Edward
Rimasi
fermo, furente e
spaventato. Incapace di muovermi con la paura che volesse obbligarmi
a nutrirmi.
Ero
talmente sconvolto
che non mi sarei alzato se Rebecca non mi avesse obbligato.
Con
calma si mise in
piedi e mi prese le mani facendomi alzare, poi con un sorriso triste e
sofferente sulle labbra si avviò verso lo studio di Aro
tirandomi
dietro a lei.
La
seguii come un automa.
Continuavo a sentire le urla nella mia testa e non riuscivo a
smettere di singhiozzare piano. Mi tirai su il cappuccio della
mantella, non volevo che le altre Guardie vedessero i miei occhi neri
e il viso stravolto.
Prima
di entrare Rebecca
si fermò mi tirò giù il cappuccio e mi
guardò negli occhi
preoccupatissima.
“Va
tutto bene Rebecca.
E' tutto a posto” mormorai prendendo un bel respiro e
imponendomi
di mantenere un certo contegno.
Quando
entrammo Aro
sollevò gli occhi su di noi ed io mi trovai a fissare due
pozzi
profondi rossi come il fuoco. E il sentimento di smarrimento che mi
aveva accompagnato fu rimpiazzato da un odio profondo.
“Stai
meglio Edward?
Non hai mangiato, ma questa non è una sorpresa. Eppure
sei un vampiro malgrado il tuo rifiuto di comportarti come tale.
Sai che non posso tollerare la tua alimentazione diversa, pensavo
di essere stato chiaro!”
“Non
ho potuto Aro. Non
posso così, non ...” come fare a spiegargli la
sofferenza che mi
colpiva? Deciso lasciai la mano a Rebecca e l'allungai fino a toccare
quella di Aro.
Lui
rimase fermo e si
concentrò a leggere nella mia mente quello che tanto mi
aveva
sconvolto.
“Ah,
è così dunque.
Per troppo tempo hai frequentato gli umani Edward. Hai finito per
dimenticarti che sono il nostro cibo e non la nostra compagnia. Non
sei uno di loro, non puoi ritornare ad esserlo.”
mentre
parlava mi guardava scuotendo la testa dispiaciuto.
Rimasi
in silenzio
sconvolto da quell'affermazione che sapevo essere vicino alla
realtà
ma nel frattempo lieto di essere almeno riuscito a fargli capire
quello che provavo.
“Sei
un problema
ragazzo mio, dobbiamo trovare una soluzione.” non sembrava
arrabbiato e veloce entrai nella sua mente
Non
posso obbligarlo,
mi ha già dimostrato la sua resistenza e non posso fargli
seguire la
sua dieta... Ma forse un modo c'è.
“Edward”
la velocità del suo pensiero mi colse all'improvviso
“in passato
ti sei già saziato di sangue umano, ricordi?”
E
come avrei potuto dimenticarlo? Ero diventato l'assassino degli
assassini, dei violentatori, dei malvagi. Cacciavo nella notte, ed
ero giudice e carnefice. Il mostro che era in me era libero e forte
ed io mi sentivo invincibile, quasi un Dio. Eppure avevo capito che
era sbagliato che non era quello il mio ruolo e mesto ero tornato a
casa dai miei genitori e avevo ripreso a cibarmi di animali.
Lo
guardai e sentii nella sua mente che quella era la sua idea.
“Questo
pomeriggio partirai per Firenze con Demetri e Felix che veglieranno
su di te. Sarai tu a scegliere la tua preda. Chi, come o quando non
mi interessa. Nessuno di noi interferirà, solo domani,
dovrai di
nuovo essere nella Rocca... sazio!!”
Lo
guardai, sapevo da tempo che prima o poi avrei dovuto nutrirmi come
loro. Alice lo aveva previsto.
Odiavo
uccidere, ma se potevo scegliere la mia preda sarebbe stato...
sopportabile.
Annui
riconoscente, era un compromesso accettabile, avrei ucciso un solo
umano, qualcuno che non meritava la vita.
“E
un altra cosa Edward... dovrai cacciare anche per Rebecca.”
Lo
guardai sbigottito “Non sa combattere e cacciare?”
“E'
molto brava a combattere Edward, probabilmente molto più di
te,
visto che ha ricevuto l'addestramento delle Guardie. Ma non
è
abituata a cacciare gli umani... alla tua maniera. Dovrai tu
scegliere e uccidere per lei. E dopo tutta la sofferenza che gli
hai imposto poco fa e tutta la sete che gli stai facendo patire, credo
che sia il minimo che puoi fare per farti perdonare.”
Annui,
questo avrebbe complicato le cose, ma aveva ragione Aro, glielo
dovevo.
Avevo
infatti capito che assorbiva le mie emozioni e in una piccola parte
anche il mio dolore fisico.
La
guardai e le sorrisi. “Domani notte caccerò per
te” le promisi.
Un
sorriso felice si aprì sul suo volto mentre i suoi occhi
s'illuminavano all'idea del pasto vicino.
Quando
rientrai nella mia stanza ero più rilassato, non mi piaceva
quello
che avrei dovuto fare, ma almeno la scelta della preda era mia.
Ci
cambiammo mettendoci in borghese. Io mi misi in jeans e camicia blu e
lei si mise un vestitino verdino che esaltava la sua figura al
massimo.
Quando
si fu cambiata la guardai e notai che era bellissima. I lunghi
capelli bronzei le incorniciavano il viso delicato e il corpo era
snello e scattante.
Demetri
e Felix, in borghese anche loro, ci vennero a prendere e salimmo
tutti su una Golf argentata ultimo modello.
Nel
giro di poche ore giungemmo a Firenze.
Non
avevo mai visitato quella bella città. Con Carlisle stavamo
bene
attenti a girare al largo dall'Italia per paura d'imbatterci in loro.
Disorientato
lasciai a loro il compito di farmi da guida, mentre li seguivo
tenendo per mano Rebecca.
“Dove
vuoi andare Edward?” mi chiese Felix.
“Non
lo so. Non conosco la città, ma in una zona molto
affollata.”
Vidi
Demetri e Felix scambiarsi un occhiata perplessa. Non avevano idea di
come intendevo organizzarmi. Era ancora giorno malgrado il sole fosse
ormai sparito dietro i palazzi.
Annuendo
mi fecero strada e presto ci mischiammo alla folla.
Ogni
tanto si voltavano a guardarmi studiandomi attentamente sbalorditi.
Avevano notato infatti che giravo senza guardarmi intorno, la testa
bassa, la fronte aggrottata dallo sforzo di leggere nei pensieri
delle persone. Anche Rebecca sembrava preoccupata e la vedevo spesso
lanciarmi occhiate furtive.
Girammo
così diverse ore fino a che mi videro alzare gli occhi
sorridente.
“Ho bisogno del tuo aiuto Demetri. Sono un pessimo segugio
mentre
tu sei infallibile.”
Mi
guardò sorridendo. Probabilmente non si aspettava da me
quell'attestato di stima. Ma era la verità. “
Guarda quei due
ragazzi. Quello con la camicia e il giubbotto di Jeans e quello in
felpa blu.
Stasera
quando cala la notte mi aiuterai a rintracciarli?”
“Certo
Edward. ” sembrava stupito.
Sorrisi, avevo trovato
le mie prede e questa sera avremmo cenato e salvato la
vita a una ragazzina innocente.
Senza
dire nulla mi avviai per le strade tranquillo, potevo godermi
finalmente la gita a Firenze.
Quando
attraversammo quel meraviglioso ponte mi fermai ad osservare una
mamma che teneva in braccio una bimba dai riccioli rossi. Rimasi
impietrito. Sembrava la mia Bella. Scossi la testa, non era possibile
ovviamente, quella era un umana e Nessi era ormai una bella ragazza.
Ma una fitta di nostalgia mi colpì violenta. Poco
più di due mesi ecco il tempo che ancora mi divideva dalla
mia famiglia.
Mi
ero stancato troppo nel cercare nelle menti dei passanti la preda
giusta e quindi avevo alzato le barriere mentali escludendo dalla
mia testa qualsiasi voce. Fu per questo motivo che costrinsi un
infastidito Felix a richiamare la mia attenzione ad alta voce.
Ebbi
un sussulto quando lo sentii chiamarmi per nome, non mi ero accorto
infatti che gli altri erano andati avanti e Rebecca li aveva
raggiunti anche se stava voltata a fissarmi intensamente. Non era
più
distante di tre o quattro metri, eppure, sentii il bisogno
impellente di raggiungerla. Veloce mi avvicinai spinto da quel
bisogno urgente.
Lei
mi prese per mano sorridendomi e facendomi una carezza sulla guancia
per tranquillizzarmi. Sembrava una bambina felice e di rimando le
sorrisi lieto di potermi fare perdonare per la sofferenza di quei
giorni.
Non
immaginavo che quella carezza e quel sorriso avrebbero scatenato una
violenta tempesta.
Carlisle
Ma
dov'era finita Alice? Jasper era disperato! Erano tre ore che la
cercavamo ma nessuno sapeva dove fosse.
Offesa
da quello che lei considerava un tradimento si era allontanata e
nessuno l'aveva più rivista.
L'unico
che l'avrebbe potuta rintracciare facilmente era Edward, ma lui era
distante, in partenza per Firenze, ignaro di tutto.
Quando
il telefono squillò rispose Bella che era la più
vicina. “Pronto?!”
“Ciao
mamma. Non ti preoccupare sono con Jacob e con zia Alice. Stiamo
andando a salutare Papà.
Ci
vediamo tra un paio di giorni. Salutami i nonni e dì a
Jasper di
stare tranquillo. Non ci metteremo nei guai”
“Pronto....
Nessi... Nessi...” poi sconvolta Bella si voltò
verso di noi “Oh
no. Ha buttato giù. Alice ne ha combinata un altra delle
sue. E'
partita per Firenze con Nessi e Jacob. Vogliono cercare
Edward.”
“Come
?” chiesi stupito
“Hai
sentito bene Carlisle” mi rispose con un accenno di isteria
nella
voce “Alice si è portata dietro Nessi e Jacob a
Firenze.
Vogliono cercare Edward. ” ringhiò mentre la calma
della sorpresa
lasciava il posto alla paura.
Ero
impietrito, non riuscivo a credere alle sue parole. Feci un rapido
calcolo mentale e sconsolato fui costretto ad ammettere
“Ormai è
tardi per fermarli. Dovevamo aspettarcelo, Alice non rinuncia mai a
fare di testa sua. Speriamo solo che non faccia imprudenze mettendo i
ragazzi in pericolo o Edward in difficoltà.”
sospirai andando ad
abbracciare Bella che sicuramente stava entrando in pieno panico.
Inutile
dire che ero preoccupatissimo anch'io l'ultima volta che Alice aveva
agito tenendoci all'oscuro di tutto aveva trascinato Bella in
Italia a cercare Edward e tutti e tre avevano rischiato la vita.
Adesso
la situazione sembrava ripetersi, ancora una volta era voluta andare
a cercare suo fratello e ancora una volta aveva messo in pericolo se
stessa e chi l'accompagnava.
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