martedì 12 febbraio 2013

CNS Capitolo 27 Decisioni e Strategie

Edward

Una fitta pioggerellina cadeva dal cielo e tutto era avvolto da una densa nebbia impenetrabile perfino ai nostri acuti occhi. Ero in piedi, sulle alte mura, fermo come se fossi stato un statua di marmo, mentre cercavo di scorgere le verdi colline che sapevo circondare la città. L'acqua ci bagnava inesorabile e scivolava giù dai nostri corpi e dai nostri vestiti, formando piccole pozze sulle pietre lisciate dal tempo, indifferente esattamente come lo eravamo noi, indifferente come lo scorrere incessante del tempo che era diventato il nostro padrone e la nostra tortura.
Jasper vicino a me era silenzioso mentre insieme attendevamo che le Guardie fossero pronte a muoversi.
Tutto era silenzio, come avvolto da un bianco sudario sembrava che il mondo si fosse fermato, solo le gocce dell'acqua ticchettavano cadendo ai nostri piedi. Avevo smesso persino di respirare, aspettavo… non potevo fare altro.
Avevo volentieri lasciato l'incarico a Felix e Demetri di scegliere fra i volontari che ci avrebbero seguito in battaglia e l'organizzazione del viaggio. Non volevo essere la causa di altri morti.
Mi avevano infatti raccontato che nella battaglia oltre ai miei Signori e alle loro mogli, trucidate nelle loro stanze, erano periti Alec, Lucio, Pamela , Beatrice, Damiano e il giovane e simpatico Daniele che avevano combattuto in quella guerriglia fratricida.
Altre cinque guardie fra cui Rubens erano rimaste ferite mentre quella vigliacca di Jane era scappata per un passaggio segreto mettendosi in salvo dopo aver colpito Malik con il suo potere.
Demetri e Felix avevano insistito per accompagnarmi sostenendo che avevano un conto in sospeso con i licantropi e felice della loro decisione gli avevo chiesto di organizzare la partenza.
Ma adesso fremevo, conscio che le ore e i minuti stavano passando inesorabili e che il tempo a nostra disposizione per salvare la mia famiglia stava scivolando via, assieme alle nostre speranze.

La nebbia che avvolgeva tutto pesava sui nostri cuori e bisbigliando per non infrangere quel muro di silenzio che ci avvolgeva chiesi a Jasper “Arriveremo in tempo?”
I suo pensieri erano infatti diretti al ricordo di quando aveva conosciuto Alice e malgrado cercasse di tenerla per se, la sua ansia mi avvolgeva amplificando la mia.
“Lo spero Edward... lo spero. Ma questa nebbia e la pioggia se da un lato ci facilita i movimenti permettendoci di partire all'alba ci rallenterà non poco.” I suoi occhi si posarono sui miei una frazione di secondo poi tornarono a scrutare la nebbia come se con la forza del pensiero potesse dissolverla.
Scossi la testa sconsolato e impotente di fronte allo scorrere del tempo e al destino che ci aspettava quando una voce acuta risuonò in quel silenzio surreale, interrompendo e squarciando la quiete che ci avvolgeva “Edward”.
Mi voltai assieme a Jasper e dalla nebbia apparve Rebecca seguita a breve distanza da Felix e Demetri.
Lei con i capelli argentati sciolti al vento e vestita con una lunga veste bianca sembrava un fantasma spuntato dalla nebbia mentre si avvicinava a noi chiaramente irritata. Potevo vedere i suoi occhi chiari brillare colmi d'ira e le labbra arricciate in una smorfia che le rovinava il bel viso. Dietro di lei Felix la seguiva silenzioso sghignazzando sornione mentre Demetri avanzava spedito chiaramente infastidito ed arrabbiato a sua volta.
Edward per favore... fermala mi senti chiedere dal biondo segugio.
Sorrisi. Demetri era l'unica Guardia che aveva imparato a comunicare con me mentalmente, gli altri erano ancora a disagio con il mio potere.
Jasper si voltò verso di me interrogativo, doveva essere stato investito dalla rabbia di Rebecca e stava cercando di calmarla con il suo dono.
Lei arrivò di fronte a me e mi disse decisa indicando le due guardie che la seguivano imbarazzate “Voglio partire anch'io con voi. Tu puoi ordinargli di farmi partecipare alla battaglia”.
“No” le risposi semplicemente “non ti do il permesso di unirti a noi. Se loro non ti vogliono, io non interferirò.”
Lei mi guardò furente “Perché no Edward? Devo ricordarti che so combattere e che l'ho già fatto con ottimi risultati? Dovresti saperlo... ” mi rispose ironica alzando il mento in segno di sfida.
Lei mi aveva salvato la vita nello scontro precedente e la sua allusione mi strappò un sorriso divertito mentre mi passavo la mano fra i capelli bagnati.
Sospirai preparandomi mentalmente a scontrarmi con lei.
“Volete lasciarci soli per favore?” chiesi alle due Guardie.
Felix annui “Andiamo Demetri... sono sicuro che Edward... riuscirà a farla ragionare” gli disse strattonandolo e facendomi l'occhiolino. Lui mi guardò fissò mai i suoi pensieri erano diretti solo all'orrore dell'imminente battaglia. Poi entrambi mi diedero la schiena e parlottando fittamente si allontanarono inghiottiti dalla nebbia.
Come sparirono dalla mia vista, mi voltai verso Jasper ma non feci neanche in tempo a parlare che lui mi anticipò “Vado anch'io Edward” mi disse Credo che tu debba vedertela da solo, fratellino. Ormai l'ho abbastanza calmata da permettervi di parlare tranquillamente.
Lo vidi allontanarsi a passi decisi, con le mani dietro la schiena e la testa bassa persa nei pensieri della battaglia, fino a dissolversi nel bianco che ci avvolgeva.
Ancora una volta ripensai alla fortuna di averlo come fratello. Lui silenzioso e discreto era il miglior compagno che potessi avere in una situazione simile. La sua forza e la sua sicurezza sarebbero stati determinanti nel compito che ci aspettava, pensai, cercando d'imbrigliare l'ansia che ancora una volta rischiava di prendere il sopravvento.
Lei, ferma la mio fianco, lo osservò andare via incuriosita e poi mi sorrise calma e apparentemente tranquilla.
“ Spero che tuo fratello non ti creda ancora innamorato di me” mi disse con la voce ridotta a un sussurro dispiaciuto.
“No...” risposi pensieroso “ Lui è in grado di percepire i sentimenti e gli ho raccontato tutto. E' solo preoccupato per me e per la nostra famiglia. ” finii sorridendole “Si stava solo domandando perché sei così ansiosa di seguirmi in battaglia. Cosa che, peraltro, mi sto chiedendo anch'io.” mormorai rompendo nuovamente il silenzio che ci avvolgeva.
“Non vedo il perché dovrei rimanere indietro. Non c'è motivo di escludermi.” mi rispose gelida cercando i miei occhi con un chiaro atteggiamento di sfida e con la voce ferma e decisa.
Le restituii lo sguardo un attimo, sospirando e maledicendo il fatto che non riuscissi a leggerle la mente, poi mi voltai verso la nebbia stringendo ancora una volta gli occhi nel tentativo di vedere qualcosa che non fosse quel denso manto bianco che ricopriva la città.
“Ho i miei buoni motivi per non contraddire le loro decisioni. Senza contare che sanno perfettamente quello che fanno. Loro hanno la mia completa fiducia.” dissi per chiudere velocemente la questione. Non avevo voglia di discutere con lei.
“ Non è che lo fai per proteggermi?” mi chiese sfidandomi “Edward. So badare a me stessa. Non ho bisogno della tua protezione. Se tu glielo ordinassi... ” riprese insistente e infastidita dalla mia reticenza.
“Forse hai ragione... forse no. Non conosco le ragioni della loro scelta ma so che non ti voglio con me. Non voglio andare contro il loro volere e poi... non posso portarti con me. ” risposi risoluto voltandomi a guardarla in viso.
Nuovamente avvertii la rabbia nascosta dalle sue parole “Non puoi sempre pretendere di proteggere tutti, Edward. Io voglio combattere, io devo combattere, non posso stare qua ad aspettare...” mi disse in un sussurro lasciando la frase in sospeso.
Ad aspettare che cosa? mi chiesi incuriosito un attimo... un sesto senso mi trillò un attimo nella mente avvertendomi che c'era qualcosa di strano nel suo insistere, ma lo scacciai... stavo sicuramente cercando trappole dove non ce ne erano. Ero tanto abituato a difendermi a Volterra che adesso qualsiasi cosa mi metteva in allerta. Dovevo cercare di rilassarmi se avessi continuato così sarei arrivato alla battaglia troppo nervoso e stremato per combattere con lucidità.
“Non è per proteggerti” le risposi spazientito più con me stesso che con lei.
Anche se l'idea di coinvolgerla nuovamente mi metteva ansia e la possibilità che venisse ferita nello scontro mi spaventava, non era questo il motivo principale della mia decisione “ E' perché non posso permettere che la visione di mia sorella si avveri... senza contare che ci vuole qualcuno che guidi le Guardie che rimarranno. Non possiamo rischiare di lasciare la Rocca sguarnita e abbandonata a se stessa. Ci vuole qualcuno che sorvegli la situazione. Qualcuno di cui le Guardie si fidino e che prenda il comando in nostra assenza. ” le dissi sorridendole triste “So quanto vali e che il coraggio non ti manca. Ma è meglio così ...credimi.” aggiunsi per alleviare la sua rabbia che sentivo investirmi ad ondate mentre le stringevo un braccio in una muta carezza, cercando di farle capire quanto importante fosse il suo ruolo.
“Tua sorella?” mi chiese calmandosi e alzando un sopracciglio stupita.
“Alice ha visto che se metti piede in casa nostra tutta la mia famiglia entrerà nelle Guardie. Ero disposto a rischiare per liberarti... ma adesso non avrebbe senso far avverare la visione”
Lei mi guardò pensosa, stava riflettendo sulle mie parole “Se le cose stanno veramente così ubbidirò agli ordini, Capitano. Non voglio mettere in pericolo la tua famiglia, so quanto tieni a loro. Starò qua e veglierò su Volterra. Controllerò che nessuno osi alzare la mano sul Nostro Signore Marcus e farò in modo da tenere le guardie tranquille nell'attesa del vostro ritorno. Sono sicura che Malik e Rubens mi aiuteranno. Ma tu devi promettermi che cercherai di riportare tutte le guardie vive a casa e che non farai imprudenze. Anche se non ti amo sei un ottimo amico, un fratello per me e non voglio perderti. E per favore veglia anche su Felix e Demetri... anche loro sono importanti per Volterra” disse senza distogliere gli occhi dai miei.
“Hai la mia parola. Farò tutto quello che posso. Anch'io gli voglio bene...così come voglio bene anche a te come una sorella. Ti prometto che cercherò di salvare più Guardie possibili... ” le dissi risoluto abbassando la testa e portandomi il pugno sul cuore per suggellare il mio impegno.
La vidi annuire risoluta e dopo avermi fatta una carezza in viso e avermi baciato la fronte si girò e senza più una parola sparì nuovamente nella nebbia.
Avrei cercato di mantenere il mio impegno con ogni mezzo mi dissi, sperando di essere all'altezza di quel compito.
Non avevo mai preso la responsabilità di altri fino ad ora.
Ero sempre vissuto solo per me... sempre sotto l'ala protettiva di Carlisle. Era lui che aveva sempre preso le decisioni e la responsabilità di guidare la nostra famiglia.
E un brivido di freddo mi scese lungo la schiena mentre mi rendevo conto di quanto sarebbe dipeso dalle mie decisioni.
Mesto abbassai la testa e appoggiai le mani sulla balaustra come a sostenermi mentre un sorriso tirato si apriva sul mio viso. Stavo per tornare a casa... ma sarebbe ancora stata la mia casa? Era questo che volevo? Ero pronto a rivedere la mia famiglia e la mia Bella?
Adesso che ne avevo la possibilità mi resi conto di avere anche paura... paura di me stesso e di quello che avrei potuto trovare. Paura di essere diventato un estraneo fra di loro... paura della Guardia in cui sapevo essermi trasformato.
Non ero più il vampiro instabile e tormentato partito da casa a cercare al sua strada … ma un Capitano dei volturi con l'incarico di guidare le Guardie.
Alla fine malgrado non potesse godere del suo trionfo Aro aveva vinto... era riuscito a farmi diventare un vero Capitano di Volterra.


Carlisle

Non c'erano molti preparativi da fare per essere pronti all'imminente battaglia ma dovevo essere sicuro che tutti sapessero come comportarsi.
Riunii pertanto la mia famiglia al completo in sala e mi fermai un attimo ad osservarli assorto. Loro erano tutti lì ad attendere le mie parole, ancora una volta erano pronti a seguirmi in silenzio, come se io sapessi cosa fare, come se io potessi salvarli dal destino che ci attendeva.
Ancora una volta la responsabilità della famiglia era sulle mie spalle, le mie decisioni potevano cambiare l'esito della battaglia e segnare la vita o la morte per qualcuno di loro. Persino Bella che silenziosa se ne stava leggermente in disparte appoggiata allo stipite della porta mi fissava attendendo che io parlassi.
“Come sapete i licantropi che andremo ad affrontare sono diversi da Jacob e i suoi amici. Oltre che ferire con i loro artigli il loro morso è velenoso” li vidi annuire, si ricordavano perfettamente quello che era successo e quanto avesse sofferto Edward. “Ora è necessario che ognuno di noi sia in grado di prendersi cura degli altri” continuai. “per questo motivo darò a ciascuno di voi un marsupio da tenere in vita. Dentro ci sarà il necessario per cucire le ferite dei loro artigli e per preparare l'antidoto in caso foste morsicati.”
Vidi Esme e gli altri agitarsi inquieti. Non l'avevo detto e non lo avrei fatto, per non turbarli, ma c'era la possibilità che morissi nello scontro e loro dovevano essere in grado di arrangiarsi anche senza di me.
“Ricordatevi” continuai imperterrito “Che prima di iniziare a saturare i tagli dovete bagnare l'ago con il veleno del ferito... se non l'avesse la sofferenza sarà maggiore. Per Esme, Emmett e Rosalie il mio veleno può funzionare abbastanza bene in sostituzione del loro mentre per Bella servirebbe quello di Edward.” abbassai gli occhi triste “mi spiace Alice ma non essendo il tuo creatore tu e Jasper....” non finii la frase che Alice mi zittii.
“Non ce ne sarà bisogno papà...tranquillo”
Non lo ero ma feci finta di niente e andai avanti. “Ricordatevi inoltre che serve il veleno di quello specifico licantropo che ha morso. Quindi se vedete qualcuno di noi venire morsicato abbattete il licantropo e segnatelo in qualche modo... sarà così possibile recuperare il veleno anche in un secondo tempo” spiegai.
Erano silenziosi e attenti sapevano che dalle mie parole sarebbe dipesa la loro vita e quella dei loro compagni e fratelli “Dentro al marsupio avrete tutti due boccette per raccogliere il veleno e il materiale già pronto per l'antidoto” finii. “tutto chiaro??”
Annuirono silenziosi, sapevano il perché glielo stavo spiegando e potevo vedere il terrore nei loro occhi. Esme silenziosamente si portò vicino a me e la sua mano venne a stringere la mia cercando in quel semplice gesto un appiglio per lo sconforto che sapevo stava per travolgerla.
Ma c'era dell'altro “E' importante combattere a coppie. Se stiamo vicini sarà più facile difenderci. Emmett e Rosalie saranno una. Io combatterò con Esme, mentre Alice e Bella potranno proteggersi a vicenda.” conclusi sospirando “Spero tanto che Jasper torni con i rinforzi ma dobbiamo essere consapevoli che potrebbe arrivare troppo tardi, per salvarci. Nella mia scrivania c'è già pronto un testamento in bianco... potrete così legalmente recuperare i beni di famiglia se mi succedesse qualcosa”
“Ma cosa stai dicendo?” intervenne Esme nascondendo la testa nel mio petto per mascherare i singhiozzi che non riusciva più a trattenere.
“Potrebbe accadere Esme... potrebbe succedere a ciascuno di noi” finii la frase abbassando la testa e poggiandogli le labbra sulla fronte in un tenero e dolcissimo bacio.
Senza una parola si fece stringere dalle mie braccia, e cullare dolcemente, mentre vedevo Rosalie stringere la mano a Emmett come se dovesse svanire da un momento all'altro. Alice invece sembrava assorta così come Bella. I loro pensieri dovevano essere rivolti ai loro amori così distanti da noi.
Forse loro si sarebbero salvati. Era una speranza, almeno Edward probabilmente sarebbe rimasto a Volterra al sicuro.
Stavo per alzarmi e rompere quel muro di silenzio che pesava su di noi come un macigno quando la porta di casa si spalancò all'improvviso.
“ Siamo arrivati. ” la voce decisa e preoccupata ruppe il silenzio e tutti alzammo la testa a rimirare i nuovi venuti con il cuore che si frantumava in mille schegge. Avevamo sperato cambiassero idea ... invano.
Avevamo provato a telefonargli, per fermarli, per dissuaderli, per salvare loro la vita ma sapientemente avevano tenuto il cellulare chiuso per impedirci di contattarli.
La loro decisione non era cambiata e adesso erano qua e questo spiegava la visione di Alice o perlomeno la sua mancanza di visioni.

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