Edward
Ero
confuso e incerto.
Le
parole di Rebecca mi
risuonavano nella mente senza sosta.
“Torna
a casa Edward”
continuavano ad invitarmi.
Iniziai
così a pensare
su cosa volessi veramente.
Ero
andato là per
scoprire quali erano i miei sentimenti per Rebecca e per portarla via
da quella che ritenevo fosse una vita di sacrifici. Ma lei mi aveva
spiazzato.
Era
felice lì, ed io
avevo scoperto di provare solo amicizia per lei... nulla di
più...
Rivederla,
parlarle
avevano aperto i miei occhi.
Gli
allenamenti poi mi
avevano fatto capire che il mostro in me era libero nella stessa
misura in cui io ne avevo paura.
Più
ero certo di
riuscire a controllarmi più gli stringevo le catene attorno.
Il
saper combattere di
per se non faceva di me un assassino e un essere pericoloso.
E
se non avessi più
assaggiato sangue umano sarei potuto ritornare ad essere Edward
Cullen.
Conscio
di queste
certezze lasciai liberi la mia mente e il mio cuore.
Seduto
sull'albero
iniziai ad annusare l'aria pura e l'odore della pioggia mi
riportò
a casa a quando giocavo con i miei fratelli sul prato. Mi vedevo
ridere e scherzare con loro, prendere in giro Alice per la sua
altezza e battibeccare con Rosalie per il suo aspetto.
Chiusi
gli occhi e sentii
il vento caldo abbracciarmi. Anche Esme mi abbracciava spesso quando
ero in difficoltà, coccolandomi come fossi un bambino
piccolo
riversando su di me quell'istinto materno che la trasformazione in
vampiro non aveva di fatto mai distrutto.
Rivedevo
Carlisle
sorridermi orgoglioso delle mie lauree pronto a sostenermi nei
momenti difficili, quando avevo bisogno di sicurezze, quando i dubbi
mi attanagliavano e rendevano la mia vita ingarbugliata e triste.
Sospirai
e guardai le
verdi colline toscane, i prati, i vigneti che ordinati si allineavano
pigri, la torre di un santuario poco distante e il sole che dietro le
nuvole combatteva per uscire a illuminare il mondo intorno a se.
Si
Bella era stato il mio
sole.
Aveva
illuminato la mia
mezzanotte infinita, aveva portato gioia e felicità nella
mia vita e
uno scopo per viverla.
Ed
io da idiota avevo
rischiato molte volte di perderla, di perdere lei, di perdere il mio
universo.
Sorrisi
amaro, chiusi gli
occhi e ancora una volta volai con la mia mente a dov'era lei.
Rividi
le corse assieme,
le battute di caccia, le risate e il suo viso imbronciato quando la
facevo arrabbiare.
Rividi
le sue carezze, il
suo corpo che nudo faceva vibrare il mio come nessuno aveva mai
fatto. Rividi la nostra complicità e il nostro amore
sprizzare da
ogni poro. La rividi umana e vampira, ragazza innocente e madre
premurosa, fidanzata e moglie.
E
l'amore che avevo
imbavagliato in questi lunghi mesi esplose e mi travolse curando e
ricucendo il mio cuore lacerato.
Mi
misi le mani sul viso
disperato mentre la voce di Reenesmee esplose nella mia testa.
“
Papà io amo Jacob e
lo voglio sposare” mi aveva detto la mia bambina
“ma non temere
ti amerò lo stesso per sempre, tu sei il mio
papà”.
Cosa
avevo mai fatto!!!
Ecco
adesso finalmente
avevo capito...Aro aveva provato a distruggere l'uomo in me, giocando
con le mie paure e la mia insicurezza. Mi aveva costretto ad
affrontare nuovamente il mio istinto ormai assopito rendendomi di
fatto nuovamente un vampiro… ma l'uomo che volevo
disperatamente
essere stava lottando per ritornare tale e avrebbe vinto.
Il
sole nascosto dalle nuvole di Volterra, sarebbe rispuntato portando
una nuova alba nella mia vita.
Non
potevo ritornare ad
essere un umano, ma potevo ritornare ad essere Edward Cullen, potevo
ritornare dalla mia famiglia.
Loro
mi stavano
aspettando con la pazienza che solo l'amore può donare ed io
non li
avrei delusi.
Aspettai
che gli ultimi
raggi del sole sparissero dietro all'orizzonte e mi avviai alla Sala
del Trono.
Ero
partito convinto di
dover lottare per salvare Rebecca e adesso avrei dovuto lottare per
salvare me stesso.
Jasper
Quando
entrai nel
ristorante gli odori provenienti dalla cucina mi diedero la nausea.
Dovetti
usare tutta la
forza che avevo per impedirmi di scappare o di mettermi a vomitare.
Smisi
di respirare e mi
sedetti a un tavolo, prendendo il menu e facendo finta di leggerlo.
Loro
erano là che
stavano mangiando e ridendo come un normalissimo gruppo di umani.
Li
contai velocemente e
presi nota mentalmente di quanti erano.
Un
uomo più anziano
sedeva a capo tavola guardando gli altri ridere e scherzare. Doveva
essere il capo: il Signore della Luna. Al suo fianco una donna della
stessa età circa gli accarezzava la mano.
Erano
innamorati e non
avevo bisogno del mio potere per capirlo.
Gli
altri erano per di
più giovani ragazzi come quelli che avevo seguito. Solo tre
donne
facevano parte del gruppo e stavano incollate a tre baldi giovani.
Se
non fosse stato per la
loro puzza che copriva perfino quella del cibo avrei giurato di
essermi sbagliato. Ma purtroppo era la verità. Erano
molti... troppi
per noi.
La
cameriera si avvicinò
cordiale. “Cosa posso portarle” mi chiese gentile
studiandomi a
fondo con i suoi occhi azzurri.
Mi
riscossi dai miei
pensieri e le sorrisi cercando di tenere a bada il vampiro che aveva
fiutato il sangue dolce. Lui indifferente alla bellezza dell'umana
era attratto dal suo odore e dal calore del suo sangue che vedevo
scorrere nella vena del collo messa in risalto dal vestito scollato.
“Una pasta all'italiana e un hamburger” le chiesi
non sapendo
bene cosa ordinare. Era passato troppo tempo da quando ero entrato in
un luogo simile.
Lei
annui, mi lasciò la
copia dell'ordinazione sul tavolo e con un sorriso radioso si
allontanò ancheggiando verso la cucina.
Provai
a prendere di
nuovo fiato approfittando della sua lontananza ma la nausea mi
assalì
di nuovo. Maledetti licantropi proprio in un ristorante dovevano
riunirsi??
Acuii
l'udito in modo da
sentirli e cercai di spandere tranquillità e buon umore
sperando che
rilassati si mettessero a parlare dei loro piani.
“Sono
una decina... non di più... sarà una
passeggiata... vedrete” attirò la mia
attenzione il ragazzo che avevo seguito
“Anche
se siamo
parecchi di più, sono pericolosi. Lo hanno dimostrato sugli
Urali”
intervenne un altro.
“Là
c'erano le Guardie
di Volterra. La biondina per esempio ha creato grossi problemi con il
suo potere” rispose irato un terzo.
“Hai
ragione Vladimir.
Questi sono di ben altra pasta. Sarà un giochetto farli
fuori” riprese il discorso il primo.
“Non
ci contare. Io
c'ero e ti ricordo che il biondo giovane, arrivato in un secondo
tempo, era un vero leone a combattere.” s'intromise un altro
che
fino ad ora era stato in silenzio.
Mi
scappò un sorriso. Si
un leone. Non aveva torto, se Edward assomigliava a un puma quando
combatteva io ero un leone forte e determinato.
“Si
ma in compenso
l'altro biondo più vecchio sembrava che non volesse
combattere e
anche la bruna con i capelli lunghi non era un gran che. Il biondo
forte l'ha protetta e salvata almeno un paio di volte”
s'intromise
una donna “quella potrei farla fuori io
tranquillamente” concluse
spavalda.
Un
ringhiò mi scappò
dal petto. Non potevano toccare Bella, Edward mi aveva chiesto di
vegliare su di lei prima di partire e io non avrei permesso che le
facessero del male. In quanto a Carlisle ... era un uomo pacifico ma
sapevo quanto forte e determinato sarebbe diventato se c'era da
difendere la sua famiglia e la sua Esme.
“Chi
mi preoccupa è
quello grosso e la bionda. Devono essere compagni perché non
si
sono separati un attimo e insieme sono un bel problema”
riprese il
discorso il ragazzo.
“Ti
sbagli”. L'ho
interruppe un altro. “Basta abbatterne uno dei due e l'altro
si
farà uccidere per difenderlo.” commentò
acido.
Rabbrividii
purtroppo
avevano ragione. Chiunque di noi si sarebbe fatto uccidere per
difendere la compagna ed io avrei difeso Alice con la mia vita anche
se in un combattimento lei era molto temibile.
“Mio
Signore quando
attaccheremo?” chiese una delle ragazze giovani.
Sentii
un brivido
scendere lungo la schiena mentre la cameriera mi stava portando un
piatto fumante.
“Fra
una settimana
esatta. Aspetteremo che si uniscano a noi Petrev e Nina che sono in
ritardo e poi elimineremo questo gruppo di vampiri dalla faccia della
terra e vendicheremo i nostri compagni caduti” rispose quello
che
avevo supposto essere il capo.
Sospirai
e rabbrividii
quando il profumo del piatto entrò con prepotenza nelle mie
narici.
La
cameriera mi guardò
preoccupata.
“Si
sente bene,
signore?” mi chiese sfoderando il suo più caloroso
sorriso.
Scossi
la testa. Certo
che no, come facevo? Ventidue licantropi ne stavano aspettando altri
due e poi avrebbero ucciso me e tutta la mia famiglia senza eccessiva
difficoltà. Eravamo troppi pochi... maledizione!
Mi
alzai trattenendo il
fiato e guardai con disgusto il piatto fumante. Sembravano tanti
vermi rossi attorcigliati ma quello che mi faceva rabbrividire era
l'odore nauseabondo di pesce che ne proveniva fuori.
Presi
trenta dollari
dalla tasca, li misi in mano alla cameriera che mi osservava stupita
e mi affrettai ad uscire.
Il
sole era sparito
dietro alle nuvole e una volta uscito mi affrettai a respirare
veloce per ripulire il mio olfatto dall'odore nauseante del cibo e da
quello invitante della cameriera, mentre mi allontanavo alla massima
velocità concessa dalla vicinanza degli umani.
Che
potevamo fare??
Non
avevamo tempo
abbastanza per contattare i nostri amici vampiri. Molti erano lontani
ed altri non sapevamo neanche dove fossero di preciso.
Stando
attento a non
farmi notare mi arrampicai su un tetto lì vicino e mi
sedetti
nascosto dai camini a guardare l'orizzonte.
“Alice
amore mio, non posso permetterti di morire. Devo trovare una
soluzione... devo riuscire a salvarti e salvare la nostra famiglia.
Quella famiglia a cui devo tanto. Che mi ha accettato ed accolto come
uno di loro. A loro devo la mia felicità, a loro devo la mia
nuova
vita. Ed io lotterò per salvarti e per salvare loro fosse
l'ultima
cosa che faccio nella mia lunga ed eterna vita" lo dissi
sovrapensiero a voce alta.
Lo
avrei voluto gridare al mondo, ma l'unico che sentì il mio
impegno fu
un passerotto che inclinata la testa mi guardò preoccupato
volando
lontano verso quelle nuvole che si erano portati via Edward. Se ci
fosse stato lui avremmo avuto un altro combattente in più
che con il
suo dono avrebbe potuto fare la differenza.
Scossi
la testa
sconsolato... dove sei Edward? Cosa stai combinando adesso? Mi
manchi tanto fratellino mio...
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