martedì 12 febbraio 2013

NV Capitolo 8 - Seduzione

Edward

Ero di nuovo al servizio di Aro. Il pomeriggio era passato lentissimo ed adesso ero in ginocchio al suo fianco. Mi fece lavorare tutta la notte e solo quando crollai a terra sfinito mi fece portare nella mia stanza.
Non mi opposi, non ne valeva la pena.
Avevo paura della Gabbia e di quello che mi sarebbe successo stando lontano da Rebecca.
Quando mi ripresi era metà pomeriggio.
Mi alzai e rapido mi preparai ad uscire.
Dovevo riuscire a sfruttare bene il poco tempo che avevo.
Quando fui pronto presi il mio simbionte per mano e mi avviai velocemente alla mia meta.
Non c'ero più stato ma ricordavo perfettamente la strada che portava al salotto di ricevimento che all'epoca era occupato da Gianna.
Rebecca mi seguiva silenziosa come sempre ma la sentivo inquieta, probabilmente si stava domandando dove la stessi portando con quell'urgenza.
Quando fui quasi arrivato mi fermai strattonato da Rebecca che mi stava tirando per il braccio preoccupata.
“Non voglio uscire, stai tranquilla Rebecca. Non intendo infrangere nessuna regola, ho bisogno però che tu mi faccia un favore. Puoi aiutarmi Rebecca?”
Lei si fermò a guardarmi con l'aria interrogativa.
Le sorrisi e continuai “Adesso entrerò nella stanza a parlare con quell'umana. Non farò nulla di male o di pericoloso. Mi devi promettere di stare vicino alla porta e non intrometterti qualsiasi cosa succeda. Me lo prometti Rebecca, mi dai la tua parola che ubbidirai.? Per me è importante.” l'avevo guardata con il mio sorriso sghembo e l'aria da bravo ragazzo... dovevo assicurarmi la sua inconsapevole complicità.
Sospirò alzando gli occhi al cielo e mi sorrise annuendo.
D'istinto la baciai sulla fronte “Grazie ragazza”.
Poi mi sbottonai i primi tre bottoni della camicia della divisa e mi rimboccai appena le maniche, sotto i suoi occhi divertiti. Infine mi passai le mani fra i capelli con la speranza di aggiustare quella massa rossiccia disordinata che tanto piaceva alla mia Bella. Soddisfatto restai un attimo in silenzioso ascolto e con soddisfazione sentii solo un cuore battere. Anche i pensieri appartenevano a una sola persona, a una sola mortale.
Nessuno vampiro era nelle vicinanze e quindi nessuno avrebbe interferito nei prossimi minuti.
Presi fiato e aprii la porta. L'ambiente non era cambiato, ma la segretaria si.
Non c'era più Gianna e questo giocava a mio vantaggio.
Al suo posto seduta alla scrivania intenta a lavorare sul computer una giovane e carina umana.
Mi fermai ad osservarla un attimo.
I suoi lunghi capelli tinti di rosso riflettevano la luce del monitor mentre i suoi occhi neri erano incollati alla tastiera.
Era molto carina e molto giovane.
Lasciai la mano a Rebecca e mi avvicinai silenzioso.
Non mi aveva sentito arrivare.
Quando le fui vicino alzò testa di scatto e rimase immobile a fissarmi.
Se c'era una cosa che avevo imparato a scuola era che ero irresistibile per le studentesse umane, la mia carnagione pallida e il mio sorriso facevano cadere ai miei piedi tutte le ragazze.
Lei sicuramente era abituata alla bellezza dei vampiri dal momento che lavorava per loro, ma nessuno di essi poteva contare sugli occhi ambrati e caldi che avevo.
Probabilmente si stava chiedendo chi fossi dal momento che ero sicuramente un vampiro, che portavo la divisa della Guardia ma che la stavo fissando con degli occhi diversi da quelli rossi tipici dei volturi.
“Ciao il mio nome è Edward” dissi, sfoggiando il mio sorriso sghembo che faceva innamorare tutte.
“Emh... piacere di conoscerti. Come sei entrato? Posso esserti utile?”
“Dalla porta. - scherzai - stavo passando di qua e siccome non ti avevo ancora visto, mi faceva piacere presentarmi” le sorrisi ancora avvicinandomi lentamente per non spaventarla. Potevo sentire il suo cuore battere veloce mentre una punta di rossore le spuntava sulle guance. Non era una buona cosa, per fortuna sapevo perfettamente controllarmi, ma se non cambiava velocemente avrebbe fatto presto una brutta fine. “Come ti chiami?”
Lei sembrava imbarazzata mentre non riusciva a distogliere gli occhi dai miei “Pamela, il mio nome è Pamela”
“Bellissimo nome, sei italiana vero?” adesso ero vicinissimo e le sorridevo stando attento a non mostrarle i denti.
“Si, sono originaria di Milano. Dall'accento tu non lo sei vero?”
“No - scossi la testa divertito mentre mi sedevo con noncuranza sul bordo della scrivania - ultimamente ho vissuto prima in America e poi in Germania”
“Ultimamente...già. Come posso esserti utile?” chiese di nuovo mentre i suoi occhi scivolavano sul mio petto oltre la camicia aperta.
“Mi sentivo solo e quando ti ho vista ...hai catturato la mia attenzione” con la mano lentamente ero andato a sfiorare i suoi capelli lunghi rimettendo una ciocca ribelle dietro il suo orecchio.
Il suo sguardo si fece curioso mentre guardava Rebecca, ferma poco lontano, vicino allo stipite della porta. Mi voltai a seguire il suo sguardo e vidi la mia compagna scuotere la testa infastidita. Le feci l'occhiolino mentre riportavo la mia attenzione magnetica verso Pamela. “Non ti preoccupare per lei, è la mia gemella ed è muta. Non racconterà nulla a nessuno.”
Vidi i suoi occhi fissare ancora una volta Rebecca poi posarsi di nuovo su di me. Potevo sentire il suo cuore battere veloce, e il suo respiro caldo sfiorarmi. Per un attimo mi sentii un verme. Quelle sensazioni mi riportarono alla mente il mio amore, la mia Bella. Sperai che Alice fosse distratta mentre allungavo la mano per farle una carezza sul volto. Percepii subito il suo calore sulla mia pelle. Era tanto tempo che non mi succedeva più e ancora una volta la mia mente volò a Forks, a quei bellissimi giorni in cui stringevo a me una Bella mortale. Sospirai, non li rimpiangevo più di tanto, ma Bella mi mancava da morire. E adesso ero profondamente a disagio con Pamela, anche se dovevo andare avanti, dovevo seguire il mio piano. Le sorrisi nuovamente.
“Sai stavo pensando che sei molto carina. Il tuo viso è come un sole per me, caldo e accogliente” stavo sorridendo e con disinvoltura mi portai vicino a lei, prendendole le mani fra le mie.
“Il tuo profumo è invitante assomiglia a quello dei fiori...gelsomino direi o forse glicine.” le dissi annusando i suoi polsi. Ora era completamente mia, rapita nei miei occhi e paralizzata dalla mia voce. Mi facevo schifo da solo, quelli erano comportamenti che appartenevano a Bella. Le lasciai una mano e le accarezzai il viso con il dorso. Il suo cuore stava impazzendo e maliziosamente pensai a cosa le avrebbe fatto Bella se mi avesse visto comportarmi così. Ebbi un brivido, un grizzly in confronto sarebbe stato niente. Lei scambiò il mio brivido per qualcos'altro e la sua mano s'infilò sotto la mia camicia accarezzando il mio petto freddo e duro. Trasalii nuovamente di quel contatto caldo e l'istinto sarebbe stato quello di allontanarmi, ma non potevo, dovevo andare avanti. Con lo sguardo cercai Rebecca e la vidi scuotere la testa disgustata, mentre m'inceneriva con lo sguardo. Le sorrisi e riportai l'attenzione su Pamela che nel frattempo aveva fatto scivolare la mano sull'apertura dei miei pantaloni. Dovevo sbrigarmi, altrimenti mi sarei ritrovato da corteggiatore a vittima del mio stesso gioco. La spinsi verso il muro e le presi le mani alzandogliele sopra la testa. Non intendevo farmi spogliare da lei. Non volevo tradire la mia Bella. Poi mi chinai e la baciai. Voleva essere un bacio timido, appena accennato, un diversivo, ma la sua lingua s'infilò rapida tra le mie labbra assaporando il mio gusto, esplorando la mia bocca. Per sua fortuna ero sazio e con un autocontrollo perfetto, altrimenti avrebbe potuto finire male per lei. Che incosciente che era!!! Ma non lo sapeva che poteva essere pericoloso baciare un vampiro in quel modo?? Chiusi gli occhi disgustato da quel contatto che non volevo ma dal quale non potevo scappare e allungai il piede tirando con forza la spina elettrica del computer.
Ci fu un ploff e il computer si spense.
Pamela si voltò spaventata “Oh. No. Devo riaccenderlo subito.” si staccò da me e mi guardò con un aria da cucciolo ferito. “Scusa faccio in un attimo” mi sorrise mentre percepivo nei suoi pensieri il desiderio di trascinarmi sul divano. Io e lei, nudi a far l'amore. Uscii dalla sua mente disgustato, e proseguii la mia recita. Lei si era seduta mentre riaccendeva la postazione e digitava la password segreta. Io veloce mi ero portato dietro alla sua sedia e con le mani le accarezzavo il collo mentre mi chinavo a baciarle la nuca. Ma la mia mente era altrove attenta e vigile mentre con gli occhi stavo ben attento a non perdere un solo movimento delle sue mani.
Quando il computer riprese a funzionare, lei si girò rapida e si buttò su di me baciandomi di nuovo con forza. La allontanai gentilmente e le feci una carezza sul viso ormai rosso e accaldato.
“Sta per arrivare qualcuno, sistemati e cerca di ricomporti, non è saggio farsi vedere così accaldata dai miei colleghi vampiri. Adesso è meglio che sparisca ma quando potrò ritornerò a trovarti e potremo conoscerci meglio. Questo sarà il nostro piccolo segreto.” E dopo averle dato un bacino sulla fronte con una veloce mossa mi portai vicino a Rebecca che mi stava aspettando con l'aria disgustata e divertita nello stesso tempo.
Senza una parola uscii, nel corridoio. Non c'era nessuno, era stata una innocua bugia per allontanarmi.
Mi allacciai velocemente i bottoni della camicia e mi ricomposi. Rebecca che mi aveva seguito, continuava a guardarmi con disapprovazione. Le abbozzai un sorriso “Grazie Rebecca.” lei scosse la testa mentre mi sistemava meglio la mantellina sulle spalle.
Le sorrisi divertito da quella sua mania e dissi “Andiamo? Ho voglia di prendere un po' d'aria”
Lei annui, poi mi bloccò all'improvviso, mi fece girare e con la manica mi ripulì il viso da una traccia di rossetto .
Se avessi potuto sarei diventato rosso dalla vergogna, ma visto che non potevo abbozzai un sorriso imbarazzato mentre lei scoppiava in una fragorosa risata.

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