Edward
Quella
sera, Aro mi mandò
di nuovo a chiamare. Quando entrai, senza fiatare mi misi in
ginocchio e chiusi gli occhi per concentrarmi. Non ero preparato ad
assistere a un esecuzione e quando Caius pretese l'uccisione del
vampiro accusato di essersi mostrato in pubblico nel Messico, rimasi
sconvolto. Avevo aiutato Aro a smascherare le sue bugie e quindi mi
sentii responsabile della sua morte. Ingoiai il veleno e andai
avanti, non avevo scelta. Solo quando la testa iniziò a
provocarmi
delle forti fitte chiesi ad Aro di lasciarmi riposare.
“Hai
lavorato bene
questa sera Edward, ma vorrei ascoltare ancora un altro vampiro e
quindi cerca di resistere”
Sospirai
infastidito. Non
poteva pretendere di farmi lavorare fino allo sfinimento!
Mi
agitai inquieto mentre
il veleno mi riempiva la bocca e lui accorgendosi della mia rabbia non
disse nulla ma mi congedò. Aiutato da Damiano ritornai in
camera. Stavolta Rebecca si sedette subito vicino a me ed io
scivolai subito nel buio aiutato dal suo strano potere.
Era
ancora mattina quando
aprii gli occhi. Mi sentivo riposato e volevo iniziare a mettere in
atto il piano per comunicare con la mia famiglia. Mi alzai veloce e
andai a farmi una doccia. Dovevo rilassarmi e pensare a come agire. Fui
costretto a fare veloce, la presenza di Rebecca mi metteva
profondamente a disagio. Sempre sorridente mi seguì mentre
mi
vestivo e con calma mi aggiustò la mantella nera bordata di
bianco sulle spalle con lo sguardo di rimprovero. Io scossi la testa
sbuffando di fronte a quella mania di tenere la mantellina messa
bene, per me era del tutto superflua e ingombrante. Ma evidentemente
per le Guardie era importante. Stavamo per uscire, quando Sirius
entrò.
“Non
si usa bussare
qui?” gli chiesi sgarbato.
Lo
detestavo e, da quando
io lo avevo morso, lui mi odiava dichiaratamente.
“Scusi
mio Comandante”
rispose piccato.
Aveva
un grado inferiore
al mio, ma il ruolo al servizio diretto di Aro aveva fatto
sì che
per tutti io fossi un caso a parte. Ero il cocco di Aro e basta.
Sorrisi
sistemandomi la
mantellina per farglielo notare. “ Bene, che cosa
vuoi?”
“Aro
ti vuole nel suo
studio. Subito!” mi guardò negli occhi con
cattiveria.
“Bene.
Fammi strada.” avevo mantenuto il tono di voce saldo ma ero
preoccupato.
Quando
entrai, vidi che
era solo in stanza a parte Renata, e con un cenno ci invitò
ad avvicinarci
“Vai
Sirius, non ho
bisogno di te.”
Quando
la porta si chiuse
mi guardò sorridente.
“Edward,
sei una
Guardia e il tuo compito mi sembra chiaro. Devi rimanere al mio
servizio fino a che non ti congedo. Anche se sei stanco, non mi
interessa. Sono io a decidere quando interrompere il tuo lavoro. So
valutare le tue condizioni e so quando è il momento di
mandarti a
riposare. Non voglio più rifiuti da parte tua”
“Mio
Signore Aro, la
testa mi doleva e non riuscivo più a concentrarmi”
dissi in mia
difesa scontroso.
“No
Edward, potevi
andare avanti ancora, come ti avevo richiesto. Non mi piace la tua
disobbedienza. Hai promesso che avresti ubbidito e hai giurato
fedeltà. Adesso mi aspetto che rispetti gli impegni e la tua
parola.”
Un
sordo ringhio iniziò
a nascermi in gola e con fatica cercai di trattenerlo. Lui mi
guardò
stringendo gli occhi. Sapeva che non essendo più sotto
l'effetto
di Chelsea, non sarei stato tanto malleabile.
Scosse
la testa, come se
fosse dispiaciuto. “Questo è stato l'ultimo
avvertimento, ragazzo. Poi o ti adegui o ti farò punire.
Jane non aspetta altro e in
Gabbia non resisteresti nemmeno un ora. Per adesso, come punizione,
ritirati nella tua stanza e restaci fino a stasera. Sei avvertito.
A
dopo Edward”
Dovetti
ingoiare il
veleno che veloce aveva riempito la mia bocca, per riuscire a
rispondere “Ubbidirò, mio Signore. Non ci
sarà bisogno di
castighi.” e veloce uscii scortato da Sirius fino alla mia
stanza.
Entrato
sbattei la porta
e mi sedetti sul letto sconfortato. Rebecca si sistemò
vicino a me e con fare protettivo mi accarezzò una mano.
“Stai
tranquilla
Rebecca, ubbidirò ad Aro. Non voglio essere punito e non
voglio che
tu soffra a causa mia. Sono arrabbiato non tanto per dover stare
chiuso in camera, ma perché volevo andare a verificare una
cosa....”
Lei
inclinò la testa
aspettando una mia spiegazione ma io mi limitai a sorriderle mentre
mi alzavo ed andavo a recuperare la lettera di mio padre che avevo
nascosto nell'armadio.
Senza
una parola mi
sedetti sul divano e rilessi quelle dolci parole.
“Non
ti scordare chi
sei” aveva scritto, spaventato dall'idea che Chelsea potesse
riprovarci con me, ed Aro sarebbe rimasto a mani vuote se sperava di
piegarmi completamente al suo volere.
Ero
Edward Cullen del
Clan di Olympia, e la mia famiglia mi mancava da morire.
Carlisle
Ero
appena tornato
dall'ospedale e mi stavo cambiando chiacchierando con Esme, quando
sentii dei ringhi provenire dal piano di sotto.
“Ci
risiamo di nuovo”
sospirai e scendemmo a vedere che cosa era successo.
Eravamo
tutti nervosi, da
quando Edward era partito e spesso scoppiavano dei litigi fra i
ragazzi.
Jacob
era seduto al
tavolo con vicino Jasper che stava chiaramente litigando con Emmett.
Edward
aveva messo come
clausola per il matrimonio tra Renesmee e Jacob che quest'ultimo si
laureasse con il massimo dei voti .
Pur
di ritardare
l'inevitabile e tenere la figlia sotto la sua ala protettiva ancora
per un po', aveva preteso che Jacob andasse all'università
con loro.
“Tutti i Cullen sono laureati almeno una volta, e presto lo
sarà
anche Nessi . Non vorrai essere l'unico ignorante della famiglia
vero?”.
E
il povero Jacob, messo
con le spalle al muro, aveva acconsentito.
Ovviamente
non essendo un
vampiro, l'università era per lui un vero impegno e la
famiglia si
era apertamente schierata.
Bella
dopo aver scosso la
testa e discusso con Edward aveva acconsentito promettendo a Jacob il
suo aiuto. Anche Rosalie ed Emmett si erano schierati con Jacob. Non
tanto per affetto verso di lui ma perché trovavano la
pretesa di
Edward assurda.
Rosalie
proteggeva e
viziava Nessi in ogni modo, e credeva fosse ingiusto far ritardare
ancora le nozze tra i due.
Alice
e Jasper invece si
erano schierati a favore dell'università e da quando Edward
era
partito, Jasper faceva da insegnante a Jacob.
Io
ed Esme come al solito
facevamo da ago della bilancia cercando di trovare compromessi ed
evitare litigi . Ma non era certo facile.
Quando
arrivammo giù
trovammo Bella che stava cucinando insieme a Nessi ridendo sotto i
baffi.
Jacob
aveva l'aria
afflitta e sebbene si prendesse spesso con Edward, avrei scommesso
che lo preferisse di gran lunga come insegnante.
Alice
e Rosalie seguivano
il litigio ridacchiando mentre lavoravano sul computer assieme.
“Insomma
Jazz. Probabilmente c'eri durante quella battaglia, ma non puoi
pretendere
che Jacob studi le cose che racconti tu. Lui deve seguire il
libro”
Emmett scuoteva la testa.
“E'
vero lui deve
seguire il libro. Ma il libro sbaglia. Non sono andate così
le cose,
io c'ero, eccome se c'ero Em. E ti dico che la battaglia non si
è
svolta come dicono loro.”
“Ok.
Va bene. Ma cosa
vuoi che racconti al professore? Che il libro sbaglia perché
glielo
ha raccontato il fratello del suo futuro genero che era presente? Non
credi che sarebbe un po' strano? E' stata duecento anni fa
...Jasper!”
“Jacob
deve dire le
cose del libro, ok. Ma deve sapere anche come sono andate
realmente. E' giusto che sappia Emmett”
“Ma
così gli stai
confondendo solo le idee. Deve passare quest'esame e velocemente,
altrimenti resta indietro.”
“Io
non sto confondendo
proprio niente, e se pensi di insegnare meglio di me, accomodati.
Vediamo come te la cavi con questo testone”
“Oh
, no. Edward ha
chiesto a te. Non a me. Sai cosa succederebbe se prendo il tuo posto?
Come minimo quando torna mi stacca un braccio a morsi. Sa che io
andrei ad allungare una mancetta al professore per fargli passare
l'esame, giusto per semplificare un po' le cose.”
“Forse
è proprio per
questo che ha dato l'incarico a me. Tu non sei capace di essere serio
Emmett.”
“Senti
chi parla. Devo
ricordarti come ti sei vestito a Carnevale per far ridere la piccola
Nessi qualche anno fa?”
A
questo punto ero
intervenuto io.
La
discussione stava
scivolando su tasti pericolosi per l'arredamento di casa e la faccia
disperata di Jacob la diceva lunga.
“Basta
ragazzi. State
solo perdendo tempo. Non è questo il modo di aiutare
Jacob.”
“Ok
papà... Fai pure
soldato, mi arrendo!” come al solito Emmett l'aveva messa
sullo
scherzo mentre rivolgeva a Jasper un saluto militare.
Fu
in quel momento che
Alice sgranò gli occhi e s'irrigidì.
“Alice
che succede?”
Rosalie attirò subito l'attenzione di tutti e ci avvicinammo
in
attesa che ci mettesse al corrente della sua visione.
“Edward,
ho visto
Edward” trillò tutta felice per un attimo.
“Dove?
Come sta? Cosa
sta facendo?” Bella era accorsa subito lasciando l'arrosto a
bruciare sul fuoco.
Alice
scosse la testa,
sembrava confusa e incerta.
“Sta
bene … credo.
L'ho visto che sorridente... parlava... a una ragazza dai capelli
rossi che non sono riuscita a vedere in volto. E poi basta...
è
svanito. I suoi occhi però sono ancora gialli e sembrava...
rilassato”
Tirammo
tutti un sospiro
di sollievo. Il fatto che non ci avesse ancora telefonato aveva
allertato tutti.
Bene
la giornata sembrava
iniziata in maniera perfetta.
Ritornammo
tutti alle
nostre occupazioni. Solo Esme corse in cucina ad aiutare Bella che
stava cercando di salvare il povero arrosto bruciacchiato.
Mi
sedetti comodamente
sul divano a guardare la televisione quando Alice mi sfiorò
il
braccio e mi fece un veloce gesto di seguirla.
Rapida
uscii in giardino
ed io mi avviai nel mio studio con noncuranza.
Quando
entrai era lì in
piedi che guardava fuori dalla finestra dalla quale era certamente
entrata.
“Cosa
c'è Alice. Hai
visto dell'altro vero?” sapevo che normalmente discuteva
delle sue
visioni con Edward, ma adesso potevo vedere la preoccupazione nei
suoi occhi.
“Si
Carlisle. Quello
che ho detto è vero... in parte. Ma vedi... ho visto
Edward,...
baciare quella ragazza.”
“Cosa
? Stai scherzando
vero?”
“No,
la stava baciando
sulla bocca appassionatamente, e c'era qualcun altro nella stanza.
Una presenza, un qualcuno che non sono riuscita a vedere. Ho provato
a mettere a fuoco la figura, ma quando provavo a visualizzarla
ritornavo su Edward, come se avesse una lente riflettente, come se
fosse uno specchio. Ho paura Carlisle. Cosa sta succedendo? Cosa sta
combinando Edward? Perché si comporta così? E chi
è
quella ragazza?”
“Non
lo so Alice... Non
lo so... ma se Edward è innamorato di Bella e di questo sono
sicuro... come può baciare... qualcun' altra? Speriamo solo
che non sia un tranello di Aro.
Non
vorrei che abbia
progettato di legarselo a se in una maniera del tutto inaspettata... Ma
non possiamo fare proprio nulla.” stavo scuotendo la testa
completamente sconvolto da quella notizia.
Alice
si avvicinò e mi
poso la testa contro il petto. “Non dirò nulla a
Bella non voglio
preoccuparla, ma ho tanta paura”
“Anch'io
Alice.
Anch'io...” e sospirando andai da Esme.
Avevo
bisogno del suo
abbraccio e della sua forza.
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