martedì 12 febbraio 2013

CNS Capitolo 16 L'Istinto del Vampiro

Edward

Quando arrivai in cortile li trovai già lì ad aspettarmi.
Ilmi e Kong stavano spiegando a Rubens ed Anna cosa volevano da loro.
Dai loro pensieri gli ultimi due sembravano perplessi, soprattutto Anna mi guardava diffidente.
Ciao Edward” mi salutò festoso Kong “con chi preferisci combattere?” mi chiese sorridente.
Mi strinsi nelle spalle, era indifferente ovviamente.
Allora inizio io” e senza darmi darmi il tempo di levarmi la mantella mi saltò addosso velocissimo.
Mi spostai di lato ma non riuscii ad evitare l'impatto con lui.
Finimmo entrambi a terra, e sorridendo mi bloccò per le braccia.
Sei distratto ragazzo... credevo te la cavassi meglio. Non ti ricordi nulla di quello che ti abbiamo insegnato?” mi canzonò.
Gli ringhiai e agile come un serpente riusci a sfuggire la sua presa rovesciandolo per terra “Non ti illudere Kong, mi hai solo preso di sorpresa” gli sibilai ridacchiando a mia volta.
Era tantissimo che non combattevo e l'ultima volta era stato per la mia sopravvivenza e non certo per giocare.
Iniziammo a lottare, studiandoci e cercando di sopraffare l'avversario.
Stavo lottando cercando d'imbrigliare il lato oscuro del mio istinto, di trattenere il vampiro assetato di morte dentro di me, non volevo fargli male, e lui invece non si sarebbe accontentato di una resa. Era una fatica immensa ma ci stavo riuscendo.
Stavo già gongolando convinto di essere riuscito a controllarmi pienamente quando all'improvviso da dietro mi sentii prendere per le spalle e scaraventare a terra. Mi mossi troppo tardi e inviperito e spaventato per quell'attacco ingiustificato e soprattutto imprevedibile, persi il controllo e sentii il mostro ruggire e prendere il sopravvento su di me. Dimentico di chi ero e cosa stavo facendo, snudando i denti con un ringhio bestiale, mi avventai su Ilmi con l'intento di smembrarlo.
Non stavo più giocando... lui era la mia preda, il vampiro voleva vendetta.
L'avrei senz'altro raggiunto e distrutto dal momento che rimase impietrito dalla mia reazione violenta e dai miei occhi diventati all'improvviso neri di rabbia se non fossero intervenuti Rubens e Anna che capito al volo cosa stava succedendo mi atterrarono dal dietro.
Mi ritrovai con la faccia premuta nel terreno, a divincolarmi ruggendo come un leone, incapace di ragionare e d'imbrigliare il mostro dentro di me.
Poi lentamente iniziai a sentire le loro voci “Calmati Edward. Riprendi il controllo.” mi sussurravano tranquille e dolci nello stesso tempo.
Presi fiato e imbrigliai il mostro dentro di me, rilassando i muscoli e tacitando il mio ringhio.
Sto bene, lasciatemi” dissi lentamente conscio di essere di nuovo padrone di me stesso.
Sentirono il mio corpo rilassarsi e le mie parole li convinsero che non c'era più pericolo.
Come mi sentii libero mi alzai in piedi aggiustandomi la camicia a testa bassa. Mi vergognavo ma soprattutto ero dispiaciuto e preoccupato dal mio comportamento.
Avevi ragione Edward. Sei pericoloso” mi confermò Anna scuotendo la testa.
Temevo peggio” intervenne Ilmi. “Finché non si è spaventato attaccato da dietro era padrone di se” concluse guardando Rubens
Come i neonati. Devi riuscire a gestire le emozioni. Ma anch'io ero convinto che fossi messo peggio. Penso che nel giro di poco riuscirai di nuovo a imbrigliare il tuo mostro, ragazzo” mi sorrise per incoraggiarmi.
Ok, di nuovo Edward. E stavolta faremo di tutto per stuzzicarti, ragazzo” mi spintonò Kong “Devi riuscire a dominarti in qualsiasi situazione”.
Combattemmo ancora per alcune ore .
Mi dovettero bloccare diverse volte, ma Rubens e Anna impedirono al vampiro di fare del male ai miei due istruttori che facevano di tutto per stuzzicarmi e mettermi alla prova.
Fu solo quando il simpatico Daniele venne a chiamarmi per portarmi nuovamente da Aro che smettemmo.
Ubbidi a malincuore e dopo aver salutato i miei compagni di gioco ed aver ricevuto la promessa di continuare l'indomani lo seguii veloce.
Ero contento.
Mi stavo levando la paura di non riuscire a gestirmi e più me la levavo più mi sentivo forte e controllato.
Presto sarei riuscito nuovamente a legare il mostro dentro di me in maniera definitiva.

La nottata passò come al solito e quando nel primo pomeriggio mi ripresi dalla stanchezza mi avviai verso il mio cortile.
Volevo cercare Felix e Demetri per farmi dire dove era Rebecca.
Smaniavo all'idea di vederla.
Dovevo capire dove fosse e quali sentimenti provavo per lei, solo così avrei potuto liberare il mio cuore dal dubbio ed essere libero di ripensare a Bella e alla mia famiglia senza quel dolore che mi attanagliava al loro ricordo.
Quando arrivai in cortile non vidi nessuno dei due, e a ben pensarci non erano presenti neanche quella notte nella Sala del Trono.
Probabilmente erano in missione.
Scossi la testa avvilito e mi preparai a saltare sul mio albero.
Dove vai Tarzan?” sentii una vocetta conosciuta e odiosa chiamarmi.
Se non fosse stata mio superiore in grado non mi sarei nemmeno voltato ma invece lo feci girandomi e guardandola in quegli occhi da bambina.
Vuoi qualcosa Jane?” le risposi acido.
Lei mi sorrise scuotendo la testa “Perché sei tornato? Cosa speri di ottenere? Ci stai nascondendo qualcosa! Ne sono sicura.” mi sibilò contro.
Nella sua voce c'era stupore e rabbia. Mi odiava lo sapevo ma non avevo mai capito il perché.
Perché mi odi così tanto Jane?” le chiesi incuriosito.
Lei mi fulminò con gli occhi “Non sono affari che ti riguardino. Vattene Edward. Vattene dalla tua famiglia prima che sia troppo tardi. Qui nessuno ti vuole, tu disonori solo la nostra razza. Tu non sei un vero vampiro. ” mi sibilò poi si voltò e si allontanò veloce.
Rimasi fermo stupito. Quello che avevo letto nei suoi pensieri non era solo invidia, gelosia, odio e superiorità nei miei confronti. Aveva cercato di nascondermelo ma c'era un sentimento che stava cercando di reprimere... un sentimento a lei sconosciuto ma che mi terrorizzò più degli altri.
Stavo ancora pensando spaventato e immobile appoggiato al tronco dell'albero quando mi sentii chiamare.
Edward”.
Non riconobbi la voce. L'avevo sentita una volta sola nella mia vita ma quando alzai lo sguardo rimasi come fulminato.
Rebecca mi stava correndo incontro scortata a distanza da Demetri e Felix.
Rimasi lì fermo, senza sapere cosa dire o fare.
Lei con i capelli argentati sciolti nel vento si fiondò tra le mie braccia.
L'abbracciai stretta a mia volta. Felice di rivederla.
Si staccò da me subito e mi prese per le mani guardandomi con quei suoi occhi particolari che sembravano quasi bianchi.
Stai bene?” mi chiese con la sua voce melodiosa e preoccupata.
Stavo in silenzio e la guardavo. Non me la ricordavo così bella. Per la maggior parte del tempo l'avevo vista con i miei occhi, con il mio sorriso come se fosse una parte di me.
Ma adesso era libera... era lei stessa.
Si Rebecca. Adesso che ti vedo si” le dissi e mi chinai per baciarla sulle labbra.
Lei portò le dita sulla mia bocca “No Edward. E' stato tutto un inganno. Ci siamo cascati entrambi lo sai, vero?” mi chiese titubante.
La guardai ancora incerto, incapace di capire cosa volesse dirmi con quelle parole, senza capire il perché mi avesse respinto. L'avevo desiderata tanto, avevo desiderato rivederla e abbracciarla. Avevo bisogno delle sue coccole e delle sue carezze. E adesso non capivo a cosa alludesse.
Lei si girò verso le due Guardie che silenziose l'avevano accompagnata. Entrambi erano stupiti e molto turbati dal mio comportamento per loro inspiegabile.
Lasciateci soli. Dobbiamo parlare” disse loro e sorridendogli “Non abbiate paura . Andrà tutto bene”
Loro la guardarono incerti e poi titubanti si allontanarono, lanciandoci occhiate preoccupate mentre si chiedevano di cosa mai avremmo dovuto parlare.
Li guardai andare via domandandomi il perché si preoccupassero e scossi la testa stupito mentre Rebecca mi prendeva per mano “Andiamo Edward, saliamo sull'albero. Lì potremo parlare senza che nessuno ci disturbi”.
L'osservai e un sorriso si dipinse sulle mie labbra al ricordo di quando l'avevo trascinata quasi a forza lassù.


Jasper

Seguì la spia a distanza. La sua puzza era inconfondibile e volevo capire dove fosse diretto e il perché ci sorvegliava.
Lui probabilmente non avvertiva il mio odore perché si stava muovendo nel nostro bosco dove eravamo soliti cacciare.
Gli lasciai parecchio spazio e silenzioso come un fantasma iniziai il mio inseguimento.
Poi ad un tratto mi fermai. L'odore si era intensificato.
Fiutai attentamente l'aria e decisi che potevo avvicinarmi senza problemi, ero infatti sottovento.
Mi acquattai dietro a un cespuglio non molto lontano e tesi le orecchie. Con il mio dono cercai di spargere tranquillità in modo da annullare qualsiasi sospetto.
Li ho trovati. Avevamo ragione. Sono loro” disse una voce.
In quanti sono?” chiese una seconda
Per ora ne ho contati cinque. Ma gli odori che circolano mi farebbero pensare che siano di più” confermò la prima.
Al massimo quanti pensi possono essere?” chiese nuovamente la seconda che dal tono doveva essere il capo.
Non più di dieci” affermò la prima
Sicuro?” chiese il capo
Si. Non ho dubbi su questo” affermò certo.
Andiamo a riferire . Se è così non sarà un problema annientarli” affermò deciso il comandante.

Rimasi fermo paralizzato. Le mie paure si erano avverate.
I licantropi che avevamo attaccato per salvare Edward sui Monti Urali, volevano vendicarsi della mia famiglia. Loro erano gli occhi gialli che ci spiavano dal bosco.
Mi ero accorto che non tutti erano periti nella battaglia ma mai più mi sarei immaginato che i sopravvissuti ci avrebbero cercato per vendicarsi del nostro intervento.
Non avevo molta scelta dovevo scoprire quanti erano e quali erano i loro piani, se volevo salvare la mia Alice e gli altri.
Senza perdere tempo mi allontanai e preso un biglietto che mi ero portato in tasca iniziai a scrivere sperando che Alice mi stesse guardando...

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