martedì 12 febbraio 2013

NV Capitolo 32 Un risveglio amaro

Edward

Stavo malissimo. Sentivo il mio corpo bruciare.
I miei sensi erano appannati e un forte tremito mi si era impossessato di me.
Avevo bisogno di Rebecca. Il mio corpo la richiedeva, ne aveva bisogno.
Sentivo delle voci lontane, mi sentivo toccare ma non riuscivo a capire chi fosse o cosa volesse. Ero perso nel dolore e nella nebbia.
Avevo paura, mi sentivo soffocare e il peggio fu quando qualcosa penetrò con forza nella mia bocca. Cercai di ribellarmi ma fu tutto vano. Per fortuna durò poco e con sforzo ripresi a respirare.
Il petto mi bruciava come il fuoco e mi sentivo pizzicare come se tante api avessero deciso di pungermi contemporaneamente. Un dolore continuo e prolungato smussato soltanto dalla lontananza di Rebecca.
Poi, quando iniziai a credete che tutto non sarebbe mai finito, finalmente la sentii, sentii il suo tocco, le sue carezze.
Il mio corpo la riconobbe ed esultò.
Il panico, la paura mi abbandonarono assieme alla nebbia che oscurava i miei sensi.
Ma sopraggiunse il dolore ancora più forte, ancora più prepotente e mi sentii precipitare di nuovo in un incubo senza fine.
Nuovamente mi sentii pungere e pizzicare il petto come se aghi di fuoco venissero conficcati nella mia carne.
Percepii, per la prima volta chiaramente e con terrore, il fuoco invadere tutto il mio corpo, ogni nervo, ogni muscolo si contorceva avvolto da esso mentre il veleno si propagava dentro di me.
Avevo bisogno dell'aiuto di Rebecca per contenere il male e sapevo che il suo bacio era il mezzo più efficace e veloce per intervenire.
Allungai le labbra cercandola disperato sperando di alleviare quel male che rischiava di farmi impazzire.
E lei lo fece, mi donò le sue labbra e il suo conforto iniziando ad assorbire il mio dolore su di se.
Il mio corpo rispose subito al suo intervento e mi resi conto che non ne potevo fare più a meno.
Ogni tanto si staccava da me, ed io la cercavo, la volevo.
Poi il male al petto diminuì e senti un liquido fresco placarne il dolore.
Ma il resto continuava a bruciare come il fuoco.
Mi parve sentire un voce lontana chiamarmi, una voce conosciuta.
Ma non riuscivo a capire, a rispondere. Avevo bisogno che Rebecca mi aiutasse, alleviasse il dolore. Così la chiamai ancora. Poi qualcuno mi aprii la bocca e mi costrinse a ingoiare un liquido schifosissimo.
Volevo vomitarlo ma non ci riuscii e mentre scendeva nel mio stomaco avvertii una fitta lancinante ad esso. Mi piegai cercando di porre fine a quella sofferenza, ma per fortuna il bacio di Rebecca intervenne ad alleviare i crampi che mi avevano preso.
Dopo un paio di minuti, riuscii ad aprire gli occhi e per la prima volta a guardarmi intorno. Ma non riuscivo a mettere a fuoco quello che mi circondava era tutto avvolto da una nebbia fittissima.
Una figura si stava allontanando, sembrava mio padre.
Carlisle” cercai di chiamarlo ma un ulteriore fitta mi costrinse di nuovo ad raggomitolarmi mentre Rebecca si chinava nuovamente su di me baciandomi per alleviare anche quella nuova sofferenza.
L'antidoto che mi avevano fatto bere, iniziò a fare il suo effetto e lentamente il mio corpo smise di torturarmi con quella violenza e la mia mente divenne leggermente più lucida.
Edward. Adesso ti portiamo in macchina. Torniamo a Volterra” la voce che arrivò da lontano alle mie orecchie era quella di Felix.
Mi sentii avvolgere in una coperta e prendere in braccio.
Aprii appena gli occhi e vidi il suo volto vicino al mio “C'era mio padre vero? O l'ho solo sognato?” chiesi in un sussurro ancora stanco e dolorante.
Adesso devi solo riposare Edward. Presto starai meglio e allora parleremo” mi rispose con un filo di voce.


Quando aprii gli occhi ero nella mia stanza.
Non ricordavo nulla del viaggio di ritorno o di quello che era successo.
Rebecca era sdraiata a fianco a me. Gli occhi chiusi segnati da profonde occhiaie rivelavano la sua lunga battaglia per aiutarmi.
Non volevo disturbarla, e cautamente le passai un braccio intorno alle spalle stringendomela al petto.
Ero consapevole di quanto avessi sofferto in quei giorni, ricordavo vagamente il dolore che mi aveva attanagliato senza sosta e il conforto della sua presenza e dei suoi baci.
Gli ero riconoscente e timidamente la baciai sulla testa mentre lei stirandosi come un gatto mi abbracciava stretto.
Quei lunghi giorni passati assieme, il combattimento nel quale ci eravamo salvati a vicenda più di una volta e infine la mia convalescenza avevano instaurato un legame d'affetto fortissimo.
Con la mente ripercorsi quel poco che ricordavo e mi chiesi nuovamente come era possibile che avessi visto mio padre. Eppure mi ricordavo i suoi capelli, il suo sorriso tirato, la sua voce.

Scossi la testa infastidito mentre con la mano accarezzavo la schiena del mio simbionte. La sentii muoversi, e abbassai gli occhi.
Buongiorno Rebecca, come stai?” le chiesi sorridendole.
Lei mi sorrise felice, mi baciò sulla guancia mentre si alzava e andava a prendere un qualcosa dallo scaffale.
Quando si avvicinò vidi che aveva una boccetta contenente un liquido quasi finito. Prese un cucchiaio, lo riempì e me lo porse.
Mi sentivo bene e la guardai socchiudendo gli occhi.
Sto bene, non ho bisogno di medicine” le sorrisi.
Lei mi guardò preoccupata, poi mi porse nuovamente il cucchiaio.
Devo prenderla in ogni caso?” le chiesi dubbioso.
Lei annui soddisfatta che avessi capito.
Sospirai e ingoiai quel liquido schifoso. Era anche peggio di quanto me lo ricordassi.
Subito una fitta allo stomaco mi fece pentire della mia decisione, mentre la nausea mi assaliva prepotente.
Ma cosa...” cercai di protestare mentre mi chiudevo a riccio tenendomi lo stomaco.
Lei mi fece sdraiare e iniziò ad accarezzarmi la fronte.
La scostai in malo modo, volevo alzarmi, mi sentivo malissimo, dovevo andare a vomitare.
Stai sdraiato Edward” la voce di Ilmi mi fece sussultare. Doveva essere entrato in quel momento. Non l'avevo ancora visto e non poteva certo passare inosservato. “E' la medicina, fra pochi minuti passa.”
Lo guardai mentre cercavo di ingoiare, ma avevo la bocca asciutta e arida.
Ti succede tutte le volte. Siamo impazziti per riuscirti a dartela, ma direi che ha fatto il suo effetto con successo. Quella era l'ultima dose e adesso devi stare a letto almeno fino a domani sera, quindi sdraiati e fai il bravo.”
Lo guardai mentre aiutato da Rebecca mi sdraiavo nuovamente ubbidiente.
Demetri ti deve la vita, e anche le poche Guardie sopravvissute .
E questo grazie al tuo avvertimento altrimenti dubito che qualcuno di voi sarebbe tornato. Anche se come al solito hai fatto di testa tua rischiando la vita” sogghigno.
Chi è sopravvissuto?” chiesi titubante. Non ero certo di volerlo sapere.
Della tua squadra solo te, Rebecca e Demetri che ti deve la vita. Della squadra di Felix se la sono cavata lui, Damiano , Damon e Katia.
Invece nella squadra di Jane lei è stata l'unica superstite e ovviamente non ha riportato nemmeno un graffio” sorrise sornione.
Ci ha fatto dividere e avanzare nel bosco. L'avevo avvertita” scossi la testa dispiaciuto per tutte i miei compagni che erano morti.
Lo sappiamo. Felix e Demetri hanno fatto rapporto e Jane è stata punita severamente per aver fallito così” mi rispose
Hanno trovato Alec? Sono morti tutti i lupi?” chiesi curioso.
Si. Demetri alla fine ha trovato Alec. Non era nemmeno ferito, ma penso che si ricorderà per sempre della sua prigionia. Non sono stati molto carini con lui. In quanto ai licantropi... Pensiamo che siano morti tutti anche se non ne abbiamo la certezza. Grazie alla tua famiglia la battaglia si è conclusa con una vittoria ma l'abbiamo pagata cara e avrebbe potuto finire in maniera molto diversa”
Cosa c'entra la mia famiglia?” gli chiesi ripensando ai dubbi che mi avevano tormentato.
Non ricordi nulla Edward?” mi chiese inclinando la testa attento alla mia reazione.
No, Ilmi. Solo che stavo male e avevo bisogno di Rebecca” risposi cercando di squarciare il velo della mia memoria.
Sono intervenuti loro Edward. C'era tuo padre, tua moglie e tre fratelli.
Sono stati molto bravi. Pare che tuo fratello, quello biondo, sia un abile combattente. Ha molto impressionato Demetri.” mi rispose sorridendo del mio sguardo confuso.
C'era Jasper? E Bella?” chiesi stupito
Non so come si chiamino. Edward” si scusò
Perché non me li avete fatti vedere? Perché li avete tenuti lontani da me?” chiesi agitato tirandomi a sedere.
Subito le mani di Rebecca mi costrinsero a sdraiarmi nuovamente.
Non ti agitare. Tu non li hai visti, ma loro hanno visto te. E' stato tuo padre a curarti e a occuparsi di te insieme agli altri.” mi spiegò.
Lo guardai. Non ricordavo nulla.
Dove sono loro adesso ?” gli chiesi cercando nuovamente di tirarmi su.
Stai giù ragazzo. Sono andati via, Edward. Tu sei ritornato con le Guardie. Sei una di loro. Sei a Volterra” mi spiegò paziente.
Loro mi avevano visto. Papà mi aveva curato e c'era Bella. La mia Bella.
C'era mia moglie ne sei sicuro?” chiesi sorridente all'idea che lei si fosse presa cura di me.
Si all'inizio... si” mi rispose titubante abbassando lo sguardo “Ma adesso devi riposare, non devi agitarti” tagliò corto.
Il tuo tono di voce però mi insospettii, cosa mi stava nascondendo?
Dimmi Ilmi, ti prego. Perché solo all'inizio?” chiesi preoccupato.
Perché ti ha visto baciarti con Rebecca. E ha capito che lei è entrata nel tuo cuore. Che ormai lei non conta più nulla per te” la voce da bambino di Alec era soddisfatta.
Mi girai con lo sguardo vitreo mentre il significato delle sue parole entrava nella mia mente.
Lui mi guardò mentre avanzava nella mia stanza e proseguì soddisfatto del dolore che vedeva nei miei occhi “Tutti loro hanno capito. Mi hanno raccontato che se ne sono andati senza nemmeno salutarti. Eri troppo intento a baciarti la tua Rebecca.”
Lo guardavo, non riuscivo a capire le sue parole.
Io non ...baciavo Rebecca. Non nel vero senso della parola.
Lei, malgrado le volessi bene, era il mio simbionte non la mia compagna. Come potevano aver dubitato di me? Dovevo spiegargli, dovevo chiamarli. Subito!!
Mi tirai su di scatto, ma le braccia forti di Ilmi mi bloccarono “Dove credi di andare Edward? Ti ho detto che devi stare a letto.”
Devo chiamarli, devo spiegarmi...Io...non...” non riuscivo a parlare, a fare una frase coerente, ero troppo agitato.
Alec prosegui tranquillo “C'è poco da spiegare Edward. Loro hanno visto. Non ti crederanno mai. Rebecca ti ha baciato a lungo e tu non facevi altro che chiamarla.” concluse sorridendomi
Stai zitto Alec. Cosa sei venuto a fare qui?” chiese Ilmi alzando la voce chiaramente infastidito dai discorsi del bel vampiro.
Lui sbuffò “Sono venuto a chiamare te. C'è una nuova classe di neonati da addestrare. Sono abbastanza controllati e potete iniziare il vostro lavoro. Dobbiamo rimpiazzare le Guardie perse al più presto” disse poi voltandosi verso di me “Riposati Edward. Rebecca ti farà compagnia... molto volentieri” e ridacchiando uscii.
Io guardai Ilmi “Dimmi che è tutto una bugia. Ti prego” sussurrai.
Purtroppo è vero Edward. Loro ti hanno visto con Rebecca e non sanno che è il tuo simbionte” sorrise mesto “Adesso riposati, e ubbidisci a Rebecca. Quando sarai guarito, riuscirai ad aggiustare tutto” cercò di consolarmi mentre usciva dalla porta.

Rimasi sdraiato con la mente sconvolta da quei discorsi.
Cosa ho fatto Rebecca?” le chiesi pur sapendo che non mi avrebbe risposto “Ma come hanno potuto credere che io...” non finii la frase incapace di accettare l'accaduto.
Rebecca mi prese il viso fra le mani guardandomi negli occhi.
I miei occhi riflessi in lei, carichi della sofferenza dei giorni passati, neri dalla sete che ci torturava e carichi di comprensione. Poi con calma mi abbracciò stretto, iniziandomi ad accarezzare il viso e la fronte.
Il contatto con lei, la sua sicurezza penetrarono come un balsamo nella mia mente ferita e lentamente mi rilassai scivolando nel buio.
Ma non c'erano cure per le ferite del mio cuore, nemmeno lei avrebbe mai potuto donarmi quello che volevo.
La certezza che loro avrebbero capito e perdonato.

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