Edward
Una
fitta pioggerellina
cadeva dal cielo e tutto era avvolto da una densa nebbia
impenetrabile perfino ai nostri acuti occhi. Ero in piedi, sulle
alte mura, fermo come se fossi stato un statua di marmo, mentre cercavo
di scorgere le verdi colline che sapevo circondare la
città. L'acqua ci bagnava inesorabile e scivolava
giù dai nostri
corpi e dai nostri vestiti, formando piccole pozze sulle pietre
lisciate dal tempo, indifferente esattamente come lo eravamo noi,
indifferente come lo scorrere incessante del tempo che era diventato
il nostro padrone e la nostra tortura.
Jasper
vicino a me era
silenzioso mentre insieme attendevamo che le Guardie fossero pronte a
muoversi.
Tutto
era silenzio, come
avvolto da un bianco sudario sembrava che il mondo si fosse fermato,
solo le gocce dell'acqua ticchettavano cadendo ai nostri piedi. Avevo
smesso persino di respirare, aspettavo… non potevo fare
altro.
Avevo
volentieri lasciato
l'incarico a Felix e Demetri di scegliere fra i volontari che ci
avrebbero seguito in battaglia e l'organizzazione del viaggio. Non
volevo essere la causa di altri morti.
Mi
avevano infatti
raccontato che nella battaglia oltre ai miei Signori e alle loro
mogli, trucidate nelle loro stanze, erano periti Alec, Lucio, Pamela
, Beatrice, Damiano e il giovane e simpatico Daniele che avevano
combattuto in quella guerriglia fratricida.
Altre
cinque guardie fra
cui Rubens erano rimaste ferite mentre quella vigliacca di Jane era
scappata per un passaggio segreto mettendosi in salvo dopo aver
colpito Malik con il suo potere.
Demetri
e Felix avevano
insistito per accompagnarmi sostenendo che avevano un conto in
sospeso con i licantropi e felice della loro decisione gli avevo
chiesto di organizzare la partenza.
Ma
adesso fremevo,
conscio che le ore e i minuti stavano passando inesorabili e che il
tempo a nostra disposizione per salvare la mia famiglia stava
scivolando via, assieme alle nostre speranze.
La
nebbia che avvolgeva
tutto pesava sui nostri cuori e bisbigliando per non infrangere quel
muro di silenzio che ci avvolgeva chiesi a Jasper “Arriveremo
in
tempo?”
I
suo pensieri erano
infatti diretti al ricordo di quando aveva conosciuto Alice e
malgrado cercasse di tenerla per se, la sua ansia mi avvolgeva
amplificando la mia.
“Lo
spero Edward... lo
spero. Ma questa nebbia e la pioggia se da un lato ci facilita i
movimenti permettendoci di partire all'alba ci rallenterà
non poco.”
I suoi occhi si posarono sui miei una frazione di secondo poi
tornarono a scrutare la nebbia come se con la forza del pensiero
potesse dissolverla.
Scossi
la testa
sconsolato e impotente di fronte allo scorrere del tempo e al destino
che ci aspettava quando una voce acuta risuonò in quel
silenzio
surreale, interrompendo e squarciando la quiete che ci avvolgeva
“Edward”.
Mi
voltai assieme a
Jasper e dalla nebbia apparve Rebecca seguita a breve distanza da
Felix e Demetri.
Lei
con i capelli
argentati sciolti al vento e vestita con una lunga veste bianca
sembrava un fantasma spuntato dalla nebbia mentre si avvicinava a
noi chiaramente irritata. Potevo vedere i suoi occhi chiari brillare
colmi d'ira e le labbra arricciate in una smorfia che le rovinava il
bel viso. Dietro di lei Felix la seguiva silenzioso sghignazzando
sornione mentre Demetri avanzava spedito chiaramente infastidito ed
arrabbiato a sua volta.
Edward
per favore...
fermala mi senti chiedere dal biondo segugio.
Sorrisi.
Demetri era
l'unica Guardia che aveva imparato a comunicare con me mentalmente,
gli altri erano ancora a disagio con il mio potere.
Jasper
si voltò verso di
me interrogativo, doveva essere stato investito dalla rabbia di
Rebecca e stava cercando di calmarla con il suo dono.
Lei
arrivò di fronte a
me e mi disse decisa indicando le due guardie che la seguivano
imbarazzate “Voglio partire anch'io con voi. Tu puoi
ordinargli di
farmi partecipare alla battaglia”.
“No”
le risposi
semplicemente “non ti do il permesso di unirti a noi. Se loro
non
ti vogliono, io non interferirò.”
Lei
mi guardò furente
“Perché no Edward? Devo ricordarti che so
combattere e che l'ho
già fatto con ottimi risultati? Dovresti saperlo...
” mi rispose
ironica alzando il mento in segno di sfida.
Lei
mi aveva salvato la
vita nello scontro precedente e la sua allusione mi strappò
un
sorriso divertito mentre mi passavo la mano fra i capelli bagnati.
Sospirai
preparandomi mentalmente a scontrarmi con lei.
“Volete
lasciarci soli
per favore?” chiesi alle due Guardie.
Felix
annui “Andiamo
Demetri... sono sicuro che Edward... riuscirà a farla
ragionare”
gli disse strattonandolo e facendomi l'occhiolino. Lui mi
guardò
fissò mai i suoi pensieri erano diretti solo all'orrore
dell'imminente battaglia. Poi entrambi mi diedero la schiena e
parlottando fittamente si allontanarono inghiottiti dalla nebbia.
Come
sparirono dalla mia
vista, mi voltai verso Jasper ma non feci neanche in tempo a parlare
che lui mi anticipò “Vado anch'io
Edward” mi disse Credo che
tu debba vedertela da solo, fratellino. Ormai l'ho abbastanza calmata
da permettervi di parlare tranquillamente.
Lo
vidi allontanarsi a passi decisi, con le mani dietro la schiena e la
testa bassa persa nei pensieri della battaglia, fino a dissolversi nel
bianco che ci avvolgeva.
Ancora
una volta ripensai alla fortuna di averlo come fratello. Lui
silenzioso e discreto era il miglior compagno che potessi avere in
una situazione simile. La sua forza e la sua sicurezza sarebbero
stati determinanti nel compito che ci aspettava, pensai, cercando
d'imbrigliare l'ansia che ancora una volta rischiava di prendere il
sopravvento.
Lei,
ferma la mio fianco, lo osservò andare via incuriosita e poi
mi
sorrise calma e apparentemente tranquilla.
“
Spero che tuo fratello non ti creda ancora innamorato di me”
mi
disse con la voce ridotta a un sussurro dispiaciuto.
“No...”
risposi pensieroso “ Lui è in grado di percepire i
sentimenti e
gli ho raccontato tutto. E' solo preoccupato per me e per la
nostra famiglia. ” finii sorridendole “Si stava
solo domandando
perché sei così ansiosa di seguirmi in battaglia.
Cosa che,
peraltro, mi sto chiedendo anch'io.” mormorai rompendo
nuovamente
il silenzio che ci avvolgeva.
“Non
vedo il perché dovrei rimanere indietro. Non c'è
motivo di
escludermi.” mi rispose gelida cercando i miei occhi con un
chiaro atteggiamento di sfida e con la voce ferma e decisa.
Le
restituii lo sguardo un attimo, sospirando e maledicendo il fatto
che non riuscissi a leggerle la mente, poi mi voltai verso la nebbia
stringendo ancora una volta gli occhi nel tentativo di vedere
qualcosa che non fosse quel denso manto bianco che ricopriva la
città.
“Ho
i miei buoni motivi per non contraddire le loro decisioni. Senza
contare che sanno perfettamente quello che fanno. Loro hanno la mia
completa fiducia.” dissi per chiudere velocemente la
questione. Non
avevo voglia di discutere con lei.
“
Non è che lo fai per proteggermi?” mi chiese
sfidandomi “Edward.
So badare a me stessa. Non ho bisogno della tua protezione. Se tu
glielo ordinassi... ” riprese insistente e infastidita dalla
mia
reticenza.
“Forse
hai ragione... forse no. Non conosco le ragioni della loro scelta ma
so che non ti voglio con me. Non voglio andare contro il loro volere
e poi... non posso portarti con me. ” risposi risoluto
voltandomi
a guardarla in viso.
Nuovamente
avvertii la rabbia nascosta dalle sue parole “Non puoi sempre
pretendere di proteggere tutti, Edward. Io voglio combattere, io devo
combattere, non posso stare qua ad aspettare...” mi disse in
un
sussurro lasciando la frase in sospeso.
Ad
aspettare che cosa? mi chiesi incuriosito un attimo... un
sesto
senso mi trillò un attimo nella mente avvertendomi che c'era
qualcosa di strano nel suo insistere, ma lo scacciai... stavo
sicuramente cercando trappole dove non ce ne erano. Ero tanto
abituato a difendermi a Volterra che adesso qualsiasi cosa mi
metteva in allerta. Dovevo cercare di rilassarmi se avessi
continuato così sarei arrivato alla battaglia troppo nervoso
e
stremato per combattere con lucidità.
“Non
è per proteggerti” le risposi spazientito
più con me stesso che
con lei.
Anche
se l'idea di coinvolgerla nuovamente mi metteva ansia e la
possibilità che venisse ferita nello scontro mi spaventava,
non era
questo il motivo principale della mia decisione “ E'
perché non
posso permettere che la visione di mia sorella si avveri... senza
contare che ci vuole qualcuno che guidi le Guardie che rimarranno.
Non possiamo rischiare di lasciare la Rocca sguarnita e abbandonata a
se stessa. Ci vuole qualcuno che sorvegli la situazione. Qualcuno di
cui le Guardie si fidino e che prenda il comando in nostra assenza.
” le dissi sorridendole triste “So quanto vali e
che il coraggio
non ti manca. Ma è meglio così
...credimi.” aggiunsi per
alleviare la sua rabbia che sentivo investirmi ad ondate mentre le
stringevo un braccio in una muta carezza, cercando di farle capire
quanto importante fosse il suo ruolo.
“Tua
sorella?” mi chiese calmandosi e alzando un sopracciglio
stupita.
“Alice
ha visto che se metti piede in casa nostra tutta la mia famiglia
entrerà nelle Guardie. Ero disposto a rischiare per
liberarti... ma
adesso non avrebbe senso far avverare la visione”
Lei
mi guardò pensosa, stava riflettendo sulle mie parole
“Se le
cose stanno veramente così ubbidirò agli ordini,
Capitano. Non
voglio mettere in pericolo la tua famiglia, so quanto tieni a loro.
Starò qua e veglierò su Volterra.
Controllerò che nessuno osi
alzare la mano sul Nostro Signore Marcus e farò in modo da
tenere
le guardie tranquille nell'attesa del vostro ritorno. Sono sicura che
Malik e Rubens mi aiuteranno. Ma tu devi promettermi che cercherai
di riportare tutte le guardie vive a casa e che non farai
imprudenze. Anche se non ti amo sei un ottimo amico, un fratello per
me e non voglio perderti. E per favore veglia anche su Felix e
Demetri... anche loro sono importanti per Volterra” disse
senza
distogliere gli occhi dai miei.
“Hai
la mia parola. Farò tutto quello che posso. Anch'io gli
voglio
bene...così come voglio bene anche a te come una sorella. Ti
prometto che cercherò di salvare più Guardie
possibili... ” le
dissi risoluto abbassando la testa e portandomi il pugno sul cuore
per suggellare il mio impegno.
La
vidi annuire risoluta e dopo avermi fatta una carezza in viso e
avermi baciato la fronte si girò e senza più una
parola sparì nuovamente nella nebbia.
Avrei
cercato di mantenere il mio impegno con ogni mezzo mi dissi, sperando
di essere all'altezza di quel compito.
Non
avevo mai preso la responsabilità di altri fino ad ora.
Ero
sempre vissuto solo per me... sempre sotto l'ala protettiva di
Carlisle. Era lui che aveva sempre preso le decisioni e la
responsabilità di guidare la nostra famiglia.
E un
brivido di freddo mi scese lungo la schiena mentre mi rendevo conto
di quanto sarebbe dipeso dalle mie decisioni.
Mesto
abbassai la testa e appoggiai le mani sulla balaustra come a
sostenermi mentre un sorriso tirato si apriva sul mio viso. Stavo
per tornare a casa... ma sarebbe ancora stata la mia casa? Era questo
che volevo? Ero pronto a rivedere la mia famiglia e la mia Bella?
Adesso
che ne avevo la possibilità mi resi conto di avere anche
paura...
paura di me stesso e di quello che avrei potuto trovare. Paura di
essere diventato un estraneo fra di loro... paura della Guardia in
cui sapevo essermi trasformato.
Non
ero più il vampiro instabile e tormentato partito da casa a
cercare
al sua strada … ma un Capitano dei volturi con l'incarico di
guidare le Guardie.
Alla
fine malgrado non potesse godere del suo trionfo Aro aveva vinto...
era riuscito a farmi diventare un vero Capitano di Volterra.
Carlisle
Non
c'erano molti preparativi da fare per essere pronti all'imminente
battaglia ma dovevo essere sicuro che tutti sapessero come
comportarsi.
Riunii
pertanto la mia famiglia al completo in sala e mi fermai un attimo ad
osservarli assorto. Loro erano tutti lì ad attendere le mie
parole, ancora una volta erano pronti a seguirmi in silenzio, come se
io sapessi cosa fare, come se io potessi salvarli dal destino che ci
attendeva.
Ancora
una volta la responsabilità della famiglia era sulle mie
spalle, le
mie decisioni potevano cambiare l'esito della battaglia e segnare la
vita o la morte per qualcuno di loro. Persino Bella che silenziosa
se ne stava leggermente in disparte appoggiata allo stipite della
porta mi fissava attendendo che io parlassi.
“Come
sapete i licantropi che andremo ad affrontare sono diversi da Jacob e
i suoi amici. Oltre che ferire con i loro artigli il loro morso
è
velenoso” li vidi annuire, si ricordavano perfettamente
quello che
era successo e quanto avesse sofferto Edward. “Ora
è necessario
che ognuno di noi sia in grado di prendersi cura degli altri”
continuai. “per questo motivo darò a ciascuno di
voi un marsupio
da tenere in vita. Dentro ci sarà il necessario per cucire
le ferite
dei loro artigli e per preparare l'antidoto in caso foste
morsicati.”
Vidi
Esme e gli altri agitarsi inquieti. Non l'avevo detto e non lo avrei
fatto, per non turbarli, ma c'era la possibilità che morissi
nello
scontro e loro dovevano essere in grado di arrangiarsi anche senza di
me.
“Ricordatevi”
continuai imperterrito “Che prima di iniziare a saturare i
tagli dovete bagnare l'ago con il veleno del ferito... se non l'avesse
la
sofferenza sarà maggiore. Per Esme, Emmett e Rosalie il mio
veleno
può funzionare abbastanza bene in sostituzione del loro
mentre per
Bella servirebbe quello di Edward.” abbassai gli occhi triste
“mi
spiace Alice ma non essendo il tuo creatore tu e Jasper....”
non
finii la frase che Alice mi zittii.
“Non
ce ne sarà bisogno papà...tranquillo”
Non
lo ero ma feci finta di niente e andai avanti. “Ricordatevi
inoltre
che serve il veleno di quello specifico licantropo che ha morso.
Quindi se vedete qualcuno di noi venire morsicato abbattete il
licantropo e segnatelo in qualche modo... sarà
così possibile
recuperare il veleno anche in un secondo tempo” spiegai.
Erano
silenziosi e attenti sapevano che dalle mie parole sarebbe dipesa la
loro vita e quella dei loro compagni e fratelli “Dentro al
marsupio
avrete tutti due boccette per raccogliere il veleno e il materiale
già pronto per l'antidoto” finii. “tutto
chiaro??”
Annuirono
silenziosi, sapevano il perché glielo stavo spiegando e
potevo
vedere il terrore nei loro occhi. Esme silenziosamente si
portò
vicino a me e la sua mano venne a stringere la mia cercando in quel
semplice gesto un appiglio per lo sconforto che sapevo stava per
travolgerla.
Ma
c'era dell'altro “E' importante combattere a coppie. Se
stiamo
vicini sarà più facile difenderci. Emmett e
Rosalie saranno una. Io
combatterò con Esme, mentre Alice e Bella potranno
proteggersi a
vicenda.” conclusi sospirando “Spero tanto che
Jasper torni con i
rinforzi ma dobbiamo essere consapevoli che potrebbe arrivare troppo
tardi, per salvarci. Nella mia scrivania c'è già
pronto un
testamento in bianco... potrete così legalmente recuperare i
beni di
famiglia se mi succedesse qualcosa”
“Ma
cosa stai dicendo?” intervenne Esme nascondendo la testa nel
mio
petto per mascherare i singhiozzi che non riusciva più a
trattenere.
“Potrebbe
accadere Esme... potrebbe succedere a ciascuno di noi” finii
la
frase abbassando la testa e poggiandogli le labbra sulla fronte in un
tenero e dolcissimo bacio.
Senza
una parola si fece stringere dalle mie braccia, e cullare dolcemente,
mentre vedevo Rosalie stringere la mano a Emmett come se dovesse
svanire da un momento all'altro. Alice invece sembrava assorta
così come Bella. I loro pensieri dovevano essere rivolti ai
loro amori
così distanti da noi.
Forse
loro si sarebbero salvati. Era una speranza, almeno Edward
probabilmente sarebbe rimasto a Volterra al sicuro.
Stavo
per alzarmi e rompere quel muro di silenzio che pesava su di noi come
un macigno quando la porta di casa si spalancò
all'improvviso.
“
Siamo arrivati. ” la voce decisa e preoccupata ruppe il
silenzio
e tutti alzammo la testa a rimirare i nuovi venuti con il cuore che
si frantumava in mille schegge. Avevamo sperato cambiassero idea ...
invano.
Avevamo
provato a telefonargli, per fermarli, per dissuaderli, per salvare
loro la vita ma sapientemente avevano tenuto il cellulare chiuso per
impedirci di contattarli.
La
loro decisione non era
cambiata e adesso erano qua e questo spiegava la visione di Alice o
perlomeno la sua mancanza di visioni.
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