martedì 12 febbraio 2013

NV Capitolo 40 - La svolta

Edward

Erano passati due giorni quando mi vennero a chiamare e lentamente mi tirai su dal letto. Ero già pronto ma siccome ero ancora stanco mi ero sdraiato aspettando l'ordine.
Con tranquillità e sempre senza aprire bocca seguii Damiano.
Aro quando mi vide mi sorrise tutto felice. “Ciao Edward. Domani farai il giuramento di conferma.”.
Probabilmente notò il mio viso intristirsi perché una smorfia veloce si dipinse sul suo volto.
Poi ripreso il suo solito sorriso mi domandò “Come stai? Hai l'aria stanca. Ti è ritornato il veleno?”
Rimasi in silenzio e scossi appena la testa. No, non mi era tornato. E mi sentivo sempre peggio.
Lui mi guardò incuriosito e infastidito “Edward, vuoi rispondermi per favore?” mi chiese spazientito dal mio mutismo.
Lo guardai e ingoiai a vuoto. Non avevo voglia di parlare e mi sembrava di avere un ferro incandescente in bocca. Gli occhi rossi erano velati di nero e la sete mi bruciava la gola.
Scossi nuovamente la testa abbassando gli occhi. Pensavo che mi avrebbe fatto punire ma lo vidi sorridere divertito.
Scosse la testa a sua volta stringendo le labbra e poi preso fiato mi sorrise “Come vuoi. Ti darò ancora qualche giorno, poi se continui così e se non torna il veleno ti farò visitare nuovamente da Angela.”
Annui, per qualche giorno mi avrebbe lasciato in pace e avrei potuto assorbire il dolore forte che nasceva dal mio cuore triste e sanguinante dalla separazione della mia famiglia.
Con calma m'inginocchiai pronto a svolgere il mio compito.
Passarono le udienze, e stavamo già per finire quando Damon entrò e chiese di parlare con Aro privatamente. Aro lo raggiunse e li sentii parlottare senza però capire di cosa discutessero. Ero stanco e annoiato per cui evitai di entrare nella loro testa.
Mi voltai e vidi Rebecca sorridermi. Lo feci anch'io, un sorriso grato della sua presenza. Non sapevo se e come Rebecca potesse staccarsi da me, ma ero contento che per adesso mi rimanesse vicino.
Le sue carezze erano come un balsamo e lenivano il senso di solitudine e abbandono che mi colpiva ogniqualvolta non ero impegnato a lavorare per Aro.
Lo vidi tornare e lanciarmi uno sguardo preoccupato, poi con una forza alla quale non ero abituato mi spinse la testa in basso. Potevo percepire il suo nervosismo e mi preparai a svolgere il mio lavoro.
Subito rimasi stupito quando percepii due cuori battere. Il mio istinto di vampiro si risvegliò immediatamente ed il mostro in me esultò. Il pulsare del sangue che circolava nelle vene era irresistibile. Mi passai la lingua sulle labbra. Ero assetato e mi resi conto di quanto poco controllo avessi. I muscoli si prepararono a scattare e lo stomaco si contrasse. Avrei attaccato e mi sarei cibato.
Aro percepì attraverso la mia mente il desiderio che mi aveva invaso e si stava impadronendo prepotentemente di me.
“Fermo Edward. Non è questo il momento di bere. Riprendi il controllo di te stesso. Immediatamente. Non sei un neonato e quindi comportati come tale.”
Ringhiai sordo. E cercai di calmarmi chiudendo gli occhi fissi sul pavimento e abbassando ancora di più la testa nel tentativo di concentrarmi. Fu più difficile di quanto immaginassi. Sentivo il loro cuore avvicinarsi e il desiderio aumentare dentro di me. Avevano risvegliato il vampiro in me e adesso facevo fatica a controllarlo.
Con fastidio constatai che ero sempre senza veleno, ma non importava non era fondamentale per attaccare.
Ero tanto agitato e intento a controllarmi e a combattere contro la mia sete che avevo smesso di respirare.
Scossi la testa per cercare di schiarirmi le idee e presi fiato.
Subito il naso mi si riempii del loro odore.
Con uno scatto tirai su la testa allontanando la mano di Aro.
Volevo vedere per avere la conferma delle mie paure.
Avevo riconosciuto chi adesso si trovava di fronte a me.
E dal mio petto iniziò a crescere un forte ringhio dettato dalla paura di quell'incontro inaspettato, paura che mi destabilizzò e permise al mio istinto di prendere il sopravvento su di me mentre mi preparavo a balzare addosso ai due cuori pulsanti che si erano portati di fronte al mio Signore.
“Felix, porta subito via Edward” ordinò Aro “Vai di là e calmati. Non puoi mancare di rispetto ai nostri ospiti.” proseguì rivolto a me, aveva infatti percepito chiaramente la mia incapacità di controllarmi.
“Ubbidisci subito Edward” continuò alzando la voce nel vedere che non accennavo a seguire Felix che mi strattonava per un braccio assieme a Rebecca.
“No” gridai ringhiando e dimenandomi per liberarmi.
Non ci sarei mai riuscito debole com'ero, ma Alec preoccupato dal mio ruggito usò il suo potere su di me facendomi sprofondare nel buio ma lasciandomi conscio della paura che aveva invaso il mio cuore.


Bella

Guardai Carlisle fissarmi triste e assorto e non resistetti.
Veloce come solo un vampiro può esserlo mi precipitai tra le sue braccia.
Quante volte mi avevano stretto e confortato? Ormai avevo perso il conto.
Lui mi avvolse stretto e iniziò a cullarmi baciandomi i capelli
“Mi spiace Bella. Non immaginavo potesse accadere. Quando è partito pensavo a tutto ma non che s'innamorasse di un altra vampira. Perdonaci Bella. Perdonami perché ho lasciato che Edward entrasse nella tua vita quando avrei dovuto scoraggiarlo e impedirglielo.”
Alzai la testa con gli occhi che mi bruciavano e guardai quello sguardo triste di chi si sente colpevole.
Ma la colpa non era la sua. Gli volevo bene, volevo bene a quel vampiro che tanto consideravo come un padre vero.
“Non è colpa tua Carlisle. E forse nemmeno di Edward. Ma lui è cambiato e adesso io sono di troppo. Prima o poi tornerà a trovarvi e verrà con lei ed io non posso e non voglio più vederlo. Scusami e scusami anche con Esme. Non ho il coraggio di salutarla, lei mi mancherà troppo e non voglio ferirla ancora di più.”
Lui abbassò lo sguardo su di me e abbozzò un sorriso amaro. “Non tornerà Bella, non tornerà mai più a casa. ” mormorò.
“Perché Carlisle? Come può vivere in quel posto che ha sempre odiato? Deve amarla veramente tanto per sacrificarsi così.” abbassai gli occhi
“Non partire Bella, non è necessario. Rimani qui con noi. Io ed Esme non vogliamo che tu vada via e anche i tuoi fratelli lo vogliono” continuò con il tono dolce e comprensivo
“No, Carlisle. Ho troppi ricordi che mi torturano. Devo andare... almeno per un po” risposi baciandolo sulla guancia “Mi spiace papà, ma è giusto così”
Lui annui. Carlisle accettava sempre tutto.

Lo guadai, guardai il suo volto tormentato e i miei occhi caddero sulla lettera che stringeva in mano.

“Mi spiace Carlisle. Dovevi dirmi qualcosa?” chiesi chiedendomi quale significato potesse avere quella busta.

Lui tacque, sembrava indeciso poi prese un gran respiro e mi porse la lettera che stringeva nella mano. “Mi spiace Bella, è troppo tardi ormai. Temevo qualcosa del genere, ma ho sottovalutato il pericolo.”

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