Edward
Quando
riemersi dal buio,
la prima cosa che vidi fu Rebecca. Era seduta sul bordo del letto e
mi teneva la mano.
Le
sorrisi stanco e
triste.
Ingoiai
a vuoto. Il
veleno non era ancora tornato e avevo nuovamente la bocca asciutta.
La
porta si aprii ed
entrarono Angela e Felix.
Lei
si avvicinò e mi
mise la mano sulla fronte e poi sul petto.
“Sei
ancora troppo
caldo. Ti è tornato il veleno?” mi chiese
scrutando i miei occhi.
Scossi
la testa. Non
avevo voglia di parlare, volevo solo che mi lasciassero in pace.
“Edward,
ti sei alzato
troppo presto. Adesso ti do ancora una dose del mio sciroppo, poi
devi stare a letto. Con il riposo dovrebbe aggiustarsi
tutto.”
Angela mi parlava lentamente come fossi stato un bambino capriccioso,
e forse aveva ragione. Si alzò e prese la medicina.
“Forza
bevi” mi
incitò.
Aprii
la bocca e
l'ingoiai velocemente. Non volevo pensare a nulla e non avevo le
forze per oppormi.
Passai
le ore successive
a letto senza aprire bocca. Vennero a trovarmi sia Felix che Demetri
per vedere come stavo, ma non mi importava e rimasi silenzioso
evitando di rispondere alle loro domande se non con qualche cenno
infastidito. Non vedevo l'ora che uscissero da quella stanza.
Non
so quante ore
passarono, a mi parve fossero anni, quando entrò Aro.
Non
era mai entrato nella
mia stanza e rimasi stupito della sua presenza.
“Ciao
Edward” esordì
tranquillo.
Risposi
con un cenno.
“Come
ti senti?” mi
chiese studiando il mio viso stravolto dalla tristezza.
Gli
feci un sorrisino
timido con la speranza che se ne andasse presto.
Lui
si avvicinò e posò
la mano sulla mia fronte per leggere i miei tormenti e sul suo viso
apparve un sorriso.
“Mi
spiace che tu stia
soffrendo. Il veleno è ritornato?” mi chiese
guardandomi negli
occhi.
Scossi
la testa. Mi
sentivo sempre la bocca asciutta e avevo nuovamente sete. Molta sete,
troppa!
Ero
ritornato ad essere
un neonato, costantemente assetato e con il mostro, fuori controllo,
che si agitava inquieto e affamato dentro di me.
Ma
non mi importava. Non
mi importava più di nulla.
“Hai
deciso cosa fare
Edward? So che come temevo non ti hanno capito e ti hanno rifiutato .
Proverai ugualmente ad andare da loro a supplicarli di riprenderti o
rimarrai con noi?
Lo
sai che saremmo felici
di averti qui.
Adesso
sei una Guardia a
tutti gli effetti e tutti ti tratterranno con rispetto.
Ormai
sei diventato il
vampiro che dovevi essere fin da subito, le finzioni sono finite.
Ora
finalmente puoi
essere sincero con te stesso, con quello che sei.” era andato
dritto al punto.
Aveva
toccato un tasto
doloroso.
Sul
mio viso si dipinse
una smorfia di sofferenza. Non sapevo cosa fare. Avrei voluto tornare
a casa, ma loro non mi volevano. Loro non mi avevano capito, non mi
avevano perdonato. Io ero cambiato non andavo più bene per
loro, non
appartenevo più al loro mondo. Avevo tradito la loro
fiducia, il
loro stile di vivere. Non meritavo ne perdono ne comprensione.
E
soprattutto avevo perso
l'amore di Bella e la sua fiducia in me.
Chiusi
gli occhi e mi
morsi le labbra, non volevo mi vedesse così fragile e
tormentato.
Lui
rimase un attimo in
silenzio studiandomi attentamente poi disse “ Angela ha detto
che
ti puoi alzare. Ti aspetto questa sera. Hai del lavoro da fare. E mi
aspetto una tua risposta. Voglio sapere la tua decisione.” e
con un
sorriso proseguì “Il tempo è arrivato
alla fine. Non ne hai più
Edward. Devi scegliere.” poi mi guardò serio
“ E mi aspetto
anche che tu ti decida nuovamente ad aprire bocca. Non serve a niente
chiudersi nel silenzio, ragazzo” e finalmente uscii.
Presi
la mano a Rebecca e
la feci sdraiare vicino a me, poi le posai la testa sul petto e
rimasi lì cercando di non pensare alla mia decisione, ancora
una
volta grato di quel contatto.
Quando
Damiano mi venne a
chiamare ero già pronto.
Silenziosi
io e Rebecca
ci recammo nella sala del trono.
Aro
quando mi vide
arrivare mi venne incontro e deciso mi prese la mano, poi con un
sorriso felice annuncio ad alta voce “Edward,
resterà con noi .
Fra tre giorni rinnoverà il suo giuramento” e la
sua risata
rimbombò nella grande sala.
Non
avevo avuto altra
scelta avevo dovuto optare per l'unica possibilità che avevo
e fui
lieto che leggesse la mia decisione dalla mente, non sarei riuscito a
pronunciarla ad alta voce.
Poi
sempre silenzioso,
incapace di rompere quel muro di silenzio che la mia mente torturata
aveva costruito, mi accucciai ai suoi piedi, pronto a mettermi al
suo servizio.
Lui
mi guardò
soddisfatto e invitò Katrina a far entrare i primi vampiri.
Lavorai
tutta la notte,
silenzioso ed efficiente e solo alle prime luci dell'alba stordito e
confuso venni riaccompagnato in camera da Felix.
Fui
felice di perdermi
nello stordimento del lavoro, contento di non riuscire a pensare con
lucidità.
Stavo
sempre male, ma non
dissi nulla a nessuno, chiuso nel mio tormento cercai di comportarmi
nella maniera più normale possibile mentre la sete
continuava a torturarmi. Non volevo diventare nuovamente un assassino e
quindi
tacqui.
Il
pomeriggio passò
lento ed accompagnato da Rebecca andai sul mio albero. Là
ero certo
che nessuno mi avrebbe disturbato. Là avrei potuto
crogiolarmi nel
mio dolore e restare chiuso nel mio mutismo.
Rebecca
si era certamente accorta che qualcosa non andava ma silenziosa pure
lei accettò il
mio silenzio senza battere ciglio limitandosi a controllarmi da
lontano e cercando quando poteva di alleviare la mia sofferenza.
Era
quasi sera quando
rientrando passai vicino ad Alec ed Ilmi.
“Già
a quanto pare
Edward, rimane con noi” la voce di Alec era tutt'altro che
felice
“E'
in gamba quel
ragazzo Alec, e se sei libero devi ringraziare lui e non tua sorella
che stava combinando un disastro” Ilmi mi sorrise mentre
passando
lo salutavo con un cenno.
“Ci
darà solo
problemi. Non mi va che resti con noi.” il tono era
disgustato.
Sapevo
che mi odiava e
non era l'unico nemico che avevo all'interno della Rocca.
Per
un attimo mi chiesi se in famiglia avrebbero mai sentito la mia
mancanza. Ma no, mi
risposi, nessuno avrebbe sentito la mancanza di un vampiro assassino
in casa.
E
con il cuore pesante
accettai finalmente l'inevitabile.
La
decisione era stata
presa e adesso avei dovuto accettarne le conseguenze.
Sarei
diventato una vera
e temibile Guardia e avrei lavorato per i miei Signori in difesa
della nostra razza.
Il
tempo delle finzioni
era finito.
Ero
un vampiro e avrei
vissuto come tale.
Quando
rientrai in
camera, andai a cercare la lettera di mio padre.
Rileggere
le sue parole
mi ferì il cuore.
Ma
chiusi gli occhi e con la forza della disperazione la strappai in mille
pezzi.
Non
appartenevo più al
Clan di Olympia, la mia strada era stata decisa.
Carlisle
Sapevo
che Bella aveva
deciso di partire. Alice mi aveva messo al corrente dei suoi piani.
La
famiglia si stava
sfasciando. Esme era disperata. Si rifiutava persino di andare a
caccia, chiudendosi nel suo dolore.
Non
potevo permettere che
finisse così. Ma che potevo fare? Avevo le mani legate.
E
poi se era una sua
decisione era giusto rispettarla. Non la condividevo ma l'avrei
rispettata.
Perchè
non ci aveva più
risposto? Probabilmente aveva deciso di chiudere definitivamente ogni
comunicazione con noi. Era diventato una Guardia e probabilmente
quella vita condivisa con Rebecca doveva essere quello che
desiderava. Scossi la testa e mi avviai a prendere la macchina per
recarmi in ospedale. Vidi venire verso di me Emmett, aveva una
busta in mano.
“Carlisle
è arrivata
posta per te” mi sorrise porgendomela.
Lui
di tutti i fratelli
era quello che in apparenza aveva accettato senza battere ciglio la
decisione di Edward.
“Se
è felice così...
è giusto” aveva sintetizzato.
Ma
non ci credevo. Lo
conoscevo bene ed ero sicuro che fosse una maschera per non farci
vedere quanto in realtà gli mancasse il suo fratellino.
Rigirai
la busta fra le
mani. Non c'era il mittente ed era stata recapitata a mano. Una
cosa insolita ma tranquillamente l'aprii.
Quando
lessi il suo
contenuto mi venne freddo.
Era
un disastro.
E
veloce mi precipitai da
Bella.
Lei
doveva sapere.
Nessun commento:
Posta un commento