Chelsea
Non potevo
credere a ciò che vedevo.
Mi ricordavo
chiaramente la fatica che avevo fatto e il dolore che avevo
procurato per riuscire a tagliare i legami forti di Edward e
imporgli quelli che lo imbrigliavano a Volterra.
Aveva
cercato di resistere con tutte le sue forze, aveva lottato
disperatamente contro di me e contro il dolore fisico che gli
procuravamo per indebolirgli la mente, ma alla fine complice il
veleno che gli avevo somministrato, era capitolato.
Si era
arreso, alla fine aveva dovuto cedere al mio potere, al volere dei
suoi Signori.
L'avevo
fatto sotto gli ordini di Aro e Jane, felice di ubbidire, convinta di
fare la cosa giusta, ma quel ragazzo mi aveva spiazzato.
Non avevo
più interferito nella sua vita ma avevo visto lentamente nel
corso
del tempo riallacciare i suoi legami come se un chirurgo fosse
intervenuto a cucire e a riunire i fili che lo legavano al suo clan.
Non credevo
che l'amore, quel potente sentimento a me ancora sconosciuto, fosse
in grado di ricostruire con tanta solidità quello che io
avevo
tagliato, né che avesse la forza d' infrangere il vincolo di
ubbidienza che gli avevo imposto.
E adesso che
lo vedevo dibattersi a terra mi sentivo in colpa.
Era stato il
mio potere a ridurlo in quello stato, a metterlo di fronte alla sua
morte.
Le sue
parole, il suo coraggio urlavano il diritto di essere liberi, mi
sbattevano in faccia le mie colpe.
Mi sentivo
in preda alla nausea, ma non per quello che stava succedendo, ma per
quello che mi rendevo conto avevo fatto nel corso del tempo ad altri
sfortunati vampiri.
Avevo negato
loro la libertà di scelta, avevo rubato il loro cuore
avvolgendolo
nella ragnatela di Volterra.
E quando
vidi Caius condannarlo a morte, avrei voluto urlare l'ingiustizia
della situazione. Ma a nulla sarebbe servito, io non ero nessuno. E
così mi allontanai nel buio della sala, colma di vergogna e
rimorso.
Un ringhio
acuto e violento rimbombò nella sala attirando la mia
attenzione.
Alzai gli occhi e vidi il fratello di Edward quel forte e coraggioso
guerriero attaccare, seguito dall'urlo del Capitano Demetri che
chiamava le guardie a sé.
Ringhiai
anch'io ma il mio potere non era di combattere, non era quello il mio
compito.
I due
Capitani erano lì di loro scelta, e lo stesso valeva per
molte
guardie ma alcune erano state legate da me proprio come Edward.
Sapevo
quello che dovevo fare e sedendomi nell'angolo più buio,
chiudendo
gli occhi espansi il mio potere... adesso le guardie erano libere di
scegliere il loro destino, libere dai legami di obbedienza che avevo
loro imposto, libere di seguire e combattere per chi ritenevano
giusto.
Demetri
Sapevo cosa
dovevo fare e mi avventai su Aro. Sapevo che Renata avrebbe potuto
proteggerlo e con mio immenso stupore la vidi spostarsi a protezione
di Marcus.
Anche lei
aveva fatto la sua scelta.
E senza
indugio mi avventai su Aro seguito a ruota da Felix.
Rimase fermo
al suo posto e con voce chiara ci guardò scioccato
“Anche voi
intendete tradirmi?” ci chiese stupito e addolorato.
“Sei tu
che hai tradito noi, il nostro giuramento e la nostra razza”
gli
risposi ponendo fine alla sua vita e al suo dominio su Volterra.
Jasper
Quando mi
avventai su Caius non pensai alle conseguenze o perlomeno sapevo
quelle che sarebbero state. Sarei morto insieme ad Edward per mano
delle Guardie, ma non aveva importanza, dovevo almeno provare a
salvarlo.
Caddi
travolgendo quell'odioso vampiro pieno di boria, trascinando con me
anche il pesante trono. Mi rialzai, presi la sua testa e con un odio
profondo posai le mie labbra sul suo collo decapitandolo.
Poi mi girai
pronto a difendermi fino alla morte ma quello che vidi mi
lasciò a
bocca aperta.
Intorno a
noi era scoppiato il finimondo.
Alcune
Guardie si erano portate in difesa dei loro Signori mentre altre
avevano attaccato le prime.
In tutta la
Sala si combatteva e i ruggiti riempivano l'aria risuonando nella
grande sala.
Vidi Renata che dietro al
trono di Marcus, teneva le sue mani posate sulle spalle
del vampiro che era rimasto seduto tranquillo sul suo trono come se
quello che stava succedendo non lo sfiorasse nemmeno.
Il trono
centrale invece era caduto e le figure di Demetri e Felix
torreggiavano su un corpo disteso a terra.
Nel giro di
pochi attimi la battaglia si consumò e i ringhi cessarono.
Solo dei
lamenti si continuavano ad udire e girai la testa verso quella
direzione stupito.
Jane stava
colpendo con il suo potere una Guardia con la mantella bordata di
rosso che si dimenava sul pavimento mentre a fianco a lei Alec
teneva in scacco i due addestratori.
Con rabbia mi alzai pronto a
colpire quella sadica vampira ma lei veloce spinse
una porta segreta alle sue spalle e scivolò nel corridoio
dandosi
alla fuga.
“Aspetta
Jane” senti urlare al bel gemello che distrattosi non
badò più ai
due istruttori, lasciandoli liberi di agire.
Loro veloci
e micidiali non persero un secondo e gli saltarono addosso
abbattendolo e staccandogli la testa a morsi.
Ancora
scosso da quello che mai più mi sarei aspettato, voltai la
testa
alla ricerca di mio fratello e lo vidi steso per terra fra le braccia
di una vampira dai capelli d'argento. Doveva essere Rebecca dalla
descrizione che Edward ci aveva fatto. Avevo combattuto con lei ma
adesso il suo aspetto era differente. Adesso era libera dal suo
potere e non più il simbionte di mio fratello.
La bella
vampira lo teneva fra le sue braccia e si era strappata una manica
della divisa con la quale stava ripulendo e asciugandogli il volto.
Un ombra
oscurò il mio viso e vidi un giovane vampiro chinarsi verso
di me.
“Il mio
nome è Telemaco. Sono felice che il Capitano Edward si sia
salvato”
mi disse prendendo poi il corpo di Caius e portandolo verso il
grande camino nel quale le Guardie stavano bruciando i resti dei
vampiri che si erano schierati in difesa dei Signori di Volterra.
Mi alzai e
mi avvicinai ad Edward. Aveva gli occhi chiusi e il respiro
affannoso ma sembrava non avesse riportato ferite nello scontro.
“Non ha
nulla di grave. Nessuno gli ha fatto del male” mi disse
Rebecca
sorridendomi “Fra poco si riprenderà... non
temere. Ha solo
bisogno di riprendere le forze.” mi sorrise.
“Grazie
Rebecca” le risposi chiedendomi se era diventata la sua donna.
Doveva
essere molto intuitiva o il mio sguardo molto eloquente,
perché mi
guardò con gli occhi dolci e mi disse “Sono solo
un amica. Nulla
di più. Lui voleva tornare a casa da sua moglie e Aro l'ha
fatto
torturare quando l'ha saputo” mi spiegò abbassando
gli occhi “Sono
contenta sia morto”
Annui e
alzai gli occhi, Demetri e Felix stavano portando il corpo e la testa
di Aro verso il camino.
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