Edward
Quando
arrivai nel
boschetto dove mi ero incontrato con i miei genitori e con Bella,
salutai Seth e Jacob, ringraziandoli e affidando loro la mia
famiglia.
Poi
salii su un ramo
basso e mi accucciai annusando e aspettando di vedere apparire le
Guardie mandate a cercarmi.
Aspettai
un quarto d'ora
quando sbucò Demetri seguito da quattro guardie che non
conoscevo. Annusava l'aria intorno a lui circospetto. Poi si
fermò, alzo la
testa sorridendo e disse “Bentrovato Edward”
“Demetri”
gli
risposi.
“Vieni
giù da bravo e
torniamo a casa o devo venirti a prendere io?”
“Scendo.
Non voglio
guai” risposi saltando a un metro da lui “Andiamo,
riportami a
casa”
“Perchè
Edward? Aro
è inferocito con te! Ti darà una bella punizione.
Vorrei proprio
sapere cosa ti è girato per la testa”
Alzai
le spalle. “ Ho
provato ad andare a caccia, ma qui non c'è niente di
commestibile”
mi sembrava una buona scusa, che potesse reggere. In fin dei conti
avevo sul serio sete, anche se potevo resistere ancora qualche giorno
senza problemi.
“Questo
non ti basterà a giustificarti agli occhi di Aro. Preparati
ragazzo
mio”
Lo
sapevo. Non mi aveva detto niente di nuovo.
Prosegui
in silenzio, accerchiato dai miei accompagnatori. Forse avevano paura
che fuggissi. Che sciocchi se avessi voluto gli avrei reso la vita
difficile. Ma sarebbe stato peggio per me, invece così
speravo di
cavarmela abbastanza bene.
Che
le cose si mettessero male lo capii quando invece di portarmi in
camera o a giudizio davanti alla corte fui accompagnato direttamente
nello studio di Aro.
“Bentornato
Edward” mi salutò Aro, che seduto dietro un
impotente scrivania mi
osservava accigliato. “Mi hai deluso ragazzo... Molto
deluso... Sono stato comprensivo con te, ho cercato di capirti e per
così
dire…viziarti. Ma tu ...mi hai reso le cose difficili. Non
puoi
pretendere di infrangere le regole come se niente fosse. Correggimi o
ti era stato proibito di uscire dalla Rocca?”
Annui
“Avevo il divieto di uscire per Volterra. Ma io sono andato
fuori
città a cercare qualcosa per nutrirmi” risposi in
apparenza
tranquillo.
“Queste
sono sottigliezze. Non avevi il permesso di allontanarti. Eppure lo
hai fatto. Sei già stato punito per questo, e a quanto pare
non è
servito a nulla. Cosa devo fare con te?”
Era
una domanda teorica, avevo letto nella sua mente che sapeva benissimo
cosa fare.
“Non
sono scappato Aro. Sarei ritornato prima dell'alba, se non fosse
arrivato Demetri” non sarebbe servita a molto come difesa, ma
dovevo provare a rabbonirlo.
“Vedo
dai tuoi occhi che non è servita a nulla, la tua...
scappatella”
“In
effetti no. Non c'era nulla di appetitoso”
“Già.
Ma così non va bene. L'altra volta ti ho accontentato ma
è stata
l'ultima. Non ti sarà più permesso cibarti di
sangue animale.
Dovrai conformarti alle nostre regole. A tutte le
nostre
regole, d'ora in poi.” Si era alzato e avvicinato sorridendo
soddisfatto.
Mi
sentii mancare. Non volevo cibarmi di sangue umano. Non potevo farlo
e non l'avrei fatto.
“Mi
spiace Aro, ma non intendo uccidere uomini” risposi
guardandolo
negli occhi.
“D'ora
in poi per te sono il tuo Signore, non scordartelo.” e mentre
mi
rimproverava con voce dolce mi schiaffeggiò con violenza.
“Le cose
sono cambiate Edward, e adesso devi cambiare tu! Non mangerai altro e
quando la tua sete ti tormenterà vedrai che non
avrà più
importanza la fonte del cibo.” Rimasi fermo mentre Aro
iniziò a
girarmi attorno. “Santiago chiamami Jane e Alec”
ordinò secco.
“Vedi
Edward, non posso non punirti. Credimi mi dispiace, ma te la sei
proprio voluta”
“Mio
Signore” mormorai fissandolo negli occhi e raddrizzando le
spalle
“Vi chiedo di esonerarmi dal servizio. So che ne avete la
possibilità. Lasciatemi andare, …vi
prego”.
Entrai
veloce nella sua mente per vedere la reazione alla mia supplica.
Che
cosa? Ma cosa
crede di ottenere? Ha fatto troppo presto a liberarsi dal
condizionamento di Chelsea. Non lo lascerò mai andare, ha
giurato e piuttosto morirà se non intende piegarsi alle
nostre leggi.
“Sono
pronto, mio Signore Aro, non accetterò mai i vostri
regolamenti,
voglio la mia libertà”
“La
tua richiesta è respinta.” sibilò
furioso.
In
quel momento entrarono i due gemelli
“Ci
hai chiamato Aro?” chiese Alec con la sua vocina da bambino
“Si,
Alec. Ho bisogno dei vostri servigi. Abbiamo una Guardia
indisciplinata da punire. Jane, cara, vuoi iniziare?”
Non
feci in tempo a girarmi per guardarla o per ribellarmi che un dolore
fortissimo mi fece accasciare sul pavimento. Non volevo dargliela
vinta, e quindi strinsi i denti per non urlare.
Il
dolore cessò e cercai di tirarmi in piedi.
“Edward,
sei coraggioso, ma non serve a niente. Jane carissima, colpisci
ancora”
Mi
ritrovai di nuovo a rotolarmi per terra, ma stavolta non riuscii a
trattenermi dall'urlare dal dolore. Mi sentivo morire, non riuscivo
più a sopportare quel fuoco che mi penetrava nelle ossa e
iniziai a
implorare Jane di smetterla.
Aro
alzò una mano e Jane smise di colpirmi guardandomi
sorridente.
“Se
vuoi che il male finisca, mi devi promettere di non allontanarti
più
dalla Rocca senza permesso. Devi darmi la tua parola Edward.”
Ero
per terra rannicchiato, con la mente ancora confusa dal dolore, ma
trovai la forza di sussurrare “Hai la mia parola, mio
Signore... Non mi allontanerò più senza
permesso... Ma non mi fare più
colpire da Jane...ti prego”
“Bene
Edward. So che sei un vampiro di parola, e quindi accetto la tua
promessa. Jane cara, basta per ora. Accompagna Edward alla gabbia,
penso che cinque giorni siano sufficienti a riflettere sulla sua
richiesta assurda.”
Mentre
ci avviavamo nel corridoio, ripensai con panico alla sua intenzione
di farmi bere sangue umano. Avevo già fame, e sapevo che per
altri
dieci giorni non mi avrebbero chiesto di cibarmi e quindi magari nel
frattempo sarei riuscito a procacciarmi qualcosa senza infrangere la
mia parola.
Quando
arrivai con un sospiro entrai all'interno della Gabbia. “Sei
di
nuovo a casa Edward. Non abbiamo mai usato così tanto la
Gabbia
da quando ci sei tu con noi!” Sghignazzò Alec e
con un tonfo la
porta si chiuse alle mie spalle.
Ormai
ci avevo fatto l'abitudine e i cinque giorni mi pesarono ma riuscii a
sopportarli abbastanza bene. Passai tutto il tempo a rievocare i
ricordi della mia famiglia e dei dolci momenti passati con Bella.
Quanto mi mancava! Mi sentivo impazzire dalla nostalgia, ma dovevo
avere pazienza. Non avrei mollato facilmente e Aro si sarebbe stufato
di me, presto.
Quando
mi tirarono fuori assieme a Jane c'erano anche Alec e Felix.
“Bene,
bene, a quanto pare riesci a stare in piedi” mi
apostrofò Jane,
quando con fatica mi tirai su facendo forza con le braccia sulla
parete.
“Felix,
bloccalo” ordinò secca.
Non
capivo cosa volesse ancora da me e lasciai che Felix mi afferrasse
per le braccia immobilizzandomi senza opporre resistenza.
Quando
fu sicura che non potessi muovermi Jane mi osservò divertita
e con
malignità mi disse “Con Aro abbiamo pensato, che
tu abbia fame e che quindi cercherai di nutrirti a modo tuo prima del
pasto
ufficiale. E questo non lo possiamo permettere, devi arrivare
affamato in modo che il tuo istinto ti faccia partecipare al
banchetto. E quindi sarà opportuno per te nei prossimi
giorni
indossare il morso.” La guardai allarmato. Mi ricordavo
quanto
facesse male, e non sopportavo l'idea di portarlo per dieci e
più
giorni. Tesi i muscoli pronto a sfruttare un minimo cedimento di
Felix, ma non ne ebbi l'opportunità perchè Alec
mi colpì con il
suo potere, mandandomi nel suo limbo dove persi qualsiasi percezione
del mondo esterno.
Quando
finalmente fui libero dal suo potere mi resi conto che mi avevano
portato nella mia camera.
Con
orrore portai la mia mano alla bocca e mi resi conto che mi avevano
messo il morso. Mi dava fastidio e se provavo a parlare o a mordere
mi ferivo la bocca. Con forza provai a sfilarmelo, ma ovviamente era
legato in maniera tale che riuscii solo a farmi del male. Per un
attimo fui invaso dall'odio più profondo e la mia bocca si
riempì
di veleno. Un fastidio in più dal momento che ingoiarlo mi
faceva
male e sputarlo era impossibile. Dovevo calmarmi altrimenti avrei
solo peggiorato la mia condizione.
Sapevo
che Aro avrebbe cercato di piegarmi al suo volere, ma non credevo che
sarebbe giunto a tanto. Mi alzai e mi guardai intorno allibito. Era
sparito tutto, i libri, i cd e i dvd. La camera era vuota solo
l'armadio, il letto e il divano erano rimasti identici. Era ovvio,
ai Volturi non interessava leggere o altro. Vivevano solo per servire
i Signori di Volterra e quando non avevano servizi da svolgere erano
liberi di passeggiare indisturbati nella Rocca. Ma a me quel
privilegio non era concesso, e adesso per punizione mi avevano levato
anche gli unici passatempo che avevo.
Mi
sedetti per terra, intristito ed annoiato. Avrei dovuto imparare a
conviverci con la noia, ma forse presto sarei stato di nuovo libero.
Quando
la porta si apri vidi Demetri entrare “Andiamo Edward, Aro ti
aspetta per lavorare”
Mi
tirai su ubbidiente e lo vidi sobbalzare alla mia vista. “Ma
cosa...” poi scuotendo la testa mi fece strada.
Mentre
passavamo per i corridoi mi tirai su il cappuccio, molti infatti mi
guardavano incuriositi e la cosa m'innervosiva.
“Eccoti
finalmente Edward. Abbiamo parecchio lavoro da fare ragazzo.”
Aro
mi salutò cordiale mentre lo incenerivo con lo sguardo.
“Non fare
quella faccia Edward, è per il tuo bene. Vedrai che quando
assaggerai il sangue umano lo troverai di tuo gradimento.”
sorrise
compiaciuto.
Mi
avvicinai a lui e gli toccai deciso una mano per fargli leggere i
miei pensieri dal momento che non potevo rispondergli. “Non
intendo ubbidire, mio signore Aro. Mi sono già nutrito in
passato di
sangue umano, conosco il suo gusto, e non rimpiango la mia scelta
alimentare. Non accetterò mai di uccidere degli uomini per
nutrirmi. So dominare il mio istinto e non cederò ad
esso”
Mi
sorrise “Vedremo Edward, vedremo..... Per adesso preparati
hai del
lavoro da fare e ti consiglio di farlo bene, non vorrei essere
costretto a farti dell'altro male, ragazzo”
Mi
inginocchiai vicino a lui. No, non era il caso di sfidarlo anche su
questo fronte. Presi un bel respiro e chinai la testa mentre sentivo
la sua mano accarezzarmi i capelli.
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