martedì 12 febbraio 2013

NV Capitolo 41 - Un incontro inaspettato

Edward
Quando fui finalmente libero dal potere di Alec, mi accorsi di essere nella mia camera.
Con uno scatto mi alzai in piedi. Avevo finalmente la bocca carica di veleno, in risposta alla mia paura, ma non prestai attenzione al particolare.
Felix mi posò la mano sulla spalla “Calmati Edward. Cerca di rilassarti ragazzo. Non otterrai nulla così” i suoi occhi si puntarono sui miei mentre la porta si apriva.
Mi voltai sperando di poter finalmente affrontare i miei fantasmi ma Demetri entrò da solo.
“Ti ho portato del sangue Edward. Sei assetato e a quanto pare incapace di controllarti a dovere. Bevi, così imbriglierai nuovamente il tuo istinto.” disse porgendomi una bottiglia a me e una a Rebecca
Riconoscente bevvi velocemente sotto i loro occhi. Poi con il cuore in gola mi rivolsi a Felix “Voglio andare, devo vederli. Non posso stare qui. Sono in pericolo. Io...” non mi fece finire la frase.
“Devi stare qui. Devi obbedire Edward.” la sua voce profonda non ammetteva repliche.
Il mio sguardo volò allora a Demetri, speravo che mi aiutasse.
Lui invece si limitò a scuotere la testa. “Non sono in pericolo... stai tranquillo ragazzo. Sei tu che a quanto pare non sei in grado di controllarti, non noi. Comunque vado a vedere e ti porto qualche notizia” e veloce si allontanò.
Rebecca con gli occhi rossi e grata della bevuta si avvicinò e posò la sua mano sulla mia spalla per tranquillizzarmi.
Le sorrisi, e andai a sedermi sul divano. Non potevo far altro che aspettare e i miei occhi si puntarono sulla porta in attesa che si aprisse.

I minuti passarono infiniti giocando con le mie paure, e finalmente Demetri varcò la soglia.
Si fermo un attimo a studiarmi poi con un sorriso si spostò di lato ed io sentii due cuori battere veloci ed emozionati.
Mi alzai rapido, i sensi tesi, mentre le forti braccia di Felix mi trattennero. “Tranquillo Edward” mi mormorò mentre Rebecca si portava la mio fianco stringendomi la mano.
I miei occhi non riuscivano a credere a quello che vedevano e con uno strattone mi liberai dalla loro presa e mi precipitai ad abbracciare il mio piccolo grande amore.
La mia felicità.
La mia Renesmee.

Poi alzai lo sguardo e vidi Jacob e il veleno tornò ad inondare la mia bocca mentre la rabbia prendeva il sopravvento. “Tu...pazzo incosciente. Cosa ti è venuto in mente di venire qui? Vuoi farla uccidere?” I miei occhi rossi fiammeggiavano mentre il mostro in me smaniava all'idea di colpirlo e ucciderlo.
“Fermati papà, ma cosa vuoi fare? La colpa è la mia, se vuoi prendertela con qualcuno attacca me.” la sua voce, la voce della mia bambina mi colpì come un pugno mentre le braccia di Felix bloccavano nuovamente le mie.
Cercai di calmarmi, di riprendere il controllo, d'imprigionare il vampiro.
Non ero un neonato, potevo controllarmi, dovevo farlo, dovevo riuscirci !! Non potevo fare del male, ne a lui ne alla mia piccola Nessi.
“Perché siete venuti?” e la mia voce risuonò dura alle mie stesse orecchie. Tutta l'amarezza, tutta la sofferenza di quei giorni si riversarono in quelle poche parole. “Cosa volete da me?” chiesi sapendo che presto li avrei persi per sempre.
Renesmee mi fissò a lungo, poi si voltò verso Rebecca che si era avvicinata e mi stringeva un braccio preoccupata dalle mie reazioni.
“Allora è vero. Lei è Rebecca. E tu sei diventato una Guardia e un assassino” commentò amara fissando i miei occhi color rubino.
Quelle poche parole mi colsero all'improvviso e mi ferirono più degli artigli di un licantropo.
“Siete venuti per questo? Sei venuta solo per ferirmi? Lo sai benissimo che cos'è Rebecca per me.” scossi la testa e mi allontanai. Era pericoloso starle troppo vicino.
Poi mi girai verso Jacob “Come sta Bella?” gli chiesi sinceramente preoccupato per il mio amore.
“E come credi che possa stare? Dovevi chiedertelo prima... adesso è un po' tardi non credi?” mi rispose acido.
“Non potevo fare diversamente, non ho mai avuto scelta” risposi a testa bassa torcendomi le mani nervoso. Gli avevo già spiegato tutto nella e-mail.
“Come no. Abbiamo sempre delle scelte, Edward. Ma tu l'hai presa incurante delle conseguenze. Ti sei allontanato da noi con mille promesse, ma fin da subito ti sei legato a lei e a questo posto.” la voce di Jacob era dura.
Ero ormai abituato a sentire la sua voce tagliente nei miei confronti, e un sorriso triste si disegnò sul mio viso.
“Credi che sia contento? Credi che non abbia passato ogni singolo giorno a pensare a voi, a crogiolarmi nella mia tristezza? Ma perché siete venuti? Se avete già visto e giudicato, perché siete venuti?” la mia voce era rabbiosa, quasi isterica.
“Perché non riesco a crederci Papà... Perché mi manchi e non voglio perderti” la voce di Renesmee era incrinata, stava per piangere.
Ingoiai a vuoto e mi passai la lingua sulle labbra aride. Avevo nuovamente sete, il vampiro smaniava irrequieto minando il mio fragile controllo. “Non posso cambiare quello che ho fatto Renesmee, e se voi non mi accettate per quello che sono diventato, io... non posso fare nulla” abbassai lo sguardo dandole la schiena in modo da prendere fiato senza respirare il suo odore.
“Come sarebbe a dire?” sbottò Jacob avanzando minaccioso verso di me.
Istintivamente un ringhio profondo salì dal mio petto, un avvertimento chiaro “Ma cosa stai farneticando Edward? Ma non capisci...” le sue parole morirono in gola quando fissò i miei occhi di fuoco fermandosi a una distanza di sicurezza. Potevo vedere il suo corpo tremare, potevo percepire la fatica per imprigionare il lupo dentro di lui. Anche lui faceva fatica a trattenersi così circondato dai vampiri.
“Sei tu che non capisci. Che scelta ho? Bella non mi ama più. Lei e tutti voi non mi avete creduto. Vi siete fermati alle apparenze. Mi avete giudicato e condannato senza appello” ringhiai in preda all'angoscia.
“No Edward. Sei accecato. Come puoi pensare che lei non ti perdoni? Lascia questa vampira torna a casa” mi esortò Jacob
“Sei pazzo, cane. Lei non mi vuole più, lei non mi ha creduto. Io non amo Rebecca, lei è la mia simbionte... nulla di più... ma perché insisto...? Non ha senso” scuotevo la testa disperato.
Era assurdo ritornare sugli stessi argomenti.
“La tua che?” chiese Renesmee allungando la mano per prendere la mia.
“La mia simbionte” sussurrai stufo di quel gioco “ Ve l'ho già spiegato nel e-mail, ma non mi avete creduto” e la voce sprofondò nell'amarezza mentre ritiravo la mano, spaventato dall'idea di quel contatto che tanto mi sarebbe mancato in futuro.

Un silenzio carico di dolore calò fra di noi.
La testa mi girava, avevo sempre più sete e l'odore del loro sangue mi faceva bruciare la gola. Ma mai quanto mi bruciavano gli occhi, carichi di quelle lacrime che non potevano uscire.
Rebecca si avvicinò e mi fece una carezza sul viso. Lei non capiva il problema, mi vedeva solo soffrire e voleva calmarmi. Una smorfia di disgusto si dipinse sul viso dei miei cari.
“Voi non volete capire...”sussurrai, cercando di riprendere quella calma che mi stava sfuggendo e che Rebecca cercava di trasmettermi.



Renesmee

Quando zia Alice mi aveva telefonato avevo creduto d'impazzire.
Pensavo che non sarebbe successo nulla durante la nostra gita, ma mi ero sbagliata.
Era successo tutto.
Stavo perdendo tutto.
Mio padre, mia madre e la mia famiglia.
La zia mi aveva letto l' e-mail di mio padre e subito avevo preso la decisione di partire.
Per fortuna lei non poteva vedere il nostro futuro, e con Jacob, dopo averle raccontato un'innocente bugia, eravamo partiti immediatamente per Volterra.
Non potevo però lasciare mia mamma senza notizie per così tanto tempo e così le avevo scritto una lettera che avevo consegnato a una compagna di scuola pregandola di portarla personalmente a casa mia il giorno successivo.
Avevamo deciso con Jacob già da diverso tempo di andare a Volterra da papà se la situazione fosse degenerata e adesso era il momento.
Non lo avrei abbandonato laggiù. Se voleva rimanere avrebbe dovuto dirmelo in faccia prendendosi le sue responsabilità.

Sapevamo i rischi che correvamo. La possibilità di finire dissanguati erano altissime, ma sapevamo anche che i Signori di Volterra avevano una bizzarra concezione dell'onore.
E non ci sbagliammo.
Invece di finire cadaveri venimmo ammessi al loro cospetto.
Dovevano concederci di farci parlare con mio padre, era un nostro diritto, ma quando entrai il mio cuore iniziò a battere velocissimo mentre lo sguardo si posava su quel vampiro inginocchiato ai piedi di Aro.
Come era possibile che mio padre venisse trattato così? Come poteva accettare di stare lì come un cagnolino ubbidiente?
Tremavo dalla rabbia all'idea ma il mio sguardo divenne puro terrore quando alzò la testa e i miei occhi incrociarono i suoi.
Due tizzoni rossi, sbiaditi dalla sete che chiaramente lo stava divorando.
Poi sentii il suo ringhio uscire dal petto mentre vedevo ogni suo muscolo tendersi.
Un vampiro, un tremendo vampiro ci fissava pronto a saltarci addosso.
Lo vidi bloccare e portare via a forza.
Ma non persi la testa e con calma rivolsi la mia richiesta ad Aro.
Era lui il capo, tutto dipendeva dalle sue decisioni.
“Signore di Volterra. Sono Renesmee, la figlia di Edward. E lui è Jacob, il mio fidanzato, nonché licantropo. Siamo venuti per chiedervi il permesso di parlare con mio padre” avevo parlato senza prendere fiato, mostrando una sicurezza che non avevo.
Lo vidi sorridere e fissarmi assorto “Sei cresciuta tantissimo Renesmee, dall'ultima volta che ci siamo visti. Adesso sei diventata una bellissima ragazza a quanto vedo” disse scrutandomi attentamente.
Sentii un soffio provenire da Jacob e allungai la mano per tranquillizzarlo. Non poteva trasformarsi adesso, era pericoloso “E credo di riconoscere anche il tuo amico, ci siamo visti per poco, ma non posso scordare il lupo dal pelo rosso su cui stavi a cavalcioni... gli stessi occhi... lo stesso odore” continuò spostando il suo sguardo curioso su Jacob.
“A quanto pare” rispose il mio amore alzando il mento in segno di sfida.
“Siete coraggiosi ed incoscienti. Ma non potevo aspettarmi nulla di diverso dalla figlia di Edward e Bella” continuò sempre fissandoci attentamente.
“Come sta tua madre Renesmee o forse preferisci che ti chiami Nessi” mi chiese
Non sapevo cosa rispondergli non ero preparata a una simile domanda, ma come faceva a sapere tante cose? Poi mi ricordai... doveva averle lette nella mente di papà. “Nessi va benissimo” risposi prendendo tempo. Lui abbassò appena la testa e mi fece il gesto di continuare.
“E mia mamma sta bene. A parte il fatto che gli manca papà” mi azzardai a raccontare.
“Già una situazione incresciosa. Un vero peccato. Erano una coppia così bella... ma anche Rebecca è molto adatta a lui” concluse studiando le mie reazioni.
“Vorrei parlare con mio padre.” insistetti. Eravamo lì per questo, non per altro.
“Certo” prosegui “ma credo sia giusto dirti che se volete fermarvi anche voi sarei felicissimo di avervi qui. E lui forse non si sentirebbe più cosi solo” proseguì sorridendoci.
“Pensaci Renesmee, in fondo sei una mezza-vampira e il tuo dono è meraviglioso senza pensare alle capacità del tuo compagno” finì gentile.
“Mi spiace. Ma siamo solo di passaggio. Chiariremo questa storia con Edward e ce ne andremo” intervenne deciso Jacob “Non ci interessa la tua offerta” finì poco conciliante.
Lui sorrise “Me lo aspettavo. Ma il futuro non sappiamo cosa ci prepara e nel vostro Clan molti sono i membri interessanti” concluse e la sua voce si fece avida mentre un brivido percorreva la mia schiena.
Non ci avrebbe mai lasciati in pace, non si sarebbe mai accontentato solo di mio padre.
“Vorrei parlare con mio padre, per favore” chiesi svicolando da un argomento che si era fatto troppo pericoloso.
Lui scoppiò a ridere.
“Che impazienza. Sei immortale Nessi, non lasciare che il tempo domini la tua vita. Parlerai con Edward, non appena avrà calmato la sua sete e ripreso il controllo di se stesso.
Vedi ultimamente è diventato il vampiro che deve essere, ha finalmente buttato via quella maschera che contraddistingue i Cullen.” ci spiegò felice.
Ma io tremai al pensiero.
Il mio dolce papà, sapevo che l'avevano cambiato ma non volevo ammetterlo a me stessa.
“Non è una maschera Aro. Loro sono sul serio così. E vivono bene, sicuramente meglio di voi, chiusi qui dentro ad ammuffire” la voce di Jacob era dura ed ebbi paura. Poteva essere pericoloso sfidarli nel loro regno.
Ma Aro ridacchiò felice. “Mio buon licantropo. Come puoi pretendere di giudicarci?” poi si voltò attirato dall'entrata di una nuova guardia “Demetri... è tranquillo Edward adesso? Può ricevere visite senza mancare di rispetto ai nostri ospiti?” chiese
Demetri annui “Si. Ha bevuto e ha ripreso il controllo. Mi ha chiesto di poterli incontrare. Felix è già li con lui” terminò.
“Bene amici miei. Andate pure. Domani il vostro Edward, rinnoverà il suo giuramento e voi se volete potete restare come testimoni” ci disse guardando soddisfatto le nostre facce sbigottite.

Ci allontanammo consci che le nostre vite e quelle di mio padre erano nelle sue mani .
Gli altri due erano stati in silenzio, avevano lasciato che a gestire la situazione fosse Aro, ma lo sguardo di Caius non si era staccato un attimo da Jacob e quando Aro aveva proposto di fermarci avevamo distinto un chiaro ringhio da parte sua.
Marcus invece non aveva tolto gli occhi di dosso da entrambi osservandoci quasi divertito. Probabilmente si stava chiedendo quali erano i legami che mi univano così profondamente ad un licantropo.

Quando entrammo nella camera, la prima cosa che mi colpì furono gli occhi rossi rubino di mio padre. Era vero in quei pochi minuti doveva aver bevuto, e ora non riuscivo a levare i miei occhi dai suoi così spaventosi. Quando si mosse per venirmi incontro trattenni il respiro intimorita. Poi i miei occhi si posarono sulla bella vampira rossa che era vicino a lui.
Così quella era la famosa Rebecca. A Firenze l'avevo vista da lontano e non avevo fatto caso ai particolari. Ora studiandola notai meglio il suo sorriso, ero uguale a quello di papà.
Lui era nervoso, si muoveva a scatti, sembrava quasi sul punto di attaccare Jacob.
Non lo capivo perché si stava comportando così?
Sembrava quasi dispiaciuto di vederci e quando gli strinsi la mano la ritrasse quasi che fosse un ferro rovente.
Eravamo andati con la speranza di convincerlo a tornare con noi, ma le sue risposte, le sue motivazioni sembravano senza senso.
Per un attimo pensai che fosse impazzito, incapace di ragionare con coerenza. Ci accusava di non volerlo, di non capirlo, parlava di cose che non comprendevamo dando per scontato che noi sapessimo di cosa stava discutendo.
Sembrava convinto che mamma non lo amasse più e non lo volesse rivedere, quando era stato lui a dirle che il suo cuore adesso era di un altra e che non sarebbe tornato a casa per vivere con lei.

E quando calò il silenzio e vidi Rebecca fargli una carezza, una smorfia di disgusto si dipinse sul mio volto e pensai di aver perso mio padre per sempre.
Poi lui mi guardò con il volto triste e disperato e con un sussurrò che sembrava supplicarci ci disse “Voi non volete capire...”

Edward
“Loro non possono capire” intervenne Demetri.
Mi voltai a guardarlo esterrefatto e confuso.
“No Demetri, cosa vuoi fare? Lo sai che non possiamo” la voce di Felix era preoccupata.
“E' vero Felix. Eppure entrambi gli dobbiamo la vita.” proseguì il segugio guardandolo.
Io, Renesmee e Jacob li fissammo stupiti, cercando di capire di cosa stessero parlando le due guardie.
“Non starò qui, facendo finta di niente. Già una volta l'ho fatto e me ne sono pentito” replicò Demetri. “mi prenderò io tutta la responsabilità non temere Felix. Non ti farò punire” continuò.
Felix scuoteva la testa preoccupato “Hai ragione amico, siamo in debito con lui, divideremo assieme questa responsabilità” e mi rivolse un sorriso radioso “E con questo siamo pari Edward” concluse.
Io continuavo a guardarli senza capire di cosa stessero parlando “Non capisco. Perché dovrebbero punirvi?” chiesi spostando gli occhi prima sull'uno e poi sull'altro in cerca di una spiegazione.
Demetri mi sorrise e poi rivolgendosi a me e ai ragazzi ci disse “Perché non dovreste sapere che le e-mail sono state cambiate. E che tutti voi siete stati ingannati”

Renesmee
Non potevo credere alle mie orecchie. Cosa? Perché? Guardai mio padre e vidi passare su di lui una miriade di emozioni. La comprensione di quello che avevano detto si fece strada in ognuno di noi. E mentre abbracciavo Jacob incapace di credere a quello che avevo sentito, vidi mio padre crollare sulle ginocchia nascondendosi il volto fra le mani. “Cosa ho mai fatto?... Come ho potuto dubitare del suo amore??” mormorava singhiozzando.
Mi staccai da Jacob e andai ad abbracciarlo dando uno spintone ed allontanando Rebecca da lui.
La vampira mi guardò stupita poi mi fece un largo sorriso, annui, e si allontanò lasciandomi al mio papà.

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