Edward
Ero
partito. Avevo avuto il coraggio di salutare e dire addio alla mia
famiglia. E adesso sarei tornato a Volterra.
Ma
adesso sarei tornato cosciente di quello che ero.
Adesso
mi sarei presentato come un Capitano delle Guardie e avrei fatto
valere il mio grado all'interno della Rocca.
Avrei
ubbidito ad Aro e mi sarei comportato come una vera Guardia e avrei
cercato Rebecca.
Volevo
parlarle, capire che cosa provavo per lei realmente.
Poi
avrei deciso cosa fare. Non avevo un piano preciso e non sapevo bene
che cosa aspettarmi... sapevo solo di dover chiarirmi con me stesso
se volevo tornare a casa.
Esme
e Carlisle mi avrebbero aspettato. Lo avevano già fatto
altre volte.
Loro perdonavano sempre.
Ma
Bella?? Mi aveva detto che mi avrebbe aspettato ma cosa sarebbe
successo se avessi scoperto di essere innamorato di Rebecca??
Non
lo sapevo e non volevo pensarci.
Se
volevo attuare il mio piano non avevo scelta, dovevo nascondere nella
mia mente e cancellare dal mio cuore i saluti strazianti della mia
famiglia.
Aro
non doveva sapere il perché ero tornato.
Gli
avrei raccontato una mezza verità. Ma il mio piano di
strappare
Rebecca dalle sue grinfie andava nascosto.
Mi
fermai per strada e cacciai nei boschi italiani.
Volevo
presentarmi gonfio di sangue. Avrei così evitato di dovermi
nutrire
di sangue umano, almeno per un po'.
Fu
così che invece d'impiegarci solo tre giorni per raggiungere
Volterra ne impiegai quattro.
Ecco
adesso ero pronto ad affrontare i miei Signori.
Giunto
alla base della Rocca posteggiai la mia Volvo e a piedi mi diressi
all'ingresso della piazza.
Era
notte ovviamente. Non volevo correre rischi. Ma la luna brillava
serena in cielo.
Mi
fermai sulla piazza e fui invaso da una marea di ricordi. Bella che
correva per salvarmi... le uscite con Felix e Demetri... gli incontri
clandestini con la mia famiglia...
Quante
cose erano successe e quanto mi avevano cambiato la vita!
Presi
un sospiro e mi recai all'entrata nel vicolo a fianco alla torre.
Apparentemente
non c'era nessuno ma io sapevo che era sorvegliata e senza indugio
bussai forte.
Il
portone si aprii e due Guardie spuntarono incuriosite.
“Salute
a te Damon. Puoi farmi entrare?” chiesi a quella alta.
Lo
conoscevo bene, non era mai stato molto gentile nei miei confronti ma
aveva partecipato alla battaglia e sapeva quanto forte fossi
diventato e che mi doveva la vita.
L'altro
non lo avevo mai visto, probabilmente era nuovo. Era inquieto e gli
occhi erano rossi fuoco tipici dei neonati nel primo anno.
Mi
ringhiò preoccupato snudando i denti.
Damon
lo zittì subito “Taci e trattieniti
Telemaco.” poi si rivolse a
me “Edward? Che ci fai qui?” mi chiese chiaramente
stupito dalla
mia presenza.
Dovevo
chiarire subito, se volevo realizzare il mio piano era necessario far
valere subito il mio grado.
“Capitano
Edward... Damon” precisai con la voce tagliente mentre
scrutavo con
astio Telemaco.
Damon
spalancò per un attimo gli occhi poi abbassò la
testa in segno di
rispetto “Scusate Capitano. E' che non vi aspettavamo e mi
avete
colto di sorpresa”
Sorrisi
compiaciuto “Capisco Damon. Posso entrare?” risposi
.
Lui
annui e mi fece segno di passare poi chiuse il portone alle mie
spalle.
“Resta
qui Telemaco, ti mando qualcuno a sostituirmi devo accompagnare il
Capitano dal nostro Signore” disse sicuro di se.
Telemaco
si limito ad annuire e a lanciarmi uno sguardo di sottecchi mentre mi
stava studiando attentamente “Chissà chi
è. Non l'ho mai
visto. E' un Capitano... uno di noi... però ha gli occhi
gialli. Mi
domando il perché non l'abbia mai visto prima ” sorrisi
divertito “Vedrai che troverai qualcuno che ti
spiegherà ”
risposi allontanandomi nel corridoio e lasciando Telemaco ancora
più
confuso di prima.
Sicuramente
nei prossimi giorni avrebbero tutti parlato del Vampiro Edward.
Tutti
mi conoscevano o perlomeno conoscevano le storie che mi circondavano.
Ero uno dei pochi che aveva osato, infatti, più di una volta
sfidare i Signori di Volterra.
Il
vampiro dagli occhi gialli che amava passare il suo tempo libero
sugli alberi, che aveva imparato a combattere e che non sottostava
alla disciplina facilmente era ormai al centro dei pettegolezzi delle
Guardie.
All'inizio
mi avevano affibbiato i nomignoli più strani come Vampiro
Triste o
Tarzan ma molti di coloro che mi avevano disprezzato in passato avevano
imparato a rispettarmi dopo la battaglia.
Avevo
dimostrato il mio valore combattendo al loro fianco e avevo
conquistato la loro stima oltreché i gradi di Capitano.
Tutti
tranne Jane ed Alec ovviamente.
Loro
di grado superiore al mio avrebbero continuato a disprezzarmi e a
cercare tutti i modi possibili per colpirmi e ferirmi, ma questa
volta non avrebbero trovato una scusa. Non gli avrei permesso di
trattarmi come in passato, avrei fatto il bravo e rispettato le
regole e se ne avessi avuto l'opportunità mi sarei
vendicato.
Ci
inoltrammo nei lunghi e bui corridoi.
Era
la cosa che odiavo di più di Volterra. Io amante degli
alberi e dei
boschi odiavo sentirmi chiuso e soffocare da quelle alte mura di
pietra.
Sospirai,
mi ci dovevo abituare nuovamente.
Damon
mi fece strada fino allo studio privato di Aro.
Avevamo
incontrato diverse Guardie nel nostro percorso. Alcune le conoscevo,
altre no. E tutte quelle che mi conoscevano spalancarono gli occhi
vedendomi.
Nessuno
si aspettava che tornassi a Volterra così presto. Il mio
obbligo
sarebbe scattato fra quattordici anni e nessuno si sarebbe immaginato
di vedermi camminare fra loro prima di quel termine .
La
mia riluttanza all'arruolamento era famosa.
“Aspettate
qui un attimo, Capitano” mi disse Damon entrando per primo.
Aspettai
solo pochi secondi, quando la porta si aprii nuovamente e lui mi fece
segno di entrare.
Presi
fiato per farmi coraggio ed entrai nello studio di Aro a testa bassa.
Tante
volte ero stato convocato lì e quasi mai ne ero uscito senza
dolore.
Feci
qualche passo e alzai la testa risoluto “Mio Signore
Aro.” dissi
guardando negli occhi quel vampiro che tanto odiavo e che tanto
temevo.
Non
era solo nella stanza.
Con
lui c'erano radunati i Capitani di Volterra.
Jane,
Alec, Felix e Demetri posarono uno sguardo stupito su di me.
“Edward
che piacere vederti qui, non ti aspettavo così
presto” esclamò
Aro compiaciuto dalla mia presenza inaspettata.
“Cosa
sei venuto a fare?” mi chiese Jane sospettosa e rabbiosa.
Non
mi sopportava, tante volte me lo aveva detto e tante volte mi aveva
promesso di uccidermi alla prima occasione. Erano lei e il suo
gemello che dovevo temere di più.
La
guardai con un sorrisetto ironico e poi mi voltai verso il mio
Signore
“Sono
venuto, mio Signore, per chiederti di accettarmi, di nuovo, al tuo
servizio fra le Guardie” gli dissi senza degnare di uno
sguardo
Jane.
Sentii
forte e distinto il suo ringhio echeggiare nella sala.
Aro
si voltò verso di lei infastidito “Jane smettila.
Edward è
tornato fra noi e tu dovresti esserne felice come tutti noi. Il suo
dono è forte e potente ed io a nome anche dei miei fratelli
gli
porgiamo il benvenuto” disse venendo verso di me.
“Inginocchiati
Edward” mi ordinò.
Vidi
il sorriso sul volto di Jane aprirsi compiaciuto. Sapeva quella
sadica vampira quanto odiassi inginocchiarmi ai piedi del mio
Signore e contava evidentemente su un mio rifiuto.
Le
sorrisi divertito e senza dire nulla mi piegai sulle ginocchia
abbassando il capo.
Mi
stava mettendo alla prova, ed io dovevo stare al gioco imbrigliando
il mio orgoglio.
Aro
si avvicinò e posò la mano sulla mia testa.
Io
lessi nei suoi pensieri la gioia di avermi ai suoi piedi e la
soddisfazione di aver vinto.
Si,
il suo piano era riuscito.
Ero
ritornato a Volterra di mia spontanea volontà e mi stavo
mettendo ai
suoi ordini ubbidiente e docile.
E
per un attimo tremai quando lessi nella sua mente l'intenzione di
prendere anche Bella, Alice e Jasper in qualche modo. Era convinto
che una volta caduto io, gli altri mi avrebbero seguito.
Ingoiai
la mia rabbia per il suo piano e rimasi in silenzio, sottomesso e
mansueto.
Lui
levò la mano e m'invitò ad alzarmi.
“Alzati
Edward. Sono felice che tu sia tornato, Capitano della
Guardia.”
affermò rimirando i miei occhi gialli.
“Ma
perché hai deciso di tornare da noi?” mi chiese
poi afferrandomi
la mano.
“Sono
ritornato ad essere un vero vampiro e non c'era più posto
per me.
La mia famiglia non ha accettato il mio cambiamento ed io non sono stato capace di ritornare ad essere quello che ero” affermai con la testa bassa.”Avevate ragione Mio Signore, io non vado più bene per loro.
Quello non è più il mio mondo e le sue regole mi stanno strette.”
La mia famiglia non ha accettato il mio cambiamento ed io non sono stato capace di ritornare ad essere quello che ero” affermai con la testa bassa.”Avevate ragione Mio Signore, io non vado più bene per loro.
Quello non è più il mio mondo e le sue regole mi stanno strette.”
E
quest'ultima parte, purtroppo, era la verità.
Mi
aveva trasformato e per quanto mi fossi sforzato, il mostro dentro di
me era sveglio e inquieto.
Lui
annui compiaciuto.
“Benissimo
Edward. Puoi andare nella tua stanza. Domani sera prenderai servizio
presso di me. Prima di allora sei libero di girare indisturbato per
la Rocca. Ma ricordati che non ne puoi uscire senza ordini”
Annui
e mi girai per uscire.
“Edward ci
vediamo più tardi in cortile” il
pensiero di Demetri bussò
allegro nella mia mente. Mi girai e annui impercettibilmente, poi
uscii per recarmi nella mia stanza.
Era
ancora buio e dopo aver posato la sacca decisi di andare in cortile.
Anche
stavolta incontrai diverse Guardie, ma non mi degnai nemmeno di
salutarle.
Quando
misi i piedi sull'erba tirai un sospiro di sollievo. Il vento fresco mi
abbracciò e veloce andai dal mio albero.
Mi
fermai ai suoi piedi e chiudendo gli occhi mi rividi quando per la
prima volta avevo costretto Rebecca a salirci sopra. Un sorriso
apparse sul mio volto mentre le mie mani si posarono su quella ruvida
corteccia.
Dolcemente
iniziai ad accarezzarlo, grato che lui fosse ancora là.
Un
ancora a cui aggrapparsi, un punto fermo dentro il caos del mio cuore
e quasi sobbalzai quando una voce conosciuta mi
chiamo:“Edward!”
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