Edward
Ma
Jane non aveva fatto i conti con il potere di Bella.
Nella
sua rabbia e nella foga di uccidermi si era dimenticata che lei era
uno scudo e che aveva il dono di estenderlo anche agli altri.
Bella
dopo un primo attimo di schoc aveva alzato lo scudo anche su di me e
quando quella sadica vampira mi si avvicinò per uccidermi mi
ritrovai lucido.
“Muori
Edward” sibilò vicino alla mia gola, ma
l'addestramento di Ilmi e
Kong si mostrò utile ancora una volta, mentre agilmente
scivolavo
dalla sua stretta e voltandomi la sbattevo a terra tranciandole il
collo di netto con un unico morso.
Rimasi
un attimo fermo a guardare il suo volto da bambina. Con gli occhi
chiusi e un sorriso sulle labbra sembrava una dolce bambola di
porcellana... ma il suo animo era nero e finalmente avevo avuto la mia
vendetta per tutto il male e le umiliazioni che mi aveva
inflitto.
“Addio
Jane... salutami l'inferno” le dissi alzandomi lentamente.
Un
singhiozzo richiamò la mia attenzione e mi voltai lentamente.
Nessi
abbracciata a sua mamma stava piangendo, il corpo scosso dai
singhiozzi e le lacrime che scendevano bagnandole il dolce viso.
Era
stato troppo per lei... aveva visto troppo.
La
paura per quello che poteva succedere e per quello che era successo
l'aveva sconvolta. Potevo leggere nei suoi pensieri tutto l'orrore a
cui aveva assistito.
“Portala
in casa Bella. Ha già visto troppo ed io ho da occuparmi
delle
Guardie” le dissi “E lei ha bisogno di te... non di
me”
mormorai con un filo di voce udibile solo a me stesso, io ai suoi
occhi, ero solo un padre traditore e un vampiro assassino.
Vidi
Bella annuire e insieme madre e figlia si allontanarono
confortandosi a vicenda.
Raccolsi
allora il corpo di Jane e la sua testa portandole nel falò
che i
lupi avevano acceso.
Appena
ebbi buttato il cadavere vidi Ilmi venirmi incontro.
“E
così è finita sul serio” disse
guardandomi sorridente e posando
una mano sulla mia spalla.
“Si
ma a che prezzo?” gli chiesi sconfortato.
Poi
prendendo coraggio gli feci la domanda che mi stava torturando
“Come
stanno gli altri??” gli chiesi preoccupato.
Lui
mi sorrise orgoglioso “Meglio di quanto credi
Capitano” poi
proseguì “ Solo due guardie sono morte Anna e
Telemaco. Mentre
altre quattro hanno bisogno dell'antidoto. Gli altri hanno solo
alcuni graffi...proprio come te”.
Abbassai
gli occhi sul mio braccio che stava guardando e sospirai.
Avevo
ricevuto un unghiata superficiale, poco più di un graffio,
ma nel
caos che era successo mi ero dimenticato.
“Mi
spiace per Anna” dissi piano ripensando a quanto mi aveva
aiutato
malgrado le stessi antipatico mentre mi fasciavo il braccio con un
pezzo di camicia.
“Non
fartene una colpa Edward. Ha combattuto da pazza. Penso che abbia
cercato la morte... voleva raggiungere Sirius... e c'è l'ha
fatta”
mi consolò stringendomi il nodo.
Annui
e insieme a lui mi diressi verso casa dove c'erano radunate tutte le
Guardie.
Sia
Felix che Demetri erano stati morsi ma per entrambi il veleno era
stato recuperato.
Stavo
ancora guardandomi in giro che vidi Carlisle venire verso di me
“Papà...
ho quattro guardie morse e diversi feriti.” gli dissi.
Lui
mi sorrise. “Porta in casa i morsicati... mi occupo io di
loro.”
mi rispose dandomi una pacca sulle spalle.
Poi
mi porse un ago e del filo “Hai studiato medicina... vai a
curare i
tuoi uomini. Appena Rose ha finito con Jasper te la mando ad
aiutarti”.
Riconoscente
mi fiondai fuori e aiutato da Ilmi portai i corpi degli avvelenati
all'interno.
Poi mi sistemai nel
portico a cucire i miei uomini, e solo alla fine
Rosalie venne ad aiutarmi “Ho aiutato papà con gli
antidoti.
Alcuni oltre al morso avevano lunghi tagli” si
giustificò per il
ritardo.
Le
sorrisi riconoscente e continuai nel mio lavoro.
Quando
ebbi finito, aiutato da Ilmi e da altri tre che avevano ferite di
striscio trascinammo i corpi dei licantropi nel bosco e li
seppellimmo in un enorme buca nel terreno in modo da far sparire ogni
traccia del combattimento.
Quando tornammo
alla casa ero stanco e svuotato da ogni energia fisica e
mentale, mi sedetti da solo sulle scale di casa chiudendo la mente
ai pensieri che aleggiavano intorno a me. Volevo rilassarmi e
pensare... avevo tanto su cui meditare.
Dopo
pochi minuti vidi arrivare Jacob in pantaloncini tutto sorridente
“Grazie Edward. Bentornato fra di noi” mi disse
dandomi una pacca
sulle spalle.
“Sono
io che ti devo ringraziare lupo” gli dissi sorridendo.
Lui
mi guardò serio “Edward... adesso Nessi
è mia moglie e tu e Bella
siete la mia famiglia, senza contare gli altri.” rispose serio
“Già...
mi ci verrà un po' di tempo prima di abituarmici”
risposi.
Lo
vidi annuire “Vado da Nessi. Sarà in pensiero per
me” e prima
che potessi rispondergli qualsiasi cosa si fiondò in casa.
Non
ebbi neanche il tempo di girarmi che vidi mio padre uscire dal
portone e venirmi vicino.
Con
disinvoltura si sedette affianco a me e mi sorrise sospirando stanco.
“Perché
non vai in casa a salutare i tuoi fratelli? Alice ed Emmett mi hanno
chiesto di te. ” mi chiese scrutandomi enigmatico.
Scossi
la testa “Non mi va di entrare” risposi.
Quando
ero entrato per portare i feriti mi ero sentito a disagio…
quasi
un estraneo. Quelle quattro mura non erano più casa mia. Ma
non
glielo spiegai... non avevo voglia di parlare.
Ma
a Carlisle non riuscivo a nascondere nulla. Lui mi sapeva leggere
come nessun' altro. Era il suo dono. Sapeva sempre quello che
provavo, riusciva sempre a capirmi.
“Quelli
sono solo dei muri Edward. La casa è dove si trova il nostro
cuore.
E il tuo dov'è?” mi chiese.
Ingoiai
a vuoto non sapevo cosa rispondergli.
“E'
lì dentro o è a Volterra?”
continuò guardandomi negli occhi.
“Non
lo so” dissi abbassando lo sguardo verso terra.
“Sicuro
di non saperlo?” mi rispose sorridendomi. “Jasper
ci ha
raccontato alcune cosette mentre lo cucivo....”
continuò.
Gli
sorrisi, sentivo i suoi pensieri e sentivo il gelo sciogliersi dentro
di me. Il calore del suo cuore, del suo amore erano evidenti e
intensi nei suoi pensieri.
“Vieni
in casa Edward. Il tuo cuore è lì . E' sempre
stato qui con noi...
hai solo smesso di ascoltarlo. Ma lui sapeva benissimo dove era
giusto stare” mi disse alzandosi ed entrando senza voltarsi a
controllare cosa avrei fatto.
Mi
alzai lentamente. Sapevo che se avessi varcato ancora una volta la
soglia di quella casa, che se avessi rivisto ancora una volta la mia
Bella non avrei più avuto il coraggio di partire, eppure
dovevo
farlo.
Non
ero libero e mai lo sarei più stato.
Mio
padre aveva ragione, il mio cuore era lì ma io non potevo
ascoltarlo, ero diventato una Guardia.
E
con un ruggito di rabbia mi voltai e mi diressi correndo verso il
bosco.
Bella
Mentre
stavo combattendo con Alice avevo visto dei licantropi aggirarsi e
dirigersi sul lato della casa.
“Vai
Bella corri da Nessi... prima che sia troppo tardi” mi aveva
gridato lei.
Veloce
mi ero allontanata mentre con la coda dell'occhio avevo visto
arrivare le Guardie guidate da Jasper.
Ero
arrivata appena in tempo. Jacob si era trasformato e aveva abbattuto
due di quegli esseri immondi ma una terza creatura approfittando che
lui era impegnato a combattere stava per saltare addosso alla mia
Renesmee.
Stavo
per scontrarmi con il licantropo quando ci era piombato addosso
Edward.
Aveva
ucciso veloce e implacabile proprio come un vero vampiro addestrato.
E
quando pensavo che ormai fosse finita era arrivata Jane.
Lo
avevo visto cadere proprio come a Volterra contorcendosi dal dolore.
Così
quando si era avvicinata lo avevo avvolto nello scudo permettendogli di
uccidere quella maledetta.
Veloce
avevo accompagnato Nessi a casa e poi mi ero fermata per aiutare
Carlisle e Rosalie a curare la mia famiglia.
I
feriti continuavano ad arrivare. E anche altre quattro Guardie ebbero
bisogno del nostro aiuto. Erano malmesse e fra di loro riconobbi
Demetri e Felix.
Quando
finalmente sembrò essere arrivata la pace uscii di casa e lo
vidi
chino intento a cucire i suoi uomini.
Lo
osservavo da lontano chiedendomi dove fosse Rebecca e come si sarebbe
comportato adesso.
Quando
ebbe finito si allontanò scortato da tre guardie e
iniziò a
radunare i corpi dei licantropi.
Sospirando
rientrai in casa.
Volevo
parlargli ma avrei aspettato il momento giusto.
Erano
tante le cose da chiarire, tanti i dubbi che attanagliavano il mio
cuore e la mia mente.
Ma
avrei aspettato di trovarlo solo... quello che dovevamo dirci doveva
rimanere solo fra di noi.
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