Capitolo
34 Un altro addio
Edward
Era
l'ora di tornare a casa. La dura realtà mi stava aspettando sotto
il portico della mia vecchia casa.
Ero
una Guardia e dovevo riportare i miei uomini a Volterra.
Poi
avrei chiesto a Marcus di terminare i mesi mancanti e di poter
tornare a casa da Bella come mi aveva promesso Aro.
Sarei
stato chiuso in quelle fredde mura ancora due mesi... ma non mi
importava.
Aro
era morto e Jane lo aveva seguito.
Le
Guardie avevano dimostrato di rispettarmi... il tempo sarebbe passato
velocemente anche se Bella mi sarebbe mancata da morire.
Dovevo
solo sperare che Marcus non rigirasse le carte in tavola, che non mi
obbligasse a rimanere lì per sempre.
Tremavo
all'idea ma era un eventualità che non potevo scartare a priori, una
possibilità fin troppo concreta.
Doveva
affermare il suo comando, la sua autorità e quale gesto migliore
poteva esserci se non quello di obbligarmi a un futuro che tutti
sapevano odiavo? Impormi la sua volontà gli avrebbe garantito una
efficace dimostrazione di forza nei confronti di tutte le Guardie.
Ci
alzammo lentamente senza fretta, gustandoci questi ultimi momenti di
serenità assieme malgrado i nostri pensieri fossero già proiettati
al futuro. Senza dire una parola, timorosi di rompere la nostra
complicità ritrovata ci prendemmo per mano ci avviammo verso la
grande casa.
Camminavamo
lentamente, gustandoci ogni minuto assieme, e ancora una volta mi
chiesi quali fossero i suoi pensieri.
“Bella...
a cosa stai pensando?” le chiesi timoroso di sentire la risposta.
“A
Jane. Ha detto che voleva vendicare Aro e Jasper ha accennato a una
rivolta all'interno di Volterra. Cosa è successo di preciso
Edward?” la sua domanda era più che lecita. Doveva risultarle
strano vedermi comandare le Guardie.
Le
sorrisi, ripensando a quanto la sua natura curiosa non fosse cambiata
con la trasformazione e pacatamente le raccontai quello che era
successo in quei dieci giorni... omisi soltanto la mia ultima
punizione e il potere odioso di Pamela. Non volevo ferirla o
preoccuparla per un qualcosa che era successa e che non sarebbe mai
più accaduto e sarebbe stato troppo umiliante per me raccontargli
ciò che era avvenuto.
“Allora
adesso è Marcus il signore di Volterra” esclamò alla fine del mio
racconto mordicchiandosi le labbra.
“Si.
E' lui a comandare adesso. Aro e Caius sono morti. La Volterra che
conoscevamo non c'è più.” le confermai con un sorriso.
“Meglio
così. Mi faceva troppa paura Aro” disse guardandomi dal basso in
alto con uno sguardo furbetto che non prometteva nulla di buono.
Mi
immobilizzai spaventato dalle sue parole e dal suo strano sguardo,
costringendola a fermarsi e a guardarmi.
I
miei occhi indagatori si persero nei suoi, cercando tramite loro di
capire cosa le stesse frullando nella sua testolina... che cosa
c'entrava la sua paura?
“Bella...
a cosa stai alludendo?” le chiesi esasperato ancora una volta dal
suo silenzio mentale.
“Ma
come Edward... è così ovvio. Non crederai per caso di partire da
solo vero?” mi rispose sorridente.
Se
avessi potuto mi sarebbe venuto un infarto. Il respiro si mozzò
lasciandomi senza fiato.
Ingoiai
e cercai di ritrovare la calma.
Voleva
venire con me? Era impazzita forse?
Scossi
la testa “Non se ne parla neanche... è troppo pericoloso” le
dissi risoluto.
I
suoi occhi avvamparono d'ira e m'inchiodarono mentre un ringhio le
usciva dalle sue meravigliose labbra.
“Pericoloso?
Pericoloso?” sibilò infuriata “ Non è certo più pericoloso di
stare qua ad aspettarti. Aro non c'è più. La Volterra che
conoscevamo non c'è più. E tu non partirai da solo! Non questa
volta! Tutte le volte che sei andato là da solo ho rischiato di
perderti e adesso nulla potrà fermarmi” mi rispose con la voce
alterata e determinata mentre i suoi occhi lampeggiavano sfidandomi a
contraddirla.
Scossi
la testa. Era una paura irrazionale… lo sapevo.
Ma
non sapevo cosa avrei potuto trovare... forse mi avrebbero imposto di
restare lì a vita e magari avrebbero costretto lei a giurare
fedeltà… a diventare una guardia. Non volevo che Volterra
diventasse la sua prigione. Era già terribile potesse diventare la
mia.
“Bella...
non puoi venire. Io non so sé e quando potrò ritornare. E Nessi
ha bisogno di te. Non puoi partire... io...” non sapevo cosa dirle,
non volevo ferirla ma non volevo neanche metterla in pericolo.
“Edward.
Adesso basta! Cos'è? Hai paura di portarmi là? Hai paura che
Rebecca sia gelosa? Quelle che stai accampando sono solo scuse
patetiche. Nessi è grande si è sposata... non ha più bisogno di me
o perlomeno non ha più bisogno di me di quanto non abbia bisogno di
te. Ma tu non mi vuoi... vero?? Tu vuoi essere libero... non ti
serve una moglie... chissà quante guardie...” non finii la frase
abbassando gli occhi e stringendoli piena di rabbia.
Ma
come poteva pensare che non la volessi? Come poteva essere ancora
gelosa di Rebecca? Le avevo detto chiaramente che il mio cuore era
suo che avevo capito che il mio legame era solo quello dettato dal
suo essere simbionte. Per non parlare delle altre Guardie... o certo
qualcuna mi faceva gli occhi dolci e mi inviava pensieri lussuriosi
ma non me ne importava nulla. Io a Volterra lavoravo per Aro e
passavo il mio tempo libero o a combattere o sul mio albero da solo.
Stavo perdendo la pazienza, ma non capiva che lo facevo solo per
lei, per non metterla in pericolo?? Aprii la bocca pronto a dirle
che era una sciocca quando capii e le parole irate morirono in gola.
Le
avevo mentito troppe volte, ero stato un abile bugiardo e le avevo
tenute nascoste troppe verità.
E
lei adesso aveva paura non solo di perdermi ma che le avessi mentito
nuovamente.
Sospirai
e capii che non avevo scelta “E va bene. Andiamo a casa e
preparati... verrai con me” dissi sperando di non pentirmi della
mia decisione.
Lei
spalancò gli occhi poi mi sorrise felice e mi saltò fra le
braccia. Mi ritrovai con la schiena appoggiata a un tronco e le sue
labbra incollate alle mie. L'abbracciai stretta... nessuno le
avrebbe fatto del male, se fosse stato necessario avrei combattuto
per lei... sarei morto per lei.
Carlisle
Avevo
visto Bella allontanarsi ed ero felice. Forse le cose si sarebbero
aggiustate, forse finalmente Edward avrebbe trovato la pace che tanto
si meritava.
Ero
seduto sul bordo del letto e tenevo la mano di Esme stretto. Il suo
respiro si era fatto regolare, e lei sembrava una statua. Una
bellissima statua.
Le
spostai una ciocca di capelli che le era scivolato sul viso e mi
chinai a baciarla. Stava guarendo in fretta, l'antidoto stava
facendo passi da gigante. Ero riuscito a intervenire subito limitando
i danni e la mancanza di altre ferite aveva semplificato le cose.
Quando
le sfiorai la guancia aprii lentamente gli occhi e mi sorrise.
“Shhh...
Esme. Stai tranquilla va tutto bene” le dissi “I nostri figli
sono tutti salvi. Jasper ed Edward sono arrivati con le Guardie e ci
hanno salvato” le spiegai felice. Ero sicuro che mi avrebbe
chiesto notizie di loro. Non avrebbe mai accettato di veder un nostro
figlio morire. La famiglia era al centro del suo cuore e i suoi figli
la sua vita.
Un
sorriso si dipinse sul suo volto.
“Edward
è qui?” mi chiese in un sussurro speranzosa.
“Si.
Adesso è fuori a parlare con Bella” le risposi accarezzandole il
viso dolcemente. Quanto l'amavo... solo il cielo sapeva quanto ero
ancora innamorato di lei.
“Voglio
vederlo... chiamalo” mi chiese.
Scossi
la testa. “Non vuole entrare in casa. Si sente ancora fuori posto
qua” ammisi affranto “Ma insieme a Jasper è riuscito a tornare
in tempo. Sembra che adesso sia lui a comandare le Guardie che sono
arrivate in nostro aiuto. E' diventato un vero Capitano di Volterra”
aggiunsi ancora stupito da quello che Jasper aveva raccontato mentre
lo curavamo.
Lei
scosse la testa “Benissimo se non vuole venire qua... andrò io da
lui. Qualsiasi cosa sia successa è sempre mio figlio e lo voglio
salutare.” affermò cercando di tirarsi su.
Scossi
la testa preoccupato “Esme sei troppo debole. Devi stare a letto
tranquilla” le dissi trattenendola.
“Carlisle...
è mio figlio. Voglio vederlo... voglio salutarlo. Portami da lui.”
insistette e nei suoi occhi c'era determinazione. Sospirai avrei
fatto qualunque cosa per renderla felice e con una mossa rapida la
presi in braccio e la portai fuori.
Fra
gli sguardi stupiti delle Guardie radunate sotto il portico, passai
in mezzo a loro tenendo Esme fra le mie braccia e mi sedetti sulle
scale di casa sedendola affianco a me e avvolgendola con le mie
braccia in modo che stesse comoda.
“Grazie
Carlisle. Adesso chiudo gli occhi quando arriva, chiamami” mi
sussurrò stanca nascondendo il suo volto nel mio collo.
Rimanemmo
così in attesa fino a che dopo poco li vidi spuntare dal bosco.
Si tenevano per mano e non era necessario Jasper per capire che
avevano ritrovato la pace e la felicità.
Li
vidi bloccarsi stupiti ed Edward staccarsi da Bella e correre verso
di noi. Arrivato a pochi passi s'inginocchiò davanti a sua madre
nascondendo il suo volto sul petto di Esme.
Lei
aprii gli occhi piano e gli baciò la testa abbracciandolo stretto.
“Edward...bambino
mio. Coma stai?” gli chiese con un filo di voce. Era stanca, nel
suo corpo veleno e antidoto stavano ancora combattendo.
“Mamma”
lo sentii sussurrare “Ho avuto paura di perderti” le rispose
con la voce emozionata.
Io
guardai Bella che stava ferma in piedi a pochi passi da me.
Edward
teneva il volto sempre nascosto nel petto di sua madre mentre lei
lo
accarezzava dolcemente parlandogli sottovoce come se fosse stato un
bambino piccolo.
Distolsi
gli occhi e guardai Bella. Non volevo sentire cosa si stessero
dicendo... sapevo quanto fossero legati fra di loro e di quanto
avessero bisogno l'uno dell'altro.
Volevo
lasciargli tranquilli... avevano bisogno di coccolarsi.
Bella
mi sorrise e annui. Non mi serviva altro.
Il
loro sorriso diceva ciò che volevo sentirmi dire.
“Adesso
basta Edward. E' tutto finito bene. Stai tranquillo figliolo. Tutto
tornerà come prima. Ora sei qui e questo è l'importante.” gli
disse Esme sollevandogli la testa e baciandolo sulla fronte.
Lo
vidi tremare e ingoiare a vuoto. Aveva gli occhi gonfi e un sorriso
triste si dipinse sulle labbra.
“Devo
tornare a Volterra, mamma. Non sono libero. Non posso restare qui
con voi.” ci disse abbassando lo sguardo senza aver il coraggio di
guardarci negli occhi come se fosse colpa sua.
Sentii
Esme tremare. Forse lei si aspettava che lui fosse tornato per
restare... le sarebbe pesata questa nuova separazione.
“Non
so quando e se potrò tornare. Ma se mi sarà concesso ritornerò a
casa. Ve lo prometto.” ci disse cercando di sorridere con scarsi
risultati.
Annui
triste anch'io. Ogni volta che partiva l'ansia avvolgeva il mio
cuore così come quello di sua madre.
“Ma
non andrà da solo... non questa volta. Io andrò con lui”
s'intromise Bella allegra.
“Lo
seguirai?” le chiese Esme stupita
“Si
mamma. Non lo lascerò partire da solo. Perdonatemi. So che
potreste non essere d'accordo. Ma non me la sento di lasciarlo andare
nuovamente via da solo.” ci disse lanciando uno sguardo preoccupato
ad entrambi.
Vidi
Esme sorridere a loro e poi girarsi verso di me “Grazie Bella” le
disse sorridente “A nome di entrambi” aggiunse subito dopo aver
avuto un mio cenno d'assenso.
Fra
di noi non servivano le parole... bastava uno sguardo.
Vidi
i loro volti stupiti. Non si aspettavano che saremmo stati contenti
di quella decisione.
Sapevamo
entrambi, infatti, che sarebbero stati insieme ed insieme erano
senz'altro più forti.
“Vieni
Esme. Ti porto in casa. Sei stanca e loro devono partire. Il sole
sta per sorgere ragazzi e questo non è un posto sicuro per le
Guardie.”
Vidi
Edward sorridermi ed annuire. “A presto” ci disse con un filo di
voce mentre mi allontanavo con Esme dopo che lei ebbe dato un ultimo
bacio ai suoi figli.
“Ilmi
raduna le Guardie. Partiamo. Si torna a Volterra” la sua voce
divenuta forte e autoritaria risuonò nel portico mentre
abbracciando stretto il mio amore salivo le scale per posarla sul
nostro letto.
“Torneranno
Carlisle. Li vedremo presto. Ne sono sicura” mi disse mentre
l'appoggiavo delicatamente.
“Ne
sono sicuro anch'io Esme” le sussurrai appoggiandole un ultimo
bacio in fronte mentre cadeva nel buio ristoratore di cui aveva
bisogno.
Si
ormai ne ero certo. Edward aveva ritrovato se stesso e aveva capito
quale fosse la sua strada.
Non
s'immaginava lontanamente quanto fosse cambiato e come lo fosse ma
non aveva importanza.
L'unica
cosa che contava è che finalmente aveva ritrovato la sua pace e la
sua Bella.
Ero
tranquillo e sereno perché non immaginavo neanche lontanamente
quello che sarebbe successo, ero ben lungi dall'immaginare che
Volterra avrebbe cercato ancora una volta di prendersi entrambi i
miei figli ricoprendoli con le sue nuvole.
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