Edward
Quando
aprì gli occhi
ero sdraiato su un divano.
Sentii
le mani di Angela
premere su di me. Mi stava visitando.
“E'
molto debole. Ha
bisogno urgente di bere. Per il resto sembra stia bene. E' solo un
po' troppo caldo” affermò sicura della sua
diagnosi “Sarebbe
stato meglio rimanesse a letto, come avevo detto.” scuoteva
la
testa disapprovando la mia fretta.
Sbattei
gli occhi e
cercai di parlare. Non uscii che un sussurro stentato “Non
riesco a
produrre veleno” la informai preoccupato a mia volta.
Lei
mi guardò “Da
quando ti succede?” chiese mentre mi invitava ad aprire la
bocca.
“Da
quando è stato
morso in battaglia. Anche Carlisle se ne era accorto e ha dato la
colpa alle ferite” Demetri era presente e rispose per me.
Angela
mi passò le dita
in bocca, poi le ritrasse e mi fece una carezza sulla testa
“Effettivamente non c'è n'è traccia.
Edward, hai sete vero?”
mi chiese.
Io
annui. La gola troppo
secca e in fiamme per parlare.
“Dovresti
averne la
bocca invasa in queste condizioni. Probabilmente ha ragione tuo padre
è un effetto collaterale del veleno. Devi provare ad
aspettare tre
o quattro giorni, dovrebbe tornare velocemente”
asserì pensierosa “Per adesso sarebbe meglio che
stesse tranquillo il più possibile
ancora per un poco. Non mi piace il discorso del veleno e poi
è
ancora troppo debole ” affermò alzandosi e
guardando il gruppetto
che si era formato intorno a me.
“Ho
sete” mormorai
passandomi la lingua asciutta sulle labbra secche.
“Si.
Si vede
ampiamente. Temo che la colpa sia della temperatura alta...
probabilmente ti brucia i liquidi provocandoti la sete. Sarebbe
meglio che bevesse il prima possibile mio Signore Aro. Senza
aspettare stasera. E poi dovrebbe prendere immediatamente un altra
dose della medicina che gli ho preparato e riposare” concluse.
“Devo
parlare alla mia
famiglia.” voleva essere una richiesta decisa, ma uscii un
mormorio
appena udibile. Non potevano impedirmelo nuovamente. Non volevo
ritardare ancora. Loro erano sicuramente in pensiero per me.
Aro
era stato in silenzio
ad ascoltare attentamente. Probabilmente si domandava se poteva
accontentarmi. Non riuscivo ad usare il mio potere, ero troppo stanco
e sfinito.
Sospirò
“Sei stato
bravo Edward. Voglio ricompensarti. Possiamo fare così.
Adesso berrai la medicina di Angela mentre manderò Haidy a
prelevarti due
umani. Tu e Rebecca potrete così sfamarvi prima del
banchetto...”
alzò la mano per zittirmi “Non sei in grado di
discutere Edward.
Se riesci a resistere, non ti forzerò a cibarti.”
Scuoteva la
testa “Ma non ti consiglio di fare troppo il difficile.
Altrimenti
non sarai in forza abbastanza per parlare con i tuoi. ”
sorrise.
Era
un ricatto!
Mi
avrebbe costretto a
uccidere per poter parlare con la mia famiglia.
Sentii
un ringhio
crescere nel petto, ma non il veleno sgorgare come avrebbe dovuto. Il
mostro si agitava inquieto, sentivo la sete e la sua forza crescere
ogni minuto.
“Pensaci
Edward”
continuò compiaciuto “dopo che ti sarai levato la
sete, ti farò
portare dal computer e sarai libero di scrivere tutte le e-mail che
vuoi e di farti rispondere liberamente. Poi però andrai in
camera e
ti riposerai” mi guardò severo.
Non
era una possibilità o una richiesta... era un ordine.
“Voglio
parlargli a
voce ” sussurrai con fatica.
“Se
preferisci... Ma
sei sicuro di riuscirci? Se ti esprimi così, non solo non
sarai in
grado di fare un discorso, ma li metterai ancora più in
pensiero.
Penso che per te sia meno faticoso scrivergli. Almeno finché
non ti
sarai ripreso completamente.” mi sorrise.
Il
suo discorso non
faceva una grinza e dovetti ammettere che aveva ragione.
Annui
“Va bene”
mormorai.
La
gola bruciava come il
fuoco e avevo bisogno di potermi esprimere bene e con chiarezza.
Dovevo spiegargli cosa stava succedendo e chi era Rebecca.
Lui
mi accarezzò la mano
leggendo i miei pensieri, poi mi guardò pensoso.
“Bene
Edward. Vedo che
stai diventando sempre più una vera Guardia. E' un peccato
perderti”
mi guardò di sbieco poi come se gli fosse venuto in mente
una cosa
all'improvviso mi studiò serio “Forse non lo sai.
Ma se per caso
lo desideri, fra dieci giorni, alla fine della tua ferma, puoi
prendere la decisione di rimanere con noi a vita e rinunciare al
congedo.”
Lo
guardai sbalordito.
Non lo sapevo ma neanche mi interessava.
Volevo
tornare a casa,
volevo tornare dalla mia Bella “Io voglio... tornare
a… casa”
mi sforzai di rispondere.
Più
il tempo passava più
era difficile parlare. La gola diventava sempre più secca. E
mi
sembrava che la lingua lievitasse nella mia bocca.
“Certo
Edward. Volevo
solo informarti. Ho visto che ultimamente ti stai ambientando con
noi. Adesso ti abbiamo anche dato un grado alto”
continuò
indicandomi la mantellina “Sei come Felix e Demetri. E magari
potresti decidere di rimanere con noi. Forse loro non ti vogliono
più... sei così cambiato ragazzo mio. Finalmente
stai ritornando ad
essere un vero vampiro” e il suo sguardo si fece stretto e
attento.
Poi
mi sorrise vedendo il
mio turbamento.
“L'ho
detto così,
giusto perché tu sappia che non sei obbligato a tornare a
casa, ma
che se vuoi qui avrai una nuova famiglia ben felice di accoglierti.
Adesso vai a bere, vedo che la sete ti sta torturando”
finì la
frase girandosi verso Rebecca “Controlla che beva, mia cara.
Non
voglio che si riduca come l'altra volta”
Rimasi
immobile e
preoccupato, ero arrabbiato con la mia famiglia che mi aveva
giudicato ingiustamente, ma non avevo ancora pensato alla
possibilità
che anche loro fossero inferociti con me per quello che avevano
visto e che ero diventato e che forse non mi avrebbero più
voluto
con loro.
Il
nuovo scenario che si
aprii ai miei occhi mi fece scendere un brivido freddo lungo la
schiena mentre mi rendevo conto che Aro poteva aver ragione.
Dovevo
spiegargli, dovevo
bere, malgrado provassi repulsione al mio gesto, per poter comunicare
il prima possibile con loro.
Forse
se avessi saputo
quello che mi avrebbero risposto non avrei mai aperto quella
maledetta cartellina gialla.
Carlisle
Quando
sentii l'urlo di
Alice, tirai un sospiro di sollievo. Speravo che Edward si
riprendesse velocemente, ma non credevo così presto.
Ero
combattuto. Sentivo
la gioia del padre che sa che suo figlio è guarito lottare
contro
la rabbia per quello che avevo visto.
Sapevo
cosa pensavano
Jasper ed Alice. Loro non si erano arresi. Anche Esme, si rifiutava
di credere a quello che le avevo raccontato e quando vide Bella
scendere le scale le corse incontro abbracciandola.
Per
lei, per la mia dolce
Esme, non poteva esserci che un lieto fine. Non poteva pensare
succedesse altro.
Edward
era suo figlio e
lei aveva sempre avuto una fiducia ceca in lui e la capacità
di
perdonargli qualsiasi cosa.
Sospirai,
per me era più
difficile.
Jacob
e Renesmee erano
andati fuori. Ero felice che Jacob avesse portato lontano la nostra
Nessi. Non volevo vederla soffrire, e quando tutto si sarebbe risolto
l' avremmo chiamata per comunicarle la lieta notizia.
Ci
sistemammo tutti
intorno al computer ansiosi e quando arrivò la cartellina il
mio
cuore esultò.
L'oggetto
era come al
solito Edward e il mittente era il medesimo.
Ma
come lessi le prime
righe stentai a reprimere il ringhio di rabbia che era uscito dal
mio petto.
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