martedì 12 febbraio 2013

NV Capitolo 3 - La mia ombra

Edward

Quando mi vidi allo specchio tirai un sospiro di sollievo.
Non ero cambiato, vedevo riflesso nello specchio il solito Edward con i suoi capelli rossi spettinati e gli occhi ambra che si guardava preoccupato. Sorrisi della mia paura, e notai che dietro le mie spalle c'era Rebecca. Mi guardava con il sorriso sghembo che tanto piaceva a Bella, appoggiata tranquilla allo stipite della porta.
Ingoiai una boccata di veleno, infastidito dalla sua presenza. Avevo il braccio destro bloccato dalle bende contro il mio petto, ma non sentivo più quel dolore atroce che mi aveva perseguitato nelle ultime ore. Soltanto un leggero pizzicore che mi convinse a liberarmi da quella noiosa fasciatura. Stavo armeggiando con il braccio libero quando mi accorsi che Rebecca si era avvicinata e da dietro mi stava aiutando. La guardai riflessa nello specchio mentre era intenta a sfasciarmi il braccio. Quando finii tirò su la testa e mi guardò sorridendomi nuovamente.
“Grazie” bofonchiai intimidito.
Lei senza levarmi gli occhi di dosso annui silenziosa.
Ero curioso e timoroso di sentire la sua voce, temevo che anche quella fosse simile alla mia.
“Cosa è successo Rebecca, cosa mi hai fatto?” le chiesi mentre con le dita toccavo la nuova cicatrice argentea che spiccava sulla mia spalla.
Non rispose, si limitò a fissarmi in maniera inespressiva.
Sospirai, mentre muovevo il braccio e la mano per controllare che tutto fosse a posto.
Mi voltai verso di lei, che si era appoggiata nuovamente allo stipite della porta. “Ti spiace...- mi rivolsi a lei con tono ironico, mentre cercavo di chiudere la porta del bagno - vorrei farmi una doccia senza spettatori”
Lei arretrò una smorfia di fastidio sul bel viso mentre la chiudevo fuori dalla porta.
“Al diavolo”, pensai mentre andavo ad aprire l'acqua.
Si avevo proprio bisogno di rilassarmi.
C'era caldo in bagno.
Strano la nostra natura non ci permetteva di sentire certe sensazioni, eppure sentivo caldo e avevo come la sensazione di soffocare. Iniziai a respirare veloce come se mi mancasse l'aria. Era assurdo, per noi non è necessario respirare eppure fui invaso dal panico. Dovevo scappare da quell'ambiente che all'improvviso era diventato opprimente. Velocemente aprii la porta e uscii. Quando alzai gli occhi mi vidi riflesso in quelli di Rebecca. Era in piedi subito dietro la porta e aveva sul viso un espressione sofferente. Rimasi in silenzio a fissarla mentre la sensazione di soffocamento che mi aveva colpito passava velocemente e la respirazione tornava normale.
Presi due o tre respiri profondi poi mi voltai ed entrai nuovamente nel bagno. Rebecca mi seguì come un ombra e restò sulla porta a contemplare la mia schiena.
Stavolta aprii l'acqua senza problemi e iniziai a sfilarmi i pantaloni per lavarmi.
Inutile nascondere che ero a disagio sotto i suoi occhi, ma avevo la viva sensazione che non avrei potuto allontanarla di nuovo.
Lei mi sorrise, come se avesse letto nei miei pensieri, e mi diede le spalle senza però arretrare di un centimetro.
“Resta girata. Per favore. Non ci metto tanto”. Imbarazzato da quella presenza sulla porta finii di spogliarmi e mi lavai il più velocemente possibile.
Poi mi asciugai e uscii per vestirmi con il completo della divisa pulito che avevo visto appoggiato sul divano.
Rebecca mi guardò uscire avvolto nell'asciugamano e si girò verso il bagno per darmi l'opportunità di vestirmi tranquillo.
Quando fui pronto la chiamai “Rebecca, ho finito. Puoi pure girarti adesso”. Lei si voltò sorridendomi.
Avevo un orrendo sospetto sul mio malore di poco prima, per cui decisi di fare una prova.
“Resta qua. Torno subito” e veloce uscii dalla mia stanza chiudendomi la porta dietro.
Subito fui invaso dalla strana sensazione di soffocare, mentre un altro attacco di panico mi colpiva.
Alzai gli occhi e vidi Demetri tranquillamente appoggiato alla parete di fronte a me.
“Ti conviene rientrare Edward, prima di sentirti male. Non è saggio allontanarsi tanto da Rebecca né tanto meno mettere una porta tra lei e te”
“Cosa mi sta succedendo? Cosa mi avete fatto?” la mia voce tremava proprio come il mio corpo.
Demetri si avvicinò e mi prese per un braccio mentre aprendo la stanza mi spingeva dentro.
“Vieni. C'è qualcosa che devi sapere”

Nessun commento:

Posta un commento