Bella
Stavo
guardando il vuoto. Non era la prima volta che mi accadeva da quando
Edward era andato via. Spesso mi perdevo a fissare per ore piccoli
particolari mentre la mia mente vagava lontano.
Ero
stata a sentire quello che ci aveva spiegato Carlisle ma non
riuscivo a immaginare la morte della mia famiglia. Era un pensiero
troppo strano, troppo incredibile per comprenderlo ed accettarlo.
Eravamo
sopravvissuti a mille pericoli, a mille problemi, in questi ultimi
anni, ma stavolta forse, sarebbe stato diverso.
Stavolta
non avrei avuto vicino il mio Edward.
Con
la mente ripensai per la milionesima volta al suo ritorno a casa.
Lo
avevo visto ferito e spaventato da quello che era diventato e lo
avevo accettato con tutto l'amore possibile, cercando d'aiutarlo,
d'infondergli quella sicurezza che sembrava essersi smarrita per
strada.
Ma
non era bastato... non era stato sufficiente per colmare il vuoto
che Volterra gli aveva scavato dentro.
Carlisle,
dopo la sua partenza, mi aveva spiegato il legame fisico che lo aveva
torturato per quei lunghi sei mesi nel quale aveva combattuto contro
il suo mostro e contro il bisogno di avere sempre qualcuno vicino a
lui.
Ero
rimasta sconvolta!
Avevo
visto con quanta determinazione mi cercasse, quanto avesse bisogno di
me, ma non immaginavo che la mia lontananza lo ferisse fino a quel
punto.
Come
potevo non essermi accorta del suo malessere? Perché non mi
aveva
mai parlato? Conoscendolo probabilmente aveva avuto paura di
ferirmi, ma la consapevolezza di quanto fossi stata stupida a non
accorgermene mi aveva lacerato il cuore ancora di più.
E
adesso mi domandavo se sarebbe cambiato qualcosa se me ne fossi
accorta e se avessi potuto aiutarlo in qualche modo.
Ma
sapevo in cuor mio di no.
Volterra
mi aveva restituito un Edward, cambiato e in qualche modo distrutto
moralmente e psicologicamente.
Quando
mi aveva detto le sue intenzioni avevo preso tempo cercando di
stargli vicino, sperando che il matrimonio di Nessi lo distraesse ma
mi ero sbagliata.
Aveva
deciso di partire quella sera stessa e malgrado il nostro litigio
sarebbe andato.
Non
potevo permettermi di vederlo partire arrabbiato e sofferente per
causa mia.
Dovevo
farmi forza e credere ancora una volta in lui.
Non
era facile ma quando mi restituii la vera capii che lo avevo perso
forse per sempre.
Da
quel giorno mi ero sentita morire e avevo vissuto lasciandomi andare
alla deriva, persa e smarrita come una foglia nel vento. I primi
tempi avevo sperato che tornasse, poi insieme ai giorni che
scorrevano via, anche le mie speranze erano state trascinate lontano.
E
mentre guardavo incessante dalla finestra mi rendevo conto che non
sarebbe tornato, che il suo destino lo aveva portato lontano da me e
quando mi misero al corrente dell'attacco dei licantropi il mio
cuore per la prima volta da giorni esultò.
Come
lui aveva cercato la morte a Volterra, così io avrei
accettato volentieri la mia ad opera dei licantropi.
Avevo
deciso di non combattere, di lasciarmi semplicemente abbattere e
quando Carlisle mi disse che avrei combattuto in coppia con Alice mi
sentii nuovamente imprigionata nel mio destino.
Sarei
stata costretta a battermi e a difendermi, non potevo permettere che
succedesse qualcosa a lei per causa mia.
Una
mossa abile da parte di mio suocero, pensai, sicura che la sua
decisione non era data solo da motivi pratici ma dal suo volere
proteggermi anche da me stessa.
E
adesso fissavo il vuoto domandandomi se Jasper sarebbe venuto in
tempo e se Edward sarebbe ritornato con lui per difendere la sua
famiglia.
Scossi
la testa sconsolata appoggiandola al muro.
Si
forse sarebbe venuto, non avrebbe lasciato morire i suoi genitori e i
suoi fratelli, ma poi sarebbe ritornato là, dove ormai c'era
la sua
casa e la sua nuova compagna.
Lo
avevo lasciato andare per amore...
Se
era per il suo bene e per la sua felicità non lo avrei
obbligato a
stare qua, non mi sarei mostrata debole di fronte a lui, non lo
avrei supplicato di rimanere, di tornare da me, non avrei fatto leva
sulla sua pietà e sul rimorso che sicuramente lo avrebbero
potuto
far vacillare dalla sua posizione... sempre che entrambi fossimo
sopravvissuti alla battaglia, constati amara.
Le
visioni tristi di Alice erano sparite... e malgrado i tentativi di
fermarli, di avvertirli del pericolo loro arrivarono giusto in tempo
per morire con noi.
Ero
persa nei mie tristi pensieri, domandandomi cosa mai avrei potuto
fare per salvare almeno loro, quando la voce di Renesmee irruppe con
forza in casa.
Era
arrabbiata e preoccupata.
Guardai
Jacob e capii che non solo sapeva dei progetti di Edward ma che
doveva averle detto qualcosa… solo così si
sarebbe giustificata
quella prima e unica domanda accusatoria che fece dopo averci
salutato “Dov'è mio padre?”.
**
Rimanemmo
tutti in silenzio mentre gli occhi di tutta la nostra famiglia si
posavano su di me.
Toccava
a me spiegarle tutto mentre ancora una volta maledicevo la loro
decisione di rientrare prima del previsto.
Sospirai
e mi rivolsi alla mia bambina che ora era di fatto una signora.
“Vieni
Renesmee, andiamo fuori, ci sono tante cose di cui parlare”
le
dissi.
Lei
mi guardò sconcertata poi senza aspettarmi si
avviò alla porta
con passo deciso.
“Perché
siete tornati prima Jacob?” gli chiesi passandogli vicino.
“Mi
è scappato che non avrebbe trovato Edward al nostro ritorno
e a quel
punto... è voluta tornare a tutti i costi per avere notizie
di suo
padre ” si scusò avvilito.
Scossi
la testa. “Carlisle per favore gli racconti in che guaio
siamo?”
chiesi a mio suocero.
Lui
annui ed io uscii in giardino per affrontare mia figlia e metterla al
corrente degli ultimi avvenimenti.
La
raggiunsi e andammo a sederci ai piedi della grande quercia che
sovrastava il nostro giardino delle Ardenne, quella sulla quale
Edward si rifugiava sempre quando era a casa.
“Cosa
è successo mamma. Dov'è papa?” mi
chiese in ansia.
Sospirai
e con calma iniziai a raccontargli tutto quello che sapevo.
Lei
mi guardava con gli occhi sbarrati mentre riuniva tutti gli indizi
che avremmo dovuto capire.
“Dovevo
aspettarmelo” disse amareggiata mentre mi abbracciava stretta
con
le lacrime che uscivano silenziose dai suoi splendidi occhi
così
uguali ai miei da umana.
“Nessuno
di noi l'aveva capito” le dissi per consolarla. “Si
è tenuto
tutto dentro, fino alla fine” spiegai con gli occhi che
pungevano
asciutti per quelle lacrime che avrei voluto versare anch'io.
“Io
e Jacob, dovevamo capirlo invece” mi sussurrò
avvilita.
“A
Volterra dopo che Rebecca l'aveva morso per liberarlo... lui l'ha
baciata” mi mormorò con un filo di voce quasi
inudibile “Non ci
abbiamo dato peso... pensavamo fosse un modo per ringraziarla... e
invece... ” la sua voce si spense lentamente poi avendo paura
che le sue parole non fossero abbastanza chiare appoggiò la
sua mano
sulla mia guancia per farmi vedere quella immagine così
dolorosa.
Sgranai
gli occhi allibita di fronte a quella visione.
Questo
non l'aveva mai raccontato!
Aveva
detto sì del ruolo avuto da quella vampira nella sua
liberazione e
del rapporto di affetto che si era instaurato ma mai aveva accennato
a baci... di nessun tipo!
E
ancora una volta mi domandai quante cose si era tenuto per se e su
quante avesse mentito. Era abile lo sapevo, il suo aggiustarsi
le cose mi aveva fatto arrabbiare già in passato quando ero
ancora
un umana ma questo era veramente troppo.
E
disgustata mi resi conto che forse sarebbe stato molto meglio se non
avesse messo più piede in casa perché non sarei
riuscita a
perdonarlo.
O
almeno il mio orgoglio stava urlando questo mentre il mio cuore
subiva in silenzio pronto a rifarsi vivo al momento opportuno, quando
la rabbia avrebbe lasciato il posto all'amore.
“Spero
almeno che sia felice e al sicuro” le dissi sorridendo e
cercando
d'ingoiare il veleno che avevo in bocca. Dovevo dimostrarmi forte,
non potevo farmi scoraggiare non adesso, non più.
Dovevo
essere forte per lei… per mia figlia. Poi il resto sarebbe
venuto
dopo.
Lei
mi guardò con gli occhi carichi di tristezza e annui.
Pensavo
avesse capito il perché cercassi di rassegnarmi al suo
abbandono ma
m'illudevo e lo intuii quando mi guardò di traverso
“Dovevi combattere mamma. Io non lo lascerei andare il mio
Jacob, se
succedesse una cosa così. Lotterei.” mi
rimproverò velatamente.
Sospirai.
“ E poi? Secondo te avrei dovuto tenerlo legato qua? Il suo
cuore
e la sua mente erano là, e lui non era più lo
stesso. Se sapessi
che andandolo a prendere tornerebbe il mio Edward, sarei già
partita... ma l'amore Nessi significa anche lasciare libera la
persona che si ama” conclusi ripensando a quando si era
offerto di
sparire dalla mia vita se fossi stata più felice con Jacob.
“E
adesso cosa succederà?” mi chiese preoccupata.
“Dobbiamo
lottare per la nostra vita. Speravo che voi foste fuori, che
rimaneste lontani dalla battaglia.” dissi con il cuore
stretto in
una morsa di dolore “Ma ormai è troppo tardi.
Siamo sorvegliati e
se vi allontanaste...” non finii la frase assalita dal
terrore di
perderla di vederla morire sotto i miei occhi.
“Non
temere mamma. Jacob saprà badare a se stesso e a
me” mi disse
sorridendo e tranquilla come se il pericolo non la potesse neanche
sfiorare.
“Hai
ragione piccina” la voce del mio amico licantropo era forte e
decisa. Silenzioso ci aveva raggiunte in giardino.
“Loro
saranno pure velenosi ma io sono di un altra pasta.” disse
baldanzoso e incosciente come solo lui sapeva essere.
“Jacob
puoi promettermi di difenderla?” gli chiesi sperando che mi
desse
retta “Ascolta, amico mio, noi siamo vampiri e abbiamo
già
combattuto. Lei è per metà umana e quindi
più vulnerabile. Con
Carlisle pensavamo che se lei stesse fuori , vicino alla casa,
nascosta nel buio del giardino... forse starebbero lontani da lei
durante lo scontro , e se le cose si mettessero male... sarà
più
facile per voi scappare inosservati ... e se poi tu...”
“Puoi
contarci Bella. Carlisle mi ha già spiegato tutto. Ma come
avete
fatto a sapere che saremmo tornati in tempo per la
battaglia?” mi
chiese.
Lo
guardai stupita. Erano sedici anni che viveva con noi e ancora non si
era abituato ai nostri poteri. “Alice non sa come
finirà”
affermai “La visione è sparita nel momento in cui
avete deciso di
venire qui” dissi tristemente.
“Meglio
così Bella, preferisco non sapere chi e quanti di noi
moriranno”
affermò prendendomi le mani “Ti chiedo solo un
piacere...” mi
disse serio
“Quale?”
gli chiesi incuriosita
“Non
strafare... non cercare la morte. Noi abbiamo bisogno di te.
”
sussurrò poi cambiando improvvisamente tono
affermò ridacchiando “Potrei anche baciarti se
questo servisse per tenerti al sicuro”
Per
un attimo il ricordo del nostro colloquio davanti alla tenda prima
dell'attacco di Victoria riemerse in tutta la sua lucidità
“Non
ci sarà bisogno di baci Jacob. Combatterò per la
mia famiglia e per mia figlia, loro sono un motivo più che
valido per sopravvivere. Non sono così pazza...
io” dissi sorridendo
Lui
inclinò la testa un attimo guardandomi sornione e poi
scoppiò a
ridere contagiando Nessi e me.
Si
Jacob era proprio speciale, il miglior amico che potessi sperare e
il miglior marito che mia figlia potesse avere.
E
se era destino che morissi lo avrei fatto combattendo fino alla fine
per chi amavo anche se il mio cuore era triste e vuoto per la sua
mancanza... per la mancanza del mio amato Edward.
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