
Lui osservò il segno è annui soddisfatto, mentre penetrava nella mia mente per verificare le mie intenzioni.
“Bene Edward, vedo che non hai intenzione di opporti a me, e la cosa mi riempe di gioia. Sarà tutto più facile così. Molto più facile. Vorrei però ricordarti alcune regole, sulle quali non ammetto disobbedienza.”
Annui, sapevo già cosa mi avrebbe richiesto, ma lo lasciai parlare.
“Innanzitutto, voglio darti fiducia per cui sei libero di girare per la Rocca liberamente.
L'ultima volta ne hai visitato solo una parte, e penso che ti farà piacere finire di esplorarla. Ovviamente non ne puoi uscire senza un ordine preciso. L'unica limitazione che ti metto riguarda gli orari, come cala il sole devi tornare nella tua vecchia stanza in modo da essere a mia disposizione e devi rimanerci fino all'alba se non sarai chiamato a svolgere il tuo lavoro.
Mi aspetto ovviamente piena collaborazione. Sai che se vogliamo abbiamo il modo di punirti in maniera efficace.”
Lo guardai tranquillo, non avevo intenzione di sottrarmi al mio dovere, e la possibilità di muovermi senza scorte e a mio piacimento era una buona notizia. E avrei cercato di evitare le punizioni, avevo patito troppo nella mia visita precedente, in fondo si trattava solo di tre mesi.
Lui mi guardò, aspettando la mia reazione poi proseguì “C'è solo una clausola, che credo tu non approverai, ma che sulla quale non intendo transigere”
Lessi nella sua mente a cosa stava pensando e la tristezza cadde sul mio cuore
“Dovrai nutrirti come noi. Berrai sangue umano. Non mi costringere a obbligarti, ricorda che hai giurato di obbedirmi.”
Abbassai la testa, mi aspettavo qualcosa del genere “ Non diventerò un assassino mio signore. Non parteciperò al banchetto, non sopporto le urla di dolore e le grida mentali degli umani. Non posso cibarmi di loro. Il mio dono in questo caso è una maledizione.”
Mi guardò pensoso, poi sorrise “Vedremo Edward. Prima di dieci giorni non ti chiederò nulla. Nel frattempo studierò una soluzione. Forse riusciremo a trovare un compromesso. Ma per ora lascia che ti presenti un nuovo acquisto della Guardia Reale.”
Poi si voltò e fece un cenno a Demetri che silenzioso si era posizionato dietro di me vicino a Jane.
“Demetri, chiama Rebecca”
Lo guardai uscire e con la coda dell'occhio vidi Jane ridacchiare. Avevo avuto paura che Aro riprovasse con Chelsea a condizionarmi, ma sembrava avere altri piani.
No Edward, non userò Chelsea su di te, nuovamente. Sei venuto di tua iniziativa, non c'è bisogno di trattenerti con la forza. Rilassati, le cose sono diverse adesso. Ti voglio presentare una Guardia particolare, vedrai che... gli piacerai.”
Doveva aver letto nella mia mente, la paura che mi aveva accompagnato per tutto il viaggio, ma malgrado i suoi pensieri volessero rassicurarmi, ero in apprensione .
Non mi fidavo di lui e il risolino di Jane non rappresentava nulla di buono.
Demetri ritornò quasi subito accompagnato da Felix e da una vampira bellissima.
Rimasi a fissarla stupito. Non avevo mai visto una creatura così bella. Persino Rosalie sarebbe sparita alla sua presenza. Il corpo sinuoso ricordava un gatto, agile e potente, il viso dolce sorrideva appena. Ma la cosa che mi colpì profondamente furono i suoi capelli e i suoi occhi.
I capelli erano bianchi quasi argentei, lunghi e morbidi le ricadevano fino alla vita, mentre i suoi occhi erano decisamente argentati. Visto che apparteneva alla Guardia, mi aspettavo che avesse gli occhi rossi tipici dei volturi, ma questo angelo mi guardava con gli occhi più strani che avessi mai visto. Si fermo a un paio di metri da me e iniziò a studiarmi attentamente. La fissai negli occhi incapace di distogliere lo sguardo. Erano occhi profondi, inespressivi che celavano chissà quale segreto. Con curiosità provai a entrare nella sua mente, ma nulla. La fissai confuso e sorpreso, nella mia vita avevo incontrato soltanto Bella con il potere di tenermi fuori dalla sua mente. Rabbrividii, Aro aveva ragione. Era una creatura strana e sicuramente pericolosa.
Con uno sforzo di volontà mi staccai dai suoi occhi ipnotici e guardai Aro che sorrideva divertito dalla mia espressione.
“E' molto bella vero? Ed è anche particolare. Il suo talento è stato un dono per me. Sono molto orgoglioso di lei.”
Scossi la testa. Per quanto carina e misteriosa, non ero certo interessato. L'amore che mi univa a Bella era immenso e profondo. Nessuna vampira poteva intromettersi o offuscarlo. Amavo la mia Bella come il primo giorno e se Aro sperava di farmi cambiare idea si sbagliava di grosso. Non l'avrei mai tradita, nessuno poteva prendere il suo posto nel mio cuore.
Lui mi sorrise, ormai mi conosceva bene e sapeva perfettamente come avrei reagito.
“Sono sicuro Edward, che la sua presenza ti lasci indifferente, ma vedi lei ha un talento particolare. Molto particolare. E adesso mi devi fare il favore di levarti la camicia”
Il suo tono era tranquillo e discorsivo. Sembrava parlasse tranquillamente ad un amico ma i suoi pensieri erano molto più espliciti “Ubbidisci Edward. Levati la camicia. In fondo non vorrai per caso iniziare subito a disobbedire...
Lo guardai preoccupato, con la coda dell'occhio vidi il sorriso sul volto di Jane farsi più aperto. “Iniziamo bene, se si oppone subito avrò di che divertirmi. Sono quindici anni che sto aspettando.”
Sospirai, se mi fossi rifiutato di obbedire, non avrei ottenuto nulla, solo quello di soffrire inutilmente. Mi ero ripromesso di fare il bravo, di ubbidire e adesso dovevo ingoiare il mio orgoglio e piegarmi al suo volere. Era la cosa più saggia da fare.
Manifestando una tranquillità che non avevo, mi levai la camicia della divisa e rimasi a torso nudo davanti ad Aro. “Ecco” dissi guardandolo dritto negli occhi.
Lui mi sorrise e fece un gesto veloce a Felix.
Rimasi fermo, mentre la potente Guardia serrava le mie braccia nella sua morsa. “Stai fermo Edward. Non farti fare del male. Rilassati finirà tutto presto”
Rimasi fermo, non avevo la forza per oppormi a lui, anche se i suoi pensieri mi preoccuparono non poco. Che cosa doveva finire?
La mia domanda trovò facilmente risposta, quando la bellissima vampira di nome Rebecca si avvicinò velocissima e mi morse sulla clavicola, tra la spalla e il collo.
Rimasi scioccato, non era la prima volta che venivo morso da qualcuno della mia specie, ma mai avevo sentito un dolore simile. Normalmente quando si viene morsi si avverte un forte dolore che però passa quasi subito e resta solo un fastidiosissimo pizzicare dovuto al veleno.
Ma non era questo il caso.
Rebecca non solo mi aveva morso, ma non accennava a staccarsi. Il dolore divenne sempre più forte, insostenibile. Sentivo la testa pulsare, la spalla e il braccio bruciare come se mi avessero arso vivo. Urlai e sarei caduto se Felix non mi avesse tenuto fermo.
Non so quanto durò quella tortura, perché a un certo punto non fui più in grado di sentire nulla, era come se la mia testa fosse scivolata sott'acqua e tutto si fece nero mentre i miei sensi sparivano nel nulla ingoiati … anzi... succhiati via.

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