martedì 12 febbraio 2013

CNS Capitolo 22 L'ultimo atto

Edward

Passarono due giorni. Lavorai per Aro ubbidiente ma non uscii più in cortile, ne mi presentai agli allenamenti. Quando mi riprendevo, rimanevo nella mia camera, sdraiato sul letto a guardare il soffitto immaginando il sole e il cielo blu. Era un atteggiamento stupido, lo sapevo bene, ma era più forte di me. Sapevo che non avrei potuto passare tre mesi andando avanti così, ma al momento, non mi interessava.
Immagini della mia famiglia, ricordi dei momenti passati assieme, mi affollavano la mente ricordandomi quanto stupido fossi stato.
Su tutti ovviamente il ricordo di Bella e di Nessi.
La loro dolcezza, il loro amore mi cullavano, mi facevano compagnia in quelle lunghe ore solitarie.
Mi sentivo straziato dentro ma soprattutto perso. Come se fluttuassi nell'aria, lasciandomi trascinare dal vento, come se ogni punto di riferimento mi fosse stato strappato via. Ero come una nave in balia della tempesta sbattuta dalle onde o un satellite che all'improvviso aveva perduto la sua traiettoria e incerto si aggirava nello spazio desideroso di tornare nella sua orbita, ma consapevole dell'infinito che lo circondava.
Avrei tanto voluto comunicare con loro, poter correre a casa e inginocchiato chiedere loro perdono. Avrei voluto cancellare ciò che era successo, ritornare indietro e annullare il tempo e l'accaduto. Ero stato un illuso, un ingenuo o più semplicemente un ragazzo di diciassette anni incapace di crescere, bloccato nel proprio egoismo.
Ancora una volta mi odiai, rendendomi conto di quanto male avessi fatto loro e chiedendomi se mai avrebbero potuto perdonarmi.
Ma ormai non potevo cambiare il passato, potevo solo cercare di resistere, di non farmi nuovamente avviluppare dalle nuvole di Volterra anche se iniziavo a non sentirmi più così estraneo a quel mondo.
E questo mi spaventava e destabilizzava ancora di più.
Non potevo più negarlo a me stesso. Le nuvole erano entrate dentro di me, non perché avessi riscoperto cosa significava essere vampiro o perché fossi felice di stare agli ordini di Aro.
No...questo decisamente no!
Ma perché iniziavo a comportarmi da Guardia, a stringere rapporti che fino a sedici anni prima avrei ritenuto impossibile avere. Iniziavo a sentirmi... non so neanch'io… ma mi rendevo conto che la Rocca e i suoi occupanti erano diventati non più degli estranei da odiare per la loro diversità o da temere per la loro fama sinistra.
Dietro ai mantelli e alla sete di sangue per loro ingestibile, c'erano individui pensanti... delle persone a cui mi stavo affezionando e che in qualche modo erano entrati nel mio cuore minando le mie certezze e quello in cui avevo sempre creduto.

Un brivido mi scese lungo la schiena.
La constatazione di ciò mi terrorizzava e mi lasciava senza fiato ancora più spaventato dei possibili tranelli che Aro sicuramente mi avrebbe teso in questi tre mesi per farmi capitolare ai suoi piedi.

Era pomeriggio tardi quando la porta si aprii e vidi entrare Ilmi e Kong.
Ciao Edward.” la voce forte di Ilmi mi riscosse dai miei pensieri e mi misi seduto guardando le due Guardie avanzare verso di me.
Perché non sei più venuto?” mi chiese Kong rivolgendomi uno sguardo interrogativo mentre si sedeva sul bracciolo del divano.
Non sapevo bene neanch'io cosa rispondergli e quindi mi limitai a fare spallucce. Non potevo confessargli che iniziavo ad avere paura della loro amicizia e di quello che sentivo crescere dentro.
Sappiamo che sei stato per alcuni giorni nella gabbia ma pensavamo che una volta uscito saresti venuto da noi per completare l'addestramento” mi disse Ilmi scrutandomi attentamente.
Mi sentivo stanco... volevo stare un po' in pace... da solo. Avevo bisogno di pensare.” risposi sorridendogli, un po' intimidito dal loro comportamento così diretto e sincero.
Era buffo sapere, dalle loro menti, quanto quei due orgogliosi vampiri fossero preoccupati per me.
E vuoi passare tutti i pomeriggi chiuso qui dentro? Cosa credi di ottenere Edward? Alzati e vieni a prendere una boccata d'aria” m'intimò Kong poco conciliante, come era nella sua natura.
Sbuffai ridacchiando, grato del loro interesse e della loro compagnia e acconsentii a seguirli, non tanto per l'ordine a cui non ero tenuto ubbidire, quanto perché forse avevano ragione.
Uscimmo e mi condussero nel cortile. Il sole stava tramontando e alcune Guardie chiacchieravano e ridevano in gruppetti. Come entrammo diverse si voltarono e sentii mentalmente i loro discorsi.
Parlavano di me, della mia richiesta ad Aro e di come fossi stato punito.
Rabbrividii al ricordo di come aveva reagito il mio corpo alle carezze di Pamela e il veleno m' invase la bocca.
Ilmi mi posò la mano sulla spalla “Tutto bene Edward?... sembri nervoso” mi chiese.
Annui “ Si, Ilmi. Sto bene, nessun problema” sospirai. Il vampiro era sotto controllo. Ormai mi sentivo sicuro. Le catene erano nuovamente solide. Il mio istinto era stato domato.
Ma era inutile negare che sentire i commenti delle Guardie mi aveva innervosito.
Kong e Ilmi mi accompagnarono in un angolo, a ridosso dell'alto muraglione, e ci sedemmo assieme a chiacchierare sulla fresca erba ancora umida di pioggia.
Parlarono loro tutto il tempo raccontandomi aneddoti circa l'addestramento delle Guardie e distraendomi dai miei cupi pensieri.
Li stavo a sentire ridacchiando, grato di poter pensare a qualcosa di diverso che non fosse il mio passato o il mio futuro.
Quando giunse sera mi salutarono ed io mi avviai alla mia camera.
Un altro giorno era trascorso e con calma mi preparai ad andare a svolgere il mio lavoro.

Quella sera nella Sala del Trono c'erano quasi tutte le Guardie. Tre nuovi vampiri avevano completato l'addestramento e avrebbero prestato il loro giuramento di fronte ai miei Signori e all'intero Corpo di Guardia convocato per l'occasione.
In silenzio in piedi a fianco ad Aro ascoltai le loro parole rimbombare nella grande sala Giuro fedeltà al clan dei Volturi ripeterono uno per volta con solennità “Giuro di rispettare le sue leggi, di obbedire agli ordini e di proteggere i suoi membri.
M'impegno a far rispettare le leggi dei vampiri e a proteggere la mia razza in ogni parte del mondo, anche a costo della mia stessa vita. Lego la mia immortalità a voi e vi chiedo miei Signori Aro, Caius e Marcus di accettarmi quale membro della Guardia.” terminarono rammentandomi ciò che avevo pronunciato io quando mi ero di fatto legato a Volterra e con un brivido di paura e di rabbia ascoltai la risposta di Aro
Ed io, Aro, a nome anche dei miei fratelli, accetto il vostro giuramento e i vostri servigi. Niente e nessuno potrà infrangere il vostro giuramento, al quale sarete legati fino a quando non venga meno la nostra volontà

Anche loro erano ormai nelle mani di Aro e con una profonda tristezza nel cuore abbassai la testa guardando riflettere le luci sul medaglione che portavo al collo... lo stesso che Aro stava ponendo sui loro petti.
Il simbolo tangibile dell'appartenenza alle Guardie.

Quando la cerimonia ebbe termine e pensavo già di aver finito, Lucio entrò nella sala velocemente e portatosi davanti ai miei Signori gli annunciò che era appena arrivato un vampiro che chiedeva udienza.
Aro annui invitando Lucio a scortare il nuovo venuto.
Io mi misi in ginocchio ai suoi piedi e abbassai la testa pronto a svolgere, rassegnato, il mio compito.

Nella sala scese il silenzio mentre i passi dello sconosciuto entrarono decisi senza la paura tipica di chi veniva ammesso al cospetto dei miei Signori.

Quando i passi si fermarono, alzai la testa di scatto spalancando gli occhi dalla sorpresa.
Ciao Edward” mi salutò mentalmente mentre la sua voce decisa salutava i miei signori “Signori di Volterra. Grazie di avermi concesso udienza”

Non potevo credere ai miei occhi Jasper era in piedi di fronte a me.



Jasper


Sapevo che Alice avrebbe avvisato la mia famiglia e sapevo anche che non sarebbero scappati.
Solo loro potevano aiutarci. Solo i signori di Volterra avrebbero potuto intervenire a difenderci.
Loro era il compito di proteggere i vampiri di tutto il mondo e speravo che inviassero il loro Corpo di Guardia per difendere la mia famiglia, per terminare ciò che assieme avevamo iniziato.
Risoluto mi presentai al loro cospetto.
C'era il pericolo che mi trattenessero ma non c'era altra possibilità. Avrei rischiato e avrei implorato il loro intervento.

Ma quando mi presentai e vidi Edward accucciato come un cane ai piedi di Aro capii che la mia visita sarebbe stata inutile.
Per troppo tempo avevano badato solo a se stessi, per troppo tempo si erano dimenticati chi fossero in realtà e quale compito noi tutti gli avevamo affidato.

Salutai mentalmente mio fratello con il cuore gonfio dalla tristezza mentre mi chiedevo come fosse mai possibile per lui vivere lì in quelle condizioni...

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