martedì 12 febbraio 2013

CNS PROLOGO





Giuro fedeltà al clan dei Volturi
Giuro di rispettare le sue leggi, di obbedire agli ordini e di proteggere i suoi membri.
M'impegno a far rispettare le leggi dei vampiri, a proteggere la mia razza in ogni parte del mondo, anche a costo della mia stessa vita.
Lego la mia immortalità a voi e vi chiedo miei signori Aro, Caius e Marcus di accettarmi quale membro della Guardia Reale.




Prologo

Edward

Sedici anni fa Aro con un sotterfugio mi aveva costretto a giurare fedeltà alle Guardie di Volterra.
La mia famiglia era riuscita ad ottenere solo la mia parziale libertà.
Ogni quindici anni dovevo infatti fare ritorno in Italia e restarci per tre mesi.

E quando era giunto il momento, allo scoccare del quindicesimo anno, avevo ubbidito mantenendo fede all'accordo preso e mi ero recato a Volterra mettendomi al suo servizio.
Là Aro mi aveva fatto legare a Rebecca, una simbionte.
Il legame avvenuto attraverso il morso di quella bella vampira aveva fatto si che lei cambiasse il suo aspetto rendendolo simile al mio.
Avevo fin da subito capito quanto forte fosse il potere che esercitava su di me.
Non potevo infatti allontanarmi da lei più di cinque o sei metri senza sentirmi male fisicamente. Inoltre lei non solo non parlava ed era schermata contro qualsiasi potere, anche il mio, ma percepiva il mio stato d'animo e poteva intervenire per lenire le mie sofferenze sia mentali che fisiche assorbendole dentro di lei.
Quando ero rimasto ferito nella battaglia che aveva visto Guardie contro Licantropi lei non solo mi aveva salvato recuperando il veleno necessario dal licantropo che mi aveva morso, ma mi aveva baciato per assorbire il dolore. Quel gesto, frainteso dalla mia famiglia, aveva rischiato di farmi perdere l'amore della mia Bella convinta che Rebecca fosse diventata la mia amante.

Purtroppo Volterra ed Aro mi avevano cambiato profondamente.
Ero infatti diventato un vero vampiro e un assassino con gli occhi rossi.
Per permettermi di combattere contro i licantropi avevo ricevuto l'addestramento delle Guardie imparando a combattere ed uccidere e il risultato era che ero diventato a tutti gli effetti uno di loro.
Il mostro dentro di me era stato risvegliato ed era forte e potente, bramoso di sangue umano ma soprattutto capace di prendere il sopravvento sul Edward appartenente alla famiglia Cullen.

Quando ero tornato a casa, al termine dei tre mesi e grazie all'intervento di Nessi, avevo combattuto contro me stesso a lungo per riuscire a imbrigliare nuovamente il mio istinto ed alimentarmi solo con il sangue animale.
Era stato un processo lento e faticoso che avevo superato solo con l'aiuto e l'amore della mia famiglia e con il sacrificio di non vedere Nessi e Jacob per diverso tempo.

Avevo ingannato tutti o almeno ne ero convinto.

La mia famiglia e la mia Bella pensavano che passata la bramosia di sangue umano, tutti i miei problemi fossero risolti. Che il vampiro dentro di me fosse ormai sconfitto e legato saldamente da quelle catene che lui aveva distrutto a Volterra.
Ma in cuor mio sapevo che non era vero.
Avevo paura di quello che ero diventato, paura che la Guardia prendesse il sopravvento.
Evitavo così qualsiasi atteggiamento pericoloso e qualsiasi lotta con i miei fratelli.
Potevo essere letale.
Avevo imparato ad uccidere senza pietà e non volevo correre il rischio di far loro del male per errore se il vampiro dentro di me si fosse risvegliato in tutta la sua potenza prendendo il controllo del mio corpo e della mia mente.
Mi sentivo fragile, e l'autocontrollo era diventato per me una sfida costante ed estenuante.

Anche con Bella il mio rapporto era cambiato.
L'amavo in una maniera disperata, quasi ossessiva.
Avevo bisogno di lei e del suo contatto fisico.
Quando lei non era vicino a me, sentivo il panico strisciare e bussare nella mia testa mentre s'impadroniva lentamente di me, e la mia mente volava a Volterra a quei giorni in cui avevo Rebecca sempre al mio fianco, sempre vicina pronta ad aiutarmi e sostenermi.

Rebecca....
La cicatrice che mi aveva lasciato quando mi aveva morso la seconda volta per liberarmi dal suo potere continuava a bruciare così come il mio animo si agitava inquieto al suo ricordo.
Cosa avevo realmente provato per lei?
Non riuscivo a capire a fare chiarezza nei miei sentimenti.
Era stata la mia catena e la mia compagnia. La mia prigione e il mio scudo.
Quante volte mi aveva protetto, accudito ed aiutato?
Troppe.
Avevo instaurato un rapporto di dipendenza fisica e mentale che avrebbe dovuto sciogliersi quando mi aveva liberato dal suo potere mordendomi nuovamente.
Ma così non era stato.
Un qualcosa ancora si agitava inquieto dentro di me.
Un fantasma che ogni tanto si affacciava nella mia mente con prepotenza.
“Ricordati di me” mi aveva chiesto ed io quando nessuno mi guardava mi perdevo nel suo ricordo.
Solo la vicinanza di Bella m'impediva di andarla a cercare, il suo amore infinito e profondo mi urlava che avrei dovuto dimenticare... ma non ci riuscivo.

E mi dibattevo confuso e incerto, spaventato da quello che ero diventato e che non riuscivo più ad essere... convinto di essere riuscito a nascondere a tutti il mio turbamento.
A tutti ma non hai miei genitori che si erano accorti che qualcosa non funzionava come doveva e che mi aiutavano con discrezione, allo scuro di quello che in realtà mi succedeva, sperando che il tempo guarisse anche le ferite del mio animo.
Ma più il tempo passava più stavo capendo che Aro aveva ragione.
Quando ero andato via mi aveva detto: Sia come vuoi allora, Edward. Vai... ma se non sarai accettato, se ti sentirai fuori posto... torna pure da noi. Questa in fondo è la tua casa, l'unica casa che possa avere un vero vampiro.

Ovviamente la mia famiglia mi aveva accettato e mi aveva aiutato nella mia battaglia, ma non era stato sufficente ed io più il tempo passava più mi sentivo un estraneo fra loro.
Ero rimasto una Guardia, una Guardia inquieta e preoccupata, confusa persino sui suoi sentimenti.

E cosi dopo sei mesi dal mio ritorno a casa presi una decisione che avrebbe turbato la mia famiglia e forse rovinato per sempre la mia vita.
Ma lo ritenevo giusto e non potevo tirarmi indietro.
Dovevo chiarirmi e capire... dovevo andare a Volterra per rivedere Rebecca e se possibile portarla via da lì.
Forse solo così avrei finalmente ritrovato la mia pace, forse solo così sarei riuscito ad imprigionare la Guardia una volta per tutte.

Preoccupato dalle conseguenze e intimorito dalla risposta che avrei ricevuto raccolsi tutto il mio coraggio e affrontai mio padre da solo, nello studio.
“Carlisle, te la sentiresti di adottare un'altra figlia?” chiesi con un filo di voce.

Per un attimo pensai che sarebbe caduto dalla sedia. Probabilmente si aspettava di tutto da me, ma non certo questo. I suoi pensieri iniziarono a vorticare furiosamente, incapace di capire a chi mi stessi riferendo.
“Chi?” chiese alla fine cercando di riordinare le mille domande che gli assiepavano i pensieri.
“Rebecca” risposi imbarazzato.
Lo vidi aprire la bocca e poi richiuderla, riaprirla, scuotere la testa e portarsi le mani sul viso a lisciare le rughe della fronte che non aveva.
Poi sospirò e scosse la testa appoggiandosi alla poltrona
“Ecco cosa ti sta tormentando.” asserì alla fine.
Io mi limitai ad annuire portandomi la mano sulla sua cicatrice. Un tic e un abitudine che mi seguivano da quando ero tornato a casa. Un gesto che facevo quando qualcosa mi preoccupava, come se il contatto con quel morso avesse potuto infondermi sicurezza.
“Sei sicuro di quello che vuoi? Ne hai già parlato con Bella?” mi chiese scrutandomi attentamente, cercando di leggere il mio cuore.
“Si e no. Sono sicuro che sia la cosa giusta ma prima di parlarne con Bella, volevo sentire cosa ne pensavi tu.” risposi sedendomi di fronte a lui e torcendomi le mani nervosamente alla ricerca di qualcosa a cui aggrapparmi prima di sprofondare in quella sensazione di panico che sentivo stava iniziando a farsi strada dentro di me sempre più violenta per la lontananza dalla mia Bella.
Lui scosse la testa, potevo sentire i suoi pensieri vorticare furiosamente, incoerenti e confusi.
Mai prima d'ora avevo sentito un turbamento così profondo in lui.
Mai avevo sentito una così forte riluttanza impadronirsi di lui.
Lo avevo sempre visto forte e sicuro pronto ad aiutarmi senza se ne ma.
Eppure stavolta potevo sentire la sua indecisione, la sua paura agitarsi inquiete insieme al profondo desiderio di aiutarmi.
“Non so Edward... Non so cosa risponderti... Devo pensarci... Sai bene che la mia preoccupazione è sempre rivolta alla famiglia e quello che mi chiedi potrebbe avere conseguenze pesanti per tutti. E sono convinto, inoltre, che sia giusto che prima tu ne parli con Bella. Ha sofferto troppo a causa sua. E non sarebbe giusto da parte mia forzarla in qualche modo o prendere una decisione senza prima avere sentito il suo parere.”
Lo guardai preoccupato.
Avevo sperato che in qualche modo mi aiutasse ad affrontare Bella. Mi ero sempre appoggiato a lui e speravo che potesse aiutarmi in quel compito così difficile.
Sarebbe stato per me più semplice parlarne con Bella se lui mi avesse già dato il suo consenso.
Lo vidi sospirare in risposta al panico che doveva essere evidente sul mio viso.
“Mi spiace figliolo. Ma non intendo prendere l'idea in considerazione se prima lei non dà il suo benestare. Non me la sento di ferirla ulteriormente. Bella potrebbe prenderla male e non credo che il sapere che tu ne abbia discusso prima con me, aiuterebbe la situazione.” poi si fermò un attimo mi scrutò e mi chiese “Perché Edward? … Non capisco”
Gli sorrisi e scossi la testa. Non lo sapevo neanch'io, non riuscivo a chiarirmi... a capirmi. Sapevo solo che mi mancava. Ma quale fosse il sentimento che mi spingeva verso di lei, quello era ancora un mistero per me.
Ed ero sicuro che sarei riuscito a capirlo solo incontrandola nuovamente, solo se avessi avuto il coraggio di abbandonare la mia famiglia e di tornare a Volterra.
Avrei trovato la pace solo se avessi avuto il coraggio di affrontare le mie paure... tutte le mie paure, anche quella di baciarla nuovamente.

Demoralizzato mi alzai e feci per andarmene. Non ero arrabbiato o offeso. Solo non sapevo cosa rispondergli.
“Edward...” mi chiamò mio padre preoccupato dal mio silenzio ma non ebbe il tempo di finire la frase.
Alice era entrata nello studio di corsa.
“Ma sei impazzito!” Mi apostrofò sbattendomi contro lo stipite della porta. “Vuoi distruggere la famiglia?” sibilò mentre un profondo ringhio le usciva dalle labbra arricciate sui denti a pochi centimetri dal mio collo.
Jasper che la seguiva da vicino la bloccò. “Calma!! Alice che succede?” chiese.
Lei si voltò e fissati prima me e poi Carlisle mormorò “Se lei mette piede in questa casa, Aro avrà vinto la sua battaglia e noi tutti finiremo nelle Guardie, ed io... ti ucciderò Edward Cullen” ringhiò girandosi e sparendo dalla nostra vista.

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