martedì 12 febbraio 2013

NV Capitolo 4 - Un legame fastidioso

Edward

Quando entrai i miei occhi incrociarono quelli di Rebecca. Non riuscivo a capire il perché ma quasi subito mi sentii molto meglio. Con un sospiro mi voltai guardando Demetri negli occhi.
“Dimmi, sto aspettando”
Lui sorrise “Rebecca ha una dote molto particolare. Non ho mai visto un vampiro come lei. Noi la definiamo un “simbionte” ma non so se è la parola giusta per definire quello che è e quello che fa alla sua... vittima.”
“Non capisco” avevo perso qualcosa.
“Vedi” iniziò a spiegarmi tranquillo “Quando Rebecca ti ha morso si è collegata a te. Oltre a prendere il tuo aspetto fisico, ha preso anche una parte di te. Adesso sei legato a lei.”
Tacque e mi guardò sornione, visto che non reagivo, continuò
“ Non ti puoi allontanare più di tanto da lei o perlomeno dalla sua vista. Lei ti seguirà e sarà la tua ombra. Non devi temerla, non potrà mai farti del male anzi se potrà ti difenderà poiché assorbe in parte le tue emozioni e il tuo dolore. Da adesso in avanti lei dipenderà da te, nella misura in cui tu dipendi da lei.”
Lo guardavo sbigottito. Avevo capito che in qualche modo si era legata a me, ma non potevo certo immaginare che sarebbe diventata la mia ombra. “Così Aro, ha trovato chi mi sorveglia” gli risposi amareggiato.
Demetri annui ridacchiando “Si, lei è fedele ad Aro e tu non ti puoi allontanare da lei. Ma non essere troppo arrabbiato... c'è... chi ti invidia la sua presenza.”
Scossi la testa disgustato. “Non mi parla, perché?”
Lui scosse la testa lentamente “Non parla con nessuno. Non sappiamo il perché. Nessuno ha mai sentito la sua voce, nemmeno Aro. Ma ti capisce ed è capace di percepire le tue emozioni. Assomiglia molto al tuo dono ma funziona solo con la persona a cui si collega tramite il morso.”
Mi voltai a guardarla, lei si era seduta sul divano e mi fissava con il solito sorriso affettuoso sulle labbra “Io non posso sentirla. E non intendo qui dentro dove non posso sentire i pensieri di nessuno. Neanche quando eravamo da Aro l'ho sentita, perché?”
“Non so cosa risponderti Edward, forse neanche Aro lo sa. Su di lei nessuno dei nostri poteri funziona. Ma non ti devi preoccupare. Non ti darà fastidio e presto ti abituerai alla sua costante presenza.
Adesso ti consiglio di non allontanarti, Aro aspetta con impazienza i tuoi servigi e fra poco ti manderà a chiamare. Io devo andare, ho altri compiti da svolgere, ma fai il bravo e vedrai che tutto filerà liscio.”
Detto questo si voltò e fatto un veloce cenno di saluto si allontanò chiudendosi la porta alle spalle e lasciandomi in piedi a riflettere su tutte le informazioni che mi aveva dato.

Guardai Rebecca e lei mi sorrise con il mio sorriso sghembo mentre mi fissava intensamente.
Scossi la testa irritato e mi diressi verso lo zainetto rosso che mi ero portato da casa. Era lo zainetto che usava sempre Bella quando andava a scuola da mortale, e adesso lo avevo preso in prestito perché intriso del suo profumo. Lo annusai beandomi di quel dolce aroma.
Quando lo aprii constatai che il cellulare era sparito.
Il messaggio era chiaro nessuna comunicazione con la famiglia.
Per tre mesi dovevo dimenticarmi di tutto quello che mi aspettava fuori da Volterra.
Con un sospiro mi guardai intorno. La stanza non era cambiata molto dall'ultima volta. Con occhio critico notai che l'armadio era più grande e immaginai che contenesse anche dei vestiti per Rebecca. Con sgomento notai che anche il letto era più grande. Ma cosa pensava Aro? Che avrei diviso il letto con il mio fantasma personale? Che stupido, se pensava che potessi affezionarmi fino a quel punto a Rebecca! La guardai e per un attimo le vidi un sorriso triste sul bel volto. Doveva aver percepito la mia rabbia, anche se subito le rispuntò il solito sorriso.
Ancora scocciato notai che solo il divano era rimasto identico. Rebecca era seduta comodamente da un lato e mi fissava senza togliermi gli occhi di dosso.
Mi sentivo osservato e la cosa mi infastidiva.
Scossi la testa e mi distesi sul letto di traverso. Che lei rimanesse pure sul divano da sola. Non mi sarei mai avvicinato a lei, ne mai avrei permesso che mi sfiorasse con le sue pallide mani.
Chiusi gli occhi e iniziai a pensare alla mia famiglia. Sapevo che Alice non poteva vedermi all'interno della stanza, ma speravo che prima o poi riuscisse a rassicurare Bella e gli altri sulla mia salute. Ero consapevole infatti che erano tutti preoccupati, ma non sapevo come fare per avvertirli che per ora non mi era successo nulla di troppo brutto a parte... avere eredito un anima gemella piuttosto ingombrante.

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