martedì 12 febbraio 2013

NV Capitolo 46 - Una guardia innamorata

Edward

Bella mi prese per mano e mi condusse all'interno del bosco. Io la segui intimidito ed eccitato nello stesso tempo.
Sentivo il mostro dentro di me agitarsi, il mio olfatto era alla ricerca di una possibile preda.
Ingoiai il veleno con rabbia, non era quello il momento di pensare alla sete. Lui avrebbe dovuto aspettare.
Ora la mia attenzione sarebbe andata tutta alla mia Bella.
Lei si fermò in una radura piccina e protetta da sguardi indiscreti e si voltò a guardarmi con i suoi occhi carichi di amore.
Potevo sentire intorno a me il frusciare delle foglie, il profumo dei fiori e degli alberi, il calore del sole serale che pallido s'infrangeva sulla nostra pelle.
Ma sopra ogni cosa percepivo la sua fragranza, la sua presenza.
Quando si era fermata mi aveva preso entrambe le mani e ora potevo percepire nettamente il suo alito profumato avvicinarsi al mio viso.
Le sue labbra morbide si appoggiarono alle mie e tutto l'amore che avevo desiderato in quei tre lunghi mesi esplose dentro di me.
Un brivido di piacere percorse tutto il mio corpo, scuotendomi e gridando che lei era lì e che era mia.
Ma avevo paura.
Paura di amarla e di perderla, paura che lei potesse fuggire da me.
Dovevo essere certo che lei mi volesse, che lei mi accettasse, che fosse cosciente dei miei cambiamenti “Bella, io...” non riuscii a finire la frase l'indice e il medio della sua mano si posarono sulle mie labbra, fermando le mie parole.
Shhh Edward. Ci sarà tempo più tardi per le parole” mormorò mentre apriva le dita e le passava sui contorni delle mie labbra con un tocco leggero e delicato.
La guardai estasiato. Lei mi sorrise radiosa come sempre e fece scorrere la sua mano lungo la mia gola.
Bruciava, come il fuoco.
Ed ingoiai a vuoto mentre tremante allungavo le mani e gliele appoggiavo sui fianchi attirandola vicino a me.
Potevo sentire i suoi seni sodi premere contro la mia camicia mentre con le mani lei scioglieva la chiusura della mantellina e la buttava per terra lontano da noi.
Con la coda dell'occhio la vidi afflosciarsi e un sorrisino divertito si aprì sul mio volto al pensiero di quanto fosse importante per le altre Guardie.
Le sue mani non si fermarono e sicure scesero sul mio petto aprendo i bottoni della mia camicia.
Uno alla volta... lentamente.
Mi sentivo impazzire dalla voglia di strapparla, di levarmela da dosso, ma non potevo, non potevo lacerare la divisa di Volterra.
La lasciai fare godendomi ogni suo tocco vellutato mentre l'ansia e la voglia crescevano in me.
Quando anche l'ultimo bottone fu aperto, veloce mi sfilò la camicia dalle spalle. E anche lei andò a raggiungere la mantella.
Io mi avvicinai e stringendola a me iniziai a baciarla con dolcezza.
Lei ricambiò il mio bacio mentre le sue mani si posavano sul mio petto nudo.
Edward, sei caldo” disse scostandosi, preoccupata.
Non è nulla di grave amore. Va tutto bene. Non è niente” cercai di tranquillizzarla. Non volevo che fuggisse dalle mie braccia, non volevo perdere quel momento d'intimità che tanto avevo desiderato.
Lei mi guardò di traverso ed io ricominciai a baciarla “Poi ti spiego” le mormorai all'orecchio.
Le sue mani che si erano intrecciate nei miei capelli scivolarono alla base del collo e le sue dita iniziarono a slacciare il medaglione dei Volturi che pendeva sul mio petto nudo “Questo non ti servirà più” disse prendendolo e buttandolo sopra al resto della divisa.
Un altro sorriso divertito apparve sul mio volto mentre cercavo di riappropriarmi della sua bocca.

(Inizio parte hot, se volete saltarla non cambia nulla al fine della storia)

Lei allontanò le mie mani e posandomi le sue nuovamente sul petto iniziò a farle scivolare verso il basso languidamente mentre s'inginocchiava davanti a me. Poi con gesti veloci e precisi aprì i miei pantaloni e con poca pazienza me li abbassò assieme ai boxer.
Vidi i suoi occhi brillare mentre si posavano sulla mia eccitazione.
La sua bocca si posò su di essa strappandomi più di un gemito.
Per un attimo mi persi in quel paradiso di puro piacere, poi mi resi conto che non era giusto, non ero solo io che avevo passato tre mesi da solo a crogiolarmi nella mia solitudine.
Allungai le braccia e la presi per le spalle quasi obbligandola ad alzarsi prima di perdere completamente il controllo sul mio corpo.
No Bella, aspetta” le mormorai.
Le mie mani passarono veloci sulla sua schiena.
Aveva un vestitino leggero senza maniche, un vero gioiellino, ma soprattutto facilmente apribile.
Con gesti rapidi e impazienti le tirai giù la cerniera sulla schiena e glielo sfilai lasciandolo cadere ai suoi piedi.
Poi baciandola tirai via la sottoveste di raso bianco e mi ritrovai con le mie mani posate sul suo petto fresco.
Accarezzandola lentamente, beandomi dei suoi sospiri mi inginocchiai e le tirai giù gli slip umidi della sua eccitazione.
Le mie mani iniziarono ad accarezzarla là dove sapevo le avrei donato piacere. Indugiarono su di lei, la aprirono dolcemente mentre passavo il mio viso e la mia lingua nel suo inguine profumato.
La sentivo fremere e tremare mentre un bisogno disperato s'impadroniva di entrambi.
In quel momento avrei potuto avere un umano ferito e sanguinante al mio fianco che non mi sarei accorto della sua presenza.
Ero eccitato e inebriato dal suo profumo e la volevo per me.
Lei si inginocchiò davanti a me e mi scostò da lei andando a posare le sue labbra morbide sulle mie.
Sarà meglio che finisci di sfilarti i pantaloni... prima che facciano una brutta fine.” mormorò ridacchiando e spingendomi seduto.
Aveva ragione lei. Se fossimo stati a casa li avrei semplicemente distrutti, ma quelli non potevo. Erano parte della divisa. Frustrato e infastidito iniziai a sfilarmi le scarpe per farli passare. Ma più cercavo di fare in fretta più le mie mani tremanti perdevano tempo.
Bella ridacchiò della mia goffaggine e si portò alle mie spalle. Con le mani mi accarezzava mentre con la bocca mi baciava, le orecchie, il collo, le spalle.
Alzai gli occhi al cielo, non mi stava certo aiutando distraendomi in quel modo. Come vide che ebbi finito, mi diede uno strattone indietro costringendomi a sdraiarmi. Avrei voluto protestare ma tacqui quando vedendo i miei pantaloni volare lontano il mio sguardo si posò sulla sua intimità. La sua bocca fresca accolse la mia impazienza mettendomi a disposizione il suo luogo del piacere. E non mi tirai certo indietro. Le mie mani ripresero quel contatto mentre la mia bocca iniziò a esplorarla.
Ci interrompevamo solo quando non potevamo fare a meno di emettere dei gemiti di piacere sommesso.
Quando sentii che non resistevo più a quella dolce tortura, mi sfilai da sotto di lei e afferratola la feci sdraiare sulla soffice erba.


(fine parte hot)

Li circondati dalla rigogliosa natura, illuminati dal pallido riflesso degli ultimi raggi del sole, presi con delicatezza la mia Bella. Le donai il mio piacere e raccolsi il suo.
Lì lontano da tutto e da tutti, ritornai per un attimo ad essere l'Edward Cullen che ero stato.
Lì perso nella gioia del suo abbraccio dimenticai tutti i problemi che mi aspettavano, tutte le ansie che mi avevano torturano in quegli ultimi tre mesi.
Lì capii finalmente quanto avessimo disperatamente bisogno l'uno dell'altro. Di quanto fossimo indivisibili.
Non mi aveva chiesto nulla, non aveva voluto sapere nulla di me. Si era donata perché mi amava, perché qualunque cosa fossi diventato, qualunque cosa mi fosse successa io per lei ero e rimanevo il suo amore eterno.
Ed io non l'avrei delusa. Perché l'amavo, la volevo, la desideravo.
Perché lei era il mio riferimento, la mia vita, il mio universo.

E quando si appoggiò appagata e felice su di me, mi sentii invadere dalla gioia e senza ritegno iniziai a singhiozzare per la felicità.
Lei, pur non leggendo la mia mente capii e appoggiandosi a me e iniziò ad accarezzarmi. “Shhh Edward. Va tutto bene. Sono qui... vicino a te. E nessuno riuscirà mai a dividerci” Poi alzò il suo scudo e lasciò che tutto la sua gioia, tutto il suo amore mi travolgessero.
Rimanemmo sdraiati, abbracciati, beandoci di quell'intimità che a lungo ci era stata negata, finché il sole non sparì definitivamente.
E' l'ora di andare amore. La nostra famiglia sarà in pensiero” mi sussurrò accarezzandomi e sfilandosi dai capelli una foglia secca.
Io annui e a malincuore mi rivestii.
Mi misi anche la mantellina lisciandomela con cura sulle spalle. Fu solo quando incrociai gli occhi stupiti di Bella che mi resi conto dell'assurdità che avevo fatto. Abbassai gli occhi mortificato mentre infilavo rapido il medaglione nelle tasche. Stavo per mettermi anche quello...
Lei si avvicinò mi alzò il mento e mi baciò con dolcezza mentre mi sfilava la mantella. “Di questa non hai più bisogno per ora” mi disse piegandola e facendola sparire nella sua borsa.
Le sorrisi mesto e la presi per mano. Insieme ci avviammo alle macchine.
Era ora di tornare a casa e di affrontare la mia famiglia, le mie responsabilità e le mie debolezze.

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