martedì 12 febbraio 2013

NV Capitolo 34 - Amore e odio

Bella

Da quando eravamo tornati mi ero chiusa in me stessa.
Erano ormai quattro giorni che me ne stavo chiusa in camera. Ero gentile con tutti, ma preferivo stare da sola. Quella che ormai consideravo la mia famiglia aveva provato a starmi vicino all'inizio ma poi finalmente avevano capito che era meglio lasciarmi in pace.
Anche loro stavano male dietro a questa storia, anche loro si torturavano nell'indecisione.
Fra quindici giorni lui forse sarebbe tornato ma se anche avesse deciso di rimanere a Volterra io sarei andata via comunque.
Non ne avevo parlato con nessuno ma dentro di me, stavo iniziando a progettare la mia partenza.
Avrei detto a Nessi di tornare a la Push. Li il branco si sarebbe presa cura di lei e di Jacob.
Ma io non sarei andata con loro.
Era tanto tempo che volevo visitare Parigi e Londra e sono sicura che Carlisle mi avrebbe imprestato un po' di soldi.
Avevo bisogno di stare da sola, di riflettere e soprattutto di non pensare.
Di non pensare a lui... al mio amore.
Si perché io continuavo ad amarlo, ma il mio cuore si era sbriciolato.
Se anche fosse tornato non c'è l'avrei fatta a vederlo.
Il suo sorriso mi avrebbe fatto solo male, le sue parole avrebbero bruciato come il fuoco.
No. Non potevo più incontrarlo, dovevo solo dimenticarlo fare finta che lui non fosse mai esistito.
E la mia mente volò a quando umana mi aveva abbandonato.
All'epoca mi ero distrutta e solo Jacob mi aveva salvato.
Ma adesso non sarebbe andata così.
Non volevo più soffrire dietro a lui, lo avrei cancellato dalla mia mente e dal mio cuore.
Potevo farcela e lo avrei fatto.
L'amore si stava trasformando lentamente in odio. Un odio profondo e cieco, l'odio di chi si sente tradito ed abbandonato.
Sapevo che loro speravano di ricevere sue notizie, erano in pensiero per lui, ma io, anche se avesse deciso di chiamare, non gli avrei parlato.
Non c'era niente da dire. I fatti avevano parlato per lui. Quello che avevo visto, era stato troppo!!
Mi ero rifiutata di credere alle visioni di Alice, alle carezze spiate a Firenze.
Ma adesso non potevo negare l'evidenza!!
La baciava con un bisogno disperato, con una foga che era appartenuta solo a me.
Ma adesso non più.
Lui non era più mio!!
L'avevo perso!!
Volterra aveva scavato un fossato fra di noi, un baratro che niente avrebbe più potuto colmare.
Mi aveva tradito e questa consapevolezza mi aveva distrutto.
Gli occhi iniziarono a pungermi, erano le lacrime che non potevano uscire.
Quelle lacrime che avrei tanto voluto avere, che mi avrebbero confortato e permesso di sfogarmi.
Quante volte mi aveva detto che ero la sua unica ragione di vita, che mi amava più di se stesso.
Quante bugie mi aveva raccontato!!!
Il suo saper mentire era sempre stato un problema per me, ma adesso la verità era finalmente saltata fuori. Il suo “per sempre” non era stato nulla di più che un capriccio momentaneo.
Era bastato stare lontano tre miseri mesi e già si era dimenticato delle sue parole, dei suoi sentimenti... di me.
Quando ci eravamo salutati mi aveva detto che sarebbe tornato presto, che mi lasciava il suo cuore in custodia.
Lo odiavo. Mi aveva mentito. E non c'era perdono possibile.

Mi sdraiai sul letto, sul nostro letto. Potevo sentire ancora il suo profumo aleggiare nella camera, lentamente mi abbracciai il suo cuscino.
Sapeva di lui, sapeva del mio Edward.
Sapeva del mio amore perduto.

In casa regnava il silenzio.
Probabilmente erano tutti a caccia.
Ci andavano spesso, molto più spesso del solito.
Probabilmente si sfogavano.
Ma io no!
I miei occhi erano neri per la sete, ma non volevo cacciare, non potevo farlo.
Troppe volte l'avevo fatto con lui.
Troppe volte le nostre battute si erano trasformate in baci e carezze.
Troppo dolore sarebbe stato cacciare in quei boschi.

Poi sentii bussare alla porta.
Mi misi a sedere e presi il libro che fingevo di leggere e con una tranquillità che non avevo dissi “Avanti”.
Mi aspettavo comparisse Esme o Carlisle. Loro cercavano di confortarmi o tutt'al più Alice che sicuramente aveva visto la mia decisione di andare via.
Quando varcò la soglia, per un attimo sgranai gli occhi. Non me lo aspettavo. Di tutta la famiglia era l'unico che non avrei mai immaginato potesse cercarmi.
“Ciao Jasper. Cosa c'è?” gli domandai stupita.
Lui mi sorrise timido “Dobbiamo parlare Bella. Subito!”

E il più tenebroso e pericoloso membro della famiglia Cullen, fissandomi con gli occhi carichi di dolore si avvicinò lentamente come un ragno a una mosca.


Renesmee

Non potevo crederci.
Eravamo tornati da La Push carichi di dolore. Avevo visto Jacob piangere per la perdita di Billy e avevo provato a consolarlo.
Non credevo avrei mai potuto vivere un dolore simile al suo.
I miei genitori, tutta la mia famiglia e il mio amore erano immortali.
Non avrei mai perso nessuno in maniera definitiva. Di questo ero convinta di questo mi ero fatta forte per consolare il mio Jacob.
Ma quando vidi il volto di mia madre scendere dall'auto, quando vidi Alice abbracciarla, quando scrutai lo sguardo triste del nonno. Capii!!
Non c'è solo la morte che può portare via un pezzo di cuore.
Stavo perdendo mio padre.
Quando ero stata a Firenze, ero tornata confusa ed arrabbiata con lui, ma poi avevo capito che le apparenze possono ingannare. Che io non lo avrei mai perso.
Mia mamma credeva in lui, tutti ci credevano ed anch'io finii per accettare il suo essere vampiro e quella che agli occhi di tutti veniva considerata solo un amicizia.
Mi ero ripetuta per giorni che doveva esserci una spiegazione a tutto, che lui non poteva lasciarci, che ci amava come aveva sempre detto.
Avevo finito per accettare i suoi occhi rossi, il suo diventare Guardia.
Non aveva scelta e sapevo che mi amava.
Prima di partire me lo aveva ripetuto con gli occhi tristi, e mi aveva lasciato un braccialetto con un fiore di cristallo attaccato.
“Questo apparteneva a tua nonna. A Elizabeth Mansen. Questo è un fiore, proprio come te.
Tornerò da voi mio piccolo giglio, tornerò e ti accompagnerò all'altare. Ti do la mia parola. Ti amo piccola mia, sei la mia gioia di vivere”

Guardai ancora una volta il braccialetto che tenevo al polso. Cosa poteva mai essergli successo come poteva pensare di fare del male a me e alla mia mamma?.

Mamma era disperata. Non l'avevo mai vista così. Si era chiusa in se stessa e non parlava con nessuno. Non che nessuno avesse voglia di parlare. Eravamo tutti tristi. Ognuno era perso nei propri pensieri ed io non resistevo nel vedere la mia cara e adorata mamma in quelle condizioni.

Jacob, mi capiva e mi appoggiava, sapeva come la pensavo, lui che aveva sempre osteggiato mio padre era l'unico che non credeva possibile quello che era successo.
Era convinto malgrado tutto che ci fosse una spiegazione e mi ripeteva in continuazione “Lo specchio Nessi. Vi siete dimenticati lo specchio. C'è qualcosa che non quadra. Non è da tuo padre. Credimi. Lo conosco meglio di chiunque altro, so come ragiona e ti dico che c'è un equivoco. E' che voi vampiri siete troppo superficiali. Vi amate tanto ma siete troppo egoisti per capirvi veramente. Io lo so... io so che si stanno sbagliando tutti...abbi fiducia in lui... ”

Stavamo aspettando, non potevamo fare altro e senza immaginare le conseguenze acconsentii alla richiesta di Jacob e decidemmo di andare fuori due giorni.
Voleva farmi distrarre, levarmi da quella casa così piena di dolore e amarezza, ma forse le cose sarebbero andate diversamente se fossi stata dove era il mio posto .

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