Edward
Quando
entrai i miei
occhi incrociarono quelli di Rebecca. Non riuscivo a capire il
perché ma quasi subito mi sentii molto meglio. Con un
sospiro mi
voltai guardando Demetri negli occhi.
“Dimmi,
sto aspettando”
Lui
sorrise “Rebecca ha
una dote molto particolare. Non ho mai visto un vampiro come lei. Noi
la definiamo un “simbionte” ma non so se
è la parola giusta per
definire quello che è e quello che fa alla sua...
vittima.”
“Non
capisco” avevo
perso qualcosa.
“Vedi”
iniziò a
spiegarmi tranquillo “Quando Rebecca ti ha morso si
è collegata
a te. Oltre a prendere il tuo aspetto fisico, ha preso anche una
parte di te. Adesso sei legato a lei.”
Tacque
e mi guardò
sornione, visto che non reagivo, continuò
“
Non ti puoi
allontanare più di tanto da lei o perlomeno dalla sua vista.
Lei ti
seguirà e sarà la tua ombra. Non devi temerla,
non potrà mai
farti del male anzi se potrà ti difenderà
poiché assorbe in parte
le tue emozioni e il tuo dolore. Da adesso in avanti lei
dipenderà
da te, nella misura in cui tu dipendi da lei.”
Lo
guardavo sbigottito.
Avevo capito che in qualche modo si era legata a me, ma non potevo
certo immaginare che sarebbe diventata la mia ombra.
“Così Aro, ha
trovato chi mi sorveglia” gli risposi amareggiato.
Demetri
annui
ridacchiando “Si, lei è fedele ad Aro e tu non ti
puoi
allontanare da lei. Ma non essere troppo arrabbiato...
c'è... chi ti
invidia la sua presenza.”
Scossi
la testa
disgustato. “Non mi parla, perché?”
Lui
scosse la testa
lentamente “Non parla con nessuno. Non sappiamo il
perché. Nessuno
ha mai sentito la sua voce, nemmeno Aro. Ma ti capisce ed è
capace
di percepire le tue emozioni. Assomiglia molto al tuo dono ma
funziona solo con la persona a cui si collega tramite il
morso.”
Mi
voltai a guardarla,
lei si era seduta sul divano e mi fissava con il solito sorriso
affettuoso sulle labbra “Io non posso sentirla. E non intendo
qui
dentro dove non posso sentire i pensieri di nessuno. Neanche quando
eravamo da Aro l'ho sentita, perché?”
“Non
so cosa
risponderti Edward, forse neanche Aro lo sa. Su di lei nessuno dei
nostri poteri funziona. Ma non ti devi preoccupare. Non ti
darà
fastidio e presto ti abituerai alla sua costante presenza.
Adesso ti consiglio di
non allontanarti, Aro aspetta con impazienza i tuoi servigi e fra
poco ti manderà a chiamare. Io devo andare, ho altri compiti
da
svolgere, ma fai il bravo e vedrai che tutto filerà
liscio.”
Detto
questo si voltò e
fatto un veloce cenno di saluto si allontanò chiudendosi la
porta
alle spalle e lasciandomi in piedi a riflettere su tutte le
informazioni che mi aveva dato.
Guardai
Rebecca e lei mi
sorrise con il mio sorriso sghembo mentre mi fissava intensamente.
Scossi
la testa irritato
e mi diressi verso lo zainetto rosso che mi ero portato da casa. Era
lo zainetto che usava sempre Bella quando andava a scuola da mortale,
e adesso lo avevo preso in prestito perché intriso del suo
profumo.
Lo annusai beandomi di quel dolce aroma.
Quando
lo aprii constatai
che il cellulare era sparito.
Il
messaggio era chiaro
nessuna comunicazione con la famiglia.
Per
tre mesi dovevo
dimenticarmi di tutto quello che mi aspettava fuori da Volterra.
Con
un sospiro mi guardai
intorno. La stanza non era cambiata molto dall'ultima volta. Con
occhio critico notai che l'armadio era più grande e
immaginai che
contenesse anche dei vestiti per Rebecca. Con sgomento notai che
anche il letto era più grande. Ma cosa pensava Aro? Che
avrei diviso
il letto con il mio fantasma personale? Che stupido, se pensava che
potessi affezionarmi fino a quel punto a Rebecca! La guardai e per
un attimo le vidi un sorriso triste sul bel volto. Doveva aver
percepito la mia rabbia, anche se subito le rispuntò il
solito
sorriso.
Ancora
scocciato notai
che solo il divano era rimasto identico. Rebecca era seduta
comodamente da un lato e mi fissava senza togliermi gli occhi di
dosso.
Mi
sentivo osservato e la
cosa mi infastidiva.
Scossi
la testa e mi
distesi sul letto di traverso. Che lei rimanesse pure sul divano da
sola. Non mi sarei mai avvicinato a lei, ne mai avrei permesso che mi
sfiorasse con le sue pallide mani.
Chiusi
gli occhi e
iniziai a pensare alla mia famiglia. Sapevo che Alice non poteva
vedermi all'interno della stanza, ma speravo che prima o poi
riuscisse a rassicurare Bella e gli altri sulla mia salute. Ero
consapevole infatti che erano tutti preoccupati, ma non sapevo come
fare per avvertirli che per ora non mi era successo nulla di troppo
brutto a parte... avere eredito un anima gemella piuttosto
ingombrante.
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