martedì 12 febbraio 2013

CNS Capitolo 19 Si avvicina la tempesta

Edward

Ero confuso e incerto.
Le parole di Rebecca mi risuonavano nella mente senza sosta.
“Torna a casa Edward” continuavano ad invitarmi.
Iniziai così a pensare su cosa volessi veramente.
Ero andato là per scoprire quali erano i miei sentimenti per Rebecca e per portarla via da quella che ritenevo fosse una vita di sacrifici. Ma lei mi aveva spiazzato.
Era felice lì, ed io avevo scoperto di provare solo amicizia per lei... nulla di più...
Rivederla, parlarle avevano aperto i miei occhi.
Gli allenamenti poi mi avevano fatto capire che il mostro in me era libero nella stessa misura in cui io ne avevo paura.
Più ero certo di riuscire a controllarmi più gli stringevo le catene attorno.
Il saper combattere di per se non faceva di me un assassino e un essere pericoloso.
E se non avessi più assaggiato sangue umano sarei potuto ritornare ad essere Edward Cullen.

Conscio di queste certezze lasciai liberi la mia mente e il mio cuore.
Seduto sull'albero iniziai ad annusare l'aria pura e l'odore della pioggia mi riportò a casa a quando giocavo con i miei fratelli sul prato. Mi vedevo ridere e scherzare con loro, prendere in giro Alice per la sua altezza e battibeccare con Rosalie per il suo aspetto.
Chiusi gli occhi e sentii il vento caldo abbracciarmi. Anche Esme mi abbracciava spesso quando ero in difficoltà, coccolandomi come fossi un bambino piccolo riversando su di me quell'istinto materno che la trasformazione in vampiro non aveva di fatto mai distrutto.
Rivedevo Carlisle sorridermi orgoglioso delle mie lauree pronto a sostenermi nei momenti difficili, quando avevo bisogno di sicurezze, quando i dubbi mi attanagliavano e rendevano la mia vita ingarbugliata e triste.
Sospirai e guardai le verdi colline toscane, i prati, i vigneti che ordinati si allineavano pigri, la torre di un santuario poco distante e il sole che dietro le nuvole combatteva per uscire a illuminare il mondo intorno a se.
Si Bella era stato il mio sole.
Aveva illuminato la mia mezzanotte infinita, aveva portato gioia e felicità nella mia vita e uno scopo per viverla.
Ed io da idiota avevo rischiato molte volte di perderla, di perdere lei, di perdere il mio universo.
Sorrisi amaro, chiusi gli occhi e ancora una volta volai con la mia mente a dov'era lei.
Rividi le corse assieme, le battute di caccia, le risate e il suo viso imbronciato quando la facevo arrabbiare.
Rividi le sue carezze, il suo corpo che nudo faceva vibrare il mio come nessuno aveva mai fatto. Rividi la nostra complicità e il nostro amore sprizzare da ogni poro. La rividi umana e vampira, ragazza innocente e madre premurosa, fidanzata e moglie.
E l'amore che avevo imbavagliato in questi lunghi mesi esplose e mi travolse curando e ricucendo il mio cuore lacerato.
Mi misi le mani sul viso disperato mentre la voce di Reenesmee esplose nella mia testa.
“ Papà io amo Jacob e lo voglio sposare” mi aveva detto la mia bambina “ma non temere ti amerò lo stesso per sempre, tu sei il mio papà”.

Cosa avevo mai fatto!!!
Ecco adesso finalmente avevo capito...Aro aveva provato a distruggere l'uomo in me, giocando con le mie paure e la mia insicurezza. Mi aveva costretto ad affrontare nuovamente il mio istinto ormai assopito rendendomi di fatto nuovamente un vampiro… ma l'uomo che volevo disperatamente essere stava lottando per ritornare tale e avrebbe vinto.

Il sole nascosto dalle nuvole di Volterra, sarebbe rispuntato portando una nuova alba nella mia vita.

Non potevo ritornare ad essere un umano, ma potevo ritornare ad essere Edward Cullen, potevo ritornare dalla mia famiglia.
Loro mi stavano aspettando con la pazienza che solo l'amore può donare ed io non li avrei delusi.

Aspettai che gli ultimi raggi del sole sparissero dietro all'orizzonte e mi avviai alla Sala del Trono.

Ero partito convinto di dover lottare per salvare Rebecca e adesso avrei dovuto lottare per salvare me stesso.


Jasper

Quando entrai nel ristorante gli odori provenienti dalla cucina mi diedero la nausea.
Dovetti usare tutta la forza che avevo per impedirmi di scappare o di mettermi a vomitare.
Smisi di respirare e mi sedetti a un tavolo, prendendo il menu e facendo finta di leggerlo.
Loro erano là che stavano mangiando e ridendo come un normalissimo gruppo di umani.
Li contai velocemente e presi nota mentalmente di quanti erano.
Un uomo più anziano sedeva a capo tavola guardando gli altri ridere e scherzare. Doveva essere il capo: il Signore della Luna. Al suo fianco una donna della stessa età circa gli accarezzava la mano.
Erano innamorati e non avevo bisogno del mio potere per capirlo.
Gli altri erano per di più giovani ragazzi come quelli che avevo seguito. Solo tre donne facevano parte del gruppo e stavano incollate a tre baldi giovani.
Se non fosse stato per la loro puzza che copriva perfino quella del cibo avrei giurato di essermi sbagliato. Ma purtroppo era la verità. Erano molti... troppi per noi.
La cameriera si avvicinò cordiale. “Cosa posso portarle” mi chiese gentile studiandomi a fondo con i suoi occhi azzurri.
Mi riscossi dai miei pensieri e le sorrisi cercando di tenere a bada il vampiro che aveva fiutato il sangue dolce. Lui indifferente alla bellezza dell'umana era attratto dal suo odore e dal calore del suo sangue che vedevo scorrere nella vena del collo messa in risalto dal vestito scollato. “Una pasta all'italiana e un hamburger” le chiesi non sapendo bene cosa ordinare. Era passato troppo tempo da quando ero entrato in un luogo simile.
Lei annui, mi lasciò la copia dell'ordinazione sul tavolo e con un sorriso radioso si allontanò ancheggiando verso la cucina.
Provai a prendere di nuovo fiato approfittando della sua lontananza ma la nausea mi assalì di nuovo. Maledetti licantropi proprio in un ristorante dovevano riunirsi??
Acuii l'udito in modo da sentirli e cercai di spandere tranquillità e buon umore sperando che rilassati si mettessero a parlare dei loro piani.
“Sono una decina... non di più... sarà una passeggiata... vedrete” attirò la mia attenzione il ragazzo che avevo seguito
“Anche se siamo parecchi di più, sono pericolosi. Lo hanno dimostrato sugli Urali” intervenne un altro.
“Là c'erano le Guardie di Volterra. La biondina per esempio ha creato grossi problemi con il suo potere” rispose irato un terzo.
“Hai ragione Vladimir. Questi sono di ben altra pasta. Sarà un giochetto farli fuori” riprese il discorso il primo.
“Non ci contare. Io c'ero e ti ricordo che il biondo giovane, arrivato in un secondo tempo, era un vero leone a combattere.” s'intromise un altro che fino ad ora era stato in silenzio.
Mi scappò un sorriso. Si un leone. Non aveva torto, se Edward assomigliava a un puma quando combatteva io ero un leone forte e determinato.
“Si ma in compenso l'altro biondo più vecchio sembrava che non volesse combattere e anche la bruna con i capelli lunghi non era un gran che. Il biondo forte l'ha protetta e salvata almeno un paio di volte” s'intromise una donna “quella potrei farla fuori io tranquillamente” concluse spavalda.
Un ringhiò mi scappò dal petto. Non potevano toccare Bella, Edward mi aveva chiesto di vegliare su di lei prima di partire e io non avrei permesso che le facessero del male. In quanto a Carlisle ... era un uomo pacifico ma sapevo quanto forte e determinato sarebbe diventato se c'era da difendere la sua famiglia e la sua Esme.
“Chi mi preoccupa è quello grosso e la bionda. Devono essere compagni perché non si sono separati un attimo e insieme sono un bel problema” riprese il discorso il ragazzo.
“Ti sbagli”. L'ho interruppe un altro. “Basta abbatterne uno dei due e l'altro si farà uccidere per difenderlo.” commentò acido.
Rabbrividii purtroppo avevano ragione. Chiunque di noi si sarebbe fatto uccidere per difendere la compagna ed io avrei difeso Alice con la mia vita anche se in un combattimento lei era molto temibile.
“Mio Signore quando attaccheremo?” chiese una delle ragazze giovani.
Sentii un brivido scendere lungo la schiena mentre la cameriera mi stava portando un piatto fumante.
“Fra una settimana esatta. Aspetteremo che si uniscano a noi Petrev e Nina che sono in ritardo e poi elimineremo questo gruppo di vampiri dalla faccia della terra e vendicheremo i nostri compagni caduti” rispose quello che avevo supposto essere il capo.
Sospirai e rabbrividii quando il profumo del piatto entrò con prepotenza nelle mie narici.
La cameriera mi guardò preoccupata.
“Si sente bene, signore?” mi chiese sfoderando il suo più caloroso sorriso.
Scossi la testa. Certo che no, come facevo? Ventidue licantropi ne stavano aspettando altri due e poi avrebbero ucciso me e tutta la mia famiglia senza eccessiva difficoltà. Eravamo troppi pochi... maledizione!
Mi alzai trattenendo il fiato e guardai con disgusto il piatto fumante. Sembravano tanti vermi rossi attorcigliati ma quello che mi faceva rabbrividire era l'odore nauseabondo di pesce che ne proveniva fuori.
Presi trenta dollari dalla tasca, li misi in mano alla cameriera che mi osservava stupita e mi affrettai ad uscire.
Il sole era sparito dietro alle nuvole e una volta uscito mi affrettai a respirare veloce per ripulire il mio olfatto dall'odore nauseante del cibo e da quello invitante della cameriera, mentre mi allontanavo alla massima velocità concessa dalla vicinanza degli umani.
Che potevamo fare??
Non avevamo tempo abbastanza per contattare i nostri amici vampiri. Molti erano lontani ed altri non sapevamo neanche dove fossero di preciso.
Stando attento a non farmi notare mi arrampicai su un tetto lì vicino e mi sedetti nascosto dai camini a guardare l'orizzonte.
“Alice amore mio, non posso permetterti di morire. Devo trovare una soluzione... devo riuscire a salvarti e salvare la nostra famiglia. Quella famiglia a cui devo tanto. Che mi ha accettato ed accolto come uno di loro. A loro devo la mia felicità, a loro devo la mia nuova vita. Ed io lotterò per salvarti e per salvare loro fosse l'ultima cosa che faccio nella mia lunga ed eterna vita" lo dissi sovrapensiero  a voce alta. 
Lo avrei voluto gridare al mondo, ma l'unico che sentì il mio impegno fu un passerotto che inclinata la testa mi guardò preoccupato volando lontano verso quelle nuvole che si erano portati via Edward. Se ci fosse stato lui avremmo avuto un altro combattente in più che con il suo dono avrebbe potuto fare la differenza.
Scossi la testa sconsolato... dove sei Edward? Cosa stai combinando adesso? Mi manchi tanto fratellino mio...

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