Giuro
di rispettare le sue leggi, di obbedire agli ordini e di proteggere i
suoi membri.
M'impegno
a far rispettare le leggi dei vampiri, a proteggere la mia razza in
ogni parte del mondo, anche a costo della mia stessa vita.
Lego
la mia immortalità a voi e vi chiedo miei signori Aro, Caius
e
Marcus di accettarmi quale membro della Guardia Reale.
Prologo
Edward
Sedici
anni fa Aro con
un sotterfugio mi aveva costretto a giurare fedeltà alle
Guardie di
Volterra.
La
mia famiglia era
riuscita ad ottenere solo la mia parziale libertà.
Ogni
quindici anni dovevo infatti fare ritorno in Italia e restarci per tre
mesi.
E
quando era giunto il
momento, allo scoccare del quindicesimo anno, avevo ubbidito mantenendo
fede all'accordo preso e mi ero recato a Volterra mettendomi al suo
servizio.
Là
Aro mi aveva fatto
legare a Rebecca, una simbionte.
Il
legame avvenuto
attraverso il morso di quella bella vampira aveva fatto si che lei
cambiasse il suo aspetto rendendolo simile al mio.
Avevo
fin da subito
capito quanto forte fosse il potere che esercitava su di me.
Non
potevo infatti
allontanarmi da lei più di cinque o sei metri senza sentirmi
male
fisicamente. Inoltre lei non solo non parlava ed era schermata contro
qualsiasi potere, anche il mio, ma percepiva il mio stato d'animo e
poteva intervenire per lenire le mie sofferenze sia mentali che
fisiche assorbendole dentro di lei.
Quando
ero rimasto ferito
nella battaglia che aveva visto Guardie contro Licantropi lei non
solo mi aveva salvato recuperando il veleno necessario dal licantropo
che mi aveva morso, ma mi aveva baciato per assorbire il dolore. Quel
gesto, frainteso dalla mia famiglia, aveva rischiato di farmi
perdere l'amore della mia Bella convinta che Rebecca fosse diventata
la mia amante.
Purtroppo
Volterra ed Aro
mi avevano cambiato profondamente.
Ero
infatti diventato un
vero vampiro e un assassino con gli occhi rossi.
Per
permettermi di
combattere contro i licantropi avevo ricevuto l'addestramento delle
Guardie imparando a combattere ed uccidere e il risultato era che ero
diventato a tutti gli effetti uno di loro.
Il
mostro dentro di me
era stato risvegliato ed era forte e potente, bramoso di sangue umano
ma soprattutto capace di prendere il sopravvento sul Edward
appartenente alla famiglia Cullen.
Quando
ero tornato a
casa, al termine dei tre mesi e grazie all'intervento di Nessi, avevo
combattuto contro me stesso a lungo per riuscire a imbrigliare
nuovamente il mio istinto ed alimentarmi solo con il sangue animale.
Era
stato un processo
lento e faticoso che avevo superato solo con l'aiuto e l'amore della
mia famiglia e con il sacrificio di non vedere Nessi e Jacob per
diverso tempo.
Avevo
ingannato tutti o
almeno ne ero convinto.
La
mia famiglia e la mia
Bella pensavano che passata la bramosia di sangue umano, tutti i miei
problemi fossero risolti. Che il vampiro dentro di me fosse ormai
sconfitto e legato saldamente da quelle catene che lui aveva
distrutto a Volterra.
Ma
in cuor mio sapevo che
non era vero.
Avevo
paura di quello che
ero diventato, paura che la Guardia prendesse il sopravvento.
Evitavo
così qualsiasi
atteggiamento pericoloso e qualsiasi lotta con i miei fratelli.
Potevo
essere letale.
Avevo
imparato ad
uccidere senza pietà e non volevo correre il rischio di far
loro del
male per errore se il vampiro dentro di me si fosse risvegliato in
tutta la sua potenza prendendo il controllo del mio corpo e della mia
mente.
Mi
sentivo fragile, e
l'autocontrollo era diventato per me una sfida costante ed
estenuante.
Anche
con Bella il mio
rapporto era cambiato.
L'amavo
in una maniera
disperata, quasi ossessiva.
Avevo
bisogno di lei e
del suo contatto fisico.
Quando
lei non era vicino
a me, sentivo il panico strisciare e bussare nella mia testa mentre
s'impadroniva lentamente di me, e la mia mente volava a
Volterra a quei giorni in cui avevo Rebecca sempre al mio fianco,
sempre vicina pronta ad aiutarmi e sostenermi.
Rebecca....
La
cicatrice che mi aveva
lasciato quando mi aveva morso la seconda volta per liberarmi dal suo
potere continuava a bruciare così come il mio animo si
agitava
inquieto al suo ricordo.
Cosa
avevo realmente
provato per lei?
Non
riuscivo a capire a
fare chiarezza nei miei sentimenti.
Era
stata la mia catena e la mia compagnia. La mia prigione e il mio scudo.
Quante
volte mi aveva
protetto, accudito ed aiutato?
Troppe.
Avevo
instaurato un
rapporto di dipendenza fisica e mentale che avrebbe dovuto
sciogliersi quando mi aveva liberato dal suo potere mordendomi
nuovamente.
Ma
così non era stato.
Un
qualcosa ancora si
agitava inquieto dentro di me.
Un
fantasma che ogni
tanto si affacciava nella mia mente con prepotenza.
“Ricordati
di me” mi
aveva chiesto ed io quando nessuno mi guardava mi perdevo nel suo
ricordo.
Solo
la vicinanza di
Bella m'impediva di andarla a cercare, il suo amore infinito e
profondo mi urlava che avrei dovuto dimenticare... ma non ci
riuscivo.
E
mi dibattevo confuso e
incerto, spaventato da quello che ero diventato e che non riuscivo
più ad essere... convinto di essere riuscito a nascondere a
tutti
il mio turbamento.
A
tutti ma non hai miei
genitori che si erano accorti che qualcosa non funzionava come
doveva e che mi aiutavano con discrezione, allo scuro di quello che
in realtà mi succedeva, sperando che il tempo guarisse anche
le
ferite del mio animo.
Ma
più il tempo passava
più stavo capendo che Aro aveva ragione.
Quando
ero andato via mi aveva detto:
“Sia come vuoi
allora, Edward. Vai... ma se non sarai accettato, se ti sentirai fuori
posto... torna pure da noi. Questa in fondo è la tua casa,
l'unica casa che possa avere un vero vampiro”.
Ovviamente
la mia famiglia mi aveva accettato e mi aveva aiutato nella mia
battaglia, ma non era stato sufficente ed io più il tempo
passava più mi sentivo un estraneo fra loro.
Ero rimasto una
Guardia, una Guardia inquieta e preoccupata, confusa persino sui suoi
sentimenti.
E cosi dopo sei mesi dal mio ritorno a casa presi una decisione che avrebbe turbato la mia famiglia e forse rovinato per sempre la mia vita.
Ma
lo ritenevo giusto e
non potevo tirarmi indietro.
Dovevo
chiarirmi e
capire... dovevo andare a Volterra per rivedere Rebecca e se
possibile portarla via da lì.
Forse
solo così avrei
finalmente ritrovato la mia pace, forse solo così sarei
riuscito ad
imprigionare la Guardia una volta per tutte.
Preoccupato
dalle
conseguenze e intimorito dalla risposta che avrei ricevuto raccolsi
tutto il mio coraggio e affrontai mio padre da solo, nello studio.
“Carlisle, te la
sentiresti di adottare un'altra figlia?” chiesi con un filo
di
voce.
Per
un attimo pensai che
sarebbe caduto dalla sedia. Probabilmente si aspettava di tutto da
me, ma non certo questo. I suoi pensieri iniziarono a vorticare
furiosamente, incapace di capire a chi mi stessi riferendo.
“Chi?”
chiese alla
fine cercando di riordinare le mille domande che gli assiepavano i
pensieri.
“Rebecca”
risposi
imbarazzato.
Lo
vidi aprire la bocca e
poi richiuderla, riaprirla, scuotere la testa e portarsi le mani sul
viso a lisciare le rughe della fronte che non aveva.
Poi
sospirò e scosse la
testa appoggiandosi alla poltrona
“Ecco
cosa ti sta
tormentando.” asserì alla fine.
Io
mi limitai ad annuire
portandomi la mano sulla sua cicatrice. Un tic e un abitudine che mi
seguivano da quando ero tornato a casa. Un gesto che facevo quando
qualcosa mi preoccupava, come se il contatto con quel morso avesse
potuto infondermi sicurezza.
“Sei
sicuro di quello
che vuoi? Ne hai già parlato con Bella?” mi chiese
scrutandomi
attentamente, cercando di leggere il mio cuore.
“Si
e no. Sono sicuro
che sia la cosa giusta ma prima di parlarne con Bella, volevo sentire
cosa ne pensavi tu.” risposi sedendomi di fronte a lui e
torcendomi
le mani nervosamente alla ricerca di qualcosa a cui aggrapparmi prima
di sprofondare in quella sensazione di panico che sentivo stava
iniziando a farsi strada dentro di me sempre più violenta
per la
lontananza dalla mia Bella.
Lui
scosse la testa,
potevo sentire i suoi pensieri vorticare furiosamente, incoerenti e
confusi.
Mai
prima d'ora avevo
sentito un turbamento così profondo in lui.
Mai
avevo sentito una
così forte riluttanza impadronirsi di lui.
Lo
avevo sempre visto
forte e sicuro pronto ad aiutarmi senza se ne ma.
Eppure
stavolta potevo
sentire la sua indecisione, la sua paura agitarsi inquiete insieme al
profondo desiderio di aiutarmi.
“Non
so Edward... Non
so cosa risponderti... Devo pensarci... Sai bene che la mia
preoccupazione è sempre rivolta alla famiglia e quello che
mi chiedi
potrebbe avere conseguenze pesanti per tutti. E sono convinto,
inoltre, che sia giusto che prima tu ne parli con Bella. Ha
sofferto troppo a causa sua. E non sarebbe giusto da parte mia
forzarla in qualche modo o prendere una decisione senza prima avere
sentito il suo parere.”
Lo
guardai preoccupato.
Avevo
sperato che in
qualche modo mi aiutasse ad affrontare Bella. Mi ero sempre
appoggiato a lui e speravo che potesse aiutarmi in quel compito
così
difficile.
Sarebbe
stato per me più
semplice parlarne con Bella se lui mi avesse già dato il suo
consenso.
Lo
vidi sospirare in
risposta al panico che doveva essere evidente sul mio viso.
“Mi
spiace figliolo. Ma non intendo prendere l'idea in considerazione se
prima lei non dà
il suo benestare. Non me la sento di ferirla ulteriormente. Bella
potrebbe prenderla male e non credo che il sapere che tu ne abbia
discusso prima con me, aiuterebbe la situazione.” poi si
fermò un
attimo mi scrutò e mi chiese “Perché
Edward? … Non capisco”
Gli
sorrisi e scossi la
testa. Non lo sapevo neanch'io, non riuscivo a chiarirmi... a
capirmi. Sapevo solo che mi mancava. Ma quale fosse il sentimento che
mi spingeva verso di lei, quello era ancora un mistero per me.
Ed
ero sicuro che sarei
riuscito a capirlo solo incontrandola nuovamente, solo se avessi
avuto il coraggio di abbandonare la mia famiglia e di tornare a
Volterra.
Avrei
trovato la pace
solo se avessi avuto il coraggio di affrontare le mie paure... tutte
le mie paure, anche quella di baciarla nuovamente.
Demoralizzato
mi alzai e
feci per andarmene. Non ero arrabbiato o offeso. Solo non sapevo cosa
rispondergli.
“Edward...”
mi
chiamò mio padre preoccupato dal mio silenzio ma non ebbe il
tempo
di finire la frase.
Alice
era entrata nello
studio di corsa.
“Ma
sei impazzito!”
Mi apostrofò sbattendomi contro lo stipite della porta.
“Vuoi
distruggere la famiglia?” sibilò mentre un
profondo ringhio le
usciva dalle labbra arricciate sui denti a pochi centimetri dal mio
collo.
Jasper
che la seguiva da
vicino la bloccò. “Calma!! Alice che
succede?” chiese.
Lei
si voltò e fissati
prima me e poi Carlisle mormorò “Se lei
mette piede in
questa casa, Aro avrà vinto la sua battaglia e noi tutti
finiremo
nelle Guardie, ed io... ti ucciderò Edward Cullen”
ringhiò
girandosi e sparendo dalla nostra vista.
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