Edward
Quando
ritornai nel
cortile d'addestramento era appena sorta l'alba anche se sembrava
ancora notte.
Eravamo
avvolti dalle
nuvole mentre una pioggerellina insistente aveva formato delle
pozzanghere per terra. La pioggia non accennava a smettere e con
una smorfia notai che entrambi i miei istruttori erano a torso nudo. I
loro muscoli modellati e potenti guizzavano sotto la pelle mentre
chiacchieravano tranquillamente.
“Ciao
Edward. Mettiti a
torso nudo, sotto l'acqua è più comodo”
ridacchiarono convinti
di mettermi in difficoltà. Avevo un fisico magro, asciutto,
un
fisico da diciassettenne non certo forte e potente come il loro.
Con
un sorrisino stampato
sul volto mi spogliai, del tutto indifferente alla pioggia. C'ero
abituato e non mi dava alcun fastidio. Se credevano il contrario si
sbagliavano di grosso. E se pensavano di mettermi in
difficoltà
mostrandomi i loro fisici perfetti, s'illudevano alla grande.
Poi
incominciammo ad
esercitarci come il giorno precedente e dopo avermi fatto fare un bel
ripasso sulle mosse difensive iniziarono a farmi attaccare.
Seguirono
lo stesso
schema del giorno precedente con la differenza che stavolta a fine
giornata ero un mostriciattolo di fango. Non avevo una parte del
corpo asciutta o pulita e avevo anche l'impressione che il fango mi
fosse entrato perfino nel naso e nelle orecchie.
Nel
complesso, con grande
disappunto da parte loro e grande delusione mia, me la cavai molto
peggio. Il mio dono non mi aiutava molto in quanto ero io a dover
attaccare e questo mi impediva di servirmene con risultati per me
assai dolorosi. Ero sempre per terra. Non c'era verso di penetrare
le loro difese e con poche mosse mi neutralizzavano facilmente,
divertendosi poi a farmi affogare nel fango abbondante.
Fu
Felix a un certo punto
a fermarli “Basta ragazzi. Non vedete che non riesce quasi
più a
muoversi?”
Loro
si guardarono “Va
bene Felix, portalo in camera a darsi una ripulita e a riposarsi un
po'. Noi andiamo a parlare con Aro.”
“No!”
esclamai
spaventato dall'idea che volessero lasciar perdere con me. Dovevano
darmi più tempo ma potevo farcela “Posso imparare.
So che ho da
lavorare ancora, ma posso farcela”
“Certo
Edward.” Rispose divertito Kong “non intendiamo
gettare la spugna con te.
Aro ci ha chiesto di insegnarti in una settimana e noi intendiamo
riuscirci. Gli chiederemo semplicemente di lasciarti libero presto.
Sei stanco e devi riposarti. Il lavoro presso di lui stanca la tua
mente e non ti aiuta a combattere. Per cui fai il bravo e segui
Felix.”
Mi
allontanai a testa
bassa demoralizzato e dopo una doccia calda per ripulirmi mi buttai
sul letto. Passai le ore successive a pensare alle mosse, e ad
esercitarmi nella mia mente con grande disappunto di Rebecca che
avrebbe preferito mi rilassassi pensando ad altro.
Effettivamente
quella
notte lavorai solo un paio d'ore e poi fui ricondotto in camera con
l'ordine di riposarmi. Non chiusi nemmeno gli occhi e quando Felix mi
venne a chiamare ero ancora agitato. Volevo dimostrargli che avevo
imparato bene e continuavo a ripassare le mosse nella mia mente,
malgrado Rebecca mi tenesse il broncio.
Per
fortuna aveva smesso
di piovere e il fango si era solidificato un pochino.
Le
botte però non
diminuirono affatto e la lotta durò tutto il giorno.
Illuminati da
un pallido sole malato i miei istruttori continuarono a mettermi alla
prova e a correggermi con una pazienza infinita. Solo al suo tramonto
decisero di farmi prendere fiato.
“Vai
vicino a Rebecca.
E riposati per un oretta Edward. Stai rallentando i movimenti e
questo ti penalizza parecchio visto che la velocità
è molto
importante nel tuo modo di combattere” annui grato. Ero
veramente
stanco, soprattutto mentalmente e andai volentieri a sdraiarmi a
fianco di Rebecca.
Lei
mi abbracciò tenera
e iniziò a giocare con i miei capelli infangati
arruffandoli. Le
sue carezze mi rilassarono e quando iniziammo nuovamente a combattere
ero più tranquillo.
“Bene
Edward. Sei
molto migliorato. Adesso vogliamo vedere come te la cavi a liberarti
dalle prese. E' importante nel caso qualcuno riesca a bloccarti saperti
liberare velocemente”
Con
mia grande
soddisfazione notai che non me la cavavo troppo male. Certo liberarsi
da Ilmi era quasi impossibile perché le sue braccia erano di
ferro,
ma la mia velocità e il corpo magro mi aiutarono
più di quello che
credetti.
Erano
soddisfatti e presi
congedo da loro pieno di speranze.
Anche
quella notte passò
come la precedente e in mattinata iniziammo a combattere sul serio
senza esclusione di colpi.
Stavolta
per vincere non
bastava far cadere l'avversario o bloccarlo bisognava pretendere la
sua resa.
Come
al solito iniziai
molto male ma presto il mio dono mi portò ad avere grandi
vantaggi.
Solo nel tardo
pomeriggio Kong grugni soddisfatto “Bravissimo Edward. Te la
cavi
molto bene. Ma vorrei chiederti di fare un ultima prova. Credo il tuo
dono sia per te fondamentale ma vorrei vedere come te la cavi se non
riesci a utilizzarlo.”
Lo
guardai stupito poi
sorridendo gli risposi “ Non posso spegnerlo Kong. Fa parte
di me.”
Lui
mi guardò ed annui
poi si voltò “Rebecca vieni qua. Ho bisogno del
tuo aiuto.”
Lo
guardai strabuzzando
gli occhi. Era vero Rebecca era immune al mio talento.
“Non
credo sia una
buona idea...” cercai di protestare. Non mi andava di
combattere
contro di lei.
“Edward
non discutere.”
iniziò Ilmi “Forza Rebecca, vieni”
La
vidi alzarsi e levarsi
la mantellina, poi si portò davanti a me e mi sorrise.
Mi
misi dritto. Non
volevo combattere contro di lei.
“Hai
paura Edward?”
mi canzonò Ilmi.
“Non
voglio combattere
contro di lei” gli risposi dando la schiena a Rebecca per
allontanarmi.
Fu
una pessima mossa, lei
mi attaccò e senza sforzo mi buttò per terra
cadendo sopra di me.
Poi posò le sue labbra sul collo mollandomi un sonoro bacio.
“Uno
a zero per
Rebecca.” rise Kong.
“Forza
Edward. Ho
scommesso su di te.” mi incitò Ilmi.
Mi
tirai su e la studiai.
Era bella e pericolosa. Molto pericolosa. Mi misi in guardia e i
nostri corpi iniziarono una danza perfetta.
Dopo
un paio d'ore i due
addestratori ci fermarono. Eravamo pari. Non potevo usare il dono ma
in qualche modo sapevo cosa pensava e dal modo di muoversi riuscivo a
capire cosa intendeva fare. Era una parte di me e in qualche modo io
ero una parte di lei.
“Bene
ragazzi basta.
Siete stati in gamba.” Kong sorrideva. “Adesso
vatti a riposare
Edward. Questa notte Aro ha bisogno di te. Ci vediamo
domattina”
Annui
e insieme a Rebecca
ci dirigemmo alla stanza.
Ero
confortato e allegro.
Me
la stavo cavando e
combattere contro Rebecca era stata una strana esperienza.
Eravamo molto più legati di quanto credessi.
Eravamo molto più legati di quanto credessi.
Carlisle
Non
ero tranquillo. E con
me anche Esme. L'avevo messa a parte dei miei dubbi e insieme eravamo
convenuti che Edward doveva essere in pericolo.
Solo
così si sarebbe
potuto giustificare l'addestramento alla lotta a cui veniva
sottoposto.
Tacemmo
con tutti gli
altri il nostro tormento beandoci di quella calma apparente che aveva
invaso la nostra famiglia.
E
quando quella sera vidi
Alice cadere sulle ginocchia portandosi le mani sugli occhi mentre il
corpo veniva scosso dai singhiozza mi sentii morire.
“Alice,
cosa è
successo ad Edward?” le chiese Esme tremante.
Lei
alzò gli occhi gonfi
e grossi incapaci di far uscire quelle lacrime che tanto avrebbe
voluto per guardarci con il volto carico di dolore.
“Non
si tratta di lui,
mamma...” e le sue parole suonarono come una condanna a morte.
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