Edward
Erano
tutti lì. I miei
genitori e i miei fratelli erano lì in garage ad aspettarmi.
Rosalie
accese la luce ed io mi riscossi dai miei pensieri. Non mi aspettavo di
trovarli
lì a fissarmi con i loro volti tristi.
Avevo
sperato di riuscire
ad allontanarmi senza salutarli, di riuscire a fuggire nella notte in
silenzio, senza rumore, senza il dolore della separazione.
“Ma
bravo Edward,
volevi andartene senza neanche salutarci?” mi
rimproverò con un
sorriso forzato Emmett.
Rimasi
in silenzio,
frastornato.
Non
era stata una
decisione dettata dalla cattiveria, ma dalla paura di non riuscire a
partire se li avessi salutati.
“Edward.
Non vogliamo
fermarti... Capiamo il perché vuoi partire... Ma non ti
permetteremo di fuggire nella notte come un ladro senza neanche
averci detto addio” disse mia madre dolcemente.
Alzai
gli occhi su Esme e
sentii la gola stringersi.
Rimasi
in silenzio
consapevole che se avessi aperto la bocca sarei scoppiato in
singhiozzi.
Mi
guardai intorno con il
cuore che sentivo stringersi sempre di più in una morsa
dolorosa.
Senza
una parola Emmett
venne verso di me e mi abbracciò stretto.
“A
presto fratellino e
ricordati di non bere più birra” mi disse
facendomi poi una
carezza veloce sulla testa. Aveva cercato di sdrammatizzare come al
suo solito ma i suoi pensieri erano carichi d'angoscia come quelli di
tutti gli altri.
“Ci
vediamo Edward,
torna presto” mi disse Jasper stringendomi la mano e il
braccio. Il
suo sorriso era triste ma deciso. “Veglierò
su Bella non
temere” pensò risoluto strappandomi un
sorriso mesto. Lui più
di tutti stava capendo come mi sentissi straziato nel cuore da quei
saluti.
“Non
ho visto nulla
Edward. Non capisco perché, ma l'ultima visione che ho sei
tu al
cospetto di Aro” mi disse Alice scusandosi. Il suo sguardo
triste
era lo specchio della sua anima.
Annui
stringendola forte
e dopo averla baciata sulla testa, le sussurrai “Non
diventerai mai
una Guardia. Te lo prometto Alice. Ricordati della promessa che mi
hai fatto e ricorda a Jasper la sua.”
Lei
si staccò e annui
sorridendomi appena, triste per la mia partenza e irata dalla
promessa che le avevo estorto.
Anche
Rosalie venne ad
abbracciarmi ma non mi disse nulla limitandosi a tenere gli occhi
bassi come se avesse paura di salutarmi. E forse era proprio
così.
Non voleva dirmi addio. “Sai a cosa sto pensando
vero?” mi
chiese. Annui commosso e mi staccai per abbracciare i miei genitori.
Ancora
una volta levai il
braccialetto di famiglia dal polso e lo porsi a mia madre.
“Non
lo merito mamma.
Forse un giorno verrò a riprendermelo ma quando lo
farò sarà solo
se sarò ritornato l'Edward che avete chiamato figlio per
tanto
tempo” le mormorai tristemente.
Lei
lo strinse forte fra
le sue mani e nascose il volto nel petto di mio padre singhiozzando.
Distolsi
gli occhi
incapace di salutarlo. Gli dovevo tanto, troppo e non volevo sentire
la delusione e il dolore che sapevo stava provando.
Ma
lui mi passò un
braccio dietro al collo e mi attirò a se stringendomi forte
contro
la sua spalla “Ti aspetteremo, come abbiamo sempre fatto. Da
solo o
in compagnia. E
ricordati, Edward,
che tu lo voglia o meno sarai per sempre un Cullen.
” disse
semplicemente.
E
quelle poche e semplici
parole, contenenti tutto il suo amore e tutta la sua fiducia in me, si
conficcarono profondamente nel mio cuore... da dove sarebbero
saltate fuori con tutta la loro forza dirompente al momento
opportuno.
Arretrai
e mi diressi
verso la mia Volvo.
Volevo
fuggire il più
veloce possibile da loro e dal loro amore che potevo quasi percepire
nell'aria e che bruciava nel mio petto come un ferro arroventato.
Posai
la mano sinistra
sulla maniglia della portiera e i miei occhi si posarono sulla fede
che portavo al dito.
Tremai
e veloce me la
sfilai poi mi girai verso Alice e gliela porsi.
“Dalla
a Bella... non me
la merito” mormorai guardando il segno che era rimasto sul
mio
dito.
“No
Edward. Tu devi
dargliela!” mi rispose chiudendo la mia mano intorno ad essa
e
facendomi segno verso l'entrata del box.
Lei
era lì in piedi, che
mi guardava.
Non
resistetti e veloce
mi buttai fra le sue braccia lasciando che mi stringesse stretto se.
La
baciai con ardore,
riempiendomi un ultima volta i polmoni e il naso con il suo profumo,
mentre i singhiozzi uscivano dal mio petto non più
controllati.
Lei
ricambiò il mio
bacio, senza un singulto e mi strinse forte.
“Addio
Edward. Addio
mio unico ed eterno amore”
Mi
scostai tremante e
aprii la sua mano facendole scivolare la vera fra le dita. Lei la
guardò un attimo consapevole del gesto che stavo facendo e
di quello
che significava poi chiuse il pugno stringendola forte.
Senza
una parola, in un silenzio carico di significati, si sfilò
la catenina che portava al
collo con il medaglione raffigurante il nostro stemma di famiglia e
ci fece scivolare il mio anello vicino.
“La
terrò qui, vicina
al mio cuore, aspettando che tu venga a riprenderla” mi
sussurrò
decisa.
Era
troppo.
Arretrai
veloce e senza
più avere il coraggio di guardarli, salii in macchina
ingranando la
marcia e allontanandomi sgommando nella notte.
Bella
L'avevo
seguito
silenziosa e sulla porta del garage lo vidi salutare la sua famiglia.
Era
avvilito e più di
una volta lo vidi cercare di trattenere dei singhiozzi.
Stava
facendo quello che
riteneva giusto ma sapevo anche che era una scelta che gli stava
spezzando il cuore.
Quando
mi mise in mano la
sua vera, mi sentii morire.
Era
come se avesse voluto
lasciarmi libera, rompere il legame che ci univa.
In
un lampo decisi che lo
avrei aspettato qualche tempo poi se non fosse tornato avrei cercato
la morte alla prima occasione. La vita senza di lui non mi
interessava più. Ma questo lui non doveva saperlo, se fosse
tornato
doveva essere perché si era accorto di amarmi ancora non per
qualche
scrupolo assurdo.
Mi
misi la vera al collo
dove sarebbe stata vicino al mio cuore.
E
con gli occhi tristi e
la morte nel cuore lo vidi allontanarsi.
In
un solo giorno avevo
perso la figlia e il marito. Ma mentre ero sicura che Nessi sarebbe
tornata a casa non avevo alcuna certezza sul suo futuro.
Aspettai
che sparisse
nella notte prima di crollare per terra fra i singhiozzi che avevo
trattenuto per tutto il tempo. Non volevo farmi vedere debole da
lui... lui non doveva sapere.
Probabilmente
non avrebbe
trovato il coraggio di partire se mi avesse visto così... ma
lo
doveva fare... lo sapevo e lo avevo accettato.
Loro
non si erano
allontanati e vennero tutti intorno a me per confortarmi.
Esme
mi strinse forte.
“Ritornerà Bella. Lo ha sempre fatto” mi
disse baciandomi fra i
capelli. Avevo bisogno di conforto e quella donna che adesso
consideravo come mia madre doveva saperlo perché mi strinse
forte a
lei per consolarmi come se fossi stata una bambina piccola.
Grata
del suo conforto mi abbandonai singhiozzante fra le sue braccia sotto
gli occhi
tristi dei miei fratelli e di mio padre che assorto guardava nella
notte lungo la strada che aveva inghiottito suo figlio.
Quando
mi fui calmata
grazie anche a Jasper ci avviammo tutti verso casa. Nessuno parlava,
ognuno era chiuso nel proprio dolore.
Stavamo
per varcare la
porta di casa quando qualcosa attirò la mia attenzione.
Fu
un attimo ma per un
momento mi sembrò di vedere in mezzo al bosco che circondava
la
nostra casa due grossi occhi gialli fissarmi nel buio della notte.
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