Edward
Quando
fui finalmente
libero dal potere di Alec, mi accorsi di essere nella mia camera.
Con
uno scatto mi alzai
in piedi. Avevo finalmente la bocca carica di veleno, in risposta
alla mia paura, ma non prestai attenzione al particolare.
Felix
mi posò la mano
sulla spalla “Calmati Edward. Cerca di rilassarti ragazzo.
Non
otterrai nulla così” i suoi occhi si puntarono sui
miei mentre la
porta si apriva.
Mi
voltai sperando di
poter finalmente affrontare i miei fantasmi ma Demetri entrò
da
solo.
“Ti
ho portato del
sangue Edward. Sei assetato e a quanto pare incapace di
controllarti a dovere. Bevi, così imbriglierai nuovamente il
tuo
istinto.” disse porgendomi una bottiglia a me e una a Rebecca
Riconoscente
bevvi
velocemente sotto i loro occhi. Poi con il cuore in gola mi rivolsi a
Felix “Voglio andare, devo vederli. Non posso stare qui. Sono
in
pericolo. Io...” non mi fece finire la frase.
“Devi
stare qui. Devi
obbedire Edward.” la sua voce profonda non ammetteva repliche.
Il
mio sguardo volò
allora a Demetri, speravo che mi aiutasse.
Lui
invece si limitò a
scuotere la testa. “Non sono in pericolo... stai tranquillo
ragazzo. Sei tu che a quanto pare non sei in grado di controllarti,
non noi. Comunque vado a vedere e ti porto qualche notizia” e
veloce si allontanò.
Rebecca
con gli occhi
rossi e grata della bevuta si avvicinò e posò la
sua mano sulla mia
spalla per tranquillizzarmi.
Le
sorrisi, e andai a
sedermi sul divano. Non potevo far altro che aspettare e i miei
occhi si puntarono sulla porta in attesa che si aprisse.
I
minuti passarono
infiniti giocando con le mie paure, e finalmente Demetri
varcò la
soglia.
Si
fermo un attimo a
studiarmi poi con un sorriso si spostò di lato ed io sentii
due
cuori battere veloci ed emozionati.
Mi
alzai rapido, i sensi
tesi, mentre le forti braccia di Felix mi trattennero.
“Tranquillo
Edward” mi mormorò mentre Rebecca si portava la
mio fianco
stringendomi la mano.
I
miei occhi non
riuscivano a credere a quello che vedevano e con uno strattone mi
liberai dalla loro presa e mi precipitai ad abbracciare il mio
piccolo grande amore.
La
mia felicità.
La
mia Renesmee.
Poi
alzai lo sguardo e
vidi Jacob e il veleno tornò ad inondare la mia bocca mentre
la
rabbia prendeva il sopravvento. “Tu...pazzo incosciente. Cosa
ti è
venuto in mente di venire qui? Vuoi farla uccidere?” I miei
occhi
rossi fiammeggiavano mentre il mostro in me smaniava all'idea di
colpirlo e ucciderlo.
“Fermati
papà, ma cosa
vuoi fare? La colpa è la mia, se vuoi prendertela con
qualcuno
attacca me.” la sua voce, la voce della mia bambina mi
colpì come
un pugno mentre le braccia di Felix bloccavano nuovamente le mie.
Cercai
di calmarmi, di
riprendere il controllo, d'imprigionare il vampiro.
Non
ero un neonato,
potevo controllarmi, dovevo farlo, dovevo riuscirci !! Non potevo
fare del male, ne a lui ne alla mia piccola Nessi.
“Perché
siete venuti?”
e la mia voce risuonò dura alle mie stesse orecchie. Tutta
l'amarezza, tutta la sofferenza di quei giorni si riversarono in
quelle poche parole. “Cosa volete da me?” chiesi
sapendo che presto li avrei persi per sempre.
Renesmee
mi fissò a
lungo, poi si voltò verso Rebecca che si era avvicinata e mi
stringeva un braccio preoccupata dalle mie reazioni.
“Allora
è vero. Lei è
Rebecca. E tu sei diventato una Guardia e un assassino”
commentò
amara fissando i miei occhi color rubino.
Quelle
poche parole mi
colsero all'improvviso e mi ferirono più degli artigli di un
licantropo.
“Siete
venuti per
questo? Sei venuta solo per ferirmi? Lo sai benissimo che
cos'è
Rebecca per me.” scossi la testa e mi allontanai. Era
pericoloso
starle troppo vicino.
Poi
mi girai verso Jacob
“Come sta Bella?” gli chiesi sinceramente
preoccupato per il mio
amore.
“E
come credi che possa
stare? Dovevi chiedertelo prima... adesso è un po' tardi non
credi?” mi rispose acido.
“Non
potevo fare
diversamente, non ho mai avuto scelta” risposi a testa bassa
torcendomi le mani nervoso. Gli avevo già spiegato tutto
nella e-mail.
“Come
no. Abbiamo
sempre delle scelte, Edward. Ma tu l'hai presa incurante delle
conseguenze. Ti sei allontanato da noi con mille promesse, ma fin da
subito ti sei legato a lei e a questo posto.” la voce di
Jacob era
dura.
Ero
ormai abituato a
sentire la sua voce tagliente nei miei confronti, e un sorriso
triste si disegnò sul mio viso.
“Credi
che sia
contento? Credi che non abbia passato ogni singolo giorno a pensare
a voi, a crogiolarmi nella mia tristezza? Ma perché siete
venuti? Se avete già visto e giudicato, perché
siete venuti?” la mia voce
era rabbiosa, quasi isterica.
“Perché
non riesco a
crederci Papà... Perché mi manchi e non voglio
perderti” la voce
di Renesmee era incrinata, stava per piangere.
Ingoiai
a vuoto e mi
passai la lingua sulle labbra aride. Avevo nuovamente sete, il
vampiro smaniava irrequieto minando il mio fragile controllo.
“Non
posso cambiare quello che ho fatto Renesmee, e se voi non mi
accettate per quello che sono diventato, io... non posso fare
nulla”
abbassai lo sguardo dandole la schiena in modo da prendere fiato
senza respirare il suo odore.
“Come
sarebbe a dire?”
sbottò Jacob avanzando minaccioso verso di me.
Istintivamente
un ringhio
profondo salì dal mio petto, un avvertimento chiaro
“Ma cosa stai
farneticando Edward? Ma non capisci...” le sue parole
morirono in
gola quando fissò i miei occhi di fuoco fermandosi a una
distanza di
sicurezza. Potevo vedere il suo corpo tremare, potevo percepire la
fatica per imprigionare il lupo dentro di lui. Anche lui faceva
fatica a trattenersi così circondato dai vampiri.
“Sei
tu che non
capisci. Che scelta ho? Bella non mi ama più. Lei e tutti
voi non
mi avete creduto. Vi siete fermati alle apparenze. Mi avete
giudicato e condannato senza appello” ringhiai in preda
all'angoscia.
“No
Edward. Sei
accecato. Come puoi pensare che lei non ti perdoni? Lascia questa
vampira torna a casa” mi esortò Jacob
“Sei
pazzo, cane. Lei
non mi vuole più, lei non mi ha creduto. Io non amo Rebecca,
lei è
la mia simbionte... nulla di più... ma perché
insisto...? Non ha
senso” scuotevo la testa disperato.
Era
assurdo ritornare
sugli stessi argomenti.
“La
tua che?” chiese
Renesmee allungando la mano per prendere la mia.
“La
mia simbionte”
sussurrai stufo di quel gioco “ Ve l'ho già
spiegato nel e-mail,
ma non mi avete creduto” e la voce sprofondò
nell'amarezza mentre
ritiravo la mano, spaventato dall'idea di quel contatto che tanto mi
sarebbe mancato in futuro.
Un
silenzio carico di
dolore calò fra di noi.
La
testa mi girava, avevo
sempre più sete e l'odore del loro sangue mi faceva bruciare
la
gola. Ma mai quanto mi bruciavano gli occhi, carichi di quelle
lacrime che non potevano uscire.
Rebecca
si avvicinò e mi
fece una carezza sul viso. Lei non capiva il problema, mi vedeva solo
soffrire e voleva calmarmi. Una smorfia di disgusto si dipinse sul
viso dei miei cari.
“Voi
non volete
capire...”sussurrai, cercando di riprendere quella calma che
mi
stava sfuggendo e che Rebecca cercava di trasmettermi.
Renesmee
Quando
zia Alice mi aveva
telefonato avevo creduto d'impazzire.
Pensavo
che non sarebbe
successo nulla durante la nostra gita, ma mi ero sbagliata.
Era
successo tutto.
Stavo
perdendo tutto.
Mio
padre, mia madre e la
mia famiglia.
La
zia mi aveva letto l'
e-mail di mio padre e subito avevo preso la decisione di partire.
Per
fortuna lei non
poteva vedere il nostro futuro, e con Jacob, dopo averle raccontato
un'innocente bugia, eravamo partiti immediatamente per Volterra.
Non
potevo però lasciare
mia mamma senza notizie per così tanto tempo e
così le avevo
scritto una lettera che avevo consegnato a una compagna di scuola
pregandola di portarla personalmente a casa mia il giorno successivo.
Avevamo
deciso con Jacob
già da diverso tempo di andare a Volterra da papà
se la situazione
fosse degenerata e adesso era il momento.
Non
lo avrei abbandonato
laggiù. Se voleva rimanere avrebbe dovuto dirmelo in faccia
prendendosi le sue responsabilità.
Sapevamo
i rischi che
correvamo. La possibilità di finire dissanguati erano
altissime, ma
sapevamo anche che i Signori di Volterra avevano una bizzarra
concezione dell'onore.
E
non ci sbagliammo.
Invece
di finire cadaveri
venimmo ammessi al loro cospetto.
Dovevano
concederci di
farci parlare con mio padre, era un nostro diritto, ma quando entrai
il mio cuore iniziò a battere velocissimo mentre lo sguardo
si
posava su quel vampiro inginocchiato ai piedi di Aro.
Come
era possibile che
mio padre venisse trattato così? Come poteva accettare di
stare lì
come un cagnolino ubbidiente?
Tremavo
dalla rabbia
all'idea ma il mio sguardo divenne puro terrore quando alzò
la testa
e i miei occhi incrociarono i suoi.
Due
tizzoni rossi,
sbiaditi dalla sete che chiaramente lo stava divorando.
Poi
sentii il suo ringhio
uscire dal petto mentre vedevo ogni suo muscolo tendersi.
Un
vampiro, un tremendo
vampiro ci fissava pronto a saltarci addosso.
Lo
vidi bloccare e
portare via a forza.
Ma
non persi la testa e
con calma rivolsi la mia richiesta ad Aro.
Era
lui il capo, tutto
dipendeva dalle sue decisioni.
“Signore
di Volterra. Sono Renesmee, la figlia di Edward. E lui è
Jacob, il mio fidanzato,
nonché licantropo. Siamo venuti per chiedervi il permesso di
parlare con mio padre” avevo parlato senza prendere fiato,
mostrando una sicurezza che non avevo.
Lo
vidi sorridere e
fissarmi assorto “Sei cresciuta tantissimo Renesmee,
dall'ultima
volta che ci siamo visti. Adesso sei diventata una bellissima
ragazza a quanto vedo” disse scrutandomi attentamente.
Sentii
un soffio
provenire da Jacob e allungai la mano per tranquillizzarlo. Non
poteva trasformarsi adesso, era pericoloso “E credo di
riconoscere
anche il tuo amico, ci siamo visti per poco, ma non posso scordare il
lupo dal pelo rosso su cui stavi a cavalcioni... gli stessi occhi...
lo stesso odore” continuò spostando il suo sguardo
curioso su
Jacob.
“A
quanto pare”
rispose il mio amore alzando il mento in segno di sfida.
“Siete
coraggiosi ed
incoscienti. Ma non potevo aspettarmi nulla di diverso dalla figlia
di Edward e Bella” continuò sempre fissandoci
attentamente.
“Come
sta tua madre
Renesmee o forse preferisci che ti chiami Nessi” mi chiese
Non
sapevo cosa
rispondergli non ero preparata a una simile domanda, ma come faceva a
sapere tante cose? Poi mi ricordai... doveva averle lette nella mente
di papà. “Nessi va benissimo” risposi
prendendo tempo. Lui
abbassò appena la testa e mi fece il gesto di continuare.
“E
mia mamma sta bene.
A parte il fatto che gli manca papà” mi azzardai a
raccontare.
“Già
una situazione
incresciosa. Un vero peccato. Erano una coppia così bella...
ma
anche Rebecca è molto adatta a lui” concluse
studiando le mie
reazioni.
“Vorrei
parlare con mio
padre.” insistetti. Eravamo lì per questo, non per
altro.
“Certo”
prosegui “ma
credo sia giusto dirti che se volete fermarvi anche voi sarei
felicissimo di avervi qui. E lui forse non si sentirebbe più
cosi
solo” proseguì sorridendoci.
“Pensaci
Renesmee, in
fondo sei una mezza-vampira e il tuo dono è meraviglioso
senza
pensare alle capacità del tuo compagno”
finì gentile.
“Mi
spiace. Ma siamo
solo di passaggio. Chiariremo questa storia con Edward e ce ne
andremo” intervenne deciso Jacob “Non ci interessa
la tua
offerta” finì poco conciliante.
Lui
sorrise “Me lo
aspettavo. Ma il futuro non sappiamo cosa ci prepara e nel vostro
Clan molti sono i membri interessanti” concluse e la sua voce
si
fece avida mentre un brivido percorreva la mia schiena.
Non
ci avrebbe mai
lasciati in pace, non si sarebbe mai accontentato solo di mio padre.
“Vorrei
parlare con mio
padre, per favore” chiesi svicolando da un argomento che si
era
fatto troppo pericoloso.
Lui
scoppiò a ridere.
“Che
impazienza. Sei
immortale Nessi, non lasciare che il tempo domini la tua vita.
Parlerai con Edward, non appena avrà calmato la sua sete e
ripreso
il controllo di se stesso.
Vedi
ultimamente è
diventato il vampiro che deve essere, ha finalmente buttato via
quella maschera che contraddistingue i Cullen.” ci
spiegò felice.
Ma
io tremai al pensiero.
Il
mio dolce papà,
sapevo che l'avevano cambiato ma non volevo ammetterlo a me stessa.
“Non
è una maschera
Aro. Loro sono sul serio così. E vivono bene, sicuramente
meglio di
voi, chiusi qui dentro ad ammuffire” la voce di Jacob era
dura ed
ebbi paura. Poteva essere pericoloso sfidarli nel loro regno.
Ma
Aro ridacchiò felice.
“Mio buon licantropo. Come puoi pretendere di
giudicarci?” poi si
voltò attirato dall'entrata di una nuova guardia
“Demetri... è
tranquillo Edward adesso? Può ricevere visite senza mancare
di
rispetto ai nostri ospiti?” chiese
Demetri
annui “Si. Ha
bevuto e ha ripreso il controllo. Mi ha chiesto di poterli
incontrare. Felix è già li con lui”
terminò.
“Bene
amici miei.
Andate pure. Domani il vostro Edward, rinnoverà il suo
giuramento e
voi se volete potete restare come testimoni” ci disse
guardando
soddisfatto le nostre facce sbigottite.
Ci
allontanammo consci
che le nostre vite e quelle di mio padre erano nelle sue mani .
Gli
altri due erano stati
in silenzio, avevano lasciato che a gestire la situazione fosse Aro,
ma lo sguardo di Caius non si era staccato un attimo da Jacob e
quando Aro aveva proposto di fermarci avevamo distinto un chiaro
ringhio da parte sua.
Marcus
invece non aveva
tolto gli occhi di dosso da entrambi osservandoci quasi divertito.
Probabilmente si stava chiedendo quali erano i legami che mi univano
così profondamente ad un licantropo.
Quando
entrammo nella
camera, la prima cosa che mi colpì furono gli occhi rossi
rubino di
mio padre. Era vero in quei pochi minuti doveva aver bevuto, e ora
non riuscivo a levare i miei occhi dai suoi così spaventosi.
Quando
si mosse per venirmi incontro trattenni il respiro intimorita. Poi i
miei occhi si posarono sulla bella vampira rossa che era vicino a
lui.
Così
quella era la
famosa Rebecca. A Firenze l'avevo vista da lontano e non avevo fatto
caso ai particolari. Ora studiandola notai meglio il suo sorriso, ero
uguale a quello di papà.
Lui
era nervoso, si
muoveva a scatti, sembrava quasi sul punto di attaccare Jacob.
Non
lo capivo perché si
stava comportando così?
Sembrava
quasi
dispiaciuto di vederci e quando gli strinsi la mano la ritrasse quasi
che fosse un ferro rovente.
Eravamo
andati con la
speranza di convincerlo a tornare con noi, ma le sue risposte, le sue
motivazioni sembravano senza senso.
Per
un attimo pensai che
fosse impazzito, incapace di ragionare con coerenza. Ci accusava di
non volerlo, di non capirlo, parlava di cose che non comprendevamo
dando per scontato che noi sapessimo di cosa stava discutendo.
Sembrava
convinto che
mamma non lo amasse più e non lo volesse rivedere, quando
era stato
lui a dirle che il suo cuore adesso era di un altra
e che non
sarebbe tornato a casa per vivere con lei.
E
quando calò il
silenzio e vidi Rebecca fargli una carezza, una smorfia di disgusto
si dipinse sul mio volto e pensai di aver perso mio padre per
sempre.
Poi
lui mi guardò con
il volto triste e disperato e con un sussurrò che sembrava
supplicarci ci disse “Voi non volete capire...”
Edward
“Loro
non possono
capire” intervenne Demetri.
Mi
voltai a guardarlo
esterrefatto e confuso.
“No
Demetri, cosa vuoi
fare? Lo sai che non possiamo” la voce di Felix era
preoccupata.
“E'
vero Felix. Eppure
entrambi gli dobbiamo la vita.” proseguì il
segugio guardandolo.
Io, Renesmee e Jacob li
fissammo stupiti, cercando di capire di cosa stessero parlando le
due guardie.
“Non
starò qui,
facendo finta di niente. Già una volta l'ho fatto e me ne
sono
pentito” replicò Demetri. “mi
prenderò io tutta la
responsabilità non temere Felix. Non ti farò
punire” continuò.
Felix
scuoteva la testa
preoccupato “Hai ragione amico, siamo in debito con lui,
divideremo
assieme questa responsabilità” e mi rivolse un
sorriso radioso “E
con questo siamo pari Edward” concluse.
Io
continuavo a guardarli senza capire di cosa stessero parlando
“Non capisco. Perché
dovrebbero punirvi?” chiesi spostando gli occhi prima
sull'uno e
poi sull'altro in cerca di una spiegazione.
Demetri
mi sorrise e poi
rivolgendosi a me e ai ragazzi ci disse “Perché
non dovreste
sapere che le e-mail sono state cambiate. E che tutti voi siete
stati ingannati”
Renesmee
Non
potevo credere alle
mie orecchie. Cosa? Perché? Guardai mio padre e vidi passare
su di
lui una miriade di emozioni. La comprensione di quello che avevano
detto si fece strada in ognuno di noi. E mentre abbracciavo Jacob
incapace di credere a quello che avevo sentito, vidi mio padre
crollare sulle ginocchia nascondendosi il volto fra le mani.
“Cosa
ho mai fatto?... Come ho potuto dubitare del suo amore??”
mormorava
singhiozzando.
Mi
staccai da Jacob e
andai ad abbracciarlo dando uno spintone ed allontanando Rebecca da
lui.
La
vampira mi guardò
stupita poi mi fece un largo sorriso, annui, e si allontanò
lasciandomi al mio papà.
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