Capitolo
42 Ritorno a casa
Edward
Eravamo
tornati a casa.
Alice
doveva aver visto tutto o quasi perché erano tutti presenti ad
aspettarci davanti alla porta e nessuno si stupì di vederci scendere
dalla macchina.
Appena
chiusi la portiera mi fiondai fra le braccia di mia madre.
Lei
mi abbracciò stretto “Bentornato Edward. Lo sapevo che saresti
ritornato a casa. Mi sei mancato tanto ragazzo mio.” mi disse e i
suoi pensieri erano così carichi d'amore che non avevo quasi il
coraggio di staccarmi da lei.
Presi
un sospiro e le mormorai “Grazie mamma, sono felice di essere qua e
sono finalmente libero di restarci per sempre” mentre mi
allontanavo per poter salutare i miei fratelli.
Ognuno
di loro ci abbracciò felice e per ultimo mio padre mi strinse al
suo petto.
“Finalmente
Edward. Finalmente ti vedo felice e sereno” mi disse guardandomi
negli occhi.
Aveva
ragione era la prima volta che tornavo a casa finalmente libero dai
vincoli di Volterra e la mia felicità non aveva confini.
In
disparte appoggiata alla porta di casa Renesmee aveva assistito ai
nostri saluti appoggiata a Jacob.
Mi
avvicinai lentamente con Bella per mano.
Non
sapevo cosa dirle. Ero scappato senza darle spiegazioni,
consapevole di non essere stato capace di dirle addio.
Lei
mi guardava imbronciata, offesa. I suoi pensieri erano lo specchio
dei suoi occhi.
“Perché
non mi hai detto niente. Sono tua figlia! ” sbottò ributtandomi
addosso le mie colpe “sei scappato senza dirmi nulla, aspettando
che io fossi via con Jacob” poi continuò sempre più arrabbiata
“E quando sei tornato per la battaglia sei andato via nuovamente
senza dirmi nulla, senza darmi neanche la speranza di vederti
tornare. E ti sei portato via anche la mamma.”
Abbassai
la testa affranto, il suo risentimento nei miei confronti non solo
era capibile ma anche giusto. Sapevo di aver sbagliato e sapevo anche
il perché lo avevo fatto.
“Non
volevo ferirti ... avrei voluto salutarti prima del matrimonio …
ma non c'è l'ho fatta. Non volevo rovinarti la tua festa... non
volevo farti stare in pensiero per me.” dissi piano “ Sapevo che
saresti stata felice con Jacob, che lui ti avrebbe protetta e amata”
aggiunsi sorridendo appena e guardando il mio amico licantropo pieno
di gratitudine “ Quando poi la battaglia è finita avrei voluto
spiegarti tutto, chiederti perdono e giurarti che saremmo tornati
presto a casa assieme, ma non volevo mentirti perché non sapevo
se avrei potuto mantenere la parola. Non sapevo cosa mi stava
aspettando a Volterra e come sarebbero andate le cose. C'era infatti
il rischio di rimanere là per sempre.” cercai di spiegarle, poi di
fronte al suo sguardo corrucciato continuai “Ho fatto tanti errori
Nessi. Ho sbagliato tanto. Non fosse stato per tua mamma io... non ti
avrei neanche dato la possibilità di vivere. Ma credimi quando ti
dico che sarei pronto a morire per te anche adesso e che sei l'unica
cosa buona che ho mai fatto in più di cent'anni di vita.” mi
fermai aspettando che le mie parole facessero breccia nel suo cuore
poi continuai “ Vedi entrambe le volte che sono andato via, avevo
con me una sola certezza. Tu eri al sicuro, felice e protetta... e
lo saresti stata per sempre perché non avrei mai permesso a Volterra
di fare del male a nessuno di voi... ma soprattutto, sapevo che
Jacob è tutto ciò che io non posso essere e ha tutto ciò che
vorrei avere.”
Lei
mi guardò un attimo poi disse “Papà.” mentre si buttava nelle
mie braccia “Scusami. Sono stata un egoista. Non ho pensato a te e
a mamma . A quello che avete passato. Ti prego non dire più certe
cose. Tu sei il papà migliore che possa avere” concluse senza
staccarsi dal mio abbraccio.
Scossi
la testa “Ti sbagli se tu il miracolo... non io” dissi posandole
un bacio fra i capelli.
“La
smettete voi due” c'interruppe Jacob “Se andate avanti così ci
farete piangere tutti” affermò ridacchiando con la voce roca.
Mi
scappò da ridere. Jacob era veramente molto più umano di quanto
volesse ammettere, pensai.
“Ecco
un altra cosa che t'invidio Jacob. Io questo non posso farlo” dissi
serio “Anche se più di una volta mi sarebbe piaciuto” finii
amaro ripensando a quante volte i miei occhi avevano punto e avevano
desiderato piangere.
“Ha
ragione Jacob… adesso basta. Finiscila. Mi devi portare a caccia
Edward me l'hai promesso. Abbiamo una cerimonia da concludere.” mi
ricordò Bella ridacchiando dello sguardo stupito degli altri mentre
dava una manata a Jacob sul petto nudo. “E tu vatti a mettere una
maglietta.” lo sgridò bonariamente mentre mi prendeva per un
braccio e mi trascinava lontano... nel bosco dopo aver fatto segno ad
Alice di chiudere gli occhi.
Bella
Eravamo
entrambi affamati e come fummo nel bosco ci abbandonammo all'istinto.
Non stavamo molto vicini, il nostro essere vampiro reclamava una
preda e non volevamo correre il rischio di ringhiarci a vicenda.
Avevo
sete, tantissima sete ma rimasi leggermente indietro per vederlo
muoversi e cacciare.
Era
uno spettacolo vederlo così vampiro, così abbandonato all'istinto.
Si muoveva agile e veloce annusando e muovendo appena la testa per
sentire la scia lasciata dalle nostre prede.
Sospirai,
allontanando da me i pensieri decisamente poco casti che mi stavano
distraendo... dovevo cercarmi una preda.
Iniziai
ad annusare anch'io quando lo vidi scattare deciso addosso a un
grosso alce. Per un attimo l'istinto mi spinse verso di lui, avevo
sete e l'odore del sangue era nell'aria.
Cercai
di trattenermi. Il vampiro non mi avrebbe certo lasciato la preda
facilmente. Se fosse stato sazio sarebbe riuscito a stare in
disparte, ma potevo vedere la sua fame e sentire il suo istinto
libero.
I
vampiri non cacciano mai per un altro vampiro e non mollano mai la
loro preda.
Mi
girai per allontanarmi quando mi sentii chiamare con la voce incerta
“Bella?”
Edward
Avevo
sete. Molta sete e mi abbandonai subito all'istinto. Non ci misi
molto a individuare un alce che era rimasto isolato dal branco. In un
attimo gli fui addosso e affondai i denti nel suo collo per saziarmi
del suo sangue e spegnere il bruciare della gola che era diventato
quasi insopportabile.
Quando
il primo sorso mi macchiò le labbra, avvertii un fruscio e d'istinto
mi voltai per reclamare la mia preda pronto ad emettere un sordo
ringhio d'avvertimento, ma i miei occhi si posarono su Bella che si
stava allontanando. Ed in un attimo il mio istinto fu messo a tacere
da qualcosa di più profondo.
Il
ricordo di quando avevo ucciso e offerto la preda a Rebecca m' invase
prepotente. Certo la situazione era diversa... lì mentre lei si
cibava io stavo facendo altrettanto sull'altra vittima ma volevo
dimostrare ancora una volta a Bella quanto l'amassi e quanto avessi
imparato a imbrigliare il Vampiro. Così la chiamai e veloce saltai
su un ramo basso poco distante. Il vampiro le stava offrendo la sua
preda.
Un
dono raro e prezioso per la nostra specie.
Bella
Mi
voltai e lo vidi allontanarsi e salire su un ramo. Si fermò lì a
sorridermi beato. Abbassai gli occhi e vidi il rivolino di sangue
uscire dalla ferita appena aperta. Aveva cacciato per me e mi stava
offrendo la sua preda malgrado fosse affamato.
Alzai
gli occhi e lo guardai allibita. Non l'aveva mai fatto.
Mai
aveva cacciato per me!
Veloce
mi avvicinai a lui e gli allungai la mano. Lui mi guardava
interrogativo... non aveva capito. Gli sorrisi e presi la sua. Per
fortuna non era andato tanto lontano e non era salito in alto pensai
mentre lo facevo scendere e lo conducevo vicino a quello che sarebbe
diventato il nostro banchetto nunziale.
Insieme
senza lasciare le mani, e senza distogliere gli occhi l'uno
dall'altro ci chinammo sull'animale e dividemmo il nostro pasto.
Ecco
ora il matrimonio di Volterra era completo!!!.
Edward
La
vidi avvicinarsi e tendermi la mano. Non capivo cosa volesse. Le
avevo offerto la preda e sapevo che aveva sete. Perché non era corsa
a cibarsi??
Lei
strinse la mia mano e mi costrinse a seguirla. Io non riuscivo a
levare i miei occhi dai suoi. Mi sorrideva e lentamente mi portò
vicino all'alce poi sempre senza lasciarmi la mano si chinò sul suo
collo. Gli occhi incatenati nei suoi, la mia mano stretta nella sua
appoggiai la bocca a pochi centimetri dalla sua e insieme ci
saziammo.
E
bevendo così lo stesso sangue sancimmo ufficialmente il patto
d'amore suggellato dai miei Signori di Volterra.
Cacciammo
solamente. Entrambi avevamo voglia di ritrovarci di unire le nostre
anime e i nostri corpi ma volevamo farlo con calma e nel modo giusto.
Così dopo esserci rifocillati e scambiati un lungo bacio con le
bocche ancora impregnate del sangue condiviso tornammo a casa dalla
nostra famiglia.
La
serata la passammo con loro raccontando le nostre avventure e i
cambiamenti di Volterra.
“E'
una fortuna che sul trono ci siano loro. Volterra è fondamentale per
la nostra razza. Ed è un bene che finalmente abbia ripreso il suo
ruolo originario e che abbia la forza di difenderlo” fu il
commento di Jasper “Se non ci fosse un governo forte ci troveremmo
fra uno scontro di casate. Molti fra la nostra razza aspirano al
potere .”
Ci
trovammo tutti pienamente d'accordo e finalmente decidemmo che era
l'ora di ritirarci nelle nostre stanze.
“Edward,
Bella potete venire nel mio studio un attimo?” ci chiese Carlisle.
Non
potevamo certo dirgli di no e incuriositi lo seguimmo assieme ad Esme
che silenziosa si accodò a noi.
Una
strana elettricità pervadeva l'aria, mentre incuriositi e
leggermente preoccupati seguivamo i nostri genitori chiedendoci il
perché ci avessero convocato nello studio.
Infatti
entrambi avevano rivolto i propri pensieri alla serata appena
trascorsa celandomi così i loro propositi.
Nessun commento:
Posta un commento