martedì 12 febbraio 2013

NV Capitolo 7 - Problemi


Edward

Quella sera, Aro mi mandò di nuovo a chiamare. Quando entrai, senza fiatare mi misi in ginocchio e chiusi gli occhi per concentrarmi. Non ero preparato ad assistere a un esecuzione e quando Caius pretese l'uccisione del vampiro accusato di essersi mostrato in pubblico nel Messico, rimasi sconvolto. Avevo aiutato Aro a smascherare le sue bugie e quindi mi sentii responsabile della sua morte. Ingoiai il veleno e andai avanti, non avevo scelta. Solo quando la testa iniziò a provocarmi delle forti fitte chiesi ad Aro di lasciarmi riposare.
“Hai lavorato bene questa sera Edward, ma vorrei ascoltare ancora un altro vampiro e quindi cerca di resistere”
Sospirai infastidito. Non poteva pretendere di farmi lavorare fino allo sfinimento!
Mi agitai inquieto mentre il veleno mi riempiva la bocca e lui accorgendosi della mia rabbia non disse nulla ma mi congedò. Aiutato da Damiano ritornai in camera. Stavolta Rebecca si sedette subito vicino a me ed io scivolai subito nel buio aiutato dal suo strano potere.

Era ancora mattina quando aprii gli occhi. Mi sentivo riposato e volevo iniziare a mettere in atto il piano per comunicare con la mia famiglia. Mi alzai veloce e andai a farmi una doccia. Dovevo rilassarmi e pensare a come agire. Fui costretto a fare veloce, la presenza di Rebecca mi metteva profondamente a disagio. Sempre sorridente mi seguì mentre mi vestivo e con calma mi aggiustò la mantella nera bordata di bianco sulle spalle con lo sguardo di rimprovero. Io scossi la testa sbuffando di fronte a quella mania di tenere la mantellina messa bene, per me era del tutto superflua e ingombrante. Ma evidentemente per le Guardie era importante. Stavamo per uscire, quando Sirius entrò.
“Non si usa bussare qui?” gli chiesi sgarbato.
Lo detestavo e, da quando io lo avevo morso, lui mi odiava dichiaratamente.
“Scusi mio Comandante” rispose piccato.
Aveva un grado inferiore al mio, ma il ruolo al servizio diretto di Aro aveva fatto sì che per tutti io fossi un caso a parte. Ero il cocco di Aro e basta.
Sorrisi sistemandomi la mantellina per farglielo notare. “ Bene, che cosa vuoi?”
“Aro ti vuole nel suo studio. Subito!” mi guardò negli occhi con cattiveria.
“Bene. Fammi strada.” avevo mantenuto il tono di voce saldo ma ero preoccupato.

Quando entrai, vidi che era solo in stanza a parte Renata, e con un cenno ci invitò ad avvicinarci
“Vai Sirius, non ho bisogno di te.”
Quando la porta si chiuse mi guardò sorridente.
“Edward, sei una Guardia e il tuo compito mi sembra chiaro. Devi rimanere al mio servizio fino a che non ti congedo. Anche se sei stanco, non mi interessa. Sono io a decidere quando interrompere il tuo lavoro. So valutare le tue condizioni e so quando è il momento di mandarti a riposare. Non voglio più rifiuti da parte tua”
“Mio Signore Aro, la testa mi doleva e non riuscivo più a concentrarmi” dissi in mia difesa scontroso.
“No Edward, potevi andare avanti ancora, come ti avevo richiesto. Non mi piace la tua disobbedienza. Hai promesso che avresti ubbidito e hai giurato fedeltà. Adesso mi aspetto che rispetti gli impegni e la tua parola.”
Un sordo ringhio iniziò a nascermi in gola e con fatica cercai di trattenerlo. Lui mi guardò stringendo gli occhi. Sapeva che non essendo più sotto l'effetto di Chelsea, non sarei stato tanto malleabile.
Scosse la testa, come se fosse dispiaciuto. “Questo è stato l'ultimo avvertimento, ragazzo. Poi o ti adegui o ti farò punire. Jane non aspetta altro e in Gabbia non resisteresti nemmeno un ora. Per adesso, come punizione, ritirati nella tua stanza e restaci fino a stasera. Sei avvertito.
A dopo Edward”
Dovetti ingoiare il veleno che veloce aveva riempito la mia bocca, per riuscire a rispondere “Ubbidirò, mio Signore. Non ci sarà bisogno di castighi.” e veloce uscii scortato da Sirius fino alla mia stanza.
Entrato sbattei la porta e mi sedetti sul letto sconfortato. Rebecca si sistemò vicino a me e con fare protettivo mi accarezzò una mano.
“Stai tranquilla Rebecca, ubbidirò ad Aro. Non voglio essere punito e non voglio che tu soffra a causa mia. Sono arrabbiato non tanto per dover stare chiuso in camera, ma perché volevo andare a verificare una cosa....”
Lei inclinò la testa aspettando una mia spiegazione ma io mi limitai a sorriderle mentre mi alzavo ed andavo a recuperare la lettera di mio padre che avevo nascosto nell'armadio.
Senza una parola mi sedetti sul divano e rilessi quelle dolci parole.
“Non ti scordare chi sei” aveva scritto, spaventato dall'idea che Chelsea potesse riprovarci con me, ed Aro sarebbe rimasto a mani vuote se sperava di piegarmi completamente al suo volere.
Ero Edward Cullen del Clan di Olympia, e la mia famiglia mi mancava da morire.



Carlisle

Ero appena tornato dall'ospedale e mi stavo cambiando chiacchierando con Esme, quando sentii dei ringhi provenire dal piano di sotto.
“Ci risiamo di nuovo” sospirai e scendemmo a vedere che cosa era successo.
Eravamo tutti nervosi, da quando Edward era partito e spesso scoppiavano dei litigi fra i ragazzi.

Jacob era seduto al tavolo con vicino Jasper che stava chiaramente litigando con Emmett.
Edward aveva messo come clausola per il matrimonio tra Renesmee e Jacob che quest'ultimo si laureasse con il massimo dei voti .
Pur di ritardare l'inevitabile e tenere la figlia sotto la sua ala protettiva ancora per un po', aveva preteso che Jacob andasse all'università con loro. “Tutti i Cullen sono laureati almeno una volta, e presto lo sarà anche Nessi . Non vorrai essere l'unico ignorante della famiglia vero?”.
E il povero Jacob, messo con le spalle al muro, aveva acconsentito.
Ovviamente non essendo un vampiro, l'università era per lui un vero impegno e la famiglia si era apertamente schierata.
Bella dopo aver scosso la testa e discusso con Edward aveva acconsentito promettendo a Jacob il suo aiuto. Anche Rosalie ed Emmett si erano schierati con Jacob. Non tanto per affetto verso di lui ma perché trovavano la pretesa di Edward assurda.
Rosalie proteggeva e viziava Nessi in ogni modo, e credeva fosse ingiusto far ritardare ancora le nozze tra i due.
Alice e Jasper invece si erano schierati a favore dell'università e da quando Edward era partito, Jasper faceva da insegnante a Jacob.
Io ed Esme come al solito facevamo da ago della bilancia cercando di trovare compromessi ed evitare litigi . Ma non era certo facile.

Quando arrivammo giù trovammo Bella che stava cucinando insieme a Nessi ridendo sotto i baffi.
Jacob aveva l'aria afflitta e sebbene si prendesse spesso con Edward, avrei scommesso che lo preferisse di gran lunga come insegnante.
Alice e Rosalie seguivano il litigio ridacchiando mentre lavoravano sul computer assieme.
“Insomma Jazz. Probabilmente c'eri durante quella battaglia, ma non puoi pretendere che Jacob studi le cose che racconti tu. Lui deve seguire il libro” Emmett scuoteva la testa.
“E' vero lui deve seguire il libro. Ma il libro sbaglia. Non sono andate così le cose, io c'ero, eccome se c'ero Em. E ti dico che la battaglia non si è svolta come dicono loro.”
“Ok. Va bene. Ma cosa vuoi che racconti al professore? Che il libro sbaglia perché glielo ha raccontato il fratello del suo futuro genero che era presente? Non credi che sarebbe un po' strano? E' stata duecento anni fa ...Jasper!”
“Jacob deve dire le cose del libro, ok. Ma deve sapere anche come sono andate realmente. E' giusto che sappia Emmett”
“Ma così gli stai confondendo solo le idee. Deve passare quest'esame e velocemente, altrimenti resta indietro.”
“Io non sto confondendo proprio niente, e se pensi di insegnare meglio di me, accomodati. Vediamo come te la cavi con questo testone”
“Oh , no. Edward ha chiesto a te. Non a me. Sai cosa succederebbe se prendo il tuo posto? Come minimo quando torna mi stacca un braccio a morsi. Sa che io andrei ad allungare una mancetta al professore per fargli passare l'esame, giusto per semplificare un po' le cose.”
“Forse è proprio per questo che ha dato l'incarico a me. Tu non sei capace di essere serio Emmett.”
“Senti chi parla. Devo ricordarti come ti sei vestito a Carnevale per far ridere la piccola Nessi qualche anno fa?”
A questo punto ero intervenuto io.
La discussione stava scivolando su tasti pericolosi per l'arredamento di casa e la faccia disperata di Jacob la diceva lunga.
“Basta ragazzi. State solo perdendo tempo. Non è questo il modo di aiutare Jacob.”
“Ok papà... Fai pure soldato, mi arrendo!” come al solito Emmett l'aveva messa sullo scherzo mentre rivolgeva a Jasper un saluto militare.
Fu in quel momento che Alice sgranò gli occhi e s'irrigidì.
“Alice che succede?” Rosalie attirò subito l'attenzione di tutti e ci avvicinammo in attesa che ci mettesse al corrente della sua visione.
“Edward, ho visto Edward” trillò tutta felice per un attimo.
“Dove? Come sta? Cosa sta facendo?” Bella era accorsa subito lasciando l'arrosto a bruciare sul fuoco.
Alice scosse la testa, sembrava confusa e incerta.
“Sta bene … credo. L'ho visto che sorridente... parlava... a una ragazza dai capelli rossi che non sono riuscita a vedere in volto. E poi basta... è svanito. I suoi occhi però sono ancora gialli e sembrava... rilassato”
Tirammo tutti un sospiro di sollievo. Il fatto che non ci avesse ancora telefonato aveva allertato tutti.
Bene la giornata sembrava iniziata in maniera perfetta.
Ritornammo tutti alle nostre occupazioni. Solo Esme corse in cucina ad aiutare Bella che stava cercando di salvare il povero arrosto bruciacchiato.
Mi sedetti comodamente sul divano a guardare la televisione quando Alice mi sfiorò il braccio e mi fece un veloce gesto di seguirla.
Rapida uscii in giardino ed io mi avviai nel mio studio con noncuranza.
Quando entrai era lì in piedi che guardava fuori dalla finestra dalla quale era certamente entrata.
“Cosa c'è Alice. Hai visto dell'altro vero?” sapevo che normalmente discuteva delle sue visioni con Edward, ma adesso potevo vedere la preoccupazione nei suoi occhi.
“Si Carlisle. Quello che ho detto è vero... in parte. Ma vedi... ho visto Edward,... baciare quella ragazza.”
“Cosa ? Stai scherzando vero?”
“No, la stava baciando sulla bocca appassionatamente, e c'era qualcun altro nella stanza. Una presenza, un qualcuno che non sono riuscita a vedere. Ho provato a mettere a fuoco la figura, ma quando provavo a visualizzarla ritornavo su Edward, come se avesse una lente riflettente, come se fosse uno specchio. Ho paura Carlisle. Cosa sta succedendo? Cosa sta combinando Edward? Perché si comporta così? E chi è quella ragazza?”
“Non lo so Alice... Non lo so... ma se Edward è innamorato di Bella e di questo sono sicuro... come può baciare... qualcun' altra? Speriamo solo che non sia un tranello di Aro.
Non vorrei che abbia progettato di legarselo a se in una maniera del tutto inaspettata... Ma non possiamo fare proprio nulla.” stavo scuotendo la testa completamente sconvolto da quella notizia.
Alice si avvicinò e mi poso la testa contro il petto. “Non dirò nulla a Bella non voglio preoccuparla, ma ho tanta paura”
“Anch'io Alice. Anch'io...” e sospirando andai da Esme.
Avevo bisogno del suo abbraccio e della sua forza.

     

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