Edward
Quando
arrivai in cortile li trovai già lì ad aspettarmi.
Ilmi
e Kong stavano spiegando a Rubens ed Anna cosa volevano da loro.
Dai
loro pensieri gli ultimi due sembravano perplessi, soprattutto Anna
mi guardava diffidente.
“Ciao
Edward” mi salutò festoso Kong “con chi
preferisci combattere?”
mi chiese sorridente.
Mi
strinsi nelle spalle, era indifferente ovviamente.
“Allora
inizio io” e senza darmi darmi il tempo di levarmi la
mantella mi
saltò addosso velocissimo.
Mi
spostai di lato ma non riuscii ad evitare l'impatto con lui.
Finimmo
entrambi a terra, e sorridendo mi bloccò per le braccia.
“Sei
distratto ragazzo... credevo te la cavassi meglio. Non ti ricordi
nulla di quello che ti abbiamo insegnato?” mi
canzonò.
Gli
ringhiai e agile come un serpente riusci a sfuggire la sua presa
rovesciandolo per terra “Non ti illudere Kong, mi hai solo
preso di
sorpresa” gli sibilai ridacchiando a mia volta.
Era
tantissimo che non combattevo e l'ultima volta era stato per la mia
sopravvivenza e non certo per giocare.
Iniziammo
a lottare, studiandoci e cercando di sopraffare l'avversario.
Stavo
lottando cercando d'imbrigliare il lato oscuro del mio istinto, di
trattenere il vampiro assetato di morte dentro di me, non volevo
fargli male, e lui invece non si sarebbe accontentato di una resa. Era
una fatica immensa ma ci stavo riuscendo.
Stavo
già gongolando convinto di essere riuscito a controllarmi
pienamente
quando all'improvviso da dietro mi sentii prendere per le spalle e
scaraventare a terra. Mi mossi troppo tardi e inviperito e spaventato
per quell'attacco ingiustificato e soprattutto imprevedibile, persi il
controllo e sentii il mostro ruggire e prendere il
sopravvento su di me. Dimentico di chi ero e cosa stavo facendo,
snudando i denti con un ringhio bestiale, mi avventai su Ilmi con
l'intento di smembrarlo.
Non
stavo più giocando... lui era la mia preda, il vampiro
voleva
vendetta.
L'avrei
senz'altro raggiunto e distrutto dal momento che rimase impietrito
dalla mia reazione violenta e dai miei occhi diventati
all'improvviso neri di rabbia se non fossero intervenuti Rubens e
Anna che capito al volo cosa stava succedendo mi atterrarono dal
dietro.
Mi
ritrovai con la faccia premuta nel terreno, a divincolarmi ruggendo
come un leone, incapace di ragionare e d'imbrigliare il mostro dentro
di me.
Poi
lentamente iniziai a sentire le loro voci “Calmati Edward.
Riprendi il controllo.” mi sussurravano tranquille e dolci
nello
stesso tempo.
Presi
fiato e imbrigliai il mostro dentro di me, rilassando i muscoli e
tacitando il mio ringhio.
“Sto
bene, lasciatemi” dissi lentamente conscio di essere di nuovo
padrone di me stesso.
Sentirono
il mio corpo rilassarsi e le mie parole li convinsero che non c'era
più pericolo.
Come
mi sentii libero mi alzai in piedi aggiustandomi la camicia a testa
bassa. Mi vergognavo ma soprattutto ero dispiaciuto e preoccupato dal
mio comportamento.
“Avevi
ragione Edward. Sei pericoloso” mi confermò Anna
scuotendo la
testa.
“Temevo
peggio” intervenne Ilmi. “Finché non si
è spaventato attaccato
da dietro era padrone di se” concluse guardando Rubens
“Come
i neonati. Devi riuscire a gestire le emozioni. Ma anch'io ero
convinto che fossi messo peggio. Penso che nel giro di poco riuscirai
di nuovo a imbrigliare il tuo mostro, ragazzo” mi sorrise per
incoraggiarmi.
“Ok,
di nuovo Edward. E stavolta faremo di tutto per stuzzicarti,
ragazzo”
mi spintonò Kong “Devi riuscire a dominarti in
qualsiasi
situazione”.
Combattemmo
ancora per alcune ore .
Mi
dovettero bloccare diverse volte, ma Rubens e Anna impedirono al
vampiro di fare del male ai miei due istruttori che facevano di
tutto per stuzzicarmi e mettermi alla prova.
Fu
solo quando il simpatico Daniele venne a chiamarmi per portarmi
nuovamente da Aro che smettemmo.
Ubbidi a malincuore
e dopo aver salutato i miei compagni di gioco ed aver
ricevuto la promessa di continuare l'indomani lo seguii veloce.
Ero
contento.
Mi
stavo levando la paura di non riuscire a gestirmi e più me
la
levavo più mi sentivo forte e controllato.
Presto
sarei riuscito nuovamente a legare il mostro dentro di me in maniera
definitiva.
La
nottata passò come al solito e quando nel primo pomeriggio
mi
ripresi dalla stanchezza mi avviai verso il mio cortile.
Volevo
cercare Felix e Demetri per farmi dire dove era Rebecca.
Smaniavo
all'idea di vederla.
Dovevo
capire dove fosse e quali sentimenti provavo per lei, solo
così
avrei potuto liberare il mio cuore dal dubbio ed essere libero di
ripensare a Bella e alla mia famiglia senza quel dolore che mi
attanagliava al loro ricordo.
Quando
arrivai in cortile non vidi nessuno dei due, e a ben pensarci non
erano presenti neanche quella notte nella Sala del Trono.
Probabilmente
erano in missione.
Scossi
la testa avvilito e mi preparai a saltare sul mio albero.
“Dove
vai Tarzan?” sentii una vocetta conosciuta e odiosa chiamarmi.
Se
non fosse stata mio superiore in grado non mi sarei nemmeno voltato
ma invece lo feci girandomi e guardandola in quegli occhi da bambina.
“Vuoi
qualcosa Jane?” le risposi acido.
Lei
mi sorrise scuotendo la testa “Perché sei tornato?
Cosa speri di
ottenere? Ci stai nascondendo qualcosa! Ne sono sicura.” mi
sibilò
contro.
Nella
sua voce c'era stupore e rabbia. Mi odiava lo sapevo ma non avevo
mai capito il perché.
“Perché
mi odi così tanto Jane?” le chiesi incuriosito.
Lei
mi fulminò con gli occhi “Non sono affari che ti
riguardino.
Vattene Edward. Vattene dalla tua famiglia prima che sia troppo
tardi. Qui nessuno ti vuole, tu disonori solo la nostra razza. Tu non
sei un vero vampiro. ” mi sibilò poi si
voltò e si allontanò
veloce.
Rimasi
fermo stupito. Quello che avevo letto nei suoi pensieri non era solo
invidia, gelosia, odio e superiorità nei miei confronti.
Aveva
cercato di nascondermelo ma c'era un sentimento che stava cercando di
reprimere... un sentimento a lei sconosciuto ma che mi
terrorizzò
più degli altri.
Stavo
ancora pensando spaventato e immobile appoggiato al tronco
dell'albero quando mi sentii chiamare.
“Edward”.
Non
riconobbi la voce. L'avevo sentita una volta sola nella mia vita ma
quando alzai lo sguardo rimasi come fulminato.
Rebecca
mi stava correndo incontro scortata a distanza da Demetri e Felix.
Rimasi
lì fermo, senza sapere cosa dire o fare.
Lei
con i capelli argentati sciolti nel vento si fiondò tra le
mie
braccia.
L'abbracciai
stretta a mia volta. Felice di rivederla.
Si
staccò da me subito e mi prese per le mani guardandomi con
quei suoi occhi particolari che sembravano quasi bianchi.
“Stai
bene?” mi chiese con la sua voce melodiosa e preoccupata.
Stavo
in silenzio e la guardavo. Non me la ricordavo così bella.
Per la
maggior parte del tempo l'avevo vista con i miei occhi, con il mio
sorriso come se fosse una parte di me.
Ma
adesso era libera... era lei stessa.
“Si
Rebecca. Adesso che ti vedo si” le dissi e mi chinai per
baciarla
sulle labbra.
Lei
portò le dita sulla mia bocca “No Edward. E' stato
tutto un
inganno. Ci siamo cascati entrambi lo sai, vero?” mi chiese
titubante.
La
guardai ancora incerto, incapace di capire cosa volesse dirmi con
quelle parole, senza capire il perché mi avesse respinto.
L'avevo
desiderata tanto, avevo desiderato rivederla e abbracciarla. Avevo
bisogno delle sue coccole e delle sue carezze. E adesso non capivo a
cosa alludesse.
Lei
si girò verso le due Guardie che silenziose l'avevano
accompagnata. Entrambi erano stupiti e molto turbati dal mio
comportamento per
loro inspiegabile.
“Lasciateci
soli. Dobbiamo parlare” disse loro e sorridendogli
“Non abbiate paura . Andrà tutto bene”
Loro
la guardarono incerti e poi titubanti si allontanarono, lanciandoci
occhiate preoccupate mentre si chiedevano di cosa mai avremmo dovuto
parlare.
Li
guardai andare via domandandomi il perché si preoccupassero
e scossi
la testa stupito mentre Rebecca mi prendeva per mano “Andiamo
Edward, saliamo sull'albero. Lì potremo parlare senza che
nessuno ci
disturbi”.
L'osservai
e un sorriso si dipinse sulle mie labbra al ricordo di quando l'avevo
trascinata quasi a forza lassù.
Jasper
Seguì
la spia a distanza. La sua puzza era inconfondibile e volevo capire
dove fosse diretto e il perché ci sorvegliava.
Lui
probabilmente non avvertiva il mio odore perché si stava
muovendo
nel nostro bosco dove eravamo soliti cacciare.
Gli
lasciai parecchio spazio e silenzioso come un fantasma iniziai il mio
inseguimento.
Poi
ad un tratto mi fermai. L'odore si era intensificato.
Fiutai
attentamente l'aria e decisi che potevo avvicinarmi senza problemi,
ero infatti sottovento.
Mi
acquattai dietro a un cespuglio non molto lontano e tesi le orecchie.
Con il mio dono cercai di spargere tranquillità in modo da
annullare
qualsiasi sospetto.
“Li
ho trovati. Avevamo ragione. Sono loro” disse una voce.
“In
quanti sono?” chiese una seconda
“Per
ora ne ho contati cinque. Ma gli odori che circolano mi farebbero
pensare che siano di più” confermò la
prima.
“Al
massimo quanti pensi possono essere?” chiese nuovamente la
seconda
che dal tono doveva essere il capo.
“Non
più di dieci” affermò la prima
“Sicuro?”
chiese il capo
“Si.
Non ho dubbi su questo” affermò certo.
“Andiamo
a riferire . Se è così non sarà un
problema annientarli” affermò
deciso il comandante.
Rimasi
fermo paralizzato. Le mie paure si erano avverate.
I
licantropi che avevamo attaccato per salvare Edward sui Monti Urali,
volevano vendicarsi della mia famiglia. Loro erano gli occhi gialli
che ci spiavano dal bosco.
Mi
ero accorto che non tutti erano periti nella battaglia ma mai
più
mi sarei immaginato che i sopravvissuti ci avrebbero cercato per
vendicarsi del nostro intervento.
Non
avevo molta scelta dovevo scoprire quanti erano e quali erano i loro
piani, se volevo salvare la mia Alice e gli altri.
Senza
perdere tempo mi allontanai e preso un biglietto che mi ero portato
in tasca iniziai a scrivere sperando che Alice mi stesse guardando...
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