Edward
Quando
entrai nello
studio di Aro, dovevo avere l'aria completamente sconvolta.
Ad
aspettarci c'erano
assieme a lui Jane, Demetri, Ilmi e Kong.
Entrai
a testa bassa
tenendo Rebecca per mano.
“Eccoti
Edward. Stavamo
discutendo della tua preparazione” il tono di Aro era
gioviale ma
le parole gli morirono in gola quando posò il suo sguardo su
di me.
“Che cosa ti è successo?”
“Niente”
gli risposi. Alzai lo sguardo cercando di nascondere il turbamento
della mia
anima.
Vidi
i suoi occhi farsi
penetranti mentre lo sbalordimento si dipingeva sulle facce degli
altri.
Lui
fece due passi avanti
e tese la mano.
Voleva
vedere dentro di
me, capire il perché del mio sguardo smarrito e dei miei
occhi
gonfi.
Ma
io non volevo che
sapesse.
Non
volevo fargli capire
le mie paure.
E
d'istinto feci due
passi indietro portando le mani dietro alla schiena.
Lui
si fermò stupito dal
mio gesto di chiaro rifiuto.
Non
se l'aspettava e
sentii la sua mente gridare la sua rabbia.
“Come
ti permetti,
Edward. Vieni avanti e dammi la mano” la sua voce tagliente
non
ammetteva rifiuti.
Lo
guardai e scossi la
testa. “Va tutto bene Aro. Perché mi hai
convocato?” il mio
tentativo di sviarlo non ebbe successo e vidi i suoi occhi diventare
neri pieni di rabbia.
“Inginocchiati,
Guardia!” sibilò.
Scossi
la testa, e
arretrai ancora.
Fece
un gesto e vidi il
sorriso allargarsi sul volto di Jane.
Senza
avere il tempo di
dire o fare qualcosa mi ritrovai per terra gemendo per il dolore.
Mi
ero dimenticato quanto
male facesse e con orrore vidi Rebecca crollare in ginocchio
affianco a me. Stava condividendo il mio male.
Volevo
gridare di
smetterla, supplicare di finire, di non fare del male a Rebecca, ma
non riuscivo a far altro che lamentarmi e gemere.
Poi
il male passò come
era venuto e mi ritrovai a terra rannicchiato le gambe strette al
petto.
“Non
è affidabile Aro. Se quello che dicono Ilmi e Kong
è vero, ha imparato a combattere,
ma non sa ubbidire agli ordini. Non posso rischiare che si
ribelli.”
Jane non aveva perso tempo.
Aro
la guardò e si
avvicinò a me “Mettiti in ginocchio
Edward”
Volevo
ribellarmi, volevo
impedirgli di entrare in me, ma le mani forti di Felix mi impedirono
di fare altre stupidate. Mi tirò su e guardandomi con gli
occhi
tristi mi sussurrò “Per favore Edward, comportati
bene. E' assurdo
soffrire per nulla e se non lo fai per te stesso fallo almeno per
Rebecca” .
Alzai
gli occhi su di
lei, si era seduta aiutata da Demetri e mi guardava con l'aria
sofferente e preoccupata.
Non
volevo che soffrisse
lei, non era giusto imporgli le mie decisioni.
Se
si fosse trattato solo
di me, mi sarei ribellato, ma non era giusto coinvolgerla,
così mi
misi in ginocchio e abbassai la testa.
Aro
si avvicinò e posata
la meno sui miei capelli penetrò la mia mente violando la
mia
intimità. Lesse le mie certezze e le mie paure. Si
crogiolò di
quell'incertezza che nascondeva il mio animo e probabilmente
esultò
nell'apprendere quanto profondamente la mia mente fosse cambiata e
turbata da quella consapevolezza.
Non
durò tanto e quando
ebbe finito mi sorrise.
“Edward.
Ragazzo mio.
Non c'è motivo di torturarsi così. Fra non molto
potrai scegliere
della tua vita liberamente. Ma per ora appartieni alle Guardie e
come tale ti devi comportare” il suo tono era comprensivo
quasi
paterno molto diverso da quello precedente.
“Jane
carissima. Edward è solo stanco e confuso. Ha bisogno di
riposo e di
tranquillità. I nostri due addestratori hanno fatto un
lavoro
encomiabile ma adesso ha bisogno di riposare.
Partirete domani e lui vi seguirà. Se non ubbidirà sai benissimo come punirlo. Vero Edward?”
Partirete domani e lui vi seguirà. Se non ubbidirà sai benissimo come punirlo. Vero Edward?”
Annui,
incapace di fare
altro.
“Benissimo
tutto è
stato deciso” E sul suo viso apparve un sorriso felice mentre
vedevo la smorfia di disgusto aprirsi sul volto di Jane contrapposta
al sorriso soddisfatto di Felix e Demetri.
Mi
alzai e presi Rebecca
per mano con l'intenzione di allontanarmi velocemente da lì.
Ero
stato congedato e non
vedevo l'ora di andarmene.
“Ah.
Edward. Un ultima
cosa ” mi chiamò Aro, ed io mi girai per
ascoltarlo “ Se quando
tornerai avrai compiuto bene il tuo dovere, avrai il permesso di
comunicare con la tua famiglia”.
Lo
guardai esterrefatto,
non me l'aspettavo e la notizia mi riempì il cuore di gioia
“ E
per favore la prossima volta non sedurmi più la segretaria
per
ottenere la password del computer. Non posso sostituirla in
continuazione a causa tua.”
Lo
guardai allibito.
Con
tutto quello che era
successo mi ero dimenticato del mio errore.
“Che
è successo a
Pamela?” sussurrai sentendomi in colpa. L'avevo usata,
sedotta e
l'avevo messa in pericolo. Ero stato un vero egoista e un mostro.
Lui
mi guardò sornione
“E' stata punita... ovviamente.” e i suoi occhi
lampeggiarono
divertiti e avidi mentre con la mano mi congedava.
E
con la morte nel cuore
ritornai alla mia camera.
Avevo
un altra vittima sulla coscienza e stremato mi buttai sul letto. Mi
odiavo. Non
meritavo di vivere. Avevo condannato quella ragazza a morte per pura
stupidità. Avrei voluto dimenticare tutto, sprofondare nel
buio ma
non ci riuscivo.
Rebecca
provò ad
avvicinarsi per calmarmi, ma l'allontanai. Non la volevo vicino.
Avevo paura di farle del male. Non meritavo il suo aiuto, e non
volevo coinvolgerla nel mio dolore. E soltanto alle prime luci
dell'alba Rebecca riuscì ad avvicinarsi a me e a calmarmi
facendomi scivolare in quell'oblio di cui avevo disperatamente bisogno.
Carlisle
Dividerci.
Non avevamo
scelta.
Edward
si sarebbe
scontrato fra quattro giorni e qualcuno doveva andare da Billy.
Jacob
aveva proposto di
andare da solo “Per i morti, non conta la presenza dei
vivi”
aveva detto cercando di convincerci “Edward, è
ancora vivo e avete
la possibilità di salvarlo. Andate e scusatemi se non vi
seguirò”
Avevo
scosso la testa. No! Era impensabile lasciarlo andare da solo, ma
soprattutto mi era
stata data la possibilità di allontanare dal pericolo, senza
scuse
inutili, i soggetti più deboli della famiglia.
Quelli
che non avrei
sopportato di veder combattere in una battaglia simile.
“No
Jacob. Gli risposi.
Non andrai da solo. Non sarebbe giusto nei tuoi confronti e nei
confronti di tuo padre. Mi spiace solo di non poter venire e di
questo ti chiedo scusa anche a nome degli altri.
Ci
divideremo come è
giusto che sia.” sospirai e li guardai tutti negli occhi. Poi
soffermai lo sguardo su Esme. La mia dolce Esme. L'avevo vista
combattere contro i neonati e sapevo quanto coraggio e
determinazione ci fosse nel suo cuore, ma stavolta non me la sentivo
di metterla in pericolo. I licantropi erano un altro paio di maniche.
“Con te verrà Nessi ovviamente. Zitta e non
discutere” la
silenziai.
Sapevo
che voleva venire
ma era troppo pericoloso per lei, c'erano anche le Guardie presenti e
lei era per metà umana. “Tu devi andare con Jacob.
Presto vi
sposerete, non puoi lasciarlo solo. Non adesso. A tuo padre ci
penseremo noi” aveva abbassato lo sguardo, sapeva che avevo
ragione, e sapeva che Jacob aveva bisogno di lei. “Verranno
anche
Alice, Esme, Rosalie e Bella con te. Non abbiamo bisogno di essere
in tanti.” Ovviamente le dirette interessate sgranarono gli
occhi
offese.
“Carlisle,
il fatto che
siamo ragazze, non centra nulla nella tua decisione, vero?”
chiese
Rosalie offesa.
“E'
assurdo esporvi a
rischi inutili io, Jasper ed Emmett possiamo benissimo cavarcela da
soli.” le risposi deciso.
“Non
se ne parla
nemmeno” protestò Bella “Edward
è mio marito. Ed io non rimarrò
a casa. Il mio potere potrebbe difenderci dalle Guardie se facessero
difficoltà. Non rimarrò indietro Carlisle. Non
questa volta”
Sospirai
lo sapevo già.
Ci avevo provato perché lo dovevo ad Edward, ma ero certo
che
sarebbe venuta con noi. E non rimasi neanche tanto sorpreso quando
la voce di Rosalie interruppe i miei pensieri. “Ed io
farò lo
stesso. Esme ed Alice sono più che sufficienti come
rappresentanza
della famiglia. Non lascerò andare il mio orso da
solo” Scossi la
testa. Temevo che anche Alice ed Esme si sarebbero ribellate alla mia
decisione ma ancora una volta Alice con mia grande sorpresa venne in
mio aiuto bloccando le proteste di Esme.
“Si.
E' giusto così.
Se andassimo anche noi Esme, rimarremmo ferite e i nostri uomini
sarebbero distratti e feriti a loro volta.” i suoi occhi
erano
dilatati e un ombra di dolore passò sul suo viso
“Bella rimani con
noi” sussurrò guardandola tristemente.
“Non
posso Alice... Se
vado qualcuno si farà male?” chiese ansiosa
Alice
rimase in silenzio
gli occhi persi “No. Non sarai la causa di nessun ferito.
Ma...
No!
Non posso credere … deve esserci un errore... non può essere.” e senza una parola si voltò rifiutandosi di spiegarci cosa aveva visto. “Le mie visioni sono imperfette e vengono modificate dalle decisioni delle persone. E' assurdo agitarvi per un qualcosa che forse non accadrà mai.”
Non posso credere … deve esserci un errore... non può essere.” e senza una parola si voltò rifiutandosi di spiegarci cosa aveva visto. “Le mie visioni sono imperfette e vengono modificate dalle decisioni delle persone. E' assurdo agitarvi per un qualcosa che forse non accadrà mai.”
Non
eravamo riusciti a
farci dire altro, ma lo sguardo triste con cui ci salutò
quando
salimmo in macchina la diceva lunga.
Qualcosa
di brutto ci
aspettava, qualcosa che avrebbe cambiato il destino di Bella e il
nostro.
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