martedì 12 febbraio 2013

NV Capitolo 24 - Botte e presagi

Edward

Quando ritornai nel cortile d'addestramento era appena sorta l'alba anche se sembrava ancora notte.
Eravamo avvolti dalle nuvole mentre una pioggerellina insistente aveva formato delle pozzanghere per terra. La pioggia non accennava a smettere e con una smorfia notai che entrambi i miei istruttori erano a torso nudo. I loro muscoli modellati e potenti guizzavano sotto la pelle mentre chiacchieravano tranquillamente.
“Ciao Edward. Mettiti a torso nudo, sotto l'acqua è più comodo” ridacchiarono convinti di mettermi in difficoltà. Avevo un fisico magro, asciutto, un fisico da diciassettenne non certo forte e potente come il loro.
Con un sorrisino stampato sul volto mi spogliai, del tutto indifferente alla pioggia. C'ero abituato e non mi dava alcun fastidio. Se credevano il contrario si sbagliavano di grosso. E se pensavano di mettermi in difficoltà mostrandomi i loro fisici perfetti, s'illudevano alla grande.
Poi incominciammo ad esercitarci come il giorno precedente e dopo avermi fatto fare un bel ripasso sulle mosse difensive iniziarono a farmi attaccare.
Seguirono lo stesso schema del giorno precedente con la differenza che stavolta a fine giornata ero un mostriciattolo di fango. Non avevo una parte del corpo asciutta o pulita e avevo anche l'impressione che il fango mi fosse entrato perfino nel naso e nelle orecchie.
Nel complesso, con grande disappunto da parte loro e grande delusione mia, me la cavai molto peggio. Il mio dono non mi aiutava molto in quanto ero io a dover attaccare e questo mi impediva di servirmene con risultati per me assai dolorosi. Ero sempre per terra. Non c'era verso di penetrare le loro difese e con poche mosse mi neutralizzavano facilmente, divertendosi poi a farmi affogare nel fango abbondante.
Fu Felix a un certo punto a fermarli “Basta ragazzi. Non vedete che non riesce quasi più a muoversi?”
Loro si guardarono “Va bene Felix, portalo in camera a darsi una ripulita e a riposarsi un po'. Noi andiamo a parlare con Aro.”
“No!” esclamai spaventato dall'idea che volessero lasciar perdere con me. Dovevano darmi più tempo ma potevo farcela “Posso imparare. So che ho da lavorare ancora, ma posso farcela”
“Certo Edward.” Rispose divertito Kong “non intendiamo gettare la spugna con te. Aro ci ha chiesto di insegnarti in una settimana e noi intendiamo riuscirci. Gli chiederemo semplicemente di lasciarti libero presto. Sei stanco e devi riposarti. Il lavoro presso di lui stanca la tua mente e non ti aiuta a combattere. Per cui fai il bravo e segui Felix.”
Mi allontanai a testa bassa demoralizzato e dopo una doccia calda per ripulirmi mi buttai sul letto. Passai le ore successive a pensare alle mosse, e ad esercitarmi nella mia mente con grande disappunto di Rebecca che avrebbe preferito mi rilassassi pensando ad altro.

Effettivamente quella notte lavorai solo un paio d'ore e poi fui ricondotto in camera con l'ordine di riposarmi. Non chiusi nemmeno gli occhi e quando Felix mi venne a chiamare ero ancora agitato. Volevo dimostrargli che avevo imparato bene e continuavo a ripassare le mosse nella mia mente, malgrado Rebecca mi tenesse il broncio.
Per fortuna aveva smesso di piovere e il fango si era solidificato un pochino.
Le botte però non diminuirono affatto e la lotta durò tutto il giorno. Illuminati da un pallido sole malato i miei istruttori continuarono a mettermi alla prova e a correggermi con una pazienza infinita. Solo al suo tramonto decisero di farmi prendere fiato.
“Vai vicino a Rebecca. E riposati per un oretta Edward. Stai rallentando i movimenti e questo ti penalizza parecchio visto che la velocità è molto importante nel tuo modo di combattere” annui grato. Ero veramente stanco, soprattutto mentalmente e andai volentieri a sdraiarmi a fianco di Rebecca.
Lei mi abbracciò tenera e iniziò a giocare con i miei capelli infangati arruffandoli. Le sue carezze mi rilassarono e quando iniziammo nuovamente a combattere ero più tranquillo.
“Bene Edward. Sei molto migliorato. Adesso vogliamo vedere come te la cavi a liberarti dalle prese. E' importante nel caso qualcuno riesca a bloccarti saperti liberare velocemente”
Con mia grande soddisfazione notai che non me la cavavo troppo male. Certo liberarsi da Ilmi era quasi impossibile perché le sue braccia erano di ferro, ma la mia velocità e il corpo magro mi aiutarono più di quello che credetti.
Erano soddisfatti e presi congedo da loro pieno di speranze.
Anche quella notte passò come la precedente e in mattinata iniziammo a combattere sul serio senza esclusione di colpi.
Stavolta per vincere non bastava far cadere l'avversario o bloccarlo bisognava pretendere la sua resa.
Come al solito iniziai molto male ma presto il mio dono mi portò ad avere grandi vantaggi.
Solo nel tardo pomeriggio Kong grugni soddisfatto “Bravissimo Edward. Te la cavi molto bene. Ma vorrei chiederti di fare un ultima prova. Credo il tuo dono sia per te fondamentale ma vorrei vedere come te la cavi se non riesci a utilizzarlo.”
Lo guardai stupito poi sorridendo gli risposi “ Non posso spegnerlo Kong. Fa parte di me.”
Lui mi guardò ed annui poi si voltò “Rebecca vieni qua. Ho bisogno del tuo aiuto.”
Lo guardai strabuzzando gli occhi. Era vero Rebecca era immune al mio talento.
“Non credo sia una buona idea...” cercai di protestare. Non mi andava di combattere contro di lei.
“Edward non discutere.” iniziò Ilmi “Forza Rebecca, vieni”
La vidi alzarsi e levarsi la mantellina, poi si portò davanti a me e mi sorrise.
Mi misi dritto. Non volevo combattere contro di lei.
“Hai paura Edward?” mi canzonò Ilmi.
“Non voglio combattere contro di lei” gli risposi dando la schiena a Rebecca per allontanarmi.
Fu una pessima mossa, lei mi attaccò e senza sforzo mi buttò per terra cadendo sopra di me. Poi posò le sue labbra sul collo mollandomi un sonoro bacio.
“Uno a zero per Rebecca.” rise Kong.
“Forza Edward. Ho scommesso su di te.” mi incitò Ilmi.
Mi tirai su e la studiai. Era bella e pericolosa. Molto pericolosa. Mi misi in guardia e i nostri corpi iniziarono una danza perfetta.
Dopo un paio d'ore i due addestratori ci fermarono. Eravamo pari. Non potevo usare il dono ma in qualche modo sapevo cosa pensava e dal modo di muoversi riuscivo a capire cosa intendeva fare. Era una parte di me e in qualche modo io ero una parte di lei.
“Bene ragazzi basta. Siete stati in gamba.” Kong sorrideva. “Adesso vatti a riposare Edward. Questa notte Aro ha bisogno di te. Ci vediamo domattina”
Annui e insieme a Rebecca ci dirigemmo alla stanza.
Ero confortato e allegro.
Me la stavo cavando e combattere contro Rebecca era stata una strana esperienza.
Eravamo molto più legati di quanto credessi.




Carlisle

Non ero tranquillo. E con me anche Esme. L'avevo messa a parte dei miei dubbi e insieme eravamo convenuti che Edward doveva essere in pericolo.
Solo così si sarebbe potuto giustificare l'addestramento alla lotta a cui veniva sottoposto.
Tacemmo con tutti gli altri il nostro tormento beandoci di quella calma apparente che aveva invaso la nostra famiglia.
E quando quella sera vidi Alice cadere sulle ginocchia portandosi le mani sugli occhi mentre il corpo veniva scosso dai singhiozza mi sentii morire.
“Alice, cosa è successo ad Edward?” le chiese Esme tremante.
Lei alzò gli occhi gonfi e grossi incapaci di far uscire quelle lacrime che tanto avrebbe voluto per guardarci con il volto carico di dolore.
“Non si tratta di lui, mamma...” e le sue parole suonarono come una condanna a morte.

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