Carlisle
Erano
ormai passati
venticinque giorni da quando avevamo visto Edward. Ero consapevole
che non avremmo avuto sue notizie tanto presto, ma ero in ansia lo
stesso. Avevamo continuato a tenere d'occhio Volterra, ma di Edward
nessuna traccia.
Anche
il potere di Alice
si rivelò inutile dal momento che ebbe solo poche e fugaci
visioni
per la maggior parte completamente inutili. L'unico effetto che
ottenevano era quello di aumentare la nostra ansia e di procurarle
dei feroci mal di testa.
Il
tempo passava ed
Emmett e Jasper stavano già facendo piani organizzando un
incursione per catturare un vampiro della Guardia al fine di
estorcergli notizie. A poco servivano le proteste mie e delle
ragazze per farli desistere dai loro piani. Temevamo infatti che un
loro colpo di testa sarebbe stato inutile e pericoloso,
nonché
forse, anche dannoso per Edward.
Quel
giorno nessuno era
uscito, a Volterra splendeva il sole e certamente Edward non avrebbe
avuto il permesso di passeggiare con gli umani nel centro della
città.
E
per l'ennesima volta
stavo discutendo con Jacob, che non ce la faceva più a
vedere Bella
e Renesmee intristirsi ogni giorno di più.
“Dobbiamo
fare qualcosa
Carlisle. Non possiamo continuare ad aspettare. Forse ha bisogno di
aiuto.”
“No
Jacob, dobbiamo
avere pazienza, rischiamo di peggiorare la situazione.”
ripetei di
nuovo
Ero
stanco di cercare di
calmare le acque mentre io per primo fremevo di fronte a
quest'immobilità forzata.
Eravamo
tutti tesi e
nervosi, e spesso a qualcuno saltavano i nervi. Io ed Esme, facevamo
fatica a tenerli calmi, mentre i ragazzi spesso bisticciavano tra
loro.
Ero
uscito scocciato dopo
aver calmato Rosalie che non aveva perso tempo ad attaccare briga con
Jacob dopo il nostro scambio di battute. Lei non perdeva mai un
occasione e Jacob non si tirava certo indietro.
Esme
mi raggiunse e mi
abbracciò. “E' sempre più difficile
tenerli calmi, a volte penso
che sarebbe meglio mandarli tutti a casa e aspettare noi Edward
qui.”
Scossi
la testa “Non
accetterebbero e lo sai. Speriamo solo di avere sue notizie
presto”
“Carlisle
vieni
presto!” era la voce di Bella
Un
sordo colpo mi fece
capire che era scoppiata nuovamente qualche rissa. Entrammo in casa
di corsa e trovammo Emmett e Jasper che lottavano ringhiandosi
furiosamente contro.
“Basta
smettetela”.
Gridò Esme unendosi alle ragazze e ai licantropi che
cercavano di
dividerli.
Feci
un passo ma il
cellulare iniziò a suonare. Mi fermai e controllai chi
fosse.
Non
riconobbi il numero e
decisi di rispondere
“Pronto?”
“Che
piacere sentirti
Carlisle” guardai il cellulare incredulo... era Aro.
“Aro?
Sei tu?” alzai
lo sguardo e vidi che tutti adesso mi guardavano in religioso
silenzio.
“Si,
Carlisle. Sono io.
Dovresti venire qui a Volterra con una certa urgenza. Ho un problema
con tuo figlio Edward e... non stare a perdere tempo facendo finta di
essere in America, so benissimo che sei nei dintorni con la tua
famiglia”
Rimasi
allibito. E noi
che eravamo convinti di essere riusciti a nasconderci. Forse era
stato Edward, a rivelare il segreto. Ma perché voleva che
andassi
là? Voleva ricattare Edward o c'era qualche secondo fine?
Sapevo
benissimo che Aro era maestro in inganni e sotterfugi.
“Fammi
parlare con lui”
gli chiesi.
“Non
è possibile
Carlisle. Ma se tieni alla sua vita dovresti venire. Ti
aspetto.” e
buttò giù il telefono.
Rimasi
esterrefatto e in
silenzio guardando il mio cellulare come se potesse rispondere
alle mie domande inespresse fino anche Esme si avvicinò e mi
prese
per le spalle “Era Aro, Carlisle? Cosa voleva? Hai notizie di
Edward?”
Ancora
scosso raccontai
la veloce telefonata e quando tacqui iniziarono a parlare tutti
assieme.
“Silenzio!”
alzai la
voce. Dovevamo parlare con calma, anche se avevo già deciso
cosa
fare.
“Ti
vedo andare Papà,
con mamma” ci disse Alice sbirciando preoccupata Esme.
“Non
scherzate”
intervenne Jasper “E' pericoloso. Non potete andare
così allo
sbaraglio. O perlomeno non tu mamma. Lascia che accompagni io
Carlisle. Se c'è da combattere sono il più
forte”
“Eh
no Jazz, questo lo
dobbiamo ancora decidere, e poi non vorrai mica lasciarmi indietro,
non voglio perdermi il divertimento” Emmett aveva
già iniziato a
mimare una veloce lotta.
“Non
fate gli scemi voi
due, cosa credete di poter fare? Edward è stato chiaro,
niente
lotte, è pericoloso” intervenne Rosalie
“Sono
d'accordo, ma non
vorrai lasciare andare papà da solo vero?”
chiocciò Alice “Forse
è meglio se l'accompagno io”
“No
Alice” intervenne
subito spaventato Jasper “Aro ha messo gli occhi su di te.
Potrebbe
catturarti. Non puoi andare”
“Se
qualcuno deve
andare, sono io” affermò decisa Bella
“Edward è mio marito”
“No
Bella. Tu no.”
s'intromise Jacob, che teneva in braccio Renesmee “ sei
proprio
l'unica che non deve mettere piede in quel lurido posto. Con te
potrebbero ricattare Edward e viceversa, hai dimenticato che il tuo
potere è appetitoso come quello di Alice? Edward, sarebbe
capace
di farsi uccidere per te, non otterresti nulla solo quello di farti
imprigionare con lui. Piuttosto vado io”
“Questa
è proprio
divertente,” Emmett vedeva tutto con leggerezza come al
solito “
pensa che bel banchetto si faranno. Sei troppo appetitoso Jacob per
entrare in un covo di vampiri”
“Ma
cosa dici Emmett”
l'interruppe Rosalie “Con la puzza che ha, è
più facile che
scappino tutti”
Scoppiammo
tutti a
ridere scaricando così un po' di tensione aiutati da Jasper
che si
prodigava a rilassarci invano.
“Basta
che vi decidiate
e che qualcuno vada a prendere il mio papà” ci
interruppe offesa
Renesmee.
Ero
rimasto in silenzio
ascoltando il battibecco, volevo lasciarli sfogare e farli rendere
conto che non c'era altra soluzione. La mia decisione sarebbe stata
la più giusta.
“Ragazzi.
Calma. Aro
mi ha invitato e quindi andrò io... da solo. E' troppo
pericoloso
per coinvolgere qualcuno di voi”
“Ma
Carlisle...” era
stata Rosalie a iniziare a protestare ma io la zittii subito
“Non
voglio sentire
discussioni. Io li conosco e con Aro c'era un certo rapporto
d'amicizia, non mi farà del male. E poi Edward è
mio figlio e tocca a me prendermi cura di lui.” Avevo usato
un tono deciso di
cui raramente mi servivo.
Li
guardai in faccia
tutti. Non mi imponevo quasi mai come capo famiglia preferendo farli
ragionare e convincerli piuttosto che far ricorso alla mia
autorità ma questa volta non mi sarei tirato indietro.
Abbassarono gli
sguardi. Sapevano tutti che avevo ragione e nessuno avrebbe osato
contraddirmi. O almeno credevo.
“Hai
ragione Carlisle.
Devi andare tu. Ma non da solo. Alice ha visto giusto. Verrò
io con
te.” a parlare era stata l'unica persona alla quale non avrei
potuto dire di no anche volendolo.
“Ma
Esme, è
pericoloso” la pregai.
Lei
mi guardò dritta
negli occhi con lo sguardo fiero e deciso “Si Carlisle. E'
vero. Ma
ricordati che se tu sei suo padre, io sono sua madre. Non puoi andare
da solo, e sono l'unica persona che può accompagnarti senza
pericolo.”
La
guardai, ma sapevo che
non c'era niente da fare. Raramente Esme s'imponeva ma quando lo
faceva niente o nessuno riusciva a farle cambiare idea. Ed io ero
quello meno indicato di tutti.
Mi
persi nei suoi occhi
decisi, vi vedevo dentro la determinazione e l'amore che la spingeva
a correre questo rischio. Amore per suo figlio ma anche amore per me.
Se Aro avesse deciso di prenderci in ostaggio tenendoci presso di lui
per ricattare Edward, almeno saremmo stati insieme.
Con
un sospiro annui “Va
bene, Esme. Questa sera ci presenteremo ad Aro.”
Poi
guardai i miei figli,
dubbiosi e preoccupati. “Ragazzi dovete promettermi di non
fare
colpi di testa. Non veniteci a cercare qualsiasi cosa accada. Se non
avete notizie nostre o di Edward, fra un mese dovete tornarvene a
casa. Vi raggiungeremo là se e quando ci sarà
possibile. Sono
stato chiaro?”
Avevo
di nuovo usato un
tono autoritario e lì guardai negli occhi uno per volta
aspettando
da ognuno un cenno di assenso.
Poi
guardai i licantropi,
“Lo stesso vale anche per voi, amici miei... figli
miei”.
Sbuffarono, ma annuirono stupiti da quella chiara manifestazione
d'affetto. Ma come potevo negarlo, ormai facevano parte della mia
famiglia.
Poi
mi rivolsi all'ultimo
arrivato dei miei vampiri “Jasper, tu sei il più
anziano sia come
uomo che come vampiro, ti affido pertanto il comando e la nostra
famiglia, proteggila e guidala in mia assenza”
Mi
guardò stupito.
Siccome aveva difficoltà ad abituarsi alla nostra
alimentazione
spesso stava in disparte e con dispiacere si considerava un
elemento debole, quasi un fastidio per noi.
Ma
sapevo che era quello
che oltre ad essere il più forte era anche il più
abituato a
comandare e a farsi ubbidire. Forse avrebbe avuto qualche problema
con Emmett o con i licantropi, ma sicuramente se la sarebbe cavata
alla grande. Potevo fidarmi di lui.
“State
tranquilli.
Proteggerò la famiglia anche a costo della mia
vita”
“Speriamo
non si debba
arrivare a tanto. Se ci sono problemi, fuggite ragazzi” li
esortai
un ultima volta.
Poi
mi rivolsi ad Esme,
“Vieni cara andiamo a prepararci”, e voltandoci ci
avviammo alla
nostra camera.
Era
ormai notte quando
entrammo a Volterra. Esme mi dava la mano chiaramente preoccupata
anche se non l'avrebbe mai ammesso.
Mi
ricordavo tutte le
uscite della Rocca ma decisi di usare lo stesso passaggio da cui
sbucava sempre Edward. Andammo in piazza e deciso mi diressi al
portoncino. Quando bussai la porta si aprii e due Guardie ci
guardarono incuriosite.
“Sono
Carlisle. Aro mi
sta attendendo”
“Mi
ricordo di te. Ti
stavamo aspettando. Venite”
Chi
aveva parlato era una
Guardia che ricordavo esserci già quando ero stato ospite di
Aro.
All'epoca infatti ero un ospite, non una Guardia. Non avevo mai
prestato giuramento e pertanto venivo considerato al pari dei Signori
di Volterra, malgrado dovessi sottostare ai loro capricci.
In
silenzio ci
addentrammo in quei corridoi silenziosi e inospitali per noi abituati
a vivere all'aria aperta.
Si
fermarono davanti a
una porta e bussarono.
“Avanti”
Entrammo
e mi ritrovai
davanti il mio vecchio amico.
“Hai
fatto presto
Carlisle. Vedo però che non sei solo. E' la tua
compagna?” la voce
melliflua di Aro era esattamente come me la ricordavo.
“Si
Aro. Ti presento
Esme, mia moglie”
“Benvenuta
a Volterra
nella nostra casa” rispose Aro.
“Grazie
Aro. Carlisle
mi ha spesso parlato di voi” sentivo l'impazienza nella sua
voce, e
le strinsi la mano per metterla in guardia. Bisognava reggere il
gioco ad Aro, essere molto cauti.
“Immagino.
Ma so che la
vostra non è una visita di cortesia, mio vecchio amico. Vi
ho
chiamati perché ho un grosso problema con vostro figlio. E'
successo
qualcosa d'imprevedibile e solo voi potete aiutarlo”
A
quelle parole sentii
Esme tremare. Cosa era successo?. Calma Carlisle, non avere fretta,
devi giocarti bene le tue carte se vuoi uscire vincitore da questa
partita. Aspettai in silenzio che ci spiegasse.
Ma
Aro, ci fece cenno di
seguirlo e si avviò lungo il corridoio.
“Venite,
seguitemi.
Mentre andiamo vi spiegherò”
Guardai
Esme e insieme
sempre per mano seguimmo il capo dei Volturi.
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