Edward
Quando
entrai nello
studio di Aro, sentii un brivido di paura scendere lungo la schiena.
L'ultima volta che c'ero stato Jane mi aveva torturato a lungo con il
suo potere, e anche adesso potevo sentirla dietro di me pregustarsi
la possibilità di colpirmi nuovamente.
L'odiavo
profondamente.
Così come odiavo Alec il suo bel gemello che fino adesso non
si era
ancora mostrato. Non avevo infatti dimenticato la loro promessa di
uccidermi e quanto mi avessero umiliato e ferito. Volevo vendicarmi
e forse ci sarei riuscito, in fondo eravamo immortali e il tempo
giocava a mio favore.
Raddrizzai
le spalle
mostrandomi più sicuro di quanto non fossi e salutai Aro che
mi
stava fissando come se fossi stato un regalo di compleanno.
“Che
piacere vederti
Edward. Sapevo che avresti mantenuto la tua parola e osservato il tuo
giuramento. Peccato per gli occhi. Ti preferivo quando erano rossi.
Comunque fa lo stesso. L'importante che tu sia qui”.
Entrai
veloce nella sua
testa, e rimasi stupito nel constatare quanta felicità ci
fosse. Mi
squadrò e poi sorridendomi si avvicinò e
afferrò la mia mano
destra.
Sul
polso era chiaro il
segno del braccialetto di famiglia che avevo consegnato ad Esme, per
evitare guai.
Lui
osservò il segno è
annui soddisfatto, mentre penetrava nella mia mente per verificare le
mie intenzioni.
“Bene
Edward, vedo che
non hai intenzione di opporti a me, e la cosa mi riempe di gioia.
Sarà tutto più facile così. Molto
più facile. Vorrei però
ricordarti alcune regole, sulle quali non ammetto
disobbedienza.”
Annui,
sapevo già cosa
mi avrebbe richiesto, ma lo lasciai parlare.
“Innanzitutto,
voglio
darti fiducia per cui sei libero di girare per la Rocca liberamente.
L'ultima
volta ne hai
visitato solo una parte, e penso che ti farà piacere finire
di
esplorarla. Ovviamente non ne puoi uscire senza un ordine preciso.
L'unica limitazione che ti metto riguarda gli orari, come cala il
sole devi tornare nella tua vecchia stanza in modo da essere a mia
disposizione e devi rimanerci fino all'alba se non sarai chiamato a
svolgere il tuo lavoro.
Mi
aspetto ovviamente
piena collaborazione. Sai che se vogliamo abbiamo il modo di punirti
in maniera efficace.”
Lo
guardai tranquillo,
non avevo intenzione di sottrarmi al mio dovere, e la
possibilità di
muovermi senza scorte e a mio piacimento era una buona notizia. E
avrei cercato di evitare le punizioni, avevo patito troppo nella mia
visita precedente, in fondo si trattava solo di tre mesi.
Lui
mi guardò,
aspettando la mia reazione poi proseguì
“C'è solo una clausola,
che credo tu non approverai, ma che sulla quale non intendo
transigere”
Lessi
nella sua mente a
cosa stava pensando e la tristezza cadde sul mio cuore
“Dovrai
nutrirti come
noi. Berrai sangue umano. Non mi costringere a obbligarti, ricorda
che hai giurato di obbedirmi.”
Abbassai
la testa, mi
aspettavo qualcosa del genere “ Non diventerò un
assassino mio
signore. Non parteciperò al banchetto, non sopporto le urla
di
dolore e le grida mentali degli umani. Non posso cibarmi di loro. Il
mio dono in questo caso è una maledizione.”
Mi
guardò pensoso, poi
sorrise “Vedremo Edward. Prima di dieci giorni non ti
chiederò
nulla. Nel frattempo studierò una soluzione. Forse
riusciremo a
trovare un compromesso. Ma per ora lascia che ti presenti un nuovo
acquisto della Guardia Reale.”
Poi
si voltò e fece un
cenno a Demetri che silenzioso si era posizionato dietro di me vicino
a Jane.
“Demetri,
chiama
Rebecca”
Lo
guardai uscire e con
la coda dell'occhio vidi Jane ridacchiare. Avevo avuto paura che Aro
riprovasse con Chelsea a condizionarmi, ma sembrava avere altri
piani.
“No
Edward, non
userò Chelsea su di te, nuovamente. Sei venuto di tua
iniziativa,
non c'è bisogno di trattenerti con la forza. Rilassati, le
cose sono
diverse adesso. Ti voglio presentare una Guardia particolare, vedrai
che... gli piacerai.”
Doveva
aver letto nella mia mente, la paura che mi aveva accompagnato per
tutto il viaggio, ma malgrado i suoi pensieri volessero rassicurarmi,
ero in apprensione .
Non
mi fidavo di lui e il risolino di Jane non rappresentava nulla di
buono.
Demetri
ritornò quasi subito accompagnato da Felix e da una vampira
bellissima.
Rimasi
a fissarla stupito. Non avevo mai visto una creatura così
bella.
Persino Rosalie sarebbe sparita alla sua presenza. Il corpo sinuoso
ricordava un gatto, agile e potente, il viso dolce sorrideva appena.
Ma la cosa che mi colpì profondamente furono i suoi capelli
e i suoi
occhi.
I
capelli erano bianchi quasi argentei, lunghi e morbidi le ricadevano
fino alla vita, mentre i suoi occhi erano decisamente argentati.
Visto che apparteneva alla Guardia, mi aspettavo che avesse gli occhi
rossi tipici dei volturi, ma questo angelo mi guardava con gli occhi
più strani che avessi mai visto. Si fermo a un paio di metri
da me
e iniziò a studiarmi attentamente. La fissai negli occhi
incapace di
distogliere lo sguardo. Erano occhi profondi, inespressivi che
celavano chissà quale segreto. Con curiosità
provai a entrare
nella sua mente, ma nulla. La fissai confuso e sorpreso, nella mia
vita avevo incontrato soltanto Bella con il potere di tenermi fuori
dalla sua mente. Rabbrividii, Aro aveva ragione. Era una creatura
strana e sicuramente pericolosa.
Con
uno sforzo di volontà mi staccai dai suoi occhi ipnotici e
guardai
Aro che sorrideva divertito dalla mia espressione.
“E'
molto bella vero? Ed è anche particolare. Il suo talento
è stato un
dono per me. Sono molto orgoglioso di lei.”
Scossi
la testa. Per quanto carina e misteriosa, non ero certo interessato.
L'amore che mi univa a Bella era immenso e profondo. Nessuna vampira
poteva intromettersi o offuscarlo. Amavo la mia Bella come il primo
giorno e se Aro sperava di farmi cambiare idea si sbagliava di
grosso. Non l'avrei mai tradita, nessuno poteva prendere il suo posto
nel mio cuore.
Lui
mi sorrise, ormai mi conosceva bene e sapeva perfettamente come avrei
reagito.
“Sono
sicuro Edward, che la sua presenza ti lasci indifferente, ma vedi
lei ha un talento particolare. Molto particolare. E adesso mi devi
fare il favore di levarti la camicia”
Il
suo tono era tranquillo e discorsivo. Sembrava parlasse
tranquillamente ad un amico ma i suoi pensieri erano molto
più
espliciti “Ubbidisci Edward. Levati la camicia. In
fondo non
vorrai per caso iniziare subito a disobbedire...”
Lo
guardai preoccupato, con la coda dell'occhio vidi il sorriso sul
volto di Jane farsi più aperto. “Iniziamo
bene, se si oppone
subito avrò di che divertirmi. Sono quindici anni che sto
aspettando.”
Sospirai,
se mi fossi rifiutato di obbedire, non avrei ottenuto nulla, solo
quello di soffrire inutilmente. Mi ero ripromesso di fare il bravo,
di ubbidire e adesso dovevo ingoiare il mio orgoglio e piegarmi al
suo volere. Era la cosa più saggia da fare.
Manifestando
una tranquillità che non avevo, mi levai la camicia della
divisa e
rimasi a torso nudo davanti ad Aro. “Ecco” dissi
guardandolo
dritto negli occhi.
Lui
mi sorrise e fece un gesto veloce a Felix.
Rimasi
fermo, mentre la potente Guardia serrava le mie braccia nella sua
morsa. “Stai fermo Edward. Non farti fare del male.
Rilassati
finirà tutto presto”
Rimasi
fermo, non avevo la forza per oppormi a lui, anche se i suoi pensieri
mi preoccuparono non poco. Che cosa doveva finire?
La
mia domanda trovò facilmente risposta, quando la bellissima
vampira
di nome Rebecca si avvicinò velocissima e mi morse sulla
clavicola,
tra la spalla e il collo.
Rimasi
scioccato, non era la prima volta che venivo morso da qualcuno della
mia specie, ma mai avevo sentito un dolore simile. Normalmente quando
si viene morsi si avverte un forte dolore che però passa
quasi subito e resta solo un fastidiosissimo pizzicare dovuto al
veleno.
Ma
non era questo il caso.
Rebecca
non solo mi aveva morso, ma non accennava a staccarsi. Il dolore
divenne sempre più forte, insostenibile. Sentivo la testa
pulsare,
la spalla e il braccio bruciare come se mi avessero arso vivo. Urlai
e sarei caduto se Felix non mi avesse tenuto fermo.
Non
so quanto durò quella tortura, perché a un certo
punto non fui più
in grado di sentire nulla, era come se la mia testa fosse scivolata
sott'acqua e tutto si fece nero mentre i miei sensi sparivano nel
nulla ingoiati … anzi... succhiati via.
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