Edward
Ero
di nuovo al servizio
di Aro. Il pomeriggio era passato lentissimo ed adesso ero in
ginocchio al suo fianco. Mi fece lavorare tutta la notte e solo
quando crollai a terra sfinito mi fece portare nella mia stanza.
Non
mi opposi, non ne
valeva la pena.
Avevo
paura della Gabbia
e di quello che mi sarebbe successo stando lontano da Rebecca.
Quando
mi ripresi era
metà pomeriggio.
Mi
alzai e rapido mi
preparai ad uscire.
Dovevo
riuscire a
sfruttare bene il poco tempo che avevo.
Quando
fui pronto presi
il mio simbionte per mano e mi avviai velocemente alla mia meta.
Non
c'ero più stato ma
ricordavo perfettamente la strada che portava al salotto di
ricevimento che all'epoca era occupato da Gianna.
Rebecca
mi seguiva
silenziosa come sempre ma la sentivo inquieta, probabilmente si stava
domandando dove la stessi portando con quell'urgenza.
Quando
fui quasi arrivato
mi fermai strattonato da Rebecca che mi stava tirando per il braccio
preoccupata.
“Non
voglio uscire,
stai tranquilla Rebecca. Non intendo infrangere nessuna regola, ho
bisogno però che tu mi faccia un favore. Puoi aiutarmi
Rebecca?”
Lei
si fermò a guardarmi
con l'aria interrogativa.
Le
sorrisi e continuai
“Adesso entrerò nella stanza a parlare con
quell'umana. Non farò
nulla di male o di pericoloso. Mi devi promettere di stare vicino
alla porta e non intrometterti qualsiasi cosa succeda. Me lo prometti
Rebecca, mi dai la tua parola che ubbidirai.? Per me è
importante.”
l'avevo guardata con il mio sorriso sghembo e l'aria da bravo
ragazzo... dovevo assicurarmi la sua inconsapevole
complicità.
Sospirò
alzando gli
occhi al cielo e mi sorrise annuendo.
D'istinto
la baciai sulla
fronte “Grazie ragazza”.
Poi
mi sbottonai i primi
tre bottoni della camicia della divisa e mi rimboccai appena le
maniche, sotto i suoi occhi divertiti. Infine mi passai le mani fra
i capelli con la speranza di aggiustare quella massa rossiccia
disordinata che tanto piaceva alla mia Bella. Soddisfatto restai un
attimo in silenzioso ascolto e con soddisfazione sentii solo un
cuore battere. Anche i pensieri appartenevano a una sola persona, a
una sola mortale.
Nessuno
vampiro era
nelle vicinanze e quindi nessuno avrebbe interferito nei prossimi
minuti.
Presi
fiato e aprii la
porta. L'ambiente non era cambiato, ma la segretaria si.
Non
c'era più Gianna e
questo giocava a mio vantaggio.
Al
suo posto seduta alla
scrivania intenta a lavorare sul computer una giovane e carina umana.
Mi
fermai ad osservarla
un attimo.
I
suoi lunghi capelli
tinti di rosso riflettevano la luce del monitor mentre i suoi occhi
neri erano incollati alla tastiera.
Era
molto carina e molto
giovane.
Lasciai
la mano a Rebecca e mi avvicinai silenzioso.
Non
mi aveva sentito
arrivare.
Quando
le fui vicino alzò
testa di scatto e rimase immobile a fissarmi.
Se
c'era una cosa che
avevo imparato a scuola era che ero irresistibile per le studentesse
umane, la mia carnagione pallida e il mio sorriso facevano cadere ai
miei piedi tutte le ragazze.
Lei
sicuramente era
abituata alla bellezza dei vampiri dal momento che lavorava per loro,
ma nessuno di essi poteva contare sugli occhi ambrati e caldi che
avevo.
Probabilmente
si stava
chiedendo chi fossi dal momento che ero sicuramente un vampiro, che
portavo la divisa della Guardia ma che la stavo fissando con degli
occhi diversi da quelli rossi tipici dei volturi.
“Ciao
il mio nome è
Edward” dissi, sfoggiando il mio sorriso sghembo che faceva
innamorare tutte.
“Emh...
piacere di
conoscerti. Come sei entrato? Posso esserti utile?”
“Dalla
porta. -
scherzai - stavo passando di qua e siccome non ti avevo ancora visto,
mi faceva piacere presentarmi” le sorrisi ancora
avvicinandomi
lentamente per non spaventarla. Potevo sentire il suo cuore battere
veloce mentre una punta di rossore le spuntava sulle guance. Non era
una buona cosa, per fortuna sapevo perfettamente controllarmi, ma se
non cambiava velocemente avrebbe fatto presto una brutta fine.
“Come
ti chiami?”
Lei
sembrava imbarazzata
mentre non riusciva a distogliere gli occhi dai miei “Pamela,
il
mio nome è Pamela”
“Bellissimo
nome, sei
italiana vero?” adesso ero vicinissimo e le sorridevo stando
attento a non mostrarle i denti.
“Si,
sono originaria di Milano. Dall'accento tu non lo sei vero?”
“No
- scossi la testa
divertito mentre mi sedevo con noncuranza sul bordo della scrivania -
ultimamente ho vissuto prima in America e poi in Germania”
“Ultimamente...già.
Come posso esserti utile?” chiese di nuovo mentre i suoi
occhi
scivolavano sul mio petto oltre la camicia aperta.
“Mi
sentivo solo e
quando ti ho vista ...hai catturato la mia attenzione” con la
mano
lentamente ero andato a sfiorare i suoi capelli lunghi rimettendo una
ciocca ribelle dietro il suo orecchio.
Il
suo sguardo si fece
curioso mentre guardava Rebecca, ferma poco lontano, vicino allo
stipite della porta. Mi voltai a seguire il suo sguardo e vidi la
mia compagna scuotere la testa infastidita. Le feci l'occhiolino
mentre riportavo la mia attenzione magnetica verso Pamela.
“Non ti
preoccupare per lei, è la mia gemella ed è muta.
Non racconterà
nulla a nessuno.”
Vidi
i suoi occhi fissare
ancora una volta Rebecca poi posarsi di nuovo su di me. Potevo
sentire il suo cuore battere veloce, e il suo respiro caldo
sfiorarmi. Per un attimo mi sentii un verme. Quelle sensazioni mi
riportarono alla mente il mio amore, la mia Bella. Sperai che Alice
fosse distratta mentre allungavo la mano per farle una carezza sul
volto. Percepii subito il suo calore sulla mia pelle. Era tanto
tempo che non mi succedeva più e ancora una volta la mia
mente volò
a Forks, a quei bellissimi giorni in cui stringevo a me una Bella
mortale. Sospirai, non li rimpiangevo più di tanto, ma Bella
mi
mancava da morire. E adesso ero profondamente a disagio con
Pamela, anche se dovevo andare avanti, dovevo seguire il mio piano. Le
sorrisi nuovamente.
“Sai
stavo pensando che
sei molto carina. Il tuo viso è come un sole per me, caldo e
accogliente” stavo sorridendo e con disinvoltura mi portai
vicino a
lei, prendendole le mani fra le mie.
“Il
tuo profumo è
invitante assomiglia a quello dei fiori...gelsomino direi o forse
glicine.” le dissi annusando i suoi polsi. Ora era
completamente
mia, rapita nei miei occhi e paralizzata dalla mia voce. Mi facevo
schifo da solo, quelli erano comportamenti che appartenevano a Bella.
Le lasciai una mano e le accarezzai il viso con il dorso. Il
suo cuore stava impazzendo e maliziosamente pensai a cosa le avrebbe
fatto Bella se mi avesse visto comportarmi così. Ebbi un
brivido, un
grizzly in confronto sarebbe stato niente. Lei scambiò il
mio
brivido per qualcos'altro e la sua mano s'infilò sotto la
mia
camicia accarezzando il mio petto freddo e duro. Trasalii
nuovamente di quel contatto caldo e l'istinto sarebbe stato quello di
allontanarmi, ma non potevo, dovevo andare avanti. Con lo sguardo
cercai Rebecca e la vidi scuotere la testa disgustata, mentre
m'inceneriva con lo sguardo. Le sorrisi e riportai l'attenzione su
Pamela che nel frattempo aveva fatto scivolare la mano sull'apertura
dei miei pantaloni. Dovevo sbrigarmi, altrimenti mi sarei ritrovato
da corteggiatore a vittima del mio stesso gioco. La spinsi verso il
muro e le presi le mani alzandogliele sopra la testa. Non intendevo
farmi spogliare da lei. Non volevo tradire la mia Bella. Poi mi
chinai e la baciai. Voleva essere un bacio timido, appena accennato,
un diversivo, ma la sua lingua s'infilò rapida tra le mie
labbra
assaporando il mio gusto, esplorando la mia bocca. Per sua fortuna
ero sazio e con un autocontrollo perfetto, altrimenti avrebbe potuto
finire male per lei. Che incosciente che era!!! Ma non lo sapeva che
poteva essere pericoloso baciare un vampiro in quel modo?? Chiusi gli
occhi disgustato da quel contatto che non volevo ma dal quale non
potevo scappare e allungai il piede tirando con forza la spina
elettrica del computer.
Ci
fu un ploff e il
computer si spense.
Pamela
si voltò
spaventata “Oh. No. Devo riaccenderlo subito.” si
staccò da me e
mi guardò con un aria da cucciolo ferito. “Scusa
faccio in un
attimo” mi sorrise mentre percepivo nei suoi pensieri il
desiderio
di trascinarmi sul divano. Io e lei, nudi a far l'amore. Uscii dalla
sua mente disgustato, e proseguii la mia recita. Lei si era seduta
mentre riaccendeva la postazione e digitava la password segreta. Io
veloce mi ero portato dietro alla sua sedia e con le mani le
accarezzavo il collo mentre mi chinavo a baciarle la nuca. Ma la mia
mente era altrove attenta e vigile mentre con gli occhi stavo ben
attento a non perdere un solo movimento delle sue mani.
Quando
il computer
riprese a funzionare, lei si girò rapida e si
buttò su di me
baciandomi di nuovo con forza. La allontanai gentilmente e le feci
una carezza sul viso ormai rosso e accaldato.
“Sta
per arrivare
qualcuno, sistemati e cerca di ricomporti, non è saggio
farsi vedere
così accaldata dai miei colleghi vampiri. Adesso
è meglio che
sparisca ma quando potrò ritornerò a trovarti e
potremo conoscerci
meglio. Questo sarà il nostro piccolo segreto.” E
dopo averle
dato un bacino sulla fronte con una veloce mossa mi portai vicino a
Rebecca che mi stava aspettando con l'aria disgustata e divertita
nello stesso tempo.
Senza
una parola uscii,
nel corridoio. Non c'era nessuno, era stata una innocua bugia per
allontanarmi.
Mi
allacciai velocemente
i bottoni della camicia e mi ricomposi. Rebecca che mi aveva seguito,
continuava a guardarmi con disapprovazione. Le abbozzai un sorriso
“Grazie Rebecca.” lei scosse la testa mentre mi
sistemava meglio
la mantellina sulle spalle.
Le
sorrisi divertito da
quella sua mania e dissi “Andiamo? Ho voglia di prendere un
po'
d'aria”
Lei
annui, poi mi bloccò
all'improvviso, mi fece girare e con la manica mi ripulì il
viso
da una traccia di rossetto .
Se
avessi potuto sarei
diventato rosso dalla vergogna, ma visto che non potevo abbozzai un
sorriso imbarazzato mentre lei scoppiava in una fragorosa risata.
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