Edward
Gli
ultimi giorni furono veramente duri. Avevo sete, e spesso mi
ritrovavo la bocca piena di veleno. Era fastidioso ingoiarlo con quel
coso in bocca anche se alla fine ci avevo fatto l'abitudine. La cosa
più brutta era il non poter comunicare con nessuno escluso
Aro che
mi leggeva nella mente.
I
pomeriggi passavano lentamente, molto lentamente ma per fortuna un
paio di volte Demetri mi accompagnò in cortile. Come al
solito
passai il mio tempo sull'albero ma stavolta invece di fissare le
nuvole o il panorama cercavo con lo sguardo nella direzione dove
sapevo esserci la mia famiglia crogiolandomi nel loro ricordo.
Quando quella sera
vidi Damiano, Felix e Demetri entrare nella mia stanza,
arretrai preoccupato.
“Non
temere Edward,” mi sorrise Demetri “ Avvicinati,
siamo venuti a
levarti quel coso dalla bocca. Stasera arriva Heidi con un bel
gruppetto di umani. Noi abbiamo già cenato, e possiamo farti
compagnia” Avevano gli occhi rossi come il fuoco, e sazi non
avrebbero avuto problemi a controllare che non fuggissi di nuovo.
Mi
avvicinai lieto di poter di nuovo parlare e respirare libero. Fu
Felix a sfilarmelo, facendo attenzione a non ferirmi. Come fui
liberò, andai in bagno a ripulirmi la bocca e la gola che
bruciavano
intensamente.
Quando
tornai erano sempre lì che mi aspettavano pazienti.
“Andiamo”
mi esortò Felix.
Scossi
la testa. “Non voglio mangiare, non ho sete” mentii
spudoratamente.
Mi
guardarono stupiti, poi scuotendo la testa Felix parlò
“Ascolta,
non mi interessa cosa vuoi fare. Noi abbiamo l'ordine di portarti
lì
e controllare che tu assista al banchetto per tutto il tempo. Non
intendo farmi punire di nuovo a causa tua. Quindi o vieni con le
buone o ti prendiamo e ti portiamo di peso. Chiaro?”
Annui,
non avevo molta scelta. “Ok, ma non
mangerò”
“Fai
come vuoi, basta che tu non ci dia problemi”
confermò Felix mentre
mi scortavano fuori.
Quando
arrivammo mi fecero posizionare fra le prime file, mentre Felix mi
teneva forte per un braccio.
Quando
i turisti ignari arrivarono, i vampiri iniziarono il loro macabro
banchetto. Felix mi mollò esortandomi a rifocillarmi
“Vai Edward,
se sei veloce ne prendi uno bello grasso. Ma non esagerare altrimenti
sono troppo dolci. Sanno di diabete” Lo guardai disgustato
mentre
le urla degli umani invadevano le mie orecchie e il mio cervello.
Provai a tapparmele per non sentire ma le braccia forti di Demetri
bloccarono le mie. “No Edward. Senti... annusa. Non senti
l'odore
del sangue che dolce calmerebbe la tua sete?”
Eccome
se lo sentivo. Anche il mostro che era in me lo sentiva, la bocca era
piena di veleno, la gola bruciava come l'inferno, mentre i muscoli
dello stomaco si contraevano in fitte dolorose . Sentivo il mostro
dentro di me smaniare, cercare di riprendersi quella libertà
che per
novant'anni gli avevo negato. Cercai di calmarmi, chiusi gli occhi,
smisi di respirare e concentrai la mia mente sui ricordi delle prime
cacce con Carlisle.
Quando
gli urli cessarono, non c'erano più umani vivi nella grande
sala, ed
io ripresi a respirare. Aprii gli occhi e vidi i miei tre
accompagnatori con lo sguardo esterrefatto fissarmi a bocca aperta.
“Ma
come hai fatto a resistere?” mi chiese Demetri
“Non
è così difficile” mentii nuovamente.
Restammo
lì ad osservare le Guardie incaricate ripulire la stanza,
fino a che
non si avvicinarono a noi Aro e Caius.
“Non
hai mangiato” osservò Caius fissando i miei occhi
neri.
Non
risposi. Non c'era nulla da aggiungere.
“Così
non va bene Edward.” intervenì Aro scuotendo la
testa.“Sapevo
che non sarebbe stato facile convincerti. Per fortuna avevo
previsto la possibilità di un tuo rifiuto. Portatelo nella
cella.”
ordinò ai miei tre custodi.
Senza
una parola mi scortarono nei sotterranei della Rocca. Qui mi fecero
entrare in una stanzina di pietra completamente vuota dove al suo
interno trovai soltanto un uomo ad attendermi.
“Starai
qui dentro con lui, fino a che non ti deciderai a cibarti Edward.
Questo è il tuo pasto. Affrettati altrimenti lo farai
soffrire di
più” mi disse Aro beffardo mentre mi chiudeva
lì dentro.
Guardai quell'uomo
spaventato e i suoi pensieri m'investirono come un
maglio “Non mi fare del male ti prego. Liberami. Non
voglio
morire”. Li bloccai immediatamente, così
come smisi subito di
respirare. Non volevo sentire il suo odore, ne volevo sapere nulla
di lui. Rabbrividii sapevo infatti che se anche non l'avessi ucciso
io, avrebbero provveduto gli altri.
“Stai
fermo e seduto più lontano che puoi da me.” gli
ordinai, dovevo
cercare di gestire la situazione per non trasformarmi nell'assassino
che non volevo essere “Non mi parlare, non mi guardare. Fai
finta
che io non ci sia.
Non ti ucciderò, ma sappi che la tua sorte è segnata e quindi se hai un Dio pregalo.”
Non ti ucciderò, ma sappi che la tua sorte è segnata e quindi se hai un Dio pregalo.”
Mi
guardò terrorizzato, poi si rannicchiò
nell'angolo più lontano da
me e iniziò a mormorare sottovoce tutte le preghiere che
conosceva.
Io
mi posizionai più lontano da lui che potei, evitando sempre
di
respirare e sputando il veleno che il mio istinto produceva in
abbondanza. Con calma e sangue freddo rievocai mio padre e cercai
d'isolarmi il più possibile da quella situazione.
Passarono
tre lunghissimi giorni di sofferenza. L'uomo ogni tanto si alzava per
sgranchirsi le gambe indirizzandomi folate di odore invitante. Doveva
provvedere anche ai suoi bisogni, lui con evidente imbarazzo io con
gran disgusto. Il peggio fu l'ultimo giorno quando iniziò a
lamentarsi per la sete e la fame. I suoi pensieri mi colpivano
malgrado cercassi d'isolarli e il suo gridare e supplicare le Guardie
mi metteva a dura prova.
“Stai
zitto.” gli intimai più di una volta senza
risultato. Lui
soffriva ed io con lui.
Finalmente
la porta si apri e Aro accompagnato dai suoi fedelissimi
entrò nella
cella. Strabuzzò gli occhi quando vide l'umano mettersi in
ginocchio
supplicando di lasciarlo libero. Girò la testa verso di me e
studiò
la mia espressione turbata. “Bravo Edward. Continui a
stupirmi. Non
credevo resistessi”
“Probabilmente
gli manca il fegato di uccidere” insinuò Alec
ridacchiando “Forse
è per questo che mangia solo animali. E' solo un
codardo”
Gli
ringhiai ma non gli risposi dovevo stare attendo a non perdere il
controllo di me.
“Forse”
Aro mi studiava, poi si avvicinò e toccò la mia
mano. Lo lasciai
fare, non avrebbe trovato nulla che già non sapesse.
“Felix per
cortesia uccidi quell'uomo”
Felix
si avvicinò, e prese l'uomo che aveva iniziato a piangere
supplicando di risparmiargli la vita. Del tutto indifferente con un
sol colpo Felix gli ruppe il collo e buttò il corpo a un
metro da
me.
“Ecco
Edward. Adesso non hai nessuno sulla coscienza. Saziati” la
voce
melliflua di Aro mi rivoltò lo stomaco mentre guardavo il
corpo
inerte davanti a me. Sapevo già che sarebbe morto, e quindi
ero già
rassegnato alla sua sorte, sicuramente più di lui. Rimasi
fermo,
mentre il veleno mi colava dalla bocca e il mostro urlava.
“Coraggio
Edward, se aspetti ancora un po' il sangue si raffredderà.
Saziati
ragazzo. Vedo il veleno traboccare dalla tua bocca e posso immaginare
il dolore che provi mentre la tua gola brucia. Non soffrire
inutilmente. Mangia Edward. Lascia libero il tuo istinto di
vampiro.”
La voce suadente di Aro era in contrasto con l'orrore che sentivo
strisciare dentro di me.
“No”
dissi, mentre sputando il veleno in eccesso mi alzavo allontanandomi
da quel corpo così invitante. Non avrei lasciato libero il
mostro
che era in me. Lui smaniava ma io avrei resistito. Potevo farcela.
Mi
guardarono di nuovo stupiti. Probabilmente facevano fatica a non
dissetarsi loro e non capivano come potessi rifiutare.
“Sei
testardo e molto forte Edward. Forse hai bisogno di sentire il sangue
fluire. Felix taglia la gola all'umano” Con un gesto deciso
Felix
si avvicinò al cadavere e passò i denti sulla sua
gola recidendo la
carotide. Non osò cibarsi malgrado lo vidi fremere a quel
contatto e
lasciò che il sangue scuro iniziasse a zampillare fuori.
Bloccai
di nuovo immediatamente il respiro prima che l'odore mi colpisse con
violenza. Non servì a molto, potevo gustarlo anche
attraverso la mia
gola riarsa. Di nuovo un altra ondata di veleno irruppe nella mia
bocca e di nuovo la sputai nascondendomi il viso con il braccio e
chiudendo gli occhi per non vedere quel dolce nettare fuoriuscire e
macchiare il pavimento.
“Solo
un pochino Edward. Assaggiane solo un pochino e poi ti farò
portare
fuori a cacciare” la voce seducente di Aro mi allettava, ma
sapevo
che se l'avessi assaggiato non sarei più stato in grado di
fermarmi
e i miei occhi sarebbero tornati rossi come un tempo. Non volevo
ritornare ad essere un mostro.
“No”
ringhiai. Troppo teso per aggiungere altro.
Aro
sospirò “Felix, Damiano, portatelo vicino che
senta l'odore e
veda quel dolce nettare uscire”
Mi
misi in posizione di difesa, non intendevo lasciarmi prendere, non
volevo avvicinarmi a quella tentazione. A un cenno di Aro anche
Demetri e Sirius si affiancarono ai compagni. Il combattimento fu
veloce, ma malgrado mi battessi con tutta la rabbia che avevo dentro
mi catturarono senza grandi sforzi. Ero indebolito dalla sete oltre
che essere in inferiorità numerica. L'unica soddisfazione
è che
riuscii a mordere Sirius. Ma mi costò un sonoro ceffone da
quest'ultimo quando Felix mi strinse fra le sue forti braccia.
Di
peso mi trascinarono vicino al cadavere, e premettero la mia faccia
sulla macchia di sangue fresco che si era allargata sul pavimento.
Non
respiravo, ma l'odore colpì pungente lo stesso , mentre il
mostro
smaniava dentro di me. Chiusi gli occhi e feci l'unica cosa che mi
era concessa fare. Presi la mia mente e la staccai dal corpo. Mi
chiusi in me stesso smettendo di lottare e isolandomi dal mondo che
mi circondava.
“Ma
cosa...” esclamò Felix trovandosi all'improvviso
un corpo morto
tra le braccia.
Mi
deposero per terra e mentre Aro si chinava su di me, potevo sentire i
suoi pensieri mentre li esponeva a voce alta per gli altri “E'
incredibile, si è rinchiuso in se stesso. E' riuscito a
pietrificarsi. Sono in pochi che hanno il coraggio di farlo. E'
pericoloso, difficilmente riuscirà ad uscire da questa
condizione.
E' come se si fosse ucciso...”potevo
sentire la sua incredulità di fronte al mio gesto inatteso.
Poi
sentii delle mani forti prendermi in braccio e portarmi fuori mentre
la mia coscienza andava alla deriva.
Quando
avevo deciso di farlo, ero consapevole che sarei morto.
In
quello stato era impossibile nutrirsi, neanche con la forza sarei
più
stato in grado di essere alimentato e senza nutrimento il corpo si
sarebbe pietrificato e con il tempo sbriciolato proprio come il
terreno troppo arido. La debolezza avrebbe fatto il resto. Era un
procedimento lungo e irreversibile, ma Aro non mi aveva dato scelta.
Ormai il mio corpo non mi apparteneva più e anche gli altri
sensi
si stavano affievolendo. Ora non dovevo fare altro che aspettare e
ritornare polvere. L'ultimo pensiero coerente fu per Bella e Renesmee
“Vi amo. Abbiate coraggio, non tornerò da
voi ma almeno sarò
finalmente libero”.
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