martedì 12 febbraio 2013

CNS Capitolo 10 Adii

Edward

Erano tutti lì. I miei genitori e i miei fratelli erano lì in garage ad aspettarmi.
Rosalie accese la luce ed io mi riscossi dai miei pensieri. Non mi aspettavo di trovarli lì a fissarmi con i loro volti tristi.
Avevo sperato di riuscire ad allontanarmi senza salutarli, di riuscire a fuggire nella notte in silenzio, senza rumore, senza il dolore della separazione.
“Ma bravo Edward, volevi andartene senza neanche salutarci?” mi rimproverò con un sorriso forzato Emmett.
Rimasi in silenzio, frastornato.
Non era stata una decisione dettata dalla cattiveria, ma dalla paura di non riuscire a partire se li avessi salutati.
“Edward. Non vogliamo fermarti... Capiamo il perché vuoi partire... Ma non ti permetteremo di fuggire nella notte come un ladro senza neanche averci detto addio” disse mia madre dolcemente.
Alzai gli occhi su Esme e sentii la gola stringersi.
Rimasi in silenzio consapevole che se avessi aperto la bocca sarei scoppiato in singhiozzi.
Mi guardai intorno con il cuore che sentivo stringersi sempre di più in una morsa dolorosa.
Senza una parola Emmett venne verso di me e mi abbracciò stretto.
“A presto fratellino e ricordati di non bere più birra” mi disse facendomi poi una carezza veloce sulla testa. Aveva cercato di sdrammatizzare come al suo solito ma i suoi pensieri erano carichi d'angoscia come quelli di tutti gli altri.
“Ci vediamo Edward, torna presto” mi disse Jasper stringendomi la mano e il braccio. Il suo sorriso era triste ma deciso. “Veglierò su Bella non temere” pensò risoluto strappandomi un sorriso mesto. Lui più di tutti stava capendo come mi sentissi straziato nel cuore da quei saluti.
“Non ho visto nulla Edward. Non capisco perché, ma l'ultima visione che ho sei tu al cospetto di Aro” mi disse Alice scusandosi. Il suo sguardo triste era lo specchio della sua anima.
Annui stringendola forte e dopo averla baciata sulla testa, le sussurrai “Non diventerai mai una Guardia. Te lo prometto Alice. Ricordati della promessa che mi hai fatto e ricorda a Jasper la sua.”
Lei si staccò e annui sorridendomi appena, triste per la mia partenza e irata dalla promessa che le avevo estorto.
Anche Rosalie venne ad abbracciarmi ma non mi disse nulla limitandosi a tenere gli occhi bassi come se avesse paura di salutarmi. E forse era proprio così. Non voleva dirmi addio. “Sai a cosa sto pensando vero?” mi chiese. Annui commosso e mi staccai per abbracciare i miei genitori.
Ancora una volta levai il braccialetto di famiglia dal polso e lo porsi a mia madre.
“Non lo merito mamma. Forse un giorno verrò a riprendermelo ma quando lo farò sarà solo se sarò ritornato l'Edward che avete chiamato figlio per tanto tempo” le mormorai tristemente.
Lei lo strinse forte fra le sue mani e nascose il volto nel petto di mio padre singhiozzando.
Distolsi gli occhi incapace di salutarlo. Gli dovevo tanto, troppo e non volevo sentire la delusione e il dolore che sapevo stava provando.
Ma lui mi passò un braccio dietro al collo e mi attirò a se stringendomi forte contro la sua spalla “Ti aspetteremo, come abbiamo sempre fatto. Da solo o in compagnia. E ricordati, Edward, che tu lo voglia o meno sarai per sempre un Cullen. ” disse semplicemente.

E quelle poche e semplici parole, contenenti tutto il suo amore e tutta la sua fiducia in me, si conficcarono profondamente nel mio cuore... da dove sarebbero saltate fuori con tutta la loro forza dirompente al momento opportuno.

Arretrai e mi diressi verso la mia Volvo.
Volevo fuggire il più veloce possibile da loro e dal loro amore che potevo quasi percepire nell'aria e che bruciava nel mio petto come un ferro arroventato.
Posai la mano sinistra sulla maniglia della portiera e i miei occhi si posarono sulla fede che portavo al dito.
Tremai e veloce me la sfilai poi mi girai verso Alice e gliela porsi.
“Dalla a Bella... non me la merito” mormorai guardando il segno che era rimasto sul mio dito.
“No Edward. Tu devi dargliela!” mi rispose chiudendo la mia mano intorno ad essa e facendomi segno verso l'entrata del box.
Lei era lì in piedi, che mi guardava.
Non resistetti e veloce mi buttai fra le sue braccia lasciando che mi stringesse stretto se.
La baciai con ardore, riempiendomi un ultima volta i polmoni e il naso con il suo profumo, mentre i singhiozzi uscivano dal mio petto non più controllati.
Lei ricambiò il mio bacio, senza un singulto e mi strinse forte.
“Addio Edward. Addio mio unico ed eterno amore”
Mi scostai tremante e aprii la sua mano facendole scivolare la vera fra le dita. Lei la guardò un attimo consapevole del gesto che stavo facendo e di quello che significava poi chiuse il pugno stringendola forte.
Senza una parola, in un silenzio carico di significati, si sfilò la catenina che portava al collo con il medaglione raffigurante il nostro stemma di famiglia e ci fece scivolare il mio anello vicino.
“La terrò qui, vicina al mio cuore, aspettando che tu venga a riprenderla” mi sussurrò decisa.

Era troppo.
Arretrai veloce e senza più avere il coraggio di guardarli, salii in macchina ingranando la marcia e allontanandomi sgommando nella notte.


Bella

L'avevo seguito silenziosa e sulla porta del garage lo vidi salutare la sua famiglia.
Era avvilito e più di una volta lo vidi cercare di trattenere dei singhiozzi.
Stava facendo quello che riteneva giusto ma sapevo anche che era una scelta che gli stava spezzando il cuore.
Quando mi mise in mano la sua vera, mi sentii morire.
Era come se avesse voluto lasciarmi libera, rompere il legame che ci univa.
In un lampo decisi che lo avrei aspettato qualche tempo poi se non fosse tornato avrei cercato la morte alla prima occasione. La vita senza di lui non mi interessava più. Ma questo lui non doveva saperlo, se fosse tornato doveva essere perché si era accorto di amarmi ancora non per qualche scrupolo assurdo.
Mi misi la vera al collo dove sarebbe stata vicino al mio cuore.
E con gli occhi tristi e la morte nel cuore lo vidi allontanarsi.
In un solo giorno avevo perso la figlia e il marito. Ma mentre ero sicura che Nessi sarebbe tornata a casa non avevo alcuna certezza sul suo futuro.
Aspettai che sparisse nella notte prima di crollare per terra fra i singhiozzi che avevo trattenuto per tutto il tempo. Non volevo farmi vedere debole da lui... lui non doveva sapere.
Probabilmente non avrebbe trovato il coraggio di partire se mi avesse visto così... ma lo doveva fare... lo sapevo e lo avevo accettato.
Loro non si erano allontanati e vennero tutti intorno a me per confortarmi.
Esme mi strinse forte. “Ritornerà Bella. Lo ha sempre fatto” mi disse baciandomi fra i capelli. Avevo bisogno di conforto e quella donna che adesso consideravo come mia madre doveva saperlo perché mi strinse forte a lei per consolarmi come se fossi stata una bambina piccola.
Grata del suo conforto mi abbandonai singhiozzante fra le sue braccia sotto gli occhi tristi dei miei fratelli e di mio padre che assorto guardava nella notte lungo la strada che aveva inghiottito suo figlio.
Quando mi fui calmata grazie anche a Jasper ci avviammo tutti verso casa. Nessuno parlava, ognuno era chiuso nel proprio dolore.

Stavamo per varcare la porta di casa quando qualcosa attirò la mia attenzione.
Fu un attimo ma per un momento mi sembrò di vedere in mezzo al bosco che circondava la nostra casa due grossi occhi gialli fissarmi nel buio della notte.

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