Edward
Quando
Jacob si allontanò baciai teneramente Bella accogliendola
fra le mie
braccia.
Lei
mi guardò sorniona mentre le sue mani scivolavano sul mio
petto
sotto la maglietta che mi ero messo addosso.
Chiusi
gli occhi stringendola più forte a me. Sentivo il suo
profumo
seducente invadermi le narici, il suo corpo aderire perfettamente al
mio, le sue mani accarezzarmi il petto vogliose di me.
Anch'io
avevo voglia di lei. Anch'io desideravo farla mia. Avevo bisogno del
suo corpo e del suo amore come una droga... una droga in grado
anestetizzare il dolore che provavo per il mio comportamento.
Per
un attimo pensai che ero proprio un mostro. Stavo per fare l'amore
con mia moglie e progettavo nel contempo di partire per Volterra a
cercare Rebecca.
Tremai
al pensiero di come avrebbe reagito Bella all'indomani quando le
avrei rivelato le mie intenzioni. Si sarebbe sentita tradita e
abbandonata. L'avrei ferita profondamente e se avesse deciso di non
volermi vedere mai più avrei solo dovuto accettare la sua
decisione.
“Te la sei cercata” avrebbe sentenziato Alice e
probabilmente
avrebbe avuto ragione.
Le
sue mani scesero ad accarezzare il mio membro che era divenuto duro
per l'eccitazione.
Ringhiai
sommessamente di piacere mentre l'attirai vicino a me.
Non
mi sarei tirato indietro avrei fatto l'amore con lei un ultima volta,
mi sarei donato a lei e l'avrei fatta impazzire di piacere.
Qui
sulla riva di questo anonimo fiume avrei fatto l'amore con lei
consapevole di quanto mi sarebbe mancato in futuro.
Qui
fra le sue braccia sarei riuscito finalmente a dimenticare tutti
problemi e gli affanni di questi lunghi mesi, immerso nel suo amore,
avrei ritrovato quella pace che tanto mi mancava.
Qui
sdraiato sulle pietre del greto lentamente la spogliai lasciandole
ricambiare quel dolce gesto d'amore.
Qui
con lentezza e passione facemmo l'amore lontano da tutti e da tutto.
Quando
tornammo a casa dopo diverse ore, andammo a cambiarci in camera
sotto lo sguardo divertito dei nostri ospiti che avevano notato le
tracce di fango sui nostri vestiti.
Una
mia occhiata di fuoco zitti' Emmett che come al solito stava per fare
la sua solita battuta sul sesso.
Quando
fummo pronti uscii dalla stanza e andai a cercare Renesmee.
Era
in camera con Alice e Rosalie che le stavano mettendo dei bigodini
sulla testa.
“Ciao
Principessa” entrai sorridente.
Vidi
Alice sgranare gli occhi un attimo mentre prendeva Rosalie per un
braccio trascinandola fuori dalla stanza. “Vieni Rose, credo
che
Edward voglia parlare con Nessi da solo” spiegò
alla sorella.
Sei
più stupido di quanto pensassi Edward.
Scossi
la testa “Vattene Alice non sono affari tuoi” le
dissi mezzo
ringhiando mentre lei si affrettava ad uscire offesa.
“Che
c'è papà?” mi chiese Nessi ridacchiando
“Vuoi farmi il classico
discorso padre-figlia sulla prima notte di nozze?? Lo sai che mi ha
già parlato mamma... vero?” mi chiese diventando
rossa per
l'imbarazzo.
Ingoiai
il veleno che mi era salito in bocca al vedere il suo viso arrossato.
Scossi
la testa, sorridendole. “No, non sono venuto per
questo” le dissi
guardandola attentamente.
“Lo
sai che sei bellissima??” affermai ancora sorpreso di quanto
fosse meraviglioso quel gioiello nato dall'amore che mi univa a
Bella.
“Grazie
papà.” trillò, e poi si
avvicinò a me sorridendomi e posandomi
la mano sulla guancia.
Chiusi
gli occhi e mi concentrai su quello che voleva farmi vedere.
Mi
rividi abbracciarla alla sua nascita, darle il biberon, correre con
lei, raccontarle le favole, accompagnarla a scuola. Mi
mostrò tutto
l'amore che provava per me e per sua madre. E poi mi mostrò
Jacob
che l'abbracciava e la baciava. Mi mostrò quando le aveva
dato il
braccialetto del suo popolo come pegno del suo amore.
“Ecco
vedi papà. Io ti amo tantissimo ma amo anche Jacob e sono
felice di
sposarlo” mi disse convinta, conscia della mia gelosia.
Annui
“Lo so Renesmee. Lo so piccola mia” dissi con la
voce tagliata
dal dolore.
“Sono
venuto a salutarti. Ad augurarti tanta felicità con il tuo
lupo.
Perché ti amo tantissimo piccola mia e mi mancherai
tantissimo” mormorai emozionato dai miei stessi sentimenti.
“Ma
io resterò sempre qua, con voi... con te” mi disse
passandomi una
mano calda sulla guancia mentre mi sorrideva chiedendosi cosa
volessi dire con quelle parole.
Annui
stringendogli la mano. Volevo salutarla spiegarle che forse al suo
ritorno non mi avrebbe più trovato. Che forse non sarei
più tornato
da Volterra. Ma non ne ebbi il coraggio. Non potevo ferirla. Non
volevo che si rovinasse il giorno più bello della sua vita.
Rimasi
a guardarla un attimo poi dalla tasca levai un brillante a forma di
fiore appeso a una catenina sottile d'oro.
Apparteneva
a mia mamma esattamente come il cuore che avevo donato a Bella tanti
anni prima.
“Questo
era di tua nonna. Elizabeth Masen, la mia vera mamma” le
spiegai
mentre glielo sistemavo intorno al collo.
Lei
divenne rossa dall'imbarazzo e dalla felicità poi senza
dirmi una
parola si buttò fra le mie braccia emozionata mentre due
lacrime
calde scorrevano dai suoi occhi scivolando nel mio colletto.
“Ti
voglio bene. Sono fiera d'indossare qualcosa di tua mamma, della mia
nonna” mi mormorò emozionata stringendomi stretto
a se.
“Lo
so. Ricordati che tu sei la cosa più preziosa che possiedo e
che
resterai per sempre nel mio cuore.” finii chinandomi a
baciarla
sulla guancia dopo averla scostata per guardarla nuovamente con gli
occhi gonfi dall'emozione.
Lei
mi sorrise felice. Non lo avevo più fatto da quando ero
tornato, non
avevo più avuto il coraggio di avvicinarmi così
tanto a lei,
spaventato da me stesso avevo cercato di mantenere le distanze e mi
ero imposto di non fare nulla che potesse risvegliare il vampiro e
metterla in pericolo.
E
adesso mentre mi chinavo a sfiorarle la guancia con le labbra ancora
una volta sentii il sangue scorrere invitante nel suo collo, il suo
profumo stuzzicare il mio appetito, i miei denti stringersi in una
morsa dolorosa e il mostro smaniare dentro di me per rompere le
catene con le quali stavo provando a imbrigliarlo.
La
Guardia che ero diventato mi urlava di cibarmi di lei, di assaggiare
quel dolce nettare mentre la bocca si riempiva di veleno. Ma non
avrebbe vinto ero ancora io il più forte... per ora.
Mi
staccai e veloce mi girai e fuggii dalla stanza inorridito da me
stesso e dalla mia tentazione... ora non potevo far altro che
aspettare il giorno dopo.
Ancora
una volta il vampiro aveva provato ad uscire e ancora una volta era
stato troppo vicino a riuscirci.
Ero
un pericolo per la mia famiglia e questo non ne era che l'ennesima
conferma.
E
con il cuore in gola, un groppo nello stomaco e gli occhi che
pungevano mi allontanai nel bosco.
Da
solo come è giusto che fosse...
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