martedì 12 febbraio 2013

NV Capitolo 27 - Rifiuti e Scelte

Edward

Quando entrai nello studio di Aro, dovevo avere l'aria completamente sconvolta.
Ad aspettarci c'erano assieme a lui Jane, Demetri, Ilmi e Kong.
Entrai a testa bassa tenendo Rebecca per mano.
“Eccoti Edward. Stavamo discutendo della tua preparazione” il tono di Aro era gioviale ma le parole gli morirono in gola quando posò il suo sguardo su di me. “Che cosa ti è successo?”
“Niente” gli risposi. Alzai lo sguardo cercando di nascondere il turbamento della mia anima.
Vidi i suoi occhi farsi penetranti mentre lo sbalordimento si dipingeva sulle facce degli altri.
Lui fece due passi avanti e tese la mano.
Voleva vedere dentro di me, capire il perché del mio sguardo smarrito e dei miei occhi gonfi.
Ma io non volevo che sapesse.
Non volevo fargli capire le mie paure.
E d'istinto feci due passi indietro portando le mani dietro alla schiena.
Lui si fermò stupito dal mio gesto di chiaro rifiuto.
Non se l'aspettava e sentii la sua mente gridare la sua rabbia.
“Come ti permetti, Edward. Vieni avanti e dammi la mano” la sua voce tagliente non ammetteva rifiuti.
Lo guardai e scossi la testa. “Va tutto bene Aro. Perché mi hai convocato?” il mio tentativo di sviarlo non ebbe successo e vidi i suoi occhi diventare neri pieni di rabbia.
“Inginocchiati, Guardia!” sibilò.
Scossi la testa, e arretrai ancora.
Fece un gesto e vidi il sorriso allargarsi sul volto di Jane.
Senza avere il tempo di dire o fare qualcosa mi ritrovai per terra gemendo per il dolore.
Mi ero dimenticato quanto male facesse e con orrore vidi Rebecca crollare in ginocchio affianco a me. Stava condividendo il mio male.
Volevo gridare di smetterla, supplicare di finire, di non fare del male a Rebecca, ma non riuscivo a far altro che lamentarmi e gemere.
Poi il male passò come era venuto e mi ritrovai a terra rannicchiato le gambe strette al petto.
“Non è affidabile Aro. Se quello che dicono Ilmi e Kong è vero, ha imparato a combattere, ma non sa ubbidire agli ordini. Non posso rischiare che si ribelli.” Jane non aveva perso tempo.
Aro la guardò e si avvicinò a me “Mettiti in ginocchio Edward”
Volevo ribellarmi, volevo impedirgli di entrare in me, ma le mani forti di Felix mi impedirono di fare altre stupidate. Mi tirò su e guardandomi con gli occhi tristi mi sussurrò “Per favore Edward, comportati bene. E' assurdo soffrire per nulla e se non lo fai per te stesso fallo almeno per Rebecca” .
Alzai gli occhi su di lei, si era seduta aiutata da Demetri e mi guardava con l'aria sofferente e preoccupata.
Non volevo che soffrisse lei, non era giusto imporgli le mie decisioni.
Se si fosse trattato solo di me, mi sarei ribellato, ma non era giusto coinvolgerla, così mi misi in ginocchio e abbassai la testa.
Aro si avvicinò e posata la meno sui miei capelli penetrò la mia mente violando la mia intimità. Lesse le mie certezze e le mie paure. Si crogiolò di quell'incertezza che nascondeva il mio animo e probabilmente esultò nell'apprendere quanto profondamente la mia mente fosse cambiata e turbata da quella consapevolezza.
Non durò tanto e quando ebbe finito mi sorrise.
“Edward. Ragazzo mio. Non c'è motivo di torturarsi così. Fra non molto potrai scegliere della tua vita liberamente. Ma per ora appartieni alle Guardie e come tale ti devi comportare” il suo tono era comprensivo quasi paterno molto diverso da quello precedente.
“Jane carissima. Edward è solo stanco e confuso. Ha bisogno di riposo e di tranquillità. I nostri due addestratori hanno fatto un lavoro encomiabile ma adesso ha bisogno di riposare.
Partirete domani e lui vi seguirà. Se non ubbidirà sai benissimo come punirlo. Vero Edward?”
Annui, incapace di fare altro.
“Benissimo tutto è stato deciso” E sul suo viso apparve un sorriso felice mentre vedevo la smorfia di disgusto aprirsi sul volto di Jane contrapposta al sorriso soddisfatto di Felix e Demetri.
Mi alzai e presi Rebecca per mano con l'intenzione di allontanarmi velocemente da lì.
Ero stato congedato e non vedevo l'ora di andarmene.
“Ah. Edward. Un ultima cosa ” mi chiamò Aro, ed io mi girai per ascoltarlo “ Se quando tornerai avrai compiuto bene il tuo dovere, avrai il permesso di comunicare con la tua famiglia”.
Lo guardai esterrefatto, non me l'aspettavo e la notizia mi riempì il cuore di gioia “ E per favore la prossima volta non sedurmi più la segretaria per ottenere la password del computer. Non posso sostituirla in continuazione a causa tua.”
Lo guardai allibito.
Con tutto quello che era successo mi ero dimenticato del mio errore.
“Che è successo a Pamela?” sussurrai sentendomi in colpa. L'avevo usata, sedotta e l'avevo messa in pericolo. Ero stato un vero egoista e un mostro.
Lui mi guardò sornione “E' stata punita... ovviamente.” e i suoi occhi lampeggiarono divertiti e avidi mentre con la mano mi congedava.
E con la morte nel cuore ritornai alla mia camera.
Avevo un altra vittima sulla coscienza e stremato mi buttai sul letto. Mi odiavo. Non meritavo di vivere. Avevo condannato quella ragazza a morte per pura stupidità. Avrei voluto dimenticare tutto, sprofondare nel buio ma non ci riuscivo.
Rebecca provò ad avvicinarsi per calmarmi, ma l'allontanai. Non la volevo vicino. Avevo paura di farle del male. Non meritavo il suo aiuto, e non volevo coinvolgerla nel mio dolore. E soltanto alle prime luci dell'alba Rebecca riuscì ad avvicinarsi a me e a calmarmi facendomi scivolare in quell'oblio di cui avevo disperatamente bisogno.


Carlisle

Dividerci. Non avevamo scelta.
Edward si sarebbe scontrato fra quattro giorni e qualcuno doveva andare da Billy.
Jacob aveva proposto di andare da solo “Per i morti, non conta la presenza dei vivi” aveva detto cercando di convincerci “Edward, è ancora vivo e avete la possibilità di salvarlo. Andate e scusatemi se non vi seguirò”
Avevo scosso la testa. No! Era impensabile lasciarlo andare da solo, ma soprattutto mi era stata data la possibilità di allontanare dal pericolo, senza scuse inutili, i soggetti più deboli della famiglia.
Quelli che non avrei sopportato di veder combattere in una battaglia simile.
“No Jacob. Gli risposi. Non andrai da solo. Non sarebbe giusto nei tuoi confronti e nei confronti di tuo padre. Mi spiace solo di non poter venire e di questo ti chiedo scusa anche a nome degli altri.
Ci divideremo come è giusto che sia.” sospirai e li guardai tutti negli occhi. Poi soffermai lo sguardo su Esme. La mia dolce Esme. L'avevo vista combattere contro i neonati e sapevo quanto coraggio e determinazione ci fosse nel suo cuore, ma stavolta non me la sentivo di metterla in pericolo. I licantropi erano un altro paio di maniche. “Con te verrà Nessi ovviamente. Zitta e non discutere” la silenziai.
Sapevo che voleva venire ma era troppo pericoloso per lei, c'erano anche le Guardie presenti e lei era per metà umana. “Tu devi andare con Jacob. Presto vi sposerete, non puoi lasciarlo solo. Non adesso. A tuo padre ci penseremo noi” aveva abbassato lo sguardo, sapeva che avevo ragione, e sapeva che Jacob aveva bisogno di lei. “Verranno anche Alice, Esme, Rosalie e Bella con te. Non abbiamo bisogno di essere in tanti.” Ovviamente le dirette interessate sgranarono gli occhi offese.
“Carlisle, il fatto che siamo ragazze, non centra nulla nella tua decisione, vero?” chiese Rosalie offesa.
“E' assurdo esporvi a rischi inutili io, Jasper ed Emmett possiamo benissimo cavarcela da soli.” le risposi deciso.
“Non se ne parla nemmeno” protestò Bella “Edward è mio marito. Ed io non rimarrò a casa. Il mio potere potrebbe difenderci dalle Guardie se facessero difficoltà. Non rimarrò indietro Carlisle. Non questa volta”
Sospirai lo sapevo già. Ci avevo provato perché lo dovevo ad Edward, ma ero certo che sarebbe venuta con noi. E non rimasi neanche tanto sorpreso quando la voce di Rosalie interruppe i miei pensieri. “Ed io farò lo stesso. Esme ed Alice sono più che sufficienti come rappresentanza della famiglia. Non lascerò andare il mio orso da solo” Scossi la testa. Temevo che anche Alice ed Esme si sarebbero ribellate alla mia decisione ma ancora una volta Alice con mia grande sorpresa venne in mio aiuto bloccando le proteste di Esme.
“Si. E' giusto così. Se andassimo anche noi Esme, rimarremmo ferite e i nostri uomini sarebbero distratti e feriti a loro volta.” i suoi occhi erano dilatati e un ombra di dolore passò sul suo viso “Bella rimani con noi” sussurrò guardandola tristemente.
“Non posso Alice... Se vado qualcuno si farà male?” chiese ansiosa
Alice rimase in silenzio gli occhi persi “No. Non sarai la causa di nessun ferito. Ma... No!
Non posso credere … deve esserci un errore... non può essere.” e senza una parola si voltò rifiutandosi di spiegarci cosa aveva visto. “Le mie visioni sono imperfette e vengono modificate dalle decisioni delle persone. E' assurdo agitarvi per un qualcosa che forse non accadrà mai.”
Non eravamo riusciti a farci dire altro, ma lo sguardo triste con cui ci salutò quando salimmo in macchina la diceva lunga.
Qualcosa di brutto ci aspettava, qualcosa che avrebbe cambiato il destino di Bella e il nostro.

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