Edward
Bella
mi prese per mano e mi condusse all'interno del bosco. Io la segui
intimidito ed eccitato nello stesso tempo.
Sentivo
il mostro dentro di me agitarsi, il mio olfatto era alla ricerca di
una possibile preda.
Ingoiai
il veleno con rabbia, non era quello il momento di pensare alla sete.
Lui avrebbe dovuto aspettare.
Ora
la mia attenzione sarebbe andata tutta alla mia Bella.
Lei
si fermò in una radura piccina e protetta da sguardi
indiscreti e si
voltò a guardarmi con i suoi occhi carichi di amore.
Potevo
sentire intorno a me il frusciare delle foglie, il profumo dei fiori
e degli alberi, il calore del sole serale che pallido s'infrangeva
sulla nostra pelle.
Ma
sopra ogni cosa percepivo la sua fragranza, la sua presenza.
Quando
si era fermata mi aveva preso entrambe le mani e ora potevo percepire
nettamente il suo alito profumato avvicinarsi al mio viso.
Le
sue labbra morbide si appoggiarono alle mie e tutto l'amore che avevo
desiderato in quei tre lunghi mesi esplose dentro di me.
Un
brivido di piacere percorse tutto il mio corpo, scuotendomi e
gridando che lei era lì e che era mia.
Ma
avevo paura.
Paura
di amarla e di perderla, paura che lei potesse fuggire da me.
Dovevo
essere certo che lei mi volesse, che lei mi accettasse, che fosse
cosciente dei miei cambiamenti “Bella, io...” non
riuscii a
finire la frase l'indice e il medio della sua mano si posarono sulle
mie labbra, fermando le mie parole.
“Shhh
Edward. Ci sarà tempo più tardi per le
parole” mormorò mentre
apriva le dita e le passava sui contorni delle mie labbra con un
tocco leggero e delicato.
La
guardai estasiato. Lei mi sorrise radiosa come sempre e fece scorrere
la sua mano lungo la mia gola.
Bruciava,
come il fuoco.
Ed
ingoiai a vuoto mentre tremante allungavo le mani e gliele appoggiavo
sui fianchi attirandola vicino a me.
Potevo
sentire i suoi seni sodi premere contro la mia camicia mentre con le
mani lei scioglieva la chiusura della mantellina e la buttava per
terra lontano da noi.
Con
la coda dell'occhio la vidi afflosciarsi e un sorrisino divertito si
aprì sul mio volto al pensiero di quanto fosse importante
per le
altre Guardie.
Le
sue mani non si fermarono e sicure scesero sul mio petto aprendo i
bottoni della mia camicia.
Uno
alla volta... lentamente.
Mi
sentivo impazzire dalla voglia di strapparla, di levarmela da dosso,
ma non potevo, non potevo lacerare la divisa di Volterra.
La
lasciai fare godendomi ogni suo tocco vellutato mentre l'ansia e la
voglia crescevano in me.
Quando
anche l'ultimo bottone fu aperto, veloce mi sfilò la camicia
dalle
spalle. E anche lei andò a raggiungere la mantella.
Io
mi avvicinai e stringendola a me iniziai a baciarla con dolcezza.
Lei
ricambiò il mio bacio mentre le sue mani si posavano sul mio
petto
nudo.
“Edward,
sei caldo” disse scostandosi, preoccupata.
“Non
è nulla di grave amore. Va tutto bene. Non è
niente” cercai di
tranquillizzarla. Non volevo che fuggisse dalle mie braccia, non
volevo perdere quel momento d'intimità che tanto avevo
desiderato.
Lei
mi guardò di traverso ed io ricominciai a baciarla
“Poi ti
spiego” le mormorai all'orecchio.
Le
sue mani che si erano intrecciate nei miei capelli scivolarono alla
base del collo e le sue dita iniziarono a slacciare il medaglione dei
Volturi che pendeva sul mio petto nudo “Questo non ti
servirà più”
disse prendendolo e buttandolo sopra al resto della divisa.
Un
altro sorriso divertito apparve sul mio volto mentre cercavo di
riappropriarmi della sua bocca.
(Inizio
parte hot, se volete saltarla non cambia nulla al fine della storia)
Lei
allontanò le mie mani e posandomi le sue nuovamente sul
petto iniziò
a farle scivolare verso il basso languidamente mentre s'inginocchiava
davanti a me. Poi con gesti veloci e precisi aprì i miei
pantaloni
e con poca pazienza me li abbassò assieme ai boxer.
Vidi
i suoi occhi brillare mentre si posavano sulla mia eccitazione.
La
sua bocca si posò su di essa strappandomi più di
un gemito.
Per
un attimo mi persi in quel paradiso di puro piacere, poi mi resi
conto che non era giusto, non ero solo io che avevo passato tre mesi
da solo a crogiolarmi nella mia solitudine.
Allungai
le braccia e la presi per le spalle quasi obbligandola ad alzarsi
prima di perdere completamente il controllo sul mio corpo.
“No
Bella, aspetta” le mormorai.
Le
mie mani passarono veloci sulla sua schiena.
Aveva
un vestitino leggero senza maniche, un vero gioiellino, ma
soprattutto facilmente apribile.
Con
gesti rapidi e impazienti le tirai giù la cerniera sulla
schiena e
glielo sfilai lasciandolo cadere ai suoi piedi.
Poi
baciandola tirai via la sottoveste di raso bianco e mi ritrovai con
le mie mani posate sul suo petto fresco.
Accarezzandola
lentamente, beandomi dei suoi sospiri mi inginocchiai e le tirai
giù gli slip umidi della sua eccitazione.
Le
mie mani iniziarono ad accarezzarla là dove sapevo le avrei
donato
piacere. Indugiarono su di lei, la aprirono dolcemente mentre passavo
il mio viso e la mia lingua nel suo inguine profumato.
La
sentivo fremere e tremare mentre un bisogno disperato s'impadroniva
di entrambi.
In
quel momento avrei potuto avere un umano ferito e sanguinante al mio
fianco che non mi sarei accorto della sua presenza.
Ero
eccitato e inebriato dal suo profumo e la volevo per me.
Lei
si inginocchiò davanti a me e mi scostò da lei
andando a posare le
sue labbra morbide sulle mie.
“Sarà
meglio che finisci di sfilarti i pantaloni... prima che facciano una
brutta fine.” mormorò ridacchiando e spingendomi
seduto.
Aveva
ragione lei. Se fossimo stati a casa li avrei semplicemente
distrutti, ma quelli non potevo. Erano parte della divisa. Frustrato
e infastidito iniziai a sfilarmi le scarpe per farli passare. Ma
più
cercavo di fare in fretta più le mie mani tremanti perdevano
tempo.
Bella
ridacchiò della mia goffaggine e si portò alle
mie spalle. Con le
mani mi accarezzava mentre con la bocca mi baciava, le orecchie, il
collo, le spalle.
Alzai
gli occhi al cielo, non mi stava certo aiutando distraendomi in quel
modo. Come vide che ebbi finito, mi diede uno strattone indietro
costringendomi a sdraiarmi. Avrei voluto protestare ma tacqui quando
vedendo i miei pantaloni volare lontano il mio sguardo si
posò sulla
sua intimità. La sua bocca fresca accolse la mia impazienza
mettendomi a disposizione il suo luogo del piacere. E non mi tirai
certo indietro. Le mie mani ripresero quel contatto mentre la mia
bocca iniziò a esplorarla.
Ci
interrompevamo solo quando non potevamo fare a meno di emettere dei
gemiti di piacere sommesso.
Quando
sentii che non resistevo più a quella dolce tortura, mi
sfilai da
sotto di lei e afferratola la feci sdraiare sulla soffice erba.
(fine
parte hot)
Li
circondati dalla rigogliosa natura, illuminati dal pallido riflesso
degli ultimi raggi del sole, presi con delicatezza la mia Bella. Le
donai il mio piacere e raccolsi il suo.
Lì
lontano da tutto e da tutti, ritornai per un attimo ad essere
l'Edward Cullen che ero stato.
Lì
perso nella gioia del suo abbraccio dimenticai tutti i problemi che
mi aspettavano, tutte le ansie che mi avevano torturano in quegli
ultimi tre mesi.
Lì
capii finalmente quanto avessimo disperatamente bisogno l'uno
dell'altro. Di quanto fossimo indivisibili.
Non
mi aveva chiesto nulla, non aveva voluto sapere nulla di me. Si era
donata perché mi amava, perché qualunque cosa
fossi diventato,
qualunque cosa mi fosse successa io per lei ero e rimanevo il suo
amore eterno.
Ed
io non l'avrei delusa. Perché l'amavo, la volevo, la
desideravo.
Perché
lei era il mio riferimento, la mia vita, il mio universo.
E
quando si appoggiò appagata e felice su di me, mi sentii
invadere
dalla gioia e senza ritegno iniziai a singhiozzare per la
felicità.
Lei,
pur non leggendo la mia mente capii e appoggiandosi a me e
iniziò ad
accarezzarmi. “Shhh Edward. Va tutto bene. Sono qui... vicino
a te.
E nessuno riuscirà mai a dividerci” Poi
alzò il suo scudo e
lasciò che tutto la sua gioia, tutto il suo amore mi
travolgessero.
Rimanemmo
sdraiati, abbracciati, beandoci di quell'intimità che a
lungo ci era
stata negata, finché il sole non sparì
definitivamente.
“E'
l'ora di andare amore. La nostra famiglia sarà in
pensiero” mi
sussurrò accarezzandomi e sfilandosi dai capelli una foglia
secca.
Io
annui e a malincuore mi rivestii.
Mi
misi anche la mantellina lisciandomela con cura sulle spalle. Fu solo
quando incrociai gli occhi stupiti di Bella che mi resi conto
dell'assurdità che avevo fatto. Abbassai gli occhi
mortificato
mentre infilavo rapido il medaglione nelle tasche. Stavo per mettermi
anche quello...
Lei
si avvicinò mi alzò il mento e mi
baciò con dolcezza mentre mi
sfilava la mantella. “Di questa non hai più
bisogno per ora” mi
disse piegandola e facendola sparire nella sua borsa.
Le
sorrisi mesto e la presi per mano. Insieme ci avviammo alle macchine.
Era
ora di tornare a casa e di affrontare la mia famiglia, le mie
responsabilità e le mie debolezze.
Nessun commento:
Posta un commento