martedì 12 febbraio 2013

NV Capitolo 47 – Ti amo e basta

Bella

Quando era salito sulla macchina, mi ero sentita morire.
Una fitta fortissima mi aveva trapassato il petto.
Come avevo potuto essere così cattiva, cosi insensibile con lui?
Mi aveva chiesto di perdonarlo e se lo amavo ancora, ed io guidata dall'orgoglio e dalla sofferenza di quei lunghi tre mesi, avevo fatto la cosa più stupida che potessi fare.
Avrei dovuto corrergli incontro come aveva fatto Esme, ma invece gli rinfacciai che spesso in passato mi aveva mentito. La gelosia aveva parlato per me.
Ero stata stupida ed egoista e adesso stavo perdendo il mio amore, forse per sempre.
Quando vidi le chiavi lanciate da Alice, capii il perché aveva posteggiato la Porsche fuori già rivolta verso la strada.
Lei aveva previsto quello che sarebbe successo.
Non persi tempo a salutare e veloce salii sulla macchina sperando di riuscire a trovarlo.
Guidai veloce aiutata dalle mie capacità di vampiro e lo trovai.
Senza pormi il minimo problema gli tagliai la strada costringendolo a fermarsi.
Mi aspettavo che uscisse arrabbiato e combattivo ma lo vidi accucciato sul volante.
Travolta dall'amore per lui, lo feci uscire e lo baciai.
Poi lo presi per mano e lo portai nel bosco. Quando mi fermai nella radura mi sentii travolgere dal desiderio di averlo di nuovo tra le mie braccia, di poterlo stringere di sentirlo dentro di me.
Avvertii la sua inquietudine, sembrava incerto, preoccupato. E quando fece per parlare lo zittii, non volevo sapere nulla, lo amavo e questo doveva bastare per entrambi.
Sentivo il suo profumo, il suo corpo forte aderire al mio e il mio sguardo cadde sulla sua divisa.
Non mi piaceva, odiavo quei vestiti che lo nascondevano alla mia vista ed erano il simbolo del suo essere Guardia.
Con le mani veloce sciolsi quella stupida mantella e la lanciai lontana, poi iniziai ad aprirgli la camicia. Un bottone per volta, lentamente. Era una tortura per lui, ma anche per me. Avrei voluto strappargli tutto di dosso, ma non potevo rompergli la divisa, e le mie mani tremavano da quel contatto che avevo desiderato e sognato per mesi.
Quando la camicia volò a far compagnia alla mantella iniziai a baciarlo e lui rispose ancora una volta lasciandosi travolgere dalla mia passione.
Lo accarezzai, accarezzai il suo petto. Quante volte avevo sognato di farlo, di sentire la sua forza e la sua pelle liscia scorrere sulle mie mani? Mi bloccai quando sentii la sua pelle bruciare i miei polpastrelli. Era caldo. Com'era possibile? Stava male? Mi immobilizzai preoccupata, ma lui si affrettò a tranquillizzarmi. Non ero convinta, ma non volevo fermarmi, non volevo fargli vedere che dubitavo di lui.
Ingoiai e cercai di seppellire l'ansia che mi aveva invasa.
Il suo medaglione spiccava sul suo petto, quasi a sfidarmi, a ricordarmi che lui non era del tutto mio. Armeggiai veloce e lo staccai lanciandolo insieme alla divisa.
Adesso si che era tutto mio, Volterra era più solo un ricordo del passato.
(Inizio parte hot)

Ma non resistevo, non potevo più aspettare e le mie mani si posarono sui suoi pantaloni.
Con soddisfazione sentii il suo membro eccitato e teso dalle nostre carezze e dai nostri baci e il ricordo della chiacchierata con Jasper increspò le mie labbra in un sorriso.
Veloce mi accucciai e lo liberai dai pantaloni poi posai la mia bocca sulla sua eccitazione.
Volevo dargli piacere, volevo fargli capire che io ero sua, fargli dimenticare i mesi di solitudine.
Lo sentii gemere e per un attimo pensai che avrebbe avuto quello che adesso ero certa gli era mancato in quei tre mesi.
Ma Edward, non era così. Lui altruista come nessuno mai, mi alzò per le spalle e mi fece impazzire di piacere inginocchiato di fronte a me.
Potevo sentire il suo desiderio crescere con il mio, e vidi i suoi pantaloni abbassati tirarsi in maniera pericolosa.
Fossimo stati a casa non me ne sarei curata ma eravamo in un bosco e per di più erano quelli della divisa.
Lo spinsi seduto ridacchiando invitandolo a levarseli. Era buffo vederlo impacciato, attento a non fare danni, cercando di fare il prima possibile. Ma non volevo che si distraesse, che si dimenticasse con quanta urgenza avevo bisogno di lui. Mi portai alle sue spalle e iniziai a torturarlo, baciandogli i capelli, il collo e le spalle.
Lo sentii sbuffare e poi vidi volare i pantaloni lontani. Veloce lo feci sdraiare e mi appoggiai a lui fino a raggiungere la sua eccitazione. Non persi tempo e appoggiai le mie labbra ai suoi lombi.
Lo sentii fremere e tremare mentre la sua lingua s'insinuava dentro di me.
Era una tortura, una dolce tortura, e quando pensai di non riuscire più a resistere lui mi fece sdraiare sotto di lui e voltatosi entrò dentro di me.

(Fine parte hot)

Ci donammo quel piacere che a lungo ci eravamo negati e mi dimenticai di tutti i problemi, di tutte le sofferenze passate travolta dalla gioia e dalla passione.
Lo amavo, con tutta me stessa, con tutto il mio cuore ed ebbi ancora una volta la certezza che il mio sentimento fosse ricambiato. Lui mi amava, mi desiderava alla follia. E nessuno, nemmeno quella maledetta vampira avrebbe mai potuto distruggere quel sentimento.

E quando ci sdraiammo vicini abbracciandoci lo sentii scoppiare in singhiozzi. Era un pianto liberatorio, un pianto che mi strinse il cuore. Lo abbracciai e levai il mio scudo.
Doveva sapere, doveva capire quanto lo amassi.

Quando fu l'ora di tornare a casa, dapprima con stupore poi con orrore, lo vidi mettersi nuovamente la divisa. Con calma si stava sistemando la mantella, come fosse un qualcosa d'importante.
Non era più a Volterra, che senso aveva metterla? In mano stringeva il medaglione, pronto a legarselo al collo.
Mi avvicinai e lo baciai teneramente mentre gli sfilavo la mantella. Non era più una Guardia.
Lo vidi abbassare gli occhi imbarazzato come un bambino sorpreso a rubare la marmellata, e un sorriso si dipinse sul mio volto mentre lo baciavo teneramente. Presi la mantella e la piegai facendola sparire in borsa, mentre lui veloce nascondeva il medaglione.
Sul suo volto si aprì il suo sorriso sghembo mentre mi prendeva per mano conducendomi alle macchine.
Era l'ora di tornare a casa. Sapevo che quello che lo aspettava non era facile, ma io non lo avrei lasciato a combattere da solo.
Insieme avremmo allontanato le ultime Nuvole di Volterra.
Insieme avremmo combattuto per cancellare quei lunghi tre mesi dalle nostre vite.

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