martedì 12 febbraio 2013

CNS Capitolo 20 La voglia di lottare

Edward


Andai alla Sala del Trono e mi inginocchiai ai piedi del mio signore e svolsi il mio compito con la solita diligenza. Nascondendo nella mia mente i miei pensieri.
Per fortuna lui era tranquillo e si disinteressò completamente di me assorto nei pensieri dei suoi ospiti.
Sfinito fui accompagnato in camera e crollai nel buio per evitare che la testa mi scoppiasse.
Quando finalmente mi sentii lucido e riposato mi vestii e mi diressi allo studio di Aro.
Dovevo parlargli!
Fuori dalla porta Damon e Marcello spalancarono gli occhi quando mi videro arrivare e sentirono il mio desiderio di avere un colloquio con Aro.
Lui mi ricevette subito e con il cuore in gola per l'ansia entrai nel suo studio.

Dentro oltre all'onnipresente Renata mi accorsi che c'era anche Jane.

Aro alzò gli occhi e mi guardò interrogativo, si stava chiedendo cosa mai mi avesse spinto a chiedergli udienza.
Mio Signore. Ho bisogno di parlarvi” gli dissi sperando che allontanasse Jane, che mi stava fissando con odio e disprezzo.
Lui annui e mi fece il gesto di continuare senza accennare a mandare via quella sadica vampira.
Radunai il coraggio e gli dissi “Mio Signore. Vorrei tornare a casa” mi sembrava assurdo dargli tante spiegazioni o girare intorno al mio desiderio.
Speravo che mi avrebbe dato il permesso... che avrebbe capito e reso la mia libertà.
Ero andato lì di mia volontà quindi... in teoria… non ero obbligato a rimanere ma avrei potuto allontanarmi a mio piacimento.
Lo vidi irrigidirsi mentre i suoi pensieri vorticavano alla ricerca di una motivazione valida per la mia richiesta che non avrebbe saputo trovare da solo.
Sei appena arrivato Edward. Cosa ti spinge a cambiare idea?” mi chiese spiazzato, mentre potevo sentire la rabbia crescere dentro di lui.
Ho riflettuto, ho provato ma... la mia famiglia mi manca troppo... questo non è il mio posto, la mia casa...” cercai di spiegare sperando che mi credesse.
La sua risata sferzante mi fece rabbrividire “Edward, Edward... questa è l'unica casa che può avere un vampiro. Carlisle s'illude e tu sai che il tuo istinto non può essere messo a tacere. Il tuo dono è prezioso per me e per Volterra.
Resterai qua Edward... che tu lo voglia o meno” e la sua ultima frase non era una constatazione ma una minaccia.
Non posso mio Signore. Sono venuto di mia spontanea volontà e adesso ti chiedo di lasciarmi andare. Mi presenterò alla scadenza del termine, come fissato, ubbidirò... hai la mia parola” provai a rabbonirlo senza molte speranze.
I suoi occhi fiammeggiarono mentre si rendeva conto che mi stava perdendo... ancora una volta rifiutavo il loro stile di vita e le loro regole.
Ancora una volta si stava scontrando con il mio rifiuto d'integrarmi, di diventare una perfetta e ubbidiente Guardia e di comportarmi da vero vampiro come pensava volessi fare.
Inginocchiati Edward” mi sibilò facendo un passo avanti con la mano tesa.
Voleva vedere dentro di me, voleva capire cosa mi spingeva a chiedergli nuovamente la mia libertà, cosa mi aveva fatto cambiare idea.
Le mie motivazioni non importano... ” risposi arretrando.
Non volevo che frugasse nella mia mente non ero sicuro di riuscire a nascondere le vere motivazioni.
Ma Jane non aspettava altro e con un sorrisetto sadico mi colpì leggermente facendomi inginocchiare dal male mentre sul suo viso appariva un sorriso soddisfatto.
Lui si avvicinò e posò la sua mano sulla mia testa, mentre lei ritirava il suo potere lasciandomi stordito e inginocchiato... inerme di fronte a lui.
Lo sentii entrare subito dentro la mia mente con una violenza e una cattiveria mai provata, mentre, impreparato al suo attacco metteva a nudo e leggeva tutti i miei pensieri e i miei propositi. Non ci mise molto ma percepii chiaramente la sua mente penetrare in profondità come un bisturi e aprire e scardinare tutte le protezioni che avevo provato ad erigere in precedenza. Per la prima volta mi ritrovai completamente alla sua mercé nudo e inerme al suo potere.
Ahh! Ecco cosa ti ha spinto a tornare. Volevi sottrarmi Rebecca! Volevi indebolire Volterra. ” esclamò disgustato e in preda all'ira “Ma il tuo piano è fallito Edward. Lei mi è fedele! E adesso per punizione rimarrai qua al mio servizio per almeno tre mesi come impone la regola. E per ricordarti che sei una Guardia e che sei tenuto a ubbidire ti farò rinchiudere nella Gabbia.”
La sua voce era tagliente e dura e mentre con stizza levava la sua mano dalla mia testa si rivolse a Jane. “Portalo in Gabbia e lasciacelo almeno quattro giorni. E... Jane se si ribella puniscilo senza pietà” concluse guardandomi ancora rabbioso. “Prima o poi ti piegherò Edward. Prima o poi mi chiederai strisciando di tenerti al mio servizio. Troverò il modo e tre mesi mi daranno l'opportunità che cerco. Tu sei solo uno stupido ragazzo viziato e abituato ad avere tutto... ti accorgerai presto cosa significa disubbidire al tuo Signore e quale è il tuo dovere e il tuo posto. ” mi minacciò facendo un gesto a Jane ancora completamente fuori di se dalla rabbia.
E lei con un sorrisino angelico ancora una volta scatenò il suo potere su di me.
Adesso basta Jane” disse poi alzando appena la voce sorridendo nel vedermi raggomitolato a terra.
Damon, Marcello venite” ordinò alzando appena la voce.
Mi stavo tirando in piedi ancora dolorante che mi sentii afferrare per le spalle.
Non opporre resistenza Edward. Non costringere Jane a farti ancora del male” mi disse guardandomi irato “Portatelo nella Gabbia, non lo voglio più vedere davanti ai miei occhi. Li potrai ripensare al tuo giuramento Edward e renderti conto che ormai sei una Guardia e che ti devi rassegnare. Il tuo cuore, il tuo destino e la tua vita appartengono a Volterra... appartengono a me.” disse deciso e furente.
Non lo avevo mai visto così furibondo e rimasi fermo, spaventato dalla sua reazione oltre che sconvolto dal male che mi aveva fatto entrando così prepotentemente dentro di me. La testa mi bruciava come il fuoco e Jane non aveva certo migliorato la mia condizione.

Edward mentre starai chiuso li dentro... rifletti su ciò che realmente sei e su come ti dovrai comportare quando uscirai. Altrimenti rimpiangerai amaramente il tuo destino. Finora sono stato troppo bravo e accondiscendente con te... ma adesso basta. Sono stufo di dover lottare contro il tuo rifiuto d'integrarti. Non tollererò altre ribellioni, altri ripensamenti. Rassegnati, ragazzo, poiché il tuo destino ormai è deciso” mi sibilò lui.
Disperato per il suo rifiuto e spaventato dalle conseguenze e da quello che mi aspettava nelle prossime settimane, li seguii senza fare opposizione. Sapevo ormai per esperienza che ad oppormi alla punizione non avrei ottenuto nulla, solo di far divertire Jane a torturarmi.
Lungo la strada incontrammo Lucio e Pamela. Lei li guardò divertita e gli diede l'ordine di seguirla.
Dove state andando?” chiese incuriosito Demetri che stava chiacchierando con una Guardia nel corridoio.
Jane gli sorrise cattiva e rispose “Edward, ha disobbedito ad Aro e deve essere punito. Un po' di Gabbia gli farà bene. Sono ordini del nostro Signore” precisò sapendo che lui avrebbe cercato di proteggermi.
Vidi Demetri inscurirsi in volto “Non hai ancora capito Edward?” mi disse scuotendo la testa Mi spiace ragazzo, devi stare attento “Vi accompagno” continuò ad alta voce unendosi a noi. Mentre Jane gli lanciava una occhiata perplessa e preoccupata. Con lui presente non avrebbe potuto fare pienamente di testa sua, sentii nei suoi pensieri rabbiosi.
Quando arrivammo dalla gabbia Jane mi guardo ridacchiando.
Apri la bocca Edward, ti mettiamo il morso” mi disse.
Mi girai e la fulminai con lo sguardo “ Questo non è un ordine di Aro” le ricordai spaventato. Il morso faceva parecchio male oltre ad essere umiliante portarlo.
Forse non hai ancora capito, Edward, che ho un grado superiore al tuo e una certa autonomia per trattare con le Guardie sottoposte. Fai il bravo ed apri la bocca o devo intervenire io?” la sua vocetta era carica di odio e un ringhio forte mi usci dal petto. L'odiavo profondamente e l'avrei uccisa volentieri.
Il suo potere mi fece crollare a terra e mentre ero in balia al dolore, incapace di muovermi o di difendermi, Lucio e Damiano mi assicurarono il morso nella bocca.
Demetri invece stava fermo in disparte con lo sguardo triste sapendo di non potere far nulla per aiutarmi. In fondo avevo osato ribellarmi ad Aro e questo era il minimo che potesse capitarmi.
Mi misi in ginocchio ancora dolorante e senza preavviso mi avventai su di lei.
Non potevo morderla ma potevo lo stesso farle del male.
La feci cadere ma non riuscii a fare altro perché le altre Guardie piombarono su di me e mi allontanarono da lei.
Calmati Edward. Smettila. Riprendi il controllo.” mi supplicò Demetri cercando di tenermi fermo e di farmi ragionare. Sapeva che facendo così avrei solo peggiorato la punizione.
Lucio e Damiano mi avevano bloccato per terra con il loro peso e Pamela guardò Jane.
Lei sorrise diabolica mentre le fece un cenno affermativo.
Vidi Pamela avvicinarsi a me e senza problemi strapparmi la camicia e la mantella lasciandomi a torso nudo. Le sue mani iniziarono a passarmi sul petto mentre una voglia assurda s'impadroniva del mio corpo.
Iniziai a mugolare e a dimenarmi per liberarmi dalle loro mani, mentre impazzivo dal desiderio di prendere Pamela e farla mia.
Non pensavo ad altro. Avevo solo un disperato bisogno fisico di fare sesso con lei. Dovevo farla mia, il membro eretto e dritto premeva contro i pantaloni. Mi dimenavo impazzito mentre lei continuava ad accarezzarmi facendo aumentare vertiginosamente quel desiderio che non sarebbe stato appagato mai.
Fu Demetri a staccarla da me, ringhiandole contro.
Adesso basta. Mettetelo dentro” ordinò a Damiano e Lucio.
Jane sorrise divertita “ Prima legategli le mani dietro la schiena” tubò soddisfatta . Ancora stordito ed eccitato dal potere di Pamela venni spinto nella gabbia con i polsi bloccati per impedirmi di finire da solo quello che Pamela aveva iniziato.
E nel buio e nel silenzio che sarebbero diventati i miei compagni e che mi avrebbero tenuto compagnia nei giorni seguenti, iniziai a singhiozzare per l'umiliazione e la rabbia che non potevo sfogare in maniera diversa.


Jasper

Seduto sul tetto del palazzo pensai a come potevamo tirarci fuori da quella situazione.
Erano troppi per affrontarli, e da soli ci avrebbero spazzato via.
Fuggire era impensabile, ci avevano trovato già una volta e nulla li avrebbe fermati dal darci la caccia. Così come sembrava un impresa impossibile riuscire a trovare chi ci aiutasse in tempo. Mancava solo una settimana... troppo poco per chiedere aiuto ai nostri vecchi amici. Non sapevamo dove erano e avremmo perso troppo tempo a cercarli senza pensare che non potevamo allontanarci. Jacob, Nessi ed Edward dovevano poterci rintracciare senza problemi. Ma mentre per i primi due sarebbe bastata una telefonata con Edward comunicare era quasi impossibile.

Con un sospiro ripensai al mio passato, a tutte quelle volte che avevo dovuto combattere per salvarmi la vita.
Mi avrebbe tanto fatto comodo un esercito come quando ero alla testa delle truppe di Maria. Allora sì che il destino sarebbe cambiato!
Ma loro non c'erano più, erano stati spazzati via da altri vampiri o dai Volturi.
La nostra famiglia reale all'epoca si occupava solo di mantenere la pace e l'anonimato. La rispettavo e lo scoprire quello che in questi ultimi anni avevano fatto mi aveva rattristato.
Un tempo erano i difensori dei vampiri, non dei pazzi assetati di potere come si erano rivelati.
Rimasi fermo diverse ore a pensare e a vagliare le diverse possibilità.
Dovevo trovare una soluzione e quando infine capii quello che dovevo fare, mi sentii un brivido freddo scendere lungo la schiena.
Ma dovevo rischiare... dovevo provare… forse era l'unica strada possibile... l'unica speranza esistente... l'unica remota possibilità di salvezza per il Clan dei Cullen.

E con determinazione, certo che la mia decisione sarebbe stata vista da Alice che avrebbe informato gli altri, mi alzai e mi allontanai incontro al nostro destino.

Nessun commento:

Posta un commento