Edward
Passai
il pomeriggio ad
assistere all'addestramento delle nuove Guardie.
Ilmi
e Kong non davano
loro tregua ed io, che mi ero messo lontano per non disturbare le
lezioni, passai il tempo ad osservarli mentre la mia mente vagava
persa nei ricordi di quando io stesso avevo subito il loro
allenamento.
Alla
fine mi chiamarono e
m'invitarono a combattere per dare una dimostrazione.
Declinai
gentilmente
l'invito, avevo paura di non riuscire a gestire il vampiro dentro di
me che sentivo smaniare dalla voglia di uccidere.
Congedati
gli alunni si
avvicinarono.
“Che
succede Edward, ti
ritieni troppo superiore per noi, adesso?” mi chiese Ilmi a
bruciapelo evidentemente irritato dal mio atteggiamento scostante.
Scossi
la testa
mortificato e gli raccontai la difficoltà che avevo a
gestirmi.
“Questo
non va bene
Edward” sentenziò Kong “non è
normale. Se ogni Guardia che va
in battaglia non fosse in grado di gestirsi al suo ritorno, finiremmo
tutti per azzannarci fra di noi” scuoteva la testa
preoccupato.
“Lo
so. E' per questo
che sono qui. Ero un pericolo per la mia famiglia” spiegai
triste
ripensando a tutto quello che era successo nei mesi precedenti.
“Credo
che l'unica
sarebbe nuovamente combattere sforzandoti di gestire il tuo
istinto” mi disse Kong pensieroso.
“Sono
pericoloso. Non
voglio farvi del male per errore” risposi scuotendo la testa
spaventato alla sola idea di quello che avrei potuto combinare se non
mi fossi riuscito a controllare.
“Non
ti preoccupare”
disse Ilmi sorridendomi divertito “Ci faremo aiutare da
Rubens e
Anna nel gestirti. Loro sono abituati a tenere bravi i neonati... e
quindi non credo che tu possa essere un problema” disse
sorridendomi “Ci vediamo domani pomeriggio qui alle
sei” affermò
poi scambiandosi un segno di assenso con Kong.
“Ma...”
non riuscii a
proseguire perché vidi una Guardia che non conoscevo venire
verso di
noi velocissimo.
“Edward,
il nostro
Signore Aro ti vuole” mi disse tutto d'un fiato. Era un
ragazzo sui
quindici anni, biondo e dai lineamenti delicati. Dal modo di fare
sembrava un neonato e anche gli occhi rossi accesi sembravano darmi
ragione.
“Daniele.
E' un
Capitano ed un tuo superiore e gli devi portare rispetto”
intervenne Kong divertito dal comportamento del ragazzo.
“Perdonami,
mio
Capitano...io...” iniziò a balbettare intimorito.
Non
avevo mai visto un
vampiro così timido e sorridendo lo zittii “E'
tutto a posto
Daniele, accompagnami da lui” lo vidi abbassare la testa e
poi
visto che non lo avevo rimproverato mi fece un largo sorriso e si
avvio. Salutai i due istruttori e mi avviai al cospetto di Aro.
Mi
aspettava una lunga
notte, ma avrei svolto il mio lavoro senza lamentarmi.
Carlisle
Edward
era partito da
pochi giorni e non avevamo più avuto sue notizie. Nemmeno
Alice
diceva di aver avuto visioni su di lui ma sospettavo che stesse
mentendo.
Mi
domandavo il perché
non avesse cercato di comunicare con noi, non riuscivo proprio a
capire quel ragazzo.
Quando
era partito
singhiozzava disperato eppure era partito ugualmente.
Aveva
soffocato il suo
cuore per andare a cercare un qualcosa che neanche lui sapeva.
E
adesso mancava a tutti
quanti tantissimo.
Facevamo
finta di niente
ma ci sembrava che la casa fosse vuota.
Bella
era triste e le sue
sorelle cercavano di coinvolgerla e di non lasciarla sola ma era
evidente la sofferenza sul suo viso e l'apatia che l'aveva avvolta
era preoccupante.
Non
cacciava e non usciva
mai di casa. Se qualcuno dei suoi fratelli o noi non la cercavamo
era capace di passare intere giornate ferma, in piedi davanti alla
finestra a scrutare l'orizzonte.
Forse
sperava di vederlo
comparire all'improvviso o sognava di andare da lui.
Fu
ritornando
dall'ospedale che ebbi il sospetto che qualcosa non andava.
Dopo
aver parcheggiato
scesi dalla macchina e mi girai di scatto.
Avevo
percepito la
vicinanza di qualcosa e con i sensi allerta studiai l'ampio giardino
e il bosco circostante ma solo il profumo di Esme che si stava
avvicinando colpì il mio olfatto.
Scrutai
attentamente, ma
nulla. Forse me lo ero sognato, forse era stato solo un falso
allarme... ma non ero tranquillo e abbracciando la mia dolce Esme mi
affrettai ad entrare a casa.
“Dov'è
Jasper?”
chiesi fra gli sguardi stupiti della mia famiglia. Mancava solo lui.
Jasper
Ero
sull'albero.
Ero
sicuro che gli occhi
gialli che avevo intravisto nel bosco il giorno precedente sarebbero
ritornati e dopo aver raccontato che volevo andare a caccia da solo
mi ero allontanato.
Non
avevo mentito o
perlomeno non del tutto dal momento che ero effettivamente a caccia
anche se non delle solite prede, non per nutrirmi come pensavano. I
miei obiettivi erano ben altri.
Non
mi piaceva quello che
avevo visto nel bosco e avevo bisogno di risposte.
Mi
appostai in alto
nascosto dalle fronde degli alberi, se avevo ragione lui non mi
avrebbe trovato, mente io potevo sorvegliare la mia famiglia pronto a
intervenire se ce ne fosse stato bisogno.
Vidi
Carlisle fermare la
Mercedes e scendere dalla macchina.
Fu
allora che lo vidi
allontanarsi preoccupato di essere stato visto da mio padre.
Un
sorriso maligno si
aprì sul mio volto.
Si
reputavano furbi ma
non lo erano, adesso bisognava solo capire quanti fossero e che
piani avessero.
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