martedì 12 febbraio 2013

SDN Capitolo 37 - Sete

Edward

Gli ultimi giorni furono veramente duri. Avevo sete, e spesso mi ritrovavo la bocca piena di veleno. Era fastidioso ingoiarlo con quel coso in bocca anche se alla fine ci avevo fatto l'abitudine. La cosa più brutta era il non poter comunicare con nessuno escluso Aro che mi leggeva nella mente.
I pomeriggi passavano lentamente, molto lentamente ma per fortuna un paio di volte Demetri mi accompagnò in cortile. Come al solito passai il mio tempo sull'albero ma stavolta invece di fissare le nuvole o il panorama cercavo con lo sguardo nella direzione dove sapevo esserci la mia famiglia crogiolandomi nel loro ricordo.
Quando quella sera vidi Damiano, Felix e Demetri entrare nella mia stanza, arretrai preoccupato.
Non temere Edward,” mi sorrise Demetri “ Avvicinati, siamo venuti a levarti quel coso dalla bocca. Stasera arriva Heidi con un bel gruppetto di umani. Noi abbiamo già cenato, e possiamo farti compagnia” Avevano gli occhi rossi come il fuoco, e sazi non avrebbero avuto problemi a controllare che non fuggissi di nuovo.
Mi avvicinai lieto di poter di nuovo parlare e respirare libero. Fu Felix a sfilarmelo, facendo attenzione a non ferirmi. Come fui liberò, andai in bagno a ripulirmi la bocca e la gola che bruciavano intensamente.
Quando tornai erano sempre lì che mi aspettavano pazienti.
Andiamo” mi esortò Felix.
Scossi la testa. “Non voglio mangiare, non ho sete” mentii spudoratamente.
Mi guardarono stupiti, poi scuotendo la testa Felix parlò “Ascolta, non mi interessa cosa vuoi fare. Noi abbiamo l'ordine di portarti lì e controllare che tu assista al banchetto per tutto il tempo. Non intendo farmi punire di nuovo a causa tua. Quindi o vieni con le buone o ti prendiamo e ti portiamo di peso. Chiaro?”
Annui, non avevo molta scelta. “Ok, ma non mangerò”
Fai come vuoi, basta che tu non ci dia problemi” confermò Felix mentre mi scortavano fuori.
Quando arrivammo mi fecero posizionare fra le prime file, mentre Felix mi teneva forte per un braccio.
Quando i turisti ignari arrivarono, i vampiri iniziarono il loro macabro banchetto. Felix mi mollò esortandomi a rifocillarmi “Vai Edward, se sei veloce ne prendi uno bello grasso. Ma non esagerare altrimenti sono troppo dolci. Sanno di diabete” Lo guardai disgustato mentre le urla degli umani invadevano le mie orecchie e il mio cervello. Provai a tapparmele per non sentire ma le braccia forti di Demetri bloccarono le mie. “No Edward. Senti... annusa. Non senti l'odore del sangue che dolce calmerebbe la tua sete?”
Eccome se lo sentivo. Anche il mostro che era in me lo sentiva, la bocca era piena di veleno, la gola bruciava come l'inferno, mentre i muscoli dello stomaco si contraevano in fitte dolorose . Sentivo il mostro dentro di me smaniare, cercare di riprendersi quella libertà che per novant'anni gli avevo negato. Cercai di calmarmi, chiusi gli occhi, smisi di respirare e concentrai la mia mente sui ricordi delle prime cacce con Carlisle.
Quando gli urli cessarono, non c'erano più umani vivi nella grande sala, ed io ripresi a respirare. Aprii gli occhi e vidi i miei tre accompagnatori con lo sguardo esterrefatto fissarmi a bocca aperta.
Ma come hai fatto a resistere?” mi chiese Demetri
Non è così difficile” mentii nuovamente.
Restammo lì ad osservare le Guardie incaricate ripulire la stanza, fino a che non si avvicinarono a noi Aro e Caius.
Non hai mangiato” osservò Caius fissando i miei occhi neri.
Non risposi. Non c'era nulla da aggiungere.
Così non va bene Edward.” intervenì Aro scuotendo la testa.“Sapevo che non sarebbe stato facile convincerti. Per fortuna avevo previsto la possibilità di un tuo rifiuto. Portatelo nella cella.” ordinò ai miei tre custodi.
Senza una parola mi scortarono nei sotterranei della Rocca. Qui mi fecero entrare in una stanzina di pietra completamente vuota dove al suo interno trovai soltanto un uomo ad attendermi.
Starai qui dentro con lui, fino a che non ti deciderai a cibarti Edward. Questo è il tuo pasto. Affrettati altrimenti lo farai soffrire di più” mi disse Aro beffardo mentre mi chiudeva lì dentro.
Guardai quell'uomo spaventato e i suoi pensieri m'investirono come un maglio “Non mi fare del male ti prego. Liberami. Non voglio morire”. Li bloccai immediatamente, così come smisi subito di respirare. Non volevo sentire il suo odore, ne volevo sapere nulla di lui. Rabbrividii sapevo infatti che se anche non l'avessi ucciso io, avrebbero provveduto gli altri.
Stai fermo e seduto più lontano che puoi da me.” gli ordinai, dovevo cercare di gestire la situazione per non trasformarmi nell'assassino che non volevo essere “Non mi parlare, non mi guardare. Fai finta che io non ci sia.
Non ti ucciderò, ma sappi che la tua sorte è segnata e quindi se hai un Dio pregalo.”
Mi guardò terrorizzato, poi si rannicchiò nell'angolo più lontano da me e iniziò a mormorare sottovoce tutte le preghiere che conosceva.
Io mi posizionai più lontano da lui che potei, evitando sempre di respirare e sputando il veleno che il mio istinto produceva in abbondanza. Con calma e sangue freddo rievocai mio padre e cercai d'isolarmi il più possibile da quella situazione.
Passarono tre lunghissimi giorni di sofferenza. L'uomo ogni tanto si alzava per sgranchirsi le gambe indirizzandomi folate di odore invitante. Doveva provvedere anche ai suoi bisogni, lui con evidente imbarazzo io con gran disgusto. Il peggio fu l'ultimo giorno quando iniziò a lamentarsi per la sete e la fame. I suoi pensieri mi colpivano malgrado cercassi d'isolarli e il suo gridare e supplicare le Guardie mi metteva a dura prova.
Stai zitto.” gli intimai più di una volta senza risultato. Lui soffriva ed io con lui.
Finalmente la porta si apri e Aro accompagnato dai suoi fedelissimi entrò nella cella. Strabuzzò gli occhi quando vide l'umano mettersi in ginocchio supplicando di lasciarlo libero. Girò la testa verso di me e studiò la mia espressione turbata. “Bravo Edward. Continui a stupirmi. Non credevo resistessi”
Probabilmente gli manca il fegato di uccidere” insinuò Alec ridacchiando “Forse è per questo che mangia solo animali. E' solo un codardo”
Gli ringhiai ma non gli risposi dovevo stare attendo a non perdere il controllo di me.
Forse” Aro mi studiava, poi si avvicinò e toccò la mia mano. Lo lasciai fare, non avrebbe trovato nulla che già non sapesse. “Felix per cortesia uccidi quell'uomo”
Felix si avvicinò, e prese l'uomo che aveva iniziato a piangere supplicando di risparmiargli la vita. Del tutto indifferente con un sol colpo Felix gli ruppe il collo e buttò il corpo a un metro da me.
Ecco Edward. Adesso non hai nessuno sulla coscienza. Saziati” la voce melliflua di Aro mi rivoltò lo stomaco mentre guardavo il corpo inerte davanti a me. Sapevo già che sarebbe morto, e quindi ero già rassegnato alla sua sorte, sicuramente più di lui. Rimasi fermo, mentre il veleno mi colava dalla bocca e il mostro urlava. “Coraggio Edward, se aspetti ancora un po' il sangue si raffredderà. Saziati ragazzo. Vedo il veleno traboccare dalla tua bocca e posso immaginare il dolore che provi mentre la tua gola brucia. Non soffrire inutilmente. Mangia Edward. Lascia libero il tuo istinto di vampiro.” La voce suadente di Aro era in contrasto con l'orrore che sentivo strisciare dentro di me.
No” dissi, mentre sputando il veleno in eccesso mi alzavo allontanandomi da quel corpo così invitante. Non avrei lasciato libero il mostro che era in me. Lui smaniava ma io avrei resistito. Potevo farcela.
Mi guardarono di nuovo stupiti. Probabilmente facevano fatica a non dissetarsi loro e non capivano come potessi rifiutare.
Sei testardo e molto forte Edward. Forse hai bisogno di sentire il sangue fluire. Felix taglia la gola all'umano” Con un gesto deciso Felix si avvicinò al cadavere e passò i denti sulla sua gola recidendo la carotide. Non osò cibarsi malgrado lo vidi fremere a quel contatto e lasciò che il sangue scuro iniziasse a zampillare fuori.
Bloccai di nuovo immediatamente il respiro prima che l'odore mi colpisse con violenza. Non servì a molto, potevo gustarlo anche attraverso la mia gola riarsa. Di nuovo un altra ondata di veleno irruppe nella mia bocca e di nuovo la sputai nascondendomi il viso con il braccio e chiudendo gli occhi per non vedere quel dolce nettare fuoriuscire e macchiare il pavimento.
Solo un pochino Edward. Assaggiane solo un pochino e poi ti farò portare fuori a cacciare” la voce seducente di Aro mi allettava, ma sapevo che se l'avessi assaggiato non sarei più stato in grado di fermarmi e i miei occhi sarebbero tornati rossi come un tempo. Non volevo ritornare ad essere un mostro.
No” ringhiai. Troppo teso per aggiungere altro.
Aro sospirò “Felix, Damiano, portatelo vicino che senta l'odore e veda quel dolce nettare uscire”
Mi misi in posizione di difesa, non intendevo lasciarmi prendere, non volevo avvicinarmi a quella tentazione. A un cenno di Aro anche Demetri e Sirius si affiancarono ai compagni. Il combattimento fu veloce, ma malgrado mi battessi con tutta la rabbia che avevo dentro mi catturarono senza grandi sforzi. Ero indebolito dalla sete oltre che essere in inferiorità numerica. L'unica soddisfazione è che riuscii a mordere Sirius. Ma mi costò un sonoro ceffone da quest'ultimo quando Felix mi strinse fra le sue forti braccia.
Di peso mi trascinarono vicino al cadavere, e premettero la mia faccia sulla macchia di sangue fresco che si era allargata sul pavimento.
Non respiravo, ma l'odore colpì pungente lo stesso , mentre il mostro smaniava dentro di me. Chiusi gli occhi e feci l'unica cosa che mi era concessa fare. Presi la mia mente e la staccai dal corpo. Mi chiusi in me stesso smettendo di lottare e isolandomi dal mondo che mi circondava.
Ma cosa...” esclamò Felix trovandosi all'improvviso un corpo morto tra le braccia.
Mi deposero per terra e mentre Aro si chinava su di me, potevo sentire i suoi pensieri mentre li esponeva a voce alta per gli altri “E' incredibile, si è rinchiuso in se stesso. E' riuscito a pietrificarsi. Sono in pochi che hanno il coraggio di farlo. E' pericoloso, difficilmente riuscirà ad uscire da questa condizione. E' come se si fosse ucciso...”potevo sentire la sua incredulità di fronte al mio gesto inatteso.
Poi sentii delle mani forti prendermi in braccio e portarmi fuori mentre la mia coscienza andava alla deriva.
Quando avevo deciso di farlo, ero consapevole che sarei morto.
In quello stato era impossibile nutrirsi, neanche con la forza sarei più stato in grado di essere alimentato e senza nutrimento il corpo si sarebbe pietrificato e con il tempo sbriciolato proprio come il terreno troppo arido. La debolezza avrebbe fatto il resto. Era un procedimento lungo e irreversibile, ma Aro non mi aveva dato scelta. Ormai il mio corpo non mi apparteneva più e anche gli altri sensi si stavano affievolendo. Ora non dovevo fare altro che aspettare e ritornare polvere. L'ultimo pensiero coerente fu per Bella e Renesmee “Vi amo. Abbiate coraggio, non tornerò da voi ma almeno sarò finalmente libero”.

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