martedì 12 febbraio 2013

CNS Capitolo 31 La resa dei conti

Edward

Ma Jane non aveva fatto i conti con il potere di Bella.
Nella sua rabbia e nella foga di uccidermi si era dimenticata che lei era uno scudo e che aveva il dono di estenderlo anche agli altri.
Bella dopo un primo attimo di schoc aveva alzato lo scudo anche su di me e quando quella sadica vampira mi si avvicinò per uccidermi mi ritrovai lucido.
Muori Edward” sibilò vicino alla mia gola, ma l'addestramento di Ilmi e Kong si mostrò utile ancora una volta, mentre agilmente scivolavo dalla sua stretta e voltandomi la sbattevo a terra tranciandole il collo di netto con un unico morso.
Rimasi un attimo fermo a guardare il suo volto da bambina. Con gli occhi chiusi e un sorriso sulle labbra sembrava una dolce bambola di porcellana... ma il suo animo era nero e finalmente avevo avuto la mia vendetta per tutto il male e le umiliazioni che mi aveva inflitto.
Addio Jane... salutami l'inferno” le dissi alzandomi lentamente.
Un singhiozzo richiamò la mia attenzione e mi voltai lentamente.
Nessi abbracciata a sua mamma stava piangendo, il corpo scosso dai singhiozzi e le lacrime che scendevano bagnandole il dolce viso.
Era stato troppo per lei... aveva visto troppo.
La paura per quello che poteva succedere e per quello che era successo l'aveva sconvolta. Potevo leggere nei suoi pensieri tutto l'orrore a cui aveva assistito.
Portala in casa Bella. Ha già visto troppo ed io ho da occuparmi delle Guardie” le dissi “E lei ha bisogno di te... non di me” mormorai con un filo di voce udibile solo a me stesso, io ai suoi occhi, ero solo un padre traditore e un vampiro assassino.
Vidi Bella annuire e insieme madre e figlia si allontanarono confortandosi a vicenda.
Raccolsi allora il corpo di Jane e la sua testa portandole nel falò che i lupi avevano acceso.
Appena ebbi buttato il cadavere vidi Ilmi venirmi incontro.
E così è finita sul serio” disse guardandomi sorridente e posando una mano sulla mia spalla.
Si ma a che prezzo?” gli chiesi sconfortato.
Poi prendendo coraggio gli feci la domanda che mi stava torturando “Come stanno gli altri??” gli chiesi preoccupato.
Lui mi sorrise orgoglioso “Meglio di quanto credi Capitano” poi proseguì “ Solo due guardie sono morte Anna e Telemaco. Mentre altre quattro hanno bisogno dell'antidoto. Gli altri hanno solo alcuni graffi...proprio come te”.
Abbassai gli occhi sul mio braccio che stava guardando e sospirai.
Avevo ricevuto un unghiata superficiale, poco più di un graffio, ma nel caos che era successo mi ero dimenticato.
Mi spiace per Anna” dissi piano ripensando a quanto mi aveva aiutato malgrado le stessi antipatico mentre mi fasciavo il braccio con un pezzo di camicia.
Non fartene una colpa Edward. Ha combattuto da pazza. Penso che abbia cercato la morte... voleva raggiungere Sirius... e c'è l'ha fatta” mi consolò stringendomi il nodo.
Annui e insieme a lui mi diressi verso casa dove c'erano radunate tutte le Guardie.
Sia Felix che Demetri erano stati morsi ma per entrambi il veleno era stato recuperato.
Stavo ancora guardandomi in giro che vidi Carlisle venire verso di me
Papà... ho quattro guardie morse e diversi feriti.” gli dissi.
Lui mi sorrise. “Porta in casa i morsicati... mi occupo io di loro.” mi rispose dandomi una pacca sulle spalle.
Poi mi porse un ago e del filo “Hai studiato medicina... vai a curare i tuoi uomini. Appena Rose ha finito con Jasper te la mando ad aiutarti”.
Riconoscente mi fiondai fuori e aiutato da Ilmi portai i corpi degli avvelenati all'interno.
Poi mi sistemai nel portico a cucire i miei uomini, e solo alla fine Rosalie venne ad aiutarmi “Ho aiutato papà con gli antidoti. Alcuni oltre al morso avevano lunghi tagli” si giustificò per il ritardo.
Le sorrisi riconoscente e continuai nel mio lavoro.

Quando ebbi finito, aiutato da Ilmi e da altri tre che avevano ferite di striscio trascinammo i corpi dei licantropi nel bosco e li seppellimmo in un enorme buca nel terreno in modo da far sparire ogni traccia del combattimento.

Quando tornammo alla casa ero stanco e svuotato da ogni energia fisica e mentale, mi sedetti da solo sulle scale di casa chiudendo la mente ai pensieri che aleggiavano intorno a me. Volevo rilassarmi e pensare... avevo tanto su cui meditare.
Dopo pochi minuti vidi arrivare Jacob in pantaloncini tutto sorridente “Grazie Edward. Bentornato fra di noi” mi disse dandomi una pacca sulle spalle.
Sono io che ti devo ringraziare lupo” gli dissi sorridendo.
Lui mi guardò serio “Edward... adesso Nessi è mia moglie e tu e Bella siete la mia famiglia, senza contare gli altri.” rispose serio
Già... mi ci verrà un po' di tempo prima di abituarmici” risposi.
Lo vidi annuire “Vado da Nessi. Sarà in pensiero per me” e prima che potessi rispondergli qualsiasi cosa si fiondò in casa.

Non ebbi neanche il tempo di girarmi che vidi mio padre uscire dal portone e venirmi vicino.
Con disinvoltura si sedette affianco a me e mi sorrise sospirando stanco.
Perché non vai in casa a salutare i tuoi fratelli? Alice ed Emmett mi hanno chiesto di te. ” mi chiese scrutandomi enigmatico.
Scossi la testa “Non mi va di entrare” risposi.
Quando ero entrato per portare i feriti mi ero sentito a disagio… quasi un estraneo. Quelle quattro mura non erano più casa mia. Ma non glielo spiegai... non avevo voglia di parlare.
Ma a Carlisle non riuscivo a nascondere nulla. Lui mi sapeva leggere come nessun' altro. Era il suo dono. Sapeva sempre quello che provavo, riusciva sempre a capirmi.
Quelli sono solo dei muri Edward. La casa è dove si trova il nostro cuore. E il tuo dov'è?” mi chiese.
Ingoiai a vuoto non sapevo cosa rispondergli.
E' lì dentro o è a Volterra?” continuò guardandomi negli occhi.
Non lo so” dissi abbassando lo sguardo verso terra.
Sicuro di non saperlo?” mi rispose sorridendomi. “Jasper ci ha raccontato alcune cosette mentre lo cucivo....” continuò.
Gli sorrisi, sentivo i suoi pensieri e sentivo il gelo sciogliersi dentro di me. Il calore del suo cuore, del suo amore erano evidenti e intensi nei suoi pensieri.
Vieni in casa Edward. Il tuo cuore è lì . E' sempre stato qui con noi... hai solo smesso di ascoltarlo. Ma lui sapeva benissimo dove era giusto stare” mi disse alzandosi ed entrando senza voltarsi a controllare cosa avrei fatto.
Mi alzai lentamente. Sapevo che se avessi varcato ancora una volta la soglia di quella casa, che se avessi rivisto ancora una volta la mia Bella non avrei più avuto il coraggio di partire, eppure dovevo farlo.
Non ero libero e mai lo sarei più stato.
Mio padre aveva ragione, il mio cuore era lì ma io non potevo ascoltarlo, ero diventato una Guardia.
E con un ruggito di rabbia mi voltai e mi diressi correndo verso il bosco.




Bella

Mentre stavo combattendo con Alice avevo visto dei licantropi aggirarsi e dirigersi sul lato della casa.
Vai Bella corri da Nessi... prima che sia troppo tardi” mi aveva gridato lei.
Veloce mi ero allontanata mentre con la coda dell'occhio avevo visto arrivare le Guardie guidate da Jasper.

Ero arrivata appena in tempo. Jacob si era trasformato e aveva abbattuto due di quegli esseri immondi ma una terza creatura approfittando che lui era impegnato a combattere stava per saltare addosso alla mia Renesmee.
Stavo per scontrarmi con il licantropo quando ci era piombato addosso Edward.
Aveva ucciso veloce e implacabile proprio come un vero vampiro addestrato.
E quando pensavo che ormai fosse finita era arrivata Jane.
Lo avevo visto cadere proprio come a Volterra contorcendosi dal dolore.
Così quando si era avvicinata lo avevo avvolto nello scudo permettendogli di uccidere quella maledetta.
Veloce avevo accompagnato Nessi a casa e poi mi ero fermata per aiutare Carlisle e Rosalie a curare la mia famiglia.
I feriti continuavano ad arrivare. E anche altre quattro Guardie ebbero bisogno del nostro aiuto. Erano malmesse e fra di loro riconobbi Demetri e Felix.
Quando finalmente sembrò essere arrivata la pace uscii di casa e lo vidi chino intento a cucire i suoi uomini.
Lo osservavo da lontano chiedendomi dove fosse Rebecca e come si sarebbe comportato adesso.
Quando ebbe finito si allontanò scortato da tre guardie e iniziò a radunare i corpi dei licantropi.
Sospirando rientrai in casa.
Volevo parlargli ma avrei aspettato il momento giusto.
Erano tante le cose da chiarire, tanti i dubbi che attanagliavano il mio cuore e la mia mente.
Ma avrei aspettato di trovarlo solo... quello che dovevamo dirci doveva rimanere solo fra di noi.

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