martedì 12 febbraio 2013

NV Capitolo 36 - Sete

Edward

Quando aprì gli occhi ero sdraiato su un divano.
Sentii le mani di Angela premere su di me. Mi stava visitando.
“E' molto debole. Ha bisogno urgente di bere. Per il resto sembra stia bene. E' solo un po' troppo caldo” affermò sicura della sua diagnosi “Sarebbe stato meglio rimanesse a letto, come avevo detto.” scuoteva la testa disapprovando la mia fretta.
Sbattei gli occhi e cercai di parlare. Non uscii che un sussurro stentato “Non riesco a produrre veleno” la informai preoccupato a mia volta.
Lei mi guardò “Da quando ti succede?” chiese mentre mi invitava ad aprire la bocca.
“Da quando è stato morso in battaglia. Anche Carlisle se ne era accorto e ha dato la colpa alle ferite” Demetri era presente e rispose per me.
Angela mi passò le dita in bocca, poi le ritrasse e mi fece una carezza sulla testa “Effettivamente non c'è n'è traccia. Edward, hai sete vero?” mi chiese.
Io annui. La gola troppo secca e in fiamme per parlare.
“Dovresti averne la bocca invasa in queste condizioni. Probabilmente ha ragione tuo padre è un effetto collaterale del veleno. Devi provare ad aspettare tre o quattro giorni, dovrebbe tornare velocemente” asserì pensierosa “Per adesso sarebbe meglio che stesse tranquillo il più possibile ancora per un poco. Non mi piace il discorso del veleno e poi è ancora troppo debole ” affermò alzandosi e guardando il gruppetto che si era formato intorno a me.
“Ho sete” mormorai passandomi la lingua asciutta sulle labbra secche.
“Si. Si vede ampiamente. Temo che la colpa sia della temperatura alta... probabilmente ti brucia i liquidi provocandoti la sete. Sarebbe meglio che bevesse il prima possibile mio Signore Aro. Senza aspettare stasera. E poi dovrebbe prendere immediatamente un altra dose della medicina che gli ho preparato e riposare” concluse.
“Devo parlare alla mia famiglia.” voleva essere una richiesta decisa, ma uscii un mormorio appena udibile. Non potevano impedirmelo nuovamente. Non volevo ritardare ancora. Loro erano sicuramente in pensiero per me.
Aro era stato in silenzio ad ascoltare attentamente. Probabilmente si domandava se poteva accontentarmi. Non riuscivo ad usare il mio potere, ero troppo stanco e sfinito.
Sospirò “Sei stato bravo Edward. Voglio ricompensarti. Possiamo fare così. Adesso berrai la medicina di Angela mentre manderò Haidy a prelevarti due umani. Tu e Rebecca potrete così sfamarvi prima del banchetto...” alzò la mano per zittirmi “Non sei in grado di discutere Edward. Se riesci a resistere, non ti forzerò a cibarti.” Scuoteva la testa “Ma non ti consiglio di fare troppo il difficile. Altrimenti non sarai in forza abbastanza per parlare con i tuoi. ” sorrise.
Era un ricatto!
Mi avrebbe costretto a uccidere per poter parlare con la mia famiglia.
Sentii un ringhio crescere nel petto, ma non il veleno sgorgare come avrebbe dovuto. Il mostro si agitava inquieto, sentivo la sete e la sua forza crescere ogni minuto.
“Pensaci Edward” continuò compiaciuto “dopo che ti sarai levato la sete, ti farò portare dal computer e sarai libero di scrivere tutte le e-mail che vuoi e di farti rispondere liberamente. Poi però andrai in camera e ti riposerai” mi guardò severo.
Non era una possibilità o una richiesta... era un ordine.
“Voglio parlargli a voce ” sussurrai con fatica.
“Se preferisci... Ma sei sicuro di riuscirci? Se ti esprimi così, non solo non sarai in grado di fare un discorso, ma li metterai ancora più in pensiero. Penso che per te sia meno faticoso scrivergli. Almeno finché non ti sarai ripreso completamente.” mi sorrise.
Il suo discorso non faceva una grinza e dovetti ammettere che aveva ragione.
Annui “Va bene” mormorai.
La gola bruciava come il fuoco e avevo bisogno di potermi esprimere bene e con chiarezza. Dovevo spiegargli cosa stava succedendo e chi era Rebecca.
Lui mi accarezzò la mano leggendo i miei pensieri, poi mi guardò pensoso.
“Bene Edward. Vedo che stai diventando sempre più una vera Guardia. E' un peccato perderti” mi guardò di sbieco poi come se gli fosse venuto in mente una cosa all'improvviso mi studiò serio “Forse non lo sai. Ma se per caso lo desideri, fra dieci giorni, alla fine della tua ferma, puoi prendere la decisione di rimanere con noi a vita e rinunciare al congedo.”
Lo guardai sbalordito. Non lo sapevo ma neanche mi interessava.
Volevo tornare a casa, volevo tornare dalla mia Bella “Io voglio... tornare a… casa” mi sforzai di rispondere.
Più il tempo passava più era difficile parlare. La gola diventava sempre più secca. E mi sembrava che la lingua lievitasse nella mia bocca.
“Certo Edward. Volevo solo informarti. Ho visto che ultimamente ti stai ambientando con noi. Adesso ti abbiamo anche dato un grado alto” continuò indicandomi la mantellina “Sei come Felix e Demetri. E magari potresti decidere di rimanere con noi. Forse loro non ti vogliono più... sei così cambiato ragazzo mio. Finalmente stai ritornando ad essere un vero vampiro” e il suo sguardo si fece stretto e attento.
Poi mi sorrise vedendo il mio turbamento.
“L'ho detto così, giusto perché tu sappia che non sei obbligato a tornare a casa, ma che se vuoi qui avrai una nuova famiglia ben felice di accoglierti. Adesso vai a bere, vedo che la sete ti sta torturando” finì la frase girandosi verso Rebecca “Controlla che beva, mia cara. Non voglio che si riduca come l'altra volta”
Rimasi immobile e preoccupato, ero arrabbiato con la mia famiglia che mi aveva giudicato ingiustamente, ma non avevo ancora pensato alla possibilità che anche loro fossero inferociti con me per quello che avevano visto e che ero diventato e che forse non mi avrebbero più voluto con loro.
Il nuovo scenario che si aprii ai miei occhi mi fece scendere un brivido freddo lungo la schiena mentre mi rendevo conto che Aro poteva aver ragione.
Dovevo spiegargli, dovevo bere, malgrado provassi repulsione al mio gesto, per poter comunicare il prima possibile con loro.

Forse se avessi saputo quello che mi avrebbero risposto non avrei mai aperto quella maledetta cartellina gialla.


Carlisle

Quando sentii l'urlo di Alice, tirai un sospiro di sollievo. Speravo che Edward si riprendesse velocemente, ma non credevo così presto.
Ero combattuto. Sentivo la gioia del padre che sa che suo figlio è guarito lottare contro la rabbia per quello che avevo visto.
Sapevo cosa pensavano Jasper ed Alice. Loro non si erano arresi. Anche Esme, si rifiutava di credere a quello che le avevo raccontato e quando vide Bella scendere le scale le corse incontro abbracciandola.
Per lei, per la mia dolce Esme, non poteva esserci che un lieto fine. Non poteva pensare succedesse altro.
Edward era suo figlio e lei aveva sempre avuto una fiducia ceca in lui e la capacità di perdonargli qualsiasi cosa.
Sospirai, per me era più difficile.

Jacob e Renesmee erano andati fuori. Ero felice che Jacob avesse portato lontano la nostra Nessi. Non volevo vederla soffrire, e quando tutto si sarebbe risolto l' avremmo chiamata per comunicarle la lieta notizia.

Ci sistemammo tutti intorno al computer ansiosi e quando arrivò la cartellina il mio cuore esultò.
L'oggetto era come al solito Edward e il mittente era il medesimo.
Ma come lessi le prime righe stentai a reprimere il ringhio di rabbia che era uscito dal mio petto.

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