Edward
Erano
passati due giorni quando mi vennero a chiamare e lentamente mi tirai
su dal letto. Ero già pronto ma siccome ero ancora stanco mi
ero
sdraiato aspettando l'ordine.
Con
tranquillità e sempre senza aprire bocca seguii Damiano.
Aro
quando mi vide mi sorrise tutto felice. “Ciao Edward. Domani
farai
il giuramento di conferma.”.
Probabilmente
notò il mio viso intristirsi perché una smorfia
veloce si dipinse
sul suo volto.
Poi
ripreso il suo solito sorriso mi domandò “Come
stai? Hai l'aria
stanca. Ti è ritornato il veleno?”
Rimasi
in silenzio e scossi appena la testa. No, non mi era tornato. E mi
sentivo sempre peggio.
Lui
mi guardò incuriosito e infastidito “Edward, vuoi
rispondermi per
favore?” mi chiese spazientito dal mio mutismo.
Lo
guardai e ingoiai a vuoto. Non avevo voglia di parlare e mi sembrava
di avere un ferro incandescente in bocca. Gli occhi rossi erano velati
di nero e la sete mi bruciava la gola.
Scossi
nuovamente la testa abbassando gli occhi. Pensavo che mi avrebbe
fatto punire ma lo vidi sorridere divertito.
Scosse
la testa a sua volta stringendo le labbra e poi preso fiato mi
sorrise “Come vuoi. Ti darò ancora qualche giorno,
poi se
continui così e se non torna il veleno ti farò
visitare nuovamente
da Angela.”
Annui,
per qualche giorno mi avrebbe lasciato in pace e avrei potuto
assorbire il dolore forte che nasceva dal mio cuore triste e
sanguinante dalla separazione della mia famiglia.
Con
calma m'inginocchiai pronto a svolgere il mio compito.
Passarono
le udienze, e stavamo già per finire quando Damon
entrò e chiese di
parlare con Aro privatamente. Aro lo raggiunse e li sentii
parlottare senza però capire di cosa discutessero. Ero
stanco e
annoiato per cui evitai di entrare nella loro testa.
Mi
voltai e vidi Rebecca sorridermi. Lo feci anch'io, un sorriso grato
della sua presenza. Non sapevo se e come Rebecca potesse staccarsi
da me, ma ero contento che per adesso mi rimanesse vicino.
Le
sue carezze erano come un balsamo e lenivano il senso di solitudine e
abbandono che mi colpiva ogniqualvolta non ero impegnato a lavorare
per Aro.
Lo
vidi tornare e lanciarmi uno sguardo preoccupato, poi con una forza
alla quale non ero abituato mi spinse la testa in basso. Potevo
percepire il suo nervosismo e mi preparai a svolgere il mio lavoro.
Subito
rimasi stupito quando percepii due cuori battere. Il mio istinto di
vampiro si risvegliò immediatamente ed il mostro in me
esultò. Il
pulsare del sangue che circolava nelle vene era irresistibile. Mi
passai la lingua sulle labbra. Ero assetato e mi resi conto di
quanto poco controllo avessi. I muscoli si prepararono a scattare e
lo stomaco si contrasse. Avrei attaccato e mi sarei cibato.
Aro
percepì attraverso la mia mente il desiderio che mi aveva
invaso e
si stava impadronendo prepotentemente di me.
“Fermo
Edward. Non è questo il momento di bere. Riprendi il
controllo di te
stesso. Immediatamente. Non sei un neonato e quindi comportati come
tale.”
Ringhiai
sordo. E cercai di calmarmi chiudendo gli occhi fissi sul pavimento e
abbassando ancora di più la testa nel tentativo di
concentrarmi. Fu
più difficile di quanto immaginassi. Sentivo il loro cuore
avvicinarsi e il desiderio aumentare dentro di me. Avevano
risvegliato il vampiro in me e adesso facevo fatica a controllarlo.
Con
fastidio constatai che ero sempre senza veleno, ma non importava non
era fondamentale per attaccare.
Ero
tanto agitato e intento a controllarmi e a combattere contro la mia
sete che avevo smesso di respirare.
Scossi
la testa per cercare di schiarirmi le idee e presi fiato.
Subito
il naso mi si riempii del loro odore.
Con
uno scatto tirai su la testa allontanando la mano di Aro.
Volevo vedere per
avere la conferma delle mie paure.
Avevo
riconosciuto chi adesso si trovava di fronte a me.
E dal
mio petto iniziò a crescere un forte ringhio dettato dalla
paura di quell'incontro inaspettato, paura che mi
destabilizzò e permise
al mio istinto di prendere il sopravvento su di me mentre mi
preparavo a balzare addosso ai due cuori pulsanti che si erano
portati di fronte al mio Signore.
“Felix,
porta subito via Edward” ordinò Aro “Vai
di là e calmati. Non
puoi mancare di rispetto ai nostri ospiti.”
proseguì rivolto a me,
aveva infatti percepito chiaramente la mia incapacità di
controllarmi.
“Ubbidisci
subito Edward” continuò alzando la voce nel vedere
che non
accennavo a seguire Felix che mi strattonava per un braccio assieme a
Rebecca.
“No”
gridai ringhiando e dimenandomi per liberarmi.
Non
ci sarei mai riuscito debole com'ero, ma Alec preoccupato dal mio
ruggito usò il suo potere su di me facendomi sprofondare nel
buio ma
lasciandomi conscio della paura che aveva invaso il mio cuore.
Bella
Guardai
Carlisle fissarmi
triste e assorto e non resistetti.
Veloce
come solo un
vampiro può esserlo mi precipitai tra le sue braccia.
Quante
volte mi avevano
stretto e confortato? Ormai avevo perso il conto.
Lui
mi avvolse stretto e
iniziò a cullarmi baciandomi i capelli
“Mi
spiace Bella. Non
immaginavo potesse accadere. Quando è partito pensavo a
tutto ma non
che s'innamorasse di un altra vampira. Perdonaci Bella. Perdonami
perché ho lasciato che Edward entrasse nella tua vita quando
avrei
dovuto scoraggiarlo e impedirglielo.”
Alzai
la testa con gli
occhi che mi bruciavano e guardai quello sguardo triste di chi si
sente colpevole.
Ma
la colpa non era la
sua. Gli volevo bene, volevo bene a quel vampiro che tanto consideravo
come un padre vero.
“Non
è colpa tua
Carlisle. E forse nemmeno di Edward. Ma lui è cambiato e
adesso io
sono di troppo. Prima o poi tornerà a trovarvi e
verrà con lei ed
io non posso e non voglio più vederlo. Scusami e scusami
anche con
Esme. Non ho il coraggio di salutarla, lei mi mancherà
troppo e non
voglio ferirla ancora di più.”
Lui
abbassò lo sguardo
su di me e abbozzò un sorriso amaro. “Non
tornerà Bella, non
tornerà mai più a casa. ”
mormorò.
“Perché
Carlisle? Come può vivere in quel posto che ha sempre
odiato? Deve amarla
veramente tanto per sacrificarsi così.” abbassai
gli occhi
“Non
partire Bella, non
è necessario. Rimani qui con noi. Io ed Esme non vogliamo
che tu
vada via e anche i tuoi fratelli lo vogliono”
continuò con il tono
dolce e comprensivo
“No,
Carlisle. Ho
troppi ricordi che mi torturano. Devo andare... almeno per un
po”
risposi baciandolo sulla guancia “Mi spiace papà,
ma è giusto
così”
Lui
annui. Carlisle
accettava sempre tutto.
Lo
guadai, guardai il suo
volto tormentato e i miei occhi caddero sulla lettera che stringeva
in mano.
“Mi
spiace Carlisle.
Dovevi dirmi qualcosa?” chiesi chiedendomi quale significato
potesse avere quella busta.
Lui
tacque, sembrava indeciso poi prese un gran respiro e mi porse la
lettera che stringeva nella mano. “Mi spiace Bella,
è troppo tardi
ormai. Temevo qualcosa del genere, ma ho sottovalutato il
pericolo.”
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