Edward
Passarono
due giorni. Lavorai per Aro ubbidiente ma non uscii più in
cortile,
ne mi presentai agli allenamenti. Quando mi riprendevo, rimanevo
nella mia camera, sdraiato sul letto a guardare il soffitto
immaginando il sole e il cielo blu. Era un atteggiamento stupido, lo
sapevo bene, ma era più forte di me. Sapevo che non avrei
potuto
passare tre mesi andando avanti così, ma al momento, non mi
interessava.
Immagini
della mia famiglia, ricordi dei momenti passati assieme, mi
affollavano la mente ricordandomi quanto stupido fossi stato.
Su
tutti ovviamente il ricordo di Bella e di Nessi.
La
loro dolcezza, il loro amore mi cullavano, mi facevano compagnia in
quelle lunghe ore solitarie.
Mi
sentivo straziato dentro ma soprattutto perso. Come se fluttuassi
nell'aria, lasciandomi trascinare dal vento, come se ogni punto di
riferimento mi fosse stato strappato via. Ero come una nave in balia
della tempesta sbattuta dalle onde o un satellite che all'improvviso
aveva perduto la sua traiettoria e incerto si aggirava nello spazio
desideroso di tornare nella sua orbita, ma consapevole dell'infinito
che lo circondava.
Avrei
tanto voluto comunicare con loro, poter correre a casa e
inginocchiato chiedere loro perdono. Avrei voluto cancellare
ciò
che era successo, ritornare indietro e annullare il tempo e
l'accaduto. Ero stato un illuso, un ingenuo o più
semplicemente un
ragazzo di diciassette anni incapace di crescere, bloccato nel
proprio egoismo.
Ancora
una volta mi odiai, rendendomi conto di quanto male avessi fatto loro
e chiedendomi se mai avrebbero potuto perdonarmi.
Ma
ormai non potevo cambiare il passato, potevo solo cercare di
resistere, di non farmi nuovamente avviluppare dalle nuvole di
Volterra anche se iniziavo a non sentirmi più
così estraneo a quel
mondo.
E
questo mi spaventava e destabilizzava ancora di più.
Non
potevo più negarlo a me stesso. Le nuvole erano entrate
dentro di
me, non perché avessi riscoperto cosa significava essere
vampiro o
perché fossi felice di stare agli ordini di Aro.
No...questo decisamente no!
Ma perché iniziavo a comportarmi da Guardia, a stringere rapporti che fino a sedici anni prima avrei ritenuto impossibile avere. Iniziavo a sentirmi... non so neanch'io… ma mi rendevo conto che la Rocca e i suoi occupanti erano diventati non più degli estranei da odiare per la loro diversità o da temere per la loro fama sinistra.
No...questo decisamente no!
Ma perché iniziavo a comportarmi da Guardia, a stringere rapporti che fino a sedici anni prima avrei ritenuto impossibile avere. Iniziavo a sentirmi... non so neanch'io… ma mi rendevo conto che la Rocca e i suoi occupanti erano diventati non più degli estranei da odiare per la loro diversità o da temere per la loro fama sinistra.
Dietro
ai mantelli e alla sete di sangue per loro ingestibile, c'erano
individui pensanti... delle persone a cui mi stavo affezionando e
che in qualche modo erano entrati nel mio cuore minando le mie
certezze e quello in cui avevo sempre creduto.
Un
brivido mi scese lungo la schiena.
La
constatazione di ciò mi terrorizzava e mi lasciava senza
fiato ancora più spaventato dei possibili tranelli che Aro
sicuramente mi
avrebbe teso in questi tre mesi per farmi capitolare ai suoi piedi.
Era
pomeriggio tardi quando la porta si aprii e vidi entrare Ilmi e Kong.
“Ciao
Edward.” la voce forte di Ilmi mi riscosse dai miei pensieri
e mi
misi seduto guardando le due Guardie avanzare verso di me.
“Perché
non sei più venuto?” mi chiese Kong rivolgendomi
uno sguardo
interrogativo mentre si sedeva sul bracciolo del divano.
Non
sapevo bene neanch'io cosa rispondergli e quindi mi limitai a fare
spallucce. Non potevo confessargli che iniziavo ad avere paura della
loro amicizia e di quello che sentivo crescere dentro.
“Sappiamo
che sei stato per alcuni giorni nella gabbia ma pensavamo che una
volta uscito saresti venuto da noi per completare
l'addestramento”
mi disse Ilmi scrutandomi attentamente.
“Mi
sentivo stanco... volevo stare un po' in pace... da solo. Avevo
bisogno di pensare.” risposi sorridendogli, un po' intimidito
dal
loro comportamento così diretto e sincero.
Era
buffo sapere, dalle loro menti, quanto quei due orgogliosi vampiri
fossero preoccupati per me.
“E
vuoi passare tutti i pomeriggi chiuso qui dentro? Cosa credi di
ottenere Edward? Alzati e vieni a prendere una boccata
d'aria”
m'intimò Kong poco conciliante, come era nella sua natura.
Sbuffai
ridacchiando, grato del loro interesse e della loro compagnia e
acconsentii a seguirli, non tanto per l'ordine a cui non ero tenuto
ubbidire, quanto perché forse avevano ragione.
Uscimmo
e mi condussero nel cortile. Il sole stava tramontando e alcune
Guardie chiacchieravano e ridevano in gruppetti. Come entrammo
diverse si voltarono e sentii mentalmente i loro discorsi.
Parlavano
di me, della mia richiesta ad Aro e di come fossi stato punito.
Rabbrividii
al ricordo di come aveva reagito il mio corpo alle carezze di Pamela
e il veleno m' invase la bocca.
Ilmi
mi posò la mano sulla spalla “Tutto bene
Edward?... sembri
nervoso” mi chiese.
Annui
“ Si, Ilmi. Sto bene, nessun problema” sospirai. Il
vampiro era
sotto controllo. Ormai mi sentivo sicuro. Le catene erano nuovamente
solide. Il mio istinto era stato domato.
Ma
era inutile negare che sentire i commenti delle Guardie mi aveva
innervosito.
Kong
e Ilmi mi accompagnarono in un angolo, a ridosso dell'alto
muraglione, e ci sedemmo assieme a chiacchierare sulla fresca erba
ancora umida di pioggia.
Parlarono
loro tutto il tempo raccontandomi aneddoti circa l'addestramento
delle Guardie e distraendomi dai miei cupi pensieri.
Li
stavo a sentire ridacchiando, grato di poter pensare a qualcosa di
diverso che non fosse il mio passato o il mio futuro.
Quando
giunse sera mi salutarono ed io mi avviai alla mia camera.
Un
altro giorno era trascorso e con calma mi preparai ad andare a
svolgere il mio lavoro.
Quella
sera nella Sala del Trono c'erano quasi tutte le Guardie. Tre nuovi
vampiri avevano completato l'addestramento e avrebbero prestato il
loro giuramento di fronte ai miei Signori e all'intero Corpo di
Guardia convocato per l'occasione.
In
silenzio in piedi a fianco ad Aro ascoltai le loro parole
rimbombare nella grande sala “Giuro
fedeltà al clan dei Volturi”
ripeterono uno per volta con solennità “Giuro
di rispettare le sue leggi, di obbedire agli ordini e di proteggere i
suoi membri.
M'impegno
a far rispettare le leggi dei vampiri e a proteggere la mia razza in
ogni parte del mondo, anche a costo della mia stessa vita. Lego la
mia immortalità a voi e vi chiedo miei Signori Aro, Caius e
Marcus di accettarmi quale membro della Guardia.”
terminarono rammentandomi ciò che avevo pronunciato io
quando mi ero
di fatto legato a Volterra e con un brivido di paura e di rabbia
ascoltai la risposta di Aro
“Ed
io, Aro, a nome anche dei miei fratelli, accetto il vostro giuramento e
i vostri servigi. Niente e nessuno potrà infrangere il
vostro giuramento, al quale sarete legati fino a quando non venga
meno la nostra volontà”
Anche loro
erano ormai nelle
mani di Aro e con una profonda tristezza nel cuore abbassai la testa
guardando riflettere le luci sul medaglione che portavo al collo...
lo stesso che Aro stava ponendo sui loro petti.
Il simbolo
tangibile
dell'appartenenza alle Guardie.
Quando
la cerimonia ebbe termine e pensavo già di aver finito,
Lucio entrò
nella sala velocemente e portatosi davanti ai miei Signori gli
annunciò che era appena arrivato un vampiro che chiedeva
udienza.
Aro
annui invitando Lucio a scortare il nuovo venuto.
Io
mi misi in ginocchio ai suoi piedi e abbassai la testa pronto a
svolgere, rassegnato, il mio compito.
Nella
sala scese il silenzio mentre i passi dello sconosciuto entrarono
decisi senza la paura tipica di chi veniva ammesso al cospetto dei
miei Signori.
Quando
i passi si fermarono, alzai la testa di scatto spalancando gli occhi
dalla sorpresa.
“Ciao
Edward” mi
salutò mentalmente mentre la sua voce decisa salutava i miei
signori “Signori di Volterra. Grazie di avermi concesso
udienza”
Non
potevo credere ai miei occhi Jasper era in piedi di fronte a me.
Jasper
Sapevo
che Alice avrebbe avvisato la mia famiglia e sapevo anche che non
sarebbero scappati.
Solo
loro potevano aiutarci. Solo i signori di Volterra avrebbero potuto
intervenire a difenderci.
Loro
era il compito di proteggere i vampiri di tutto il mondo e speravo
che inviassero il loro Corpo di Guardia per difendere la mia
famiglia, per terminare ciò che assieme avevamo iniziato.
Risoluto
mi presentai al loro cospetto.
C'era
il pericolo che mi trattenessero ma non c'era altra
possibilità. Avrei rischiato e avrei implorato il loro
intervento.
Ma
quando mi presentai e vidi Edward accucciato come un cane ai piedi di
Aro capii che la mia visita sarebbe stata inutile.
Per
troppo tempo avevano badato solo a se stessi, per troppo tempo si
erano dimenticati chi fossero in realtà e quale compito noi
tutti
gli avevamo affidato.
Salutai
mentalmente mio fratello con il cuore gonfio dalla tristezza mentre
mi chiedevo come fosse mai possibile per lui vivere lì in
quelle
condizioni...
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