Edward
Andai
alla Sala del Trono e mi inginocchiai ai piedi del mio signore e
svolsi il mio compito con la solita diligenza. Nascondendo nella mia
mente i miei pensieri.
Per
fortuna lui era tranquillo e si disinteressò completamente
di me
assorto nei pensieri dei suoi ospiti.
Sfinito
fui accompagnato in camera e crollai nel buio per evitare che la
testa mi scoppiasse.
Quando
finalmente mi sentii lucido e riposato mi vestii e mi diressi allo
studio di Aro.
Dovevo
parlargli!
Fuori
dalla porta Damon e Marcello spalancarono gli occhi quando mi
videro arrivare e sentirono il mio desiderio di avere un colloquio con
Aro.
Lui
mi ricevette subito e con il cuore in gola per l'ansia entrai nel suo
studio.
Dentro oltre
all'onnipresente Renata mi accorsi che c'era anche Jane.
Aro
alzò gli occhi e mi guardò interrogativo, si
stava chiedendo cosa
mai mi avesse spinto a chiedergli udienza.
“Mio
Signore. Ho bisogno di parlarvi” gli dissi sperando che
allontanasse Jane, che mi stava fissando con odio e disprezzo.
Lui
annui e mi fece il gesto di continuare senza accennare a mandare via
quella sadica vampira.
Radunai
il coraggio e gli dissi “Mio Signore. Vorrei tornare a
casa” mi
sembrava assurdo dargli tante spiegazioni o girare intorno al mio
desiderio.
Speravo
che mi avrebbe dato il permesso... che avrebbe capito e reso la mia
libertà.
Ero
andato lì di mia volontà quindi... in
teoria… non ero obbligato a
rimanere ma avrei potuto allontanarmi a mio piacimento.
Lo
vidi irrigidirsi mentre i suoi pensieri vorticavano alla ricerca di
una motivazione valida per la mia richiesta che non avrebbe saputo
trovare da solo.
“Sei
appena arrivato Edward. Cosa ti spinge a cambiare idea?” mi
chiese
spiazzato, mentre potevo sentire la rabbia crescere dentro di lui.
“Ho
riflettuto, ho provato ma... la mia famiglia mi manca troppo...
questo non è il mio posto, la mia casa...” cercai
di spiegare
sperando che mi credesse.
La
sua risata sferzante mi fece rabbrividire “Edward, Edward...
questa
è l'unica casa che può avere un vampiro. Carlisle
s'illude e tu sai
che il tuo istinto non può essere messo a tacere. Il tuo
dono è
prezioso per me e per Volterra.
Resterai
qua Edward... che tu lo voglia o meno” e la sua ultima frase
non
era una constatazione ma una minaccia.
“Non
posso mio Signore. Sono venuto di mia spontanea volontà e
adesso ti
chiedo di lasciarmi andare. Mi presenterò alla scadenza del
termine,
come fissato, ubbidirò... hai la mia parola”
provai a rabbonirlo
senza molte speranze.
I
suoi occhi fiammeggiarono mentre si rendeva conto che mi stava
perdendo... ancora una volta rifiutavo il loro stile di vita e le
loro regole.
Ancora
una volta si stava scontrando con il mio rifiuto d'integrarmi, di
diventare una perfetta e ubbidiente Guardia e di comportarmi da vero
vampiro come pensava volessi fare.
“Inginocchiati
Edward” mi sibilò facendo un passo avanti con la
mano tesa.
Voleva
vedere dentro di me, voleva capire cosa mi spingeva a chiedergli
nuovamente la mia libertà, cosa mi aveva fatto cambiare idea.
“Le
mie motivazioni non importano... ” risposi arretrando.
Non
volevo che frugasse nella mia mente non ero sicuro di riuscire a
nascondere le vere motivazioni.
Ma
Jane non aspettava altro e con un sorrisetto sadico mi colpì
leggermente facendomi inginocchiare dal male mentre sul suo viso
appariva un sorriso soddisfatto.
Lui
si avvicinò e posò la sua mano sulla mia testa,
mentre lei ritirava
il suo potere lasciandomi stordito e inginocchiato... inerme di
fronte a lui.
Lo
sentii entrare subito dentro la mia mente con una violenza e una
cattiveria mai provata, mentre, impreparato al suo attacco metteva
a nudo e leggeva tutti i miei pensieri e i miei propositi. Non ci
mise molto ma percepii chiaramente la sua mente penetrare in
profondità come un bisturi e aprire e scardinare tutte le
protezioni
che avevo provato ad erigere in precedenza. Per la prima volta mi
ritrovai completamente alla sua mercé nudo e inerme al suo
potere.
“Ahh!
Ecco cosa ti ha spinto a tornare. Volevi sottrarmi Rebecca! Volevi
indebolire Volterra. ” esclamò disgustato e in
preda all'ira “Ma
il tuo piano è fallito Edward. Lei mi è fedele! E
adesso per
punizione rimarrai qua al mio servizio per almeno tre mesi come
impone la regola. E per ricordarti che sei una Guardia e che sei
tenuto a ubbidire ti farò rinchiudere nella
Gabbia.”
La
sua voce era tagliente e dura e mentre con stizza levava la sua mano
dalla mia testa si rivolse a Jane. “Portalo in Gabbia e
lasciacelo
almeno quattro giorni. E... Jane se si ribella puniscilo senza
pietà” concluse guardandomi ancora rabbioso.
“Prima o poi ti
piegherò Edward. Prima o poi mi chiederai strisciando di
tenerti al
mio servizio. Troverò il modo e tre mesi mi daranno
l'opportunità
che cerco. Tu sei solo uno stupido ragazzo viziato e abituato ad
avere tutto... ti accorgerai presto cosa significa disubbidire al tuo
Signore e quale è il tuo dovere e il tuo posto. ”
mi minacciò
facendo un gesto a Jane ancora completamente fuori di se dalla
rabbia.
E
lei con un sorrisino angelico ancora una volta scatenò il
suo
potere su di me.
“Adesso
basta Jane” disse poi alzando appena la voce sorridendo nel
vedermi
raggomitolato a terra.
“Damon,
Marcello venite” ordinò alzando appena la voce.
Mi
stavo tirando in piedi ancora dolorante che mi sentii afferrare per
le spalle.
“Non
opporre resistenza Edward. Non costringere Jane a farti ancora del
male” mi disse guardandomi irato “Portatelo nella
Gabbia, non lo
voglio più vedere davanti ai miei occhi. Li potrai ripensare
al tuo
giuramento Edward e renderti conto che ormai sei una Guardia e che
ti devi rassegnare. Il tuo cuore, il tuo destino e la tua vita
appartengono a Volterra... appartengono a me.” disse deciso e
furente.
Non
lo avevo mai visto così furibondo e rimasi fermo, spaventato
dalla
sua reazione oltre che sconvolto dal male che mi aveva fatto entrando
così prepotentemente dentro di me. La testa mi bruciava come
il
fuoco e Jane non aveva certo migliorato la mia condizione.
“Edward mentre
starai chiuso li dentro... rifletti su ciò che realmente sei
e su come ti dovrai comportare quando uscirai. Altrimenti
rimpiangerai amaramente il tuo destino. Finora sono stato troppo
bravo e accondiscendente con te... ma adesso basta. Sono stufo di
dover lottare contro il tuo rifiuto d'integrarti. Non
tollererò
altre ribellioni, altri ripensamenti. Rassegnati, ragazzo,
poiché
il tuo destino ormai è deciso” mi
sibilò lui.
Disperato
per il suo rifiuto e spaventato dalle conseguenze e da quello che mi
aspettava nelle prossime settimane, li seguii senza fare opposizione.
Sapevo ormai per esperienza che ad oppormi alla punizione non avrei
ottenuto nulla, solo di far divertire Jane a torturarmi.
Lungo
la strada incontrammo Lucio e Pamela. Lei li guardò
divertita e
gli diede l'ordine di seguirla.
“Dove
state andando?” chiese incuriosito Demetri che stava
chiacchierando con una Guardia nel corridoio.
Jane
gli sorrise cattiva e rispose “Edward, ha disobbedito ad Aro
e deve
essere punito. Un po' di Gabbia gli farà bene. Sono ordini
del
nostro Signore” precisò sapendo che lui avrebbe
cercato di
proteggermi.
Vidi
Demetri inscurirsi in volto “Non hai ancora capito
Edward?” mi
disse scuotendo la testa Mi spiace ragazzo, devi stare
attento “Vi accompagno”
continuò ad alta voce unendosi a noi.
Mentre Jane gli lanciava una occhiata perplessa e preoccupata. Con
lui presente non avrebbe potuto fare pienamente di testa sua, sentii
nei suoi pensieri rabbiosi.
Quando
arrivammo dalla gabbia Jane mi guardo ridacchiando.
“Apri
la bocca Edward, ti mettiamo il morso” mi disse.
Mi
girai e la fulminai con lo sguardo “ Questo non è
un ordine di
Aro” le ricordai spaventato. Il morso faceva parecchio male
oltre
ad essere umiliante portarlo.
“Forse
non hai ancora capito, Edward, che ho un grado superiore al tuo e una
certa autonomia per trattare con le Guardie sottoposte. Fai il bravo
ed apri la bocca o devo intervenire io?” la sua vocetta era
carica
di odio e un ringhio forte mi usci dal petto. L'odiavo profondamente
e l'avrei uccisa volentieri.
Il
suo potere mi fece crollare a terra e mentre ero in balia al dolore,
incapace di muovermi o di difendermi, Lucio e Damiano mi assicurarono
il morso nella bocca.
Demetri
invece stava fermo in disparte con lo sguardo triste sapendo di non
potere far nulla per aiutarmi. In fondo avevo osato ribellarmi ad
Aro e questo era il minimo che potesse capitarmi.
Mi misi in ginocchio ancora dolorante e senza
preavviso mi avventai
su di lei.
Non
potevo morderla ma potevo lo stesso farle del male.
La
feci cadere ma non riuscii a fare altro perché le altre
Guardie
piombarono su di me e mi allontanarono da lei.
“Calmati
Edward. Smettila. Riprendi il controllo.” mi
supplicò Demetri
cercando di tenermi fermo e di farmi ragionare. Sapeva che facendo
così avrei solo peggiorato la punizione.
Lucio
e Damiano mi avevano bloccato per terra con il loro peso e Pamela
guardò Jane.
Lei
sorrise diabolica mentre le fece un cenno affermativo.
Vidi
Pamela avvicinarsi a me e senza problemi strapparmi la camicia e la
mantella lasciandomi a torso nudo. Le sue mani iniziarono a passarmi
sul petto mentre una voglia assurda s'impadroniva del mio corpo.
Iniziai a mugolare e a dimenarmi per liberarmi
dalle loro mani, mentre
impazzivo dal desiderio di prendere Pamela e farla mia.
Non
pensavo ad altro. Avevo solo un disperato bisogno fisico di fare
sesso con lei. Dovevo farla mia, il membro eretto e dritto premeva
contro i pantaloni. Mi dimenavo impazzito mentre lei continuava ad
accarezzarmi facendo aumentare vertiginosamente quel desiderio che
non sarebbe stato appagato mai.
Fu
Demetri a staccarla da me, ringhiandole contro.
“Adesso
basta. Mettetelo dentro” ordinò a Damiano e Lucio.
Jane
sorrise divertita “ Prima legategli le mani dietro la
schiena”
tubò soddisfatta . Ancora stordito ed eccitato dal potere di
Pamela venni spinto nella gabbia con i polsi bloccati per impedirmi di
finire da solo quello che Pamela aveva iniziato.
E
nel buio e nel silenzio che sarebbero diventati i miei compagni e che
mi avrebbero tenuto compagnia nei giorni seguenti, iniziai a
singhiozzare per l'umiliazione e la rabbia che non potevo sfogare
in maniera diversa.
Jasper
Seduto
sul tetto del palazzo pensai a come potevamo tirarci fuori da quella
situazione.
Erano
troppi per affrontarli, e da soli ci avrebbero spazzato via.
Fuggire
era impensabile, ci avevano trovato già una volta e nulla li
avrebbe
fermati dal darci la caccia. Così come sembrava un impresa
impossibile riuscire a trovare chi ci aiutasse in tempo. Mancava
solo una settimana... troppo poco per chiedere aiuto ai nostri
vecchi amici. Non sapevamo dove erano e avremmo perso troppo tempo a
cercarli senza pensare che non potevamo allontanarci. Jacob, Nessi ed
Edward dovevano poterci rintracciare senza problemi. Ma mentre per i
primi due sarebbe bastata una telefonata con Edward comunicare era
quasi impossibile.
Con
un sospiro ripensai al mio passato, a tutte quelle volte che avevo
dovuto combattere per salvarmi la vita.
Mi
avrebbe tanto fatto comodo un esercito come quando ero alla testa
delle truppe di Maria. Allora sì che il destino sarebbe
cambiato!
Ma
loro non c'erano più, erano stati spazzati via da altri
vampiri o
dai Volturi.
La
nostra famiglia reale all'epoca si occupava solo di mantenere la pace
e l'anonimato. La rispettavo e lo scoprire quello che in questi
ultimi anni avevano fatto mi aveva rattristato.
Un
tempo erano i difensori dei vampiri, non dei pazzi assetati di potere
come si erano rivelati.
Rimasi
fermo diverse ore a pensare e a vagliare le diverse
possibilità.
Dovevo
trovare una soluzione e quando infine capii quello che dovevo fare,
mi sentii un brivido freddo scendere lungo la schiena.
Ma
dovevo rischiare... dovevo provare… forse era l'unica strada
possibile... l'unica speranza esistente... l'unica remota
possibilità
di salvezza per il Clan dei Cullen.
E
con determinazione, certo che la mia decisione sarebbe stata vista da
Alice che avrebbe informato gli altri, mi alzai e mi allontanai
incontro al nostro destino.
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