martedì 12 febbraio 2013

NV Epilogo

Carlisle

Erano passati sei mesi da quando Edward era ritornato a casa e soltanto ieri aveva trovato il coraggio di andare per la prima volta all'università con gli altri per assistere alla laurea di Jacob.
Era stata dura.
Non pensavo che Volterra lo avrebbe condizionato tanto.
Per riabituarsi al sangue animale ci aveva messo tantissimo, troppo.
I primi sei giorni li aveva passati chiuso in camera. Bella non lo aveva mai lasciato solo e non era certo un mistero come avessero passato le nottate. Anche noi di giorno a turno andavamo a fargli compagnia, solo Renesmee e Jacob avevano il divieto di vederlo. Il mio ragazzo aveva bisogno di riposarsi e rilassarsi lontano dalle tentazioni del sangue umano e dai tristi pensieri che lo avevano assillato in quei tre mesi. E l'amore della sua Bella era sicuramente la medicina migliore che potesse avere.
Poi quando la medicina di Angela aveva finito il suo effetto e la sua temperatura era tornata finalmente normale avevamo iniziato a portarlo a caccia nei boschi intorno alla casa. I primi tempi ogni tanto gli permettevo di bere il sangue che avevo di scorta, anche perché faceva fatica ad accettare l'alimentazione animale e a usare il suo istinto nel bosco. Poi gradatamente si adeguò alla nuova dieta anche se ci rendevamo conto che faceva una fatica enorme a trattenersi.
Aro gli aveva risvegliato il vampiro in lui e adesso imprigionarlo nuovamente era difficile.
Solo Jasper riusciva a capirlo appieno e il suo aiuto ed incoraggiamento fu determinante.
Spesso quando pensavamo che avesse lasciato la bramosia di sangue umano alle spalle il mostro prendeva il sopravvento e lui perdeva nuovamente la sicurezza in se stesso.
Solo la nostra vigilanza aveva impedito tragedie.
Ma adesso finalmente si sentiva sicuro di aver imprigionato nuovamente il mostro ed ero certo che potesse riprendere la sua vita normale.
E presto avremmo assistito al matrimonio di Jacob e Nessi che avevamo rimandato per permettere ad Edward di riprendersi in pieno.

Ma questo dell'alimentazione non era l'unico problema.
Era stato il più grande, il più evidente. Ma non era l'unico.
Avevo passato diverso tempo a studiarlo di nascosto e ancora adesso c'erano alcune cose che mi preoccupavano.
L'unica ad esserne al corrente era Esme. Lei era l'unica con cui ne avessi parlato e a malincuore mi aveva dato ragione.
Il suo comportamento apparentemente era tornato ad essere normale. Giocava e scherzava con i fratelli. Studiava e cacciava tranquillamente.

Ma era cambiato in maniera sottile.
Il suo modo di muoversi era diverso. Sembrava più sicuro di sé e sospettavo che la cosa fosse dovuto al misurare ogni suo gesto. Si controllava in continuazione stando attento a ogni suo movimento.
Non aveva più combattuto per gioco con nessuno e ogniqualvolta che veniva provocato o subiva ridendo o si allontanava con una scusa. Probabilmente aveva paura di sé, paura di perdere il controllo, paura di quello che era diventato: una Guardia addestrata.

Anche nei confronti di Bella era cambiato. Non la lasciava mai, e soprattutto cercava in continuazione un contatto fisico con lei. Sembrava una calamita attaccata a un frigorifero, sembrava che per lui la lontananza da lei fosse quasi una sofferenza fisica.
Con Esme avevamo notato che quando per qualche motivo perdeva il contatto con il suo amore , anche solo per pochi minuti, sul suo viso appariva una smorfia di panico e si agitava inquieto e preoccupato.
Sembrava quasi che avesse paura a rimanere da solo.
Più di una volta Esme facendo finta di niente, quando lo vedeva da solo e smarrito, con una scusa lo prendeva per mano fornendogli quell'appiglio di cui aveva disperatamente bisogno.
Il suo volto allora si distendeva e un sorriso timido si disegnava sulle sue labbra mentre lo vedevamo ritornare sereno.

Non erano comportamenti normali e anzi mi preoccupavano non poco ma mai quanto la tristezza che ultimamente ogni tanto appariva sul suo viso.
Quando era convinto che nessuno lo vedesse i suoi occhi si perdevano nel vuoto a pensare a chissà cosa.
Assorto e pensoso potevo vedere un dolore nascosto velargli gli occhi pronto a scomparire appena qualcuno lo riportava alla realtà mentre distratto si portava la mano sinistra a massaggiarsi la spalla destra. Sapevo che la cicatrice di Rebecca faceva ancora male ma speravo che con il tempo anche quella sarebbe guarita.
A cosa pensasse, a cosa era dovuto quel suo sguardo triste non riuscivo a capirlo e quando provai a chiedergli il motivo lui si affrettò a negare cambiando abilmente discorso.

Volterra lo aveva trasformato, rendendolo insicuro e tormentato.
Chissà quali lotte interne sosteneva senza dire nulla cercando di nascondere quella sofferenza che immaginavo non lasciarlo mai.

Ero dispiaciuto e preoccupato per il mio Edward ma forse con il tempo anche questi problemi sarebbero passati o almeno lo speravo con tutto il cuore.
In fondo erano trascorsi solo sei mesi e certe ferite ci mettono tempo a rimarginarsi.
E più sono invisibili, più sono profonde e difficili da guarire.


Ero nel mio studio e stavo leggendo una rivista medica per aggiornarmi quando sentii bussare alla porta.
“Avanti” dissi alzando gli occhi dalla scrivania.
Lo vidi entrare.
Era solo e teneva gli occhi bassi sul pavimento.
Strano, pensai mentre lo fissavo assorto. Non si allontanava mai da Bella.
Per un attimo ebbi paura che avesse combinato qualcosa ma il suo atteggiamento non era preoccupato o spaventato.
Sembrava più che altro imbarazzato o intimidito da me.
“Che c'è Edward? Non stai bene? E successo qualcosa?” gli chiesi incuriosito e desideroso di rompere quel silenzio che lui non osava violare.
Lui alzò gli occhi fissandoli nei miei e mi sorrise.

Poi portandosi le mani dietro la schiena come un bambino che deve ammettere una marachella mi sussurrò “Carlisle, te la sentiresti di adottare un'altra figlia?”



FINE.......????


Edward:
Avevo finalmente trovato il coraggio di ammetterlo a me stesso... ora avrei dovuto combattere per quello che ritenevo giusto.

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