Carlisle
Non
andai a lavorare.
Volevo
stare vicino alla mia famiglia.
La
preoccupazione ci divorava tutti e strisciava nelle nostre menti,
bloccandoci in un limbo irreale.
Nessuno
parlava.
Nessuno
si muoveva.
Tutto
era fermo.
Tutto
era congelato come il nostro cuore.
Aspettavamo,
non potevamo fare nulla.
Aspettavamo
che Alice ci desse qualche notizia.
Aspettavamo
e speravamo che Edward fosse vivo.
Ma
nulla e la mattina passò in compagnia delle nostre paure.
Ma
nulla e il giorno volò via portandosi appresso le nostre
speranze.
Ma
nulla e la sera ci ritrovò immobili e tetri come statue
dell'orrore.
Ma
nulla e la notte avanzò nuovamente avvolgendoci nella sua
ombra.
Ombre
sulla nostra pelle.
Ombre
sul nostro animo.
Ombre
che minacciose affogavano le nostre speranze.
E
poi... un grido!
“Emmett
accendi il computer”
Alice
con gli occhi che brillavano si precipitò giù
dalle scale “ Ti
ho visto aprire un e-mail di Edward. Sbrigati, fai presto.”
In
un attimo tutta la famiglia si radunò intorno a quel
miracolo di
tecnologia.
Per
me e per Jasper, si trattava di un vero e proprio miracolo.
Per
noi che eravamo nati quando non esisteva corrente elettrica, per noi
che era impensabile comunicare in maniera diversa dalla voce o dalla
carta scritta, quella cartellina gialla che appariva adesso sul
monitor ci sembrava un segno divino.
Alzai
gli occhi al cielo e senza che nessuno vedesse o sentisse mormorai
“Grazie”.
Nella
casella della posta ricevuta una cartellina gialla indicava come
oggetto ED.
Due
lettere... una speranza riaccesa!
Edward
Tutto
si svolse in una frazione di secondo.
Il
mio attaccò rallentò quello di quegli strani
esseri e diede il
tempo alle Guardie di capire e reagire.
Renata
alzò subito lo scudo sui nostri Signori e, mentre il terzo
essere
mi scagliava ai piedi del trono, il primo si rialzò incolume
e velocemente attaccò Aro andando però a sbattere
contro la
barriera protettiva.
Felix
con un ringhio portentoso si abbatte su di lui travolgendolo e
bloccandolo agilmente aiutato da Damiano, Sirius e Peter che lo
seguirono come un sol uomo.
Il
secondo invece cadde immediatamente sotto il potere di Jane che,
senza muovere un dito, con il solito odioso sorrisetto, lo
colpì
senza pietà fino a quando non fu immobilizzato da Damon e
altre
quattro Guardie. Il terzo quello che mi aveva colpito, si rese conto
che il loro attentato era fallito e con un ululato di rabbia si
avventò su di me, per vendicarsi e finirmi. Ma non
arrivò a
toccarmi perché Rebecca nel momento stesso in cui ero stato
scagliato ai piedi del trono era saltata davanti a me in posizione di
difesa, ringhiando. L'essere si scagliò su di lei rapido e
micidiale ma non fece in tempo a colpirla perché Demetri dal
dietro piombò su di lui seguito dalle altre Guardie che lo
immobilizzarono velocemente.
Nel
giro di pochi minuti i tre erano stati catturati e avevano fallito il
loro piano. Tra di noi a parte qualche piccola contusione l'unico
veramente ferito ero io.
I
tre signori di Volterra si guardarono intorno dapprima spaventati,
poi stupiti e infine compiaciuti di quella dimostrazione di potenza
delle loro Guardie.
“Uccidete
i primi due e portate il terzo nei sotterranei, voglio interrogarlo.
Jane e Renata venite con me” tuonò Aro, poi si
voltò a
guardarmi “Damon, vai a chiamare Oliver, Edward è
ferito. Digli di
venire di corsa.” Si avvicinò e si
piegò sulle ginocchia “Oliver
è un medico in gamba, non come Carlisle forse, ma si
prenderà cura
di te. Tieni duro ragazzo, non mollare” poi mi sorrise “Sei
stato in gamba e mi hai salvato la vita, non me lo
scorderò”
E
il suo pensiero che doveva essere di riconoscenza suonò
nella mia
mente come una minaccia. Aveva scoperto un nuovo uso del mio potere.
Non
potevo muovere nulla del mio corpo e a stento senti l'abbraccio di
Rebecca. Dolore e ancora dolore non sentivo altro, ma con sorpresa
riuscii a percepire distintamente le sue labbra morbide posarsi
sulle mie in un dolce e profondo bacio mentre cercava di succhiare
più sofferenza possibile dal mio corpo martoriato. E
accompagnato da
esse sprofondai nel buio proprio mentre sentivo le mani Oliver
toccarmi con circospezione.
Quando
aprii gli occhi sentii un male atroce lungo tutta la schiena e le
spalle. Mi sfuggì un gemito, mentre cercavo di capire dove
fossi e
di ricordarmi cosa era successo. Provai ad alzarmi per fuggire dal
dolore, ma non ci riuscii. Aprii gli occhi agitato e mi resi conto
di essere disteso e legato su un tavolo. Non potevo muovere nulla,
neanche la testa. Ero immobilizzato. Fu allora che misi a fuoco il
viso di Rebecca che accucciata vicino a me mi faceva le carezze
sulla testa per tranquillizzarmi.
“Dove
sono? Cosa mi è successo?” le parole uscirono
lentamente e con
sforzo. La bocca era asciutta, nemmeno il veleno scorreva in lei.
“Sei
in infermeria Edward. Quell'essere ti ha rotto la schiena e ti ha
quasi strappato le braccia dal corpo. Ovviamente non corri nessun
tipo di pericolo ma devi stare fermo e immobile per almeno dieci ore.
Per questo ti abbiamo legato. Non puoi assolutamente muoverti.
Il tuo corpo si aggiusterà da solo, ma le ferite sono estese
e gli
devi dare tempo. Nel frattempo purtroppo sentirai male. Non esistono
antidolorifici che io conosca per noi vampiri . Ma sei fortunato
credo che Rebecca possa aiutarti” mi spiegò Oliver
con tono
professionale.
Guardai
di nuovo il mio simbionte e vidi gli occhi neri cerchiati da una
profonda sofferenza. La mia riflessa su di lei.
“Prima,
mi hai baciato?” le chiesi incredulo.
Lei
annui abbassando lo sguardo.
“Si
Edward, l'ha fatto. Glielo chiesto io. Facendo così ha
assorbito molto più dolore e ha permesso che ti visitassi e
che riuscissimo a
portarti qui senza farti soffrire troppo.” Oliver sorrideva
“Adesso però devi stare fermo e calmo. Il dolore
passerà presto”
“Mi
spiace Rebecca, mi spiace che tu soffra a causa mia. Io
non..” lei
mi mise un dito sulle labbra per silenziarmi mentre si abbassava per
baciarmi nuovamente. Di nuovo percepii le sue labbra appoggiarsi
sulle mie, di nuovo avvertii il suo alito caldo entrare nel mio corpo
e piano piano sentii il dolore attenuarsi mentre una calma
innaturale invadeva il mio corpo e le mie membra. Lentamente mi
lasciai scivolare di nuovo nel buio, cullato dalle sue carezze.
Quando
aprii gli occhi ero nel mio letto. Feci per tirarmi su ma due mani
forti mi spinsero verso il basso.
“Il
peggio è passato Edward. Ma Oliver ha detto che devi
rimanere a
letto almeno fino alle quattro di questa notte. Quindi mettiti
giù
e fai il bravo” il viso sorridente di Demetri apparve ai miei
occhi stanchi.
“Rebecca?”
chiesi guardandomi intorno.
“E'
sdraiata sul divano. Sta recuperando un po' le forze. Ti ha tenuto
sotto il suo potere per almeno dieci ore ed adesso era sfinita. Non
si è mai allontanata da te, ma aveva bisogno di riposare e
ora che
stai meglio gli ho dato il cambio”
“Sono
morti... quegli esseri ?” chiesi avido di notizie.
“Si,
i primi due sono stati uccisi immediatamente, il terzo è
stato
interrogato ed ucciso poco dopo.
Quello che è successo è stato imperdonabile, se tu non te ne fossi accorto, probabilmente sarebbero riusciti nel loro intento” sospirò scuotendo la testa.
Quello che è successo è stato imperdonabile, se tu non te ne fossi accorto, probabilmente sarebbero riusciti nel loro intento” sospirò scuotendo la testa.
“Sono
l'unico che è rimasto ferito, vero?”
“Così
gravemente si. Gli altri compreso Felix hanno preso solo qualche
piccola ferita già guarita. Sei stato imprudente e sciocco
Edward.
Hai portato un attacco stupido e pericoloso”
Lo
guardai offeso. “Ho salvato la vita ad Aro. E' questo quello
che
conta. E poi che altro potevo fare?”
Lui
scosse la testa sorridendo “Tante altre mosse che non ti
avrebbero
messo così allo scoperto di fronte alla loro reazione. Si
vede che
non sai combattere, ragazzo”
“Questo
lo dici tu” risposi sempre più offeso. Come si
permetteva? A casa
combattevo spesso con Emmett e Jasper, e me la cavavo alla grande.
Senza contare che avevo combattuto e battuto James e Victoria.
“Questo
non era un gioco Edward. Potevi lasciarci la vita” sembrava
avesse
letto nei miei pensieri
“Comunque
sei stato pronto e coraggioso e di questo credo che Aro debba
rendertene merito. Adesso però stai a letto e
riposati.” stava già
alzandosi quando si bloccò “Ah ...dimenticavo
Oliver mi ha
raccomandato di farti bere. Il tuo corpo deve recuperare e la sete
non l'aiuta” e veloce si avviò verso lo scaffale
dove prese una
grossa bottiglia contenente del sangue. “Scusa. E' freddo.
Proviene dalle scorte che teniamo per emergenza.” e
sorridendo me
la porse.
Lo
guardai sbigottito, non volevo bere il sangue umano ma la gola
bruciava come il fuoco e il mostro smaniava dentro di me.
“Edward,
non fare il difficile. Rebecca ha già bevuto e tu non puoi
farne a
meno. Coraggio lascia libero il tuo istinto” e sempre
sorridendo
aprii il coperchio facendomelo passare sotto il naso.
Se
avessi realmente voluto e se non avessi assaggiato da poco quel dolce
nettare non avrei avuto alcuna difficoltà a rifiutare... ma
non valeva la pena soffrire la sete inutilmente. Ormai i miei occhi
erano rossi, io ero già diventato un assassino. Non avrei
aggiunto
niente di peggiore a quello che avevo già fatto e in cui mi
ero già
trasformato.
E
senza obiezioni bevvi avidamente calmando la sete che mi divorava.
“Bravo,
Edward. Adesso mettiti giù da bravo e riposa. Ti chiamo
Rebecca” e
dopo aver mormorato poche parole al mio simbionte uscii salutandomi
allegro.
Rebecca
si sedette vicino a me. I suoi occhi rossi erano lo specchio dei
miei. Lei percepì il mio disagio e con tenerezza
posò una mano
sulla mia fronte.
Ebbi
appena il tempo di rispondere al suo sorriso che già mi
sentii sprofondare nuovamente nell'oblio.
Quando
mi svegliai, Rebecca mi costrinse a stare ancora a letto qualche ora,
malgrado le mie proteste. Mi sentivo bene e smaniavo all'idea di
poter avere finalmente una notte per me, ma fu irremovibile.
Poi
finalmente, quando arrivò l'ora prestabilita, mi
lasciò scendere.
Mi
studiai accuratamente e potei constatare che non avevo riportato
nessun danno e che avevo recuperato bene. Veloce mi vestii e
trascinandomi dietro una stupita Rebecca mi allontanai nei corridoi.
Finalmente avevo un pezzettino di notte libero e dovevo rassicurare
la mia famiglia sulla mia salute. Cosa sarebbe successo se Alice
avesse visto il mio combattimento? Non volevo lasciarli in ansia e
non so quando mi sarebbe stato possibile avere un altra occasione
simile.
Carlisle
Con
le dita che volavano sul mouse e sui tasti Emmett aprii quel
messaggio di speranza.
E
dopo una rapida occhiata la nostra gioia volò via trascinata
da
quelle poche righe.
Ciao
sono riuscito ad avere nuovamente accesso al computer. Non
rispondete.
Qualsiasi
cosa abbia visto Alice sappiate che sto bene.
Vi
voglio bene e mi man
Il
messaggio era frettoloso e incompleto. Qualcosa o qualcuno lo aveva
interrotto. E se adesso sapevamo che Edward era vivo, se adesso la
speranza si era riaccesa nei nostri cuori, un altra ombra
calò
veloce ad oscurare la nostra gioia.
“E'
vivo” sentii mormorare a Bella che abbracciava stretto la
piccola
Nessi.
Si
era vivo ma cosa era successo? Perché non aveva finito la
frase?
“E'
successo qualcosa però, perché non ha finito il
messaggio?” lo
stesso mio dubbio era stato espresso ad alta voce da Rosalie
“E
non l'ha ne firmato, ne autenticato” commentò
assorto Jasper.
“E'
autentico vero?” chiese Esme con un filo di voce.
“Non
ci sono certezze, mamma. - rispose titubante Jasper – ma se
non ha
avuto il tempo di finire è ovvio che non sia riuscito a fare
altro.”
“Sappiamo
che è vivo.” affermai “e che sta bene.
Probabilmente era in
pensiero per noi. Temeva le tue visioni Alice e ha provato a
tranquillizzarci, ma qualcosa o qualcuno è
sopraggiunto.” sospirai
pensieroso e di nuovo tormentato.
“E'
in salvo. E' questo che conta.” Bella stringeva forte Nessi
per
trasmetterle il suo coraggio le sue certezze, ma potevo vedere negli
occhi di mia nipote la preoccupazione specchio delle nostre paure.
Chi
o che cosa l'aveva interrotto? Era stato scoperto? Avrebbe
più
potuto comunicare con noi?
Probabilmente
no. E avremmo dovuto attendere senza notizie a parte le visioni di
Alice.
Li
guardai tutti, guardai la mia famiglia e vidi i miei sentimenti
riflessi in loro. Ma qualcosa mi preoccupò a morte, un ombra
e uno
sguardo che Nessi rivolse al suo Jacob. Un sorriso d'intesa, un
sorriso complice che mi fece tremare il cuore.
Cosa
stavano progettando quei due?
Ne
avrei parlato con Alice e le avrei chiesto di tenerli d'occhio.
“Speriamo
che non combinino qualche guaio” mormorai tra i denti
“Chi?”
chiese Esme a fianco a me.
Scossi
la testa, “Più tardi ti spiego” le
risposi voltandola e
baciandola teneramente.
Avevo
bisogno di certezze ed Esme mi prese per mano conducendomi nella
nostra camera.
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