martedì 12 febbraio 2013

NV Capitolo 13 - A spasso per Firenze

Edward

Rimasi fermo, furente e spaventato. Incapace di muovermi con la paura che volesse obbligarmi a nutrirmi.
Ero talmente sconvolto che non mi sarei alzato se Rebecca non mi avesse obbligato.
Con calma si mise in piedi e mi prese le mani facendomi alzare, poi con un sorriso triste e sofferente sulle labbra si avviò verso lo studio di Aro tirandomi dietro a lei.
La seguii come un automa. Continuavo a sentire le urla nella mia testa e non riuscivo a smettere di singhiozzare piano. Mi tirai su il cappuccio della mantella, non volevo che le altre Guardie vedessero i miei occhi neri e il viso stravolto.
Prima di entrare Rebecca si fermò mi tirò giù il cappuccio e mi guardò negli occhi preoccupatissima.
“Va tutto bene Rebecca. E' tutto a posto” mormorai prendendo un bel respiro e imponendomi di mantenere un certo contegno.
Quando entrammo Aro sollevò gli occhi su di noi ed io mi trovai a fissare due pozzi profondi rossi come il fuoco. E il sentimento di smarrimento che mi aveva accompagnato fu rimpiazzato da un odio profondo.
“Stai meglio Edward? Non hai mangiato, ma questa non è una sorpresa. Eppure sei un vampiro malgrado il tuo rifiuto di comportarti come tale. Sai che non posso tollerare la tua alimentazione diversa, pensavo di essere stato chiaro!”
“Non ho potuto Aro. Non posso così, non ...” come fare a spiegargli la sofferenza che mi colpiva? Deciso lasciai la mano a Rebecca e l'allungai fino a toccare quella di Aro.
Lui rimase fermo e si concentrò a leggere nella mia mente quello che tanto mi aveva sconvolto.
“Ah, è così dunque. Per troppo tempo hai frequentato gli umani Edward. Hai finito per dimenticarti che sono il nostro cibo e non la nostra compagnia. Non sei uno di loro, non puoi ritornare ad esserlo.” mentre parlava mi guardava scuotendo la testa dispiaciuto.
Rimasi in silenzio sconvolto da quell'affermazione che sapevo essere vicino alla realtà ma nel frattempo lieto di essere almeno riuscito a fargli capire quello che provavo.
“Sei un problema ragazzo mio, dobbiamo trovare una soluzione.” non sembrava arrabbiato e veloce entrai nella sua mente
Non posso obbligarlo, mi ha già dimostrato la sua resistenza e non posso fargli seguire la sua dieta... Ma forse un modo c'è.
“Edward” la velocità del suo pensiero mi colse all'improvviso “in passato ti sei già saziato di sangue umano, ricordi?”
E come avrei potuto dimenticarlo? Ero diventato l'assassino degli assassini, dei violentatori, dei malvagi. Cacciavo nella notte, ed ero giudice e carnefice. Il mostro che era in me era libero e forte ed io mi sentivo invincibile, quasi un Dio. Eppure avevo capito che era sbagliato che non era quello il mio ruolo e mesto ero tornato a casa dai miei genitori e avevo ripreso a cibarmi di animali.
Lo guardai e sentii nella sua mente che quella era la sua idea.
“Questo pomeriggio partirai per Firenze con Demetri e Felix che veglieranno su di te. Sarai tu a scegliere la tua preda. Chi, come o quando non mi interessa. Nessuno di noi interferirà, solo domani, dovrai di nuovo essere nella Rocca... sazio!!”
Lo guardai, sapevo da tempo che prima o poi avrei dovuto nutrirmi come loro. Alice lo aveva previsto.
Odiavo uccidere, ma se potevo scegliere la mia preda sarebbe stato... sopportabile.
Annui riconoscente, era un compromesso accettabile, avrei ucciso un solo umano, qualcuno che non meritava la vita.
“E un altra cosa Edward... dovrai cacciare anche per Rebecca.”
Lo guardai sbigottito “Non sa combattere e cacciare?”
“E' molto brava a combattere Edward, probabilmente molto più di te, visto che ha ricevuto l'addestramento delle Guardie. Ma non è abituata a cacciare gli umani... alla tua maniera. Dovrai tu scegliere e uccidere per lei. E dopo tutta la sofferenza che gli hai imposto poco fa e tutta la sete che gli stai facendo patire, credo che sia il minimo che puoi fare per farti perdonare.”
Annui, questo avrebbe complicato le cose, ma aveva ragione Aro, glielo dovevo.
Avevo infatti capito che assorbiva le mie emozioni e in una piccola parte anche il mio dolore fisico.
La guardai e le sorrisi. “Domani notte caccerò per te” le promisi.
Un sorriso felice si aprì sul suo volto mentre i suoi occhi s'illuminavano all'idea del pasto vicino.


Quando rientrai nella mia stanza ero più rilassato, non mi piaceva quello che avrei dovuto fare, ma almeno la scelta della preda era mia.
Ci cambiammo mettendoci in borghese. Io mi misi in jeans e camicia blu e lei si mise un vestitino verdino che esaltava la sua figura al massimo.
Quando si fu cambiata la guardai e notai che era bellissima. I lunghi capelli bronzei le incorniciavano il viso delicato e il corpo era snello e scattante.
Demetri e Felix, in borghese anche loro, ci vennero a prendere e salimmo tutti su una Golf argentata ultimo modello.
Nel giro di poche ore giungemmo a Firenze.
Non avevo mai visitato quella bella città. Con Carlisle stavamo bene attenti a girare al largo dall'Italia per paura d'imbatterci in loro.
Disorientato lasciai a loro il compito di farmi da guida, mentre li seguivo tenendo per mano Rebecca.
“Dove vuoi andare Edward?” mi chiese Felix.
“Non lo so. Non conosco la città, ma in una zona molto affollata.”
Vidi Demetri e Felix scambiarsi un occhiata perplessa. Non avevano idea di come intendevo organizzarmi. Era ancora giorno malgrado il sole fosse ormai sparito dietro i palazzi.
Annuendo mi fecero strada e presto ci mischiammo alla folla.
Ogni tanto si voltavano a guardarmi studiandomi attentamente sbalorditi. Avevano notato infatti che giravo senza guardarmi intorno, la testa bassa, la fronte aggrottata dallo sforzo di leggere nei pensieri delle persone. Anche Rebecca sembrava preoccupata e la vedevo spesso lanciarmi occhiate furtive.
Girammo così diverse ore fino a che mi videro alzare gli occhi sorridente. “Ho bisogno del tuo aiuto Demetri. Sono un pessimo segugio mentre tu sei infallibile.”
Mi guardò sorridendo. Probabilmente non si aspettava da me quell'attestato di stima. Ma era la verità. “ Guarda quei due ragazzi. Quello con la camicia e il giubbotto di Jeans e quello in felpa blu.
Stasera quando cala la notte mi aiuterai a rintracciarli?”
“Certo Edward. ” sembrava stupito.
Sorrisi, avevo trovato le mie prede e questa sera avremmo cenato e salvato la vita a una ragazzina innocente.
Senza dire nulla mi avviai per le strade tranquillo, potevo godermi finalmente la gita a Firenze.
Quando attraversammo quel meraviglioso ponte mi fermai ad osservare una mamma che teneva in braccio una bimba dai riccioli rossi. Rimasi impietrito. Sembrava la mia Bella. Scossi la testa, non era possibile ovviamente, quella era un umana e Nessi era ormai una bella ragazza. Ma una fitta di nostalgia mi colpì violenta. Poco più di due mesi ecco il tempo che ancora mi divideva dalla mia famiglia.
Mi ero stancato troppo nel cercare nelle menti dei passanti la preda giusta e quindi avevo alzato le barriere mentali escludendo dalla mia testa qualsiasi voce. Fu per questo motivo che costrinsi un infastidito Felix a richiamare la mia attenzione ad alta voce.
Ebbi un sussulto quando lo sentii chiamarmi per nome, non mi ero accorto infatti che gli altri erano andati avanti e Rebecca li aveva raggiunti anche se stava voltata a fissarmi intensamente. Non era più distante di tre o quattro metri, eppure, sentii il bisogno impellente di raggiungerla. Veloce mi avvicinai spinto da quel bisogno urgente.
Lei mi prese per mano sorridendomi e facendomi una carezza sulla guancia per tranquillizzarmi. Sembrava una bambina felice e di rimando le sorrisi lieto di potermi fare perdonare per la sofferenza di quei giorni.
Non immaginavo che quella carezza e quel sorriso avrebbero scatenato una violenta tempesta.


Carlisle

Ma dov'era finita Alice? Jasper era disperato! Erano tre ore che la cercavamo ma nessuno sapeva dove fosse.
Offesa da quello che lei considerava un tradimento si era allontanata e nessuno l'aveva più rivista.
L'unico che l'avrebbe potuta rintracciare facilmente era Edward, ma lui era distante, in partenza per Firenze, ignaro di tutto.

Quando il telefono squillò rispose Bella che era la più vicina. “Pronto?!”
“Ciao mamma. Non ti preoccupare sono con Jacob e con zia Alice. Stiamo andando a salutare Papà.
Ci vediamo tra un paio di giorni. Salutami i nonni e dì a Jasper di stare tranquillo. Non ci metteremo nei guai”
“Pronto.... Nessi... Nessi...” poi sconvolta Bella si voltò verso di noi “Oh no. Ha buttato giù. Alice ne ha combinata un altra delle sue. E' partita per Firenze con Nessi e Jacob. Vogliono cercare Edward.”
“Come ?” chiesi stupito
“Hai sentito bene Carlisle” mi rispose con un accenno di isteria nella voce “Alice si è portata dietro Nessi e Jacob a Firenze. Vogliono cercare Edward. ” ringhiò mentre la calma della sorpresa lasciava il posto alla paura.
Ero impietrito, non riuscivo a credere alle sue parole. Feci un rapido calcolo mentale e sconsolato fui costretto ad ammettere “Ormai è tardi per fermarli. Dovevamo aspettarcelo, Alice non rinuncia mai a fare di testa sua. Speriamo solo che non faccia imprudenze mettendo i ragazzi in pericolo o Edward in difficoltà.” sospirai andando ad abbracciare Bella che sicuramente stava entrando in pieno panico.

Inutile dire che ero preoccupatissimo anch'io l'ultima volta che Alice aveva agito tenendoci all'oscuro di tutto aveva trascinato Bella in Italia a cercare Edward e tutti e tre avevano rischiato la vita.

Adesso la situazione sembrava ripetersi, ancora una volta era voluta andare a cercare suo fratello e ancora una volta aveva messo in pericolo se stessa e chi l'accompagnava.

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