Edward
Entrai
e mi inginocchiai ai piedi di Aro.
Lui
si volto a sorridermi poi senza una parola posò la sua mano
sulla
mia testa, mentre il primo vampiro entrava nella Sala del Trono.
Lavorai
tutta la notte e come al solito feci ritorno alla mia camera ancora
stordito.
Questa
volta al mio fianco non c'era Rebecca ad aiutarmi e ci misi un po'
prima di riuscire a rilassare abbastanza la mente per immergermi in
quella specie di torpore che mi permetteva di recuperare le forze.
Erano
le prime ore del pomeriggio quando ancora intontito mi venne a
chiamare Daniele.
“Buongiorno
mio Capitano” mi salutò tutto festoso.
Gli
sorrisi, mi piaceva il modo di fare di quel ragazzo. La sua dolcezza
e allegria erano contagiose senza contare che mi ricordava Alice,
sembrava un folletto perennemente sorridente proprio come la mia
sorellina.
“Il
nostro Signore Aro ti aspetta nel suo studio, appena sei
pronto”
finii allegro prima di uscire come un razzo dalla stanza.
Mi
alzai e mi guardai intorno. Per un attimo cercai Rebecca, poi scossi
la testa sbuffando. Ero solo ovviamente, e mi scocciava ammetterlo...
ma mi mancava.
Avevo
voglia di rivederla, di parlarle di chiarire quello che si agitava
dentro di me.
Ma
lei non c'era e io non sapevo quando sarebbe arrivata.
Incuriosito
mi avviai da Aro, chiedendomi ancora una volta che cosa potesse mai
volere da me.
Quando
arrivai bussai alla porta ed entrai.
Non
era solo, con lui c'era Malik.
“Oh
Edward. Eccoti finalmente” mi disse cordiale il mio Signore.
Annui
e abbassai la testa per salutarlo.
Sul
suo volto si aprii un sorriso allegro . Nella sua mente, ancora una
volta esplose la gioia per avermi lì, sottomesso ai suoi
desideri.
“Oggi
pomeriggio devi accompagnare Malik. Il tuo dono sarà
importante per
svolgere bene il suo lavoro. Ed Edward, mi aspetto che tu gli
ubbidisca” terminò.
Annui
“Come volete Mio Signore” risposi e posai lo
sguardo sul vampiro
al suo fianco.
Lo
conoscevo di vista ma non gli avevo mai parlato. Sapevo che si
occupava della gestione della Rocca ma non sapevo esattamente di
cosa. Apparteneva alla Guardia Reale e la sua mantella bordata di
rosso lo identificava come responsabile dell'amministrazione. Lui mi
stava studiando, chiedendosi se sarei stato effettivamente d'aiuto o
solo un impaccio per la sua missione.
“Dovrai
metterti in borghese e vestito elegante Edward. Ci vediamo tra
quaranta minuti in piazza” mi ordinò.
La
sua voce melodiosa come tutti quelli della mia razza era ferma e
severa proprio come il suo aspetto.
Se
fossimo stati umani avrei potuto scambiarlo per un Professore o il
Dirigente di una grande industria, mentre vedevo i suoi occhi
scrutarmi enigmatici e i suoi pensieri ripassare tutto quello che
sapeva su di me.
“Ci
sarò” gli risposi mentre venivo congedato dal mio
Signore con un
gesto.
Senza
perdere tempo andai in camera e mi vestii con un completo grigio
sopra una camicia azzurrina che trovai nell'armadio. Non sembravo
più
ne una Guardia, ne tanto meno un diciassettenne.
Mi
guardai nello specchio per sistemarmi la cravatta blu a strisce
bianche e rosse e il ricordo del matrimonio di Nessi bussò
nella
mia mente.
“Bella”
mormorai al mio riflesso mentre venivo assalito dai ricordi e la mia
mano si alzava come per farle una carezza.
Ingoiai
a vuoto diverse volte per calmarmi stringendo con violenza i pugni
lungo i fianchi.
Una
ferita del mio animo si era riaperta, ma non potevo permettere al mio
cuore e alla mia mente di pensare a lei. Non sarei tornato da lei
fino a che non fossi diventato sicuro dei miei sentimenti nei suoi
confronti e non fossi riuscito a imbrigliare il mostro dentro di me
una volta per tutte.
Quando
ebbi la forza di riaprire le mani sulla mia pelle erano presenti i
segni lasciati dalle unghie. Mi guardai ancora una volta per
accertarmi di avere tutto in ordine e veloce uscii sulla grande
piazza.
Non
aspettai molto che vidi Malik venirmi incontro.
Anche
lui vestito elegante si fermò vicino a me osservandomi
attentamente.
“Bene
Edward” annui sorridendomi mentre lanciava un veloce sguardo
al mio
abbigliamento trovandolo evidentemente di suo gusto “Aro mi
ha
detto che sei abituato a stare in mezzo agli umani e a comportarti
come tale e questo fa di te un ottimo compagno. Non sono molte le
Guardie capaci di comportarsi normalmente e nessuna ha il tuo
preziosissimo dono” disse scrutandomi di sottecchi.
Scossi
la testa “Da quando mi sono scontrato con i licantropi ho
alcuni
problemi di autocontrollo. Anche se sono in grado di gestirmi
sufficientemente” lo informai scocciato da quella mia
debolezza con
cui avevo imparato a convivere ultimamente.
Lui
mi guardò serio e preoccupato “Questo è
un male Edward. Dovresti
informare Aro.” mi rimproverò aggrottando le
sopracciglia e
chiedendosi se fosse il caso di rimandarmi nella Rocca.
“Non
immaginavo che mi facesse uscire. Ma non ti preoccupare se non
succede nulla sono in grado di controllarmi a sufficienza”
cercai
di rassicurare lui e me stesso.
“Comunque
hai fatto bene ad informarmi. Mi aspetto da te aiuto, ma se fossi in
difficoltà dimmelo, non possiamo comprometterci, in nessun
modo”
mi disse asciutto mentre si avviava con un buon passo umano verso il
centro della Cittadella.
Annui seguendolo,
poi incuriosito gli chiesi “Dove stiamo andando?”
Lui
mi sorrise un attimo poi tornato serio mi rispose “In Banca.
Devo
parlare con il Direttore e tu mi devi aiutare a capire il
perché
certi investimenti sono andati male”
Lo
guardai dubbioso “Investimenti?” gli chiesi poco
sicuro di aver
tradotto bene l'italiano.
Mi
guardò un attimo di traverso fermandosi e bloccandomi per un
braccio.
“Edward. Cosa ne sai
di operazioni finanziarie?” mi chiese a bruciapelo
preoccupato.
“Qualcosa”
gli risposi infastidito dal suo tono.
Scosse
la testa “Mi mancava dover fare la balia a un vampiro
instabile e
per di più che non capisce nulla di economia”
bofonchiò
chiaramente alterato da quello che iniziava a considerare solo un
peso.
Stava
per rimettersi a camminare che lo bloccai io stavolta per un braccio
snudando i denti “Forse non sarò un tecnico del
settore... Malik!
Ma non sono uno scemo... ho tre lauree” affermai offeso dal
suo
comportamento.
Lui
si scrollò la mano e mi guardò assorto un attimo
“Vedremo
Edward...vedremo. Per adesso vieni e cerca di fare del tuo
meglio”
Levai
la mano e lo seguii in silenzio.
Quando
ci presentammo ci fecero accomodare in un piccolo salottino moderno.
Malik
si comportava completamente a suo agio in apparenza ma sentivo i
suoi occhi puntati su di me e il suo nervosismo per la mia presenza
oltreché per la sua missione.
Mi
osservava in continuazione chiedendosi se avrei creato problemi.
Quando
arrivò il Direttore ci diede la mano cordiale mostrando
indifferenza
alla nostra temperatura mentre iniziava a parlare con lui, che
evidentemente conosceva da tempo.
Riuscivo
a seguire tutti i discorsi con facilità e fin da subito
entrai nei
pensieri di quell'uomo.
“Sicuramente
Sig. Malik la grave crisi che ha investito l'America ha coinvolto i
governi vicini e l'Argentina si è trovata in
difficoltà. Non era
prevedibile che le azioni crollassero così di
colpo.” spiego
affabilmente il direttore al mio compagno.
Sorridendo
comprensivo al Direttore e facendo finta di cambiare posizione
sussurrai a Malik “Sta mentendo... lo sapeva da una ventina
di
giorni ma ha fatto finta di niente, per guadagnarci” lo
smascherai.
Ovviamente
il Direttore non sentì quello che avevo sibilato al mio
compagno e
Malik ne approfittò per incastrarlo “Ho fonti
sicure che affermano
che voi ne siete stato informato con venti giorni di anticipo e
questo non piacerà al mio Signore” la sua voce era
pacata e
calma ma nonostante questo il direttore iniziò a sudare
copiosamente.
“Ecco
io...” provò a giustificarsi.
“Non
ha i soldi da restituire... ha paura di te” informai
nuovamente il
mio compagno provando una certa pena per quell'uomo.
“Non
si preoccupi Direttore... sono sicuro che la prossima volta
m'informerà per tempo... e che nel frattempo
cercherà di rimediare
alla perdita del denaro” lo interruppe Malik sorridendo
mellifluo.
Il
tono era apparentemente tranquillo ma il direttore era chiaramente
terrorizzato dal mio compagno. Non sapeva con esattezza chi aveva
davanti, per sua fortuna, ma era cosciente della possibilità
di
perdere la vita se non avesse mantenuto la parola. Era fermamente
convinto fossimo esponenti di spicco della mala vita italiana.
“Si.
Si..cura..men...te” rispose asciugandosi il sudore dalla
fronte
con il fazzoletto.
“Fregherà
un investitore di Milano, per ripianare i conti” sibilai a
Malik leggendo la mente del Direttore. “E' fermamente
convinto che
apparteniamo a qualche organizzazione poco pulita e assai
pericolosa”
riferii ridacchiando all'idea di quanto fosse fuori strada sul tipo
di organizzazione criminale.
Non
eravamo di certo mafiosi ma sicuramente qualcosa di ancora
più
letale. Se non avesse rimediato alla sua mancanza avrebbe potuto
finire come cibo al prossimo banchetto.
“Ne
sono certo. Arrivederci Direttore” lo salutò
cordiale il mio
compagno chiaramente soddisfatto dall'impegno preso da quel
pover'uomo e da quanto gli avevo riferito leggendogli nella mente.
Mi
alzai e salutai imitando Malik sotto gli occhi attenti del
Direttore che si stava chiedendo chi fossi dal momento che era la
prima volta che mi vedeva e che non avevo aperto bocca.
Immaginava
che fossi una guardia del corpo e ancora una volta mi venne da
sorridere all'idea di quanto fosse fuori strada.
Facemmo
ritorno alla Rocca diretti e quando arrivammo davanti all'entrata lui
mi prese per un braccio facendomi fermare.
Mi
ero rilassato e non mi aspettavo la sua presa per cui mi girai e gli
ringhiai snudando i denti.
Lui
sussultò un attimo, poi lasciò il mio braccio
intimorito e stupito
dalla mia reazione.
“Scusa
Edward. Non volevo spaventarti.” mi disse capendo al volo la
situazione.
Io
annui e mi rilassai “Perdonami mi ero distratto.”
“Per
fortuna che non è successo in Banca. Usciremo altre volte
assieme.
Sei molto utile ragazzo ma... stai attento... le tue distrazioni
potrebbero essere pericolose” mi ammonì prima di
entrare e sparire
nei bui corridoi.
Rimasi
indietro un attimo ripensando alle sue parole poi velocemente mi
diressi in camera e mi cambiai rimettendomi la divisa.
Mi
aspettavano per combattere e forse finalmente sarei riuscito ad
imbrigliare il mostro nuovamente.
Ancora
una volta avevo constatato quanto instabile e pericoloso fossi e
decisamente non mi piaceva esserlo.
Alice
Volevo
parlare con Edward prima che partisse e ne avevo approfittato al
matrimonio.
Avevamo
ballato assieme ma non avevo avuto il coraggio di parlargli...ci
avevo provato ma il suo sguardo disperato mi aveva impedito di
proseguire.
Aspettai
che il ricevimento stesse per finire e lasciato Jasper con Emmett,
mi diressi a cercare mio fratello. Non potevo rimandare.
Si
stava guardando in giro, forse stava cercando Bella pensai
osservandolo attentamente.
Poi
lo vidi partire deciso e andare da lei. Si parlarono pochi secondi e
lo vidi abbassare la testa e allontanarsi verso il giardino buio.
Senza
perdere tempo lo seguii e lo raggiunsi velocemente.
Mi
stava dando le spalle “Edward” lo chiamai
dolcemente.
Lui
si voltò guardandomi con gli occhi tristi e ingoiando a
vuoto. Stava
singhiozzando, per questo si era allontanato nel buio del giardino.
Mi
avvicinai e lo abbracciai stretto “L'hai detto a
Bella...vero?”
gli chiesi.
Solo
quello poteva giustificare il suo comportamento.
“Si.”
mi sussurro allontanandosi leggermente da me evidentemente
infastidito dal farsi vedere così debole ai miei occhi.
Lo
sentii prendere fiato per rilassarsi poi calandosi una maschera sul
viso e sul cuore mi disse calmo e freddo “Ti devo chiedere un
favore Alice” .
Rimasi
in silenzio e gli feci cenno di proseguire inclinando la testa e
attendendo la sua richiesta incuriosita.
Mi
stavo domandando cosa avrebbe mai potuto chiedermi quando lo vidi
guardarmi e sorridermi timidamente.
“Quando
sarò via... non cercarmi. L'ultima volta avete sofferto
tutti a
causa mia e delle tue visioni. Non voglio che si ripeta” mi
disse
cercando i miei occhi.
Come
poteva chiedermi questo? Mi domandai allarmata e stupita dalla sua
richiesta.
“No.
Edward. Non chiedermelo e poi lo sai che mi arrivano senza che io lo
voglia. Se non avessi avuto la visione della battaglia saresti morto
sui Monti Urali” ribattei decisa.
Lo
vidi sorridermi, il volto teso, tirato, mentre mi sussurrava
“Forse
sarebbe stato meglio per tutti.”.
Stupido
di un fratello!! Ero arrabbiata con lui, con il suo modo di fare e
di comportarsi. Ma come poteva non capire? Gli afferrai le braccia
per scrollarlo, per svegliarlo da quel suo continuo incolparsi... ma
non feci in tempo... il suo ringhio d'avvertimento mi blocco' mentre
vedevo i suoi occhi farsi neri e i suoi muscoli tendersi in posizione
d'attacco...
“Promettimelo
Alice” mi disse balzando improvvisamente indietro spaventato
da se
stesso.
“Edward...
non posso” ti prego vieni qui, abbracciami.
“Non è
successo nulla” supplicai spaesata e spaventata dalla sua
reazione
e ancora di più da quello che sapevo stava pensando di se
stesso.
Lui
scosse la testa. “Non vuoi proprio capire vero Alice? Non
sono più
lo stesso, sono pericoloso. E tu mi devi promettere che non mi
cercherai mai”
Lo
guardai, era disperato e promisi.
Non
avrei mai cercato le visioni su di lui e se fossero arrivate non le
avrei raccontate agli altri.
Poi
mi voltai e scappai via travolta dal dolore. Lo avevamo perso non
eravamo stati capaci di capirlo ed aiutarlo abbastanza e adesso ci
avrebbe detto addio forse per sempre.
*
* *
La
mia promessa mi pesava e cercavo di evitare di pensare a lui.
Le
poche immagini che mi arrivavano e che non riuscivo a bloccare non
erano allarmanti e cercavo di cancellarle dal mio cuore e dalla mia
mente velocemente, per non turbare nessuno come mi aveva chiesto.
Era
un fardello pesante da portare ma sapevo che era la cosa giusta da
fare.
Dopo
che fu partito, insieme a Rosalie, decidemmo che la cosa migliore da
fare era quella di aiutare Bella.
Non
potevamo aiutare lui, ma almeno avremmo aiutato nostra sorella a non
impazzire e ad uscire da quel dolore che sapevamo la stava
annientando e che stava distruggendo anche noi.
Eravamo
rientrate da poco quando vidi Carlisle entrare e chiedere di Jasper,
mi concentrai su di lui per cercarlo e quello che vidi mi fece
scappare un urlo. Non era possibile...
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